n. 5 maggio 2008

 

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Maria di Nazareth. Nostra «geniale» sorella

 

 

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Nel mese tradizionalmente dedicato a onorare la Madre di Dio vogliamo rileggere la Lettera alle donne di Giovanni Paolo II (29 giugno 1995) e soffermarci sui brani che ritraggono il profilo di Maria, dove risplende in modo evidente il suo essere icona del genio femminile. Se si vuole far luce sul mistero della donna, non c’è punto di partenza migliore che mettere a fuoco la figura di Maria di Nazaret. Come credenti siamo tutti impegnati a far circolare tra le persone inquiete e disorientate del nostro tempo la verità racchiusa in Colei che Giovanni Paolo II haindicato quale «massima espressione del “genio” femminile». In Maria la femminilità è pura gratuità, è dono coraggioso e audace, è slancio di amore e di unità. Il termine biblico «donna» assume in lei perfetta evidenza. Nella sua femminilità esemplare la Chiesa trova una fonte incessante d’ispirazione.

L’evangelista Luca, ricorda il Papa, nell’episodio dell’Annunciazione presenta Maria che si dichiara «serva del Signore». Questa autodefinizione non riconduce tanto la Vergine al servizio che le è proprio, iscritto quasi nel suo corpo, in quanto sposa e madre. Sottolinea invece chi è il termine del servizio, di chi Maria si proclama serva. Presentandosi quale «serva del Signore», ella risponde alla domanda più profonda e assillante della vita, cioè alla domanda su chi ella sia, perché sia, quale sia lo scopo della sua esistenza. Mariaè la serva del Signore. L’uomo/donna, ogni uomo/donna, è chiamato a riconoscere la signoria di Dio ponendosi al suo servizio.

Di fronte a una cultura dominata da prepotenza, autoaffermazione, violenza, schiavitù, contese, guerre, odio, la Serva del Signore testimonia che al di fuori del riconoscimento della sovranità di Dio non resta, per l’uomo, che l’alienazione da se stesso, dall’altro, dal creato. L’uomo diventa se stesso nella misura in cui vive per l’altro. Il servizio è la chiave risolutiva dell’esistenza umana, la risposta ai problemi che ci travagliano. In effetti, «mettendosi al servizio di Dio – afferma Giovanni Paolo II – Maria si è posta anche al servizio degli uomini: il suo è un servizio d’amore». Proprio questo stile di servizio «le ha permesso di realizzare nella sua vita l’esperienza di un misterioso ma autentico “regnare”. Non a caso è invocata come “Re-gina del cielo e della terra”. L’invoca così l’intera comunità dei credenti, l’invocano “Regina” molte nazioni e popoli. Il suo “regnare” è servire! Il suo servire è “regnare”» (Lettera alle donne 10). Riconoscere la signoria di Dio e professarsi sua «umile serva» rendono partecipe Maria di quella regalità cui Dio, in principio, ha chiamato la sua creatura. Una regalità che sul paradigma del divino donarsi, non è autoritario sottomettere a sé l’altro, ma piuttosto un aprisi all’altro, accogliendone la novità.

In Maria si è avverato soprattutto il «dono sincero di sé». Riflettendo sulle due note della Vergine di Nazaret, «serva» e «regina», papa Wojtyla pone il rapporto tra «regnare e servire», tra «servire e regnare». «Così, dice il Papa, dovrebbe essere intesa l’autorità tanto nella famiglia, quanto nella società e nella Chiesa. Il regnare è rivelazione della vocazione fondamentale dell’essere umano, in quanto creato “ad immagine” di colui che è Signore del cielo e della terra,  chiamato ad essere in Cristo suo figlio adottivo. L’uomo è la sola

creatura sulla terra “che Iddio abbia voluto per se stessa”, come insegna il Vaticano II, il quale in modo significativo aggiunge che l’uomo “non può ritrovarsi pienamente se non attraverso il dono since-ro di sé”. In questo consiste il materno regnare di Maria» (Lettera alle donne 10). Un amore a servizio della vita, della pace, dell’unità, della comunione, di un’esistenza qualitativamente più umana fa del servire un regnare e del regnare un servire. Questo percorso fatto proprio da Maria manifesta la sua genialità femminile. Facendosi dono per il Figlio ella è diventata dono anche per l’intera famiglia umana. Questo itinerario ella propone, svelando alle donne e agli uomini del nostro tempo come non sia possibile perseguire il traguardo che Dio ci ha assegnato se non per questa via.

Il servizio d’amore di Maria è illuminato dal Figlio di Dio dive-nuto “servo” per amore; il servizio della Madre imita quello stesso del suo Figlio, messo in atto nella sua incarnazione e nella sua morte in croce. Cristo è disceso dalla condizione divina e ha fatto propria quella di schiavo (cf Fil 2,6-11). Il Padre ha gradito la su kenosi e lo ha glorificato (cf Gv 13,31-32). L’incarnazione del Figlio di Dio rivela la vocazione originaria dell’uomo: essere per l’altro, accogliere l’altro, donarsi. Il che a ben pensarci è già iscritto nel circolo dell’amore trinitario. Maria fa pienamente sua questa logica e questa esperienza oblativa. Per tutti noi non si tratta di uno dei percorsi possibili, ma dell’unico atteggiamento che davvero ci consenta di realizzare la nostra vocazione. Solo la via del servizio - che è amore - salverà il mondo. Si tratta di cooperare a realizzare una cultura nuova nel segno del dialogo e della solidarietà, impossibili senza lo spirito del servizio.

Maria inoltre si manifesta icona del genio femminile in quanto è sorella nostra. Titolo mariano antico, «sorella» indica la condizione comune a Maria di Nazaret e ai discepoli di Cristo nell’ordine della natura e della grazia. Paolo VI ebbe una particolare predilezione per tale titolo, Nel nostro tempo compare con una certa frequenza nella letteratura della vita consacrata. Esso dice vicinanza e comunione di esperienze di vita: le persone consacrate infatti sentono Maria vicina nel loro cammino di fede, nelle modalità esistenziali della sequela di Cristo, nella determinazione a vivere in modo stabile la regola dell’amore fraterno e sororale. In Maria nostra sorella i consacrati scoprono la creatura in cui tutto, perfino il suo fiat, è opera della grazia; l’umile serva in cui si manifesta in modo eminente lo stile di Dio, che sceglie gli ultimi e si rivela ai piccoli (cf Mt 11,25); la «sorella povera» che Dio ha reso grande e ricca di grazia; l’icona esemplare dell’accoglienza della Parola, dell’apertura allo Spirito, della fede piena di stupore, di riconoscenza e di gioia.

Amiche lettrici e cari lettori, il presente numero di Consacrazione e Servizio, come già evidente dalla raffigurazione della copertina, dedica il Dossier al tema della donna, scelto dal consiglio di Redazione in occasione della ricorrenza dei vent’anni della Lettera apostolica «Mulieris dignitatem» (1988). Sotto il titolo «Alcune donne ci hanno sconvolti», espressione tratta dal Vangelo di Luca (24,22), nel Dossier sono raccolti cinque studi, pensati ed elaborati tenendo presente la prospettiva biblica (Lilia Sebastiani, Rosanna Virgili), ecclesiologica (Cettina Militello), mariologica, (Bernardo Antonini), antropologica (Marcella Farina). Completa questo itinerario interdisciplinare la riflessione sul recente Convegno programmato dal Pontificio Consiglio per i Laici sulla vocazione e missione della donna (Luciagnese Cedrone).

Non è compito facile quello che la società e la Chiesa affidano e attendono dal «genio della donna». Contemplando Maria «massima espressione del genio femminile» ci sentiamo chiamati a mettere in atto l’invito di Giovanni Paolo II: «vedere con il cuore». Con lo sguardo del cuore - ispirandoci a Maria serva del Signore e sorella nostra - ognuno di noi penetra anche la realtà più semplice e piccola, quella più ostinata e avversa, per essere dono illimitato, dimora calda e accogliente della vita. Per elargire “tenerezza di donna”, come recita il titolo dei seguenti versi di suor Bianca Gaudiano rivolti a Maria:

«Nella circolarità sempre in atto
della creazione unificante,
saldata con il Verbo fatto carne,
versi nei legami
dello Spirito ardente,
tenerezza di donna».

Maria Marcellina Pedico
Serve di Maria Riparatrici
Via Monte Velino, 30 - 00141 ROMA
m.pedico@smr.it