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«Vi lascio la mia
pace, vi do la mia pace», questa la Parola che ha animato il convegno
per le novizie organizzato dall’usmi
nazionale, dal 15 al 19 maggio 2006 a Rocca di Papa (RM). Centotrenta
novizie di quarantasette congregazioni diverse, provenienti da molti paesi
del mondo, differenti per cultura, cammini, lingua, carismi, stili di vita
comunitaria, si sono riunite per confrontarsi e crescere insieme nella
sequela al Signore Gesù, nella logica del più dell’amore, nella libertà e
nella passione per il suo Regno di pace, di giustizia, di gioia.

Le
giornate, ritmate dalla preghiera comunitaria, dagli stimoli dei relatori,
dai lavori di gruppo, dall’esperienza in canto di don
Giosy Cento, dalla festa che nasceva
dallo stare insieme, ben udibile da tutti gli ospiti di “Mondo Migliore”,
sono state vissute in un clima di apertura e di comunione tra sorrisi,
gesti di vicinanza e di sostegno, storie condivise e narrate.

Entriamo
nel vivo del convegno con l’aiuto di don
Fabrizio Pieri, docente all’università gregoriana all’istituto
di spiritualità, attraverso due icone: “La peccatrice perdonata”
(Lc 7, 36-50)
e “L’apparizione sulla sponda del lago di Tiberiade”
(Gv 21, 15-17).
«Accogliere la pace che viene dall’alto – dice don Fabrizio – significa
entrare in questo vivo desiderio, nella relazione con Dio. La pace non è
una realtà psicologica ma una persona: Gesù. La pace è vivere un rapporto,
non è creare situazioni che…. Gesù nella sua passione e resurrezione è
colui che ha fatto la volontà del Padre e per questo è la pace».

Il
secondo giorno è la volta di Donatella Forlani,
docente e psicologa dell’istituto di psicologia dell’università
gregoriana, che narrando la storia di “Giuseppe e i suoi fratelli” ha
invitato le novizie ad accostarsi alla propria storia come un dono di Dio
che è Signore della propria vita. «La pace non è una serenità perfetta, –
dice Donatella – né una conquista definitiva ma va cercata nelle sfide di
ogni giorno. Giuseppe ne aveva subite tante dai fratelli, aveva tutti i
diritti umani di arrabbiarsi e di lamentarsi invece diventa consolatore
dei suoi fratelli; è come una lampada che arde silenziosa e calma anche
quando c’è il buio attorno», e continua: «La pace sta nel rimanere con
Dio, è la nostra interiorità che fa la differenza. Giuseppe è stato molto
solo ma era costantemente in contatto con il Signore».

«Siamo
in pace ma abbiamo tutto l’esercito schierato al confine. Alt! In questa
zona non si entra!». È l’inizio della terza giornata, condotta da
Grazia Le Mura, sociologa, che con la
sua vivacità e ironia introduce il tema del giorno: l’annuncio della pace
e lo stile dell’evangelizzazione. «Gesù – continua Grazia – non era solito
a frequentare dei luoghi particolari, egli amava frequentare la vita delle
persone»; «Credere non è pretendere segni ma offrirli». E poi, per chi
conosce Grazia, “i famosi pensieri zavorra”, cioè quelli che
appesantiscono, e i “pensieri ad elica”, quelli che permettono il volo.

E
come ogni momento bello, stimolante e ricco, arriva il momento di alzarsi
le maniche e di mettersi all’opera. Per tante delle novizie che hanno
partecipato al convegno, è tempo di scelte decisive, tempo di esprimere
alla propria famiglia religiosa il desiderio di consacrare al Signore la
propria vita in un progetto comune.
“Dio si degni
operare le sue meraviglie nella misura che a Lui piacerà”.*
Rossella Passalacqua
novizia della Provincia Italiana delle Suore di San Giuseppe di Chambéry
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fondate dal p. gesuita Jean-Pierre Médaille
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