Linee di
futuro
Non è facile alla fine di un’Assemblea fare sintesi di quanto è circolato
tra le partecipanti o come si suo dire tirar le fila.
E’ difficile in
un’Assemblea così numerosa verificare il raggiungimento di obiettivi
concreti e il metodo; ma è forse azzardato raccogliere delle linee
orientative, che provengono non solo dal nostro dire e condividere,
ma anche dall’ascoltare, dal tendere l’orecchio allo Spirito… che ci ha
parlato proprio per la nostra determinazione ad essere insieme e a vivere
insieme la passione per Cristo e per questa umanità.
Cercando di tenere
aperto questo, possiamo percepire il movimento e il respiro della vita
religiosa in Italia.
Si sta per
concludere una stagione molto ricca di opere e di servizi e già se ne
profila un’altra di presenza significativa, meno vistosa ma non meno
efficace.
Le relazioni, di
padre Bartolomeo Sorge, di p. Lorenzo Prezzi, dei Forum e la mia
riflessione hanno sottolineato dei nuclei convergenti, che letti da
diverse angolature costituiscono dei veri e propri percorsi per il
nostro futuro e ci portano verso un “oltre”.
Le
linee di futuro emergono anche da
questi percorsi, che sono stati illuminati in questa Assemblea dal
contributo dei relatori e dei tavoli. Illuminati, nel senso che sono state
individuate anche della modalità o delle strategie per raggiungere la meta
che essi ci fanno intravedere.
1.
L’intercongregazionalità,
a diversi livelli:
a) servizi
intercongregazionali tra e per i poveri o per persone in difficoltà; è
una collaborazione già abbastanza diffusa e consolidata nel territorio,
che ci fa dire che la rete intercongregazionale della solidarietà è la più
collaudata;
b) approfondire e
discernere in tempo utile strade di mutua collaborazione spirituale ed
economica. Diversi Istituti patiscono dei seri disagi; sono tentati di
scoraggiamento perché in situazione di vera precarietà e forse di
difficoltà economica. Siamo chiamate a rafforzare la rete anche di
sostegno spirituale;
c) un cammino verso
l’aggregazione tra Istituti o verso la federazione o fusione.
Sono tre realtà
diverse che anche come Usmi vorremmo approfondire per essere di aiuto e
offrire indicazioni adeguate.
2.
Ritornare ai fondamenti della vita
consacrata, ripresi nella linea del discernimento
spirituale, che ci consente di esprimere in modo leggibile
ed essenziale, per l’oggi:
la rilevanza del
primato di Dio, abitando la Parola, condividendola nella comunità come
generatrice di nuovi stili di vita e di relazione. La Parola ci aiuta ad
assumere la piccolezza e la precarietà come spazio teologale per l’oggi.
Il grande albero
della vita religiosa nella forma congregazionale, che ha prodotto negli
ultimi due secoli fiori e frutti di santità annunziando il vangelo
dell’amore ai più poveri, ora sta lasciando sulla terra un nuovo seme, che
non ha paura di morire per dare vita! E’ nostra responsabilità in questo
momento storico garantire a questo seme il terreno favorevole e la cura
necessaria perché ciò che sta all’origine dei nostri carismi non venga
perduto ma venga raccolto in forme diversi dalle nuove generazioni.
3.
E’
necessario inoltre un salto culturale
nella vita religiosa per recuperare una visione integra della persona,
delle cose, della storia;
scegliendo una
formazione che supera l’aggiornamento o la partecipazione a corsi, ma
diventa accompagnamento di percorsi e presuppone:
un tempo lungo
(esperienza di Giuseppe)
la ripetizione,
tipica di un cammino spirituale (l’esperienza anche di questa assemblea)
un movimento
nel procedere, che porta oltre al già sperimentato, proprio perché siamo
incarnate in una storia che non è statica ma si evolve. Questo salto
culturale ci consentirà e favorirà il dialogo intergenerazionale.
4.
Il
dialogo intergenerazionale come scelta formativa,
all’interno del quale, l’interculturalità, l’internazionalità, la
multireligiosità,
diventano
un’opportunità e un’esperienza formativa dove il nostro sistema di
vita e di pensiero, se fosse chiuso, sarebbe costretto ad aprirsi per
entrare in relazione e dialogo con la diversità.
Ed è il movimento
dello Spirito che genera in noi quello sguardo integro che supera le
dicotomie e le paure per spaziare negli orizzonti dell’inedito.
Questo è quanto
abbiamo colto e respirato in questa assemblea che si chiude qui, ma che
auspichiamo si riapra come esperienza di vita quotidiana nelle nostre
Congregazioni.
Ci auguriamo che nel
tessuto delle nostre comunità, la trama della carità continui a legarci
tra noi e con ogni fratello, come chiesa e nella chiesa; e l’ordito della
fede possa brillare di più ed orientare la vita dei nostri fratelli verso
il Padre.
A Maria, che spesso
cantiamo come Santa Maria del cammino, affidiamo i passi dei nostri
Istituti e di tutta la vita religiosa.
Roma, 1 Aprile 2005
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