La salvaguardia
del creato

 

nelle parole di
Gianpaolo Marchetti
 


Rita Salerno (a cura di)


 

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English version

L’attenzione nei confronti delle tematiche del rispetto e della tutela della natura sono da sempre a cuore della Chiesa. Ma oggi più che mai questo argomento è, di diritto, tra le priorità del pontificato di Benedetto XVI e prima ancora di quello di Giovanni Paolo II. Non solo parole ma anche fatti come testimonia il settimo forum promosso a Pistoia dall’associazione Greenaccord sul tema “L’umanità in cammino nel creato” nel mese di giugno.

A Gianpaolo Marchetti, membro del movimento dei Cursillos de Cristianidad dal 1974 nell’ambito del quale ricopre la carica di componente dell’esecutivo nell’organismo mondiale e attualmente presidente dell’associazione culturale Greenaccord la cui finalità è di sensibilizzare sul tema della salvaguardia ambientale tutte le persone di buona volontà indipendentemente dal credo religioso, abbiamo rivolto alcune domande su questo argomento di scottante attualità.

Cosa si propone questo settimo forum dell’informazione cattolica sulla salvaguardia del creato?

“Il settimo forum continua la riflessione iniziata lo scorso anno e che si sviluppa in 3 anni sui temi del tempo, del cammino e dello spazio. Nel 2010, data la coincidenza con l’anno compostelano, il tema scelto è quello del cammino perché proprio la condizione dell’uomo “viandante”, che lungo la propria vita “attraversa” il creato e ne condivide le sorti, ci porta a riscoprire il valore di un cammino immerso ed in sintonia con la natura. Natura che si offre come deserto per la riscoperta di Dio, monte per l’incontro, strada accogliente e compagna di viaggio. Durante il Forum si incentrerà la riflessione su alcuni antichi “cammini” di spiritualità, uno dei quali (la Francigena) attraversa l'intera Toscana mentre un altro (la Compostelana) trova proprio a Pistoia un singolare aggancio fatto di fede e di civiltà, di storia e di futuro”.

Traendo spunto dal tema trattato dalla recente Assemblea generale dell’USMI, “Affidate ad una promessa: per umanizzare la vita in Cristo”, è possibile affermare che il cammino della vita religiosa assuma una consapevolezza maggiore anche alla luce di una maggiore sensibilità nel confronti del creato?

“Ritengo che nella tradizione dei più grandi ordini religiosi – sia maschili che femminili – vi sia la continua ricerca di Dio anche attraverso il contatto diretto con la natura: penso alla scelta dei luoghi ove edificare le case religiose, alla ricerca della solitudine per immergersi esclusivamente in un ambiente naturale adatto (montagna, deserto, ecc.), alla consapevolezza di avvertire la presenza divina nei suoni, nei colori, nelle luci del creato. Oserei dire che senza la percezione della presenza di Dio nel creato la vita religiosa risulterebbe priva di una esperienza fondamentale: il creato rende comunicativa e partecipativa la solitudine della vita religiosa e la vita religiosa si giova del creato per leggervi l’immagine e l’impronta del Creatore. L'esperienza di Camaldoli è significativa in questo senso: ad ogni nuovo membro veniva dato il nome di un albero. Inoltre, Charles de Foucauld nel raccontare l’esperienza del deserto, composto solo di tantissimi granelli di sabbia, descriveva tale “nulla” come via per il “Tutto””.

A suo avviso è possibile educare alla vita e alla fede prendendo spunto dalla natura che ci circonda? E come?

“A differenza delle generazioni passate, quando la civiltà contadina era considerata una realtà preziosa, l’uomo di oggi percepisce le altre forme di vita come “cose” che si possono utilizzare a proprio piacimento oppure come create al solo scopo utilitaristico dell’uomo. L’uomo ha dimenticato che la creazione è l’opera nella quale e per cui Dio si compiace e che la sua principale funzione è quella della lode al Creatore. Partendo da questa consapevolezza è possibile costruire un itinerario formativo che educhi a far sentire ogni persona come “sacerdote” della creazione e continuatore dell’opera creativa di Dio. Occorrerebbe rivedere, in tal senso, anche le proposte di catechesi e di formazione giovanile: penso a quanto sarebbe possibile fare all'interno dei campi estivi per i giovani o nel ripristino degli antichi percorsi a piedi di pellegrinaggio”.

Che ruolo dovrebbe avere l’attenzione al creato nella formazione religiosa?

“Anche per la vita religiosa vale quanto detto in senso generale. Aggiungerei che anche lo stile di sobrietà, connaturale al voto di povertà, avrebbe un ulteriore valore aggiunto se lo si ritenesse un contributo alla salvaguardia della creazione. Un ulteriore stimolo potrebbe venire dall'educare alla preghiera con i segni del creato (acqua, fiori, stelle, ecc.): occorre ricordare che nel “credo”, subito dopo aver lodato Dio come Padre onnipotente, lo riconosciamo come creatore del cielo e della terra. Gli stessi ordini contemplativi, che già nel loro pregare contemplano l'opera delle mani di Dio, potrebbero indirizzare la loro preghiera anche alla finalità di una maggiore attenzione dei cristiani verso la creazione”.

La comunità di credenti è attenta al tema della salvaguardia del creato oppure, in questo senso, la strada è ancora lunga?

“La comunità cristiana è particolarmente sensibile ai temi ambientali ma spesso tale sensibilità rimane epidermica, non si traduce in alcuna azione concreta. Quale cristiano leggendo il cantico delle creature di Francesco d'Assisi rimane indifferente e non prova un senso di partecipazione e commozione? Poi però si stenta a fare la raccolta differenziata, quando si fa la spesa non si fa attenzione ai prodotti che si comprano, si spreca tantissimo in cibo, acqua ed energia solo per fare alcuni esempi. Spesso i cristiani ritengono che non ci sia da preoccuparsi perché il Signore nella sua infinita bontà provvede comunque ai bisogni dell'uomo, sottovalutando il contributo che singolarmente siamo chiamati a dare soprattutto in ordine alla finitezza delle risorse naturali che non riescono a rigenerarsi a causa di uno sfruttamento intensivo e smoderato. Certo rimane ancora tanto da fare ma, come ricordava Giovanni Paolo II al n. 51 della Novo millennio ineunte, “i cristiani non possono rimanere in disparte di fronte al profilarsi di un dissesto ecologico”. Per suggerire qualche pratica virtuosa, Greenaccord ha pubblicato con l'editrice Ancora un manualetto dal titolo La terra è casa tua. Consigli pratici per un vivere sostenibile proprio destinato alle famiglie”.

L’ecosistema mondiale è a rischio come abbiamo potuto constatare dalla cronaca di questo giorni che ci porta a conoscenza del disastro ambientale causato dalla marea nera nel Golfo del Messico, quale contributo può fornire in merito la comunità di credenti e delle religiose in particolare?

“Il disastro ambientale del Golfo del Messico ripropone alla scena mondiale l'urgenza di provvedere alla sicurezza ambientale che dovrebbe essere dirimente rispetto ad ogni progetto di sviluppo. Purtroppo, come sostiene l'economista Stefano Zamagni, la politica non riesce a dare risposte adeguate al problema ambientale per perché essa non va oltre il tempo tra un'elezione e l'altra. Dovrà essere la società civile ad obbligare la politica ad invertire la rotta e ripensare il modello attuale di sviluppo poiché l'interesse ed il profitto spesso sono la vera causa dei vari disastri che si ripetono con frequenza ma che presto passano nel dimenticatoio finta l'emergenza.

La terra consuma due volte e mezzo le possibilità dell'intero ecosistema. In altri termini è come se prelevassimo dal nostro conto corrente in banca più di quanto mensilmente vi viene versato: una volta esaurite le riserve verrà il redde rationem ed il direttore della banca ci chiamerà per dirci di rimettere a posto i conti! Anche il creato ci chiederà conto del depauperamento delle risorse e saremo costretti a cambiare bruscamente stile di vita. Benedetto XVI, nel messaggio della pace di quest'anno ci ha ricordato che la tutela del creato è un “dovere gravissimo” per il credente: è un dovere gravissimo per i laici, è un dovere gravissimo per chi ha scelto la vita religiosa e che spesso riveste compiti di educatore e formatore. Occorre avere bene in mente che dopo l'Eucarestia e la comunione dei credenti, il creato rimane l'immagine visibile del Creatore e la via migliore per riconoscerlo, lodarlo e ringraziarlo”.

Come aiutare l’uomo di oggi a prendere coscienza della sua condizione di homo viator, pellegrino per le strade del mondo in cammino con il creato?

“Nel romanzo Il quinto evangelio di Pomilio, l'autore mette in bocca a Gesù una frase che andrebbe scolpita nel cuore di ognuno: “siate viandanti non sedentari”. Il cristiano è colui che vive e si sente in cammino, che non è mai pago, che non si siede ad aspettare che la vita gli scorra davanti, il cristiano è l'uomo che cerca. Nel suo camminare sono date all'uomo come compagne di viaggio tutte le forme di vita esistenti ed è con esse che siamo chiamati a percorrere le strade del mondo ed insieme a noi lodano il Creatore. Sentirsi parte di questa grande immensità ci fa sentire piccoli e inadeguati ma anche destinatari di un grande dono che riceviamo non in eredità dal passato ma piuttosto in prestito dalle generazioni future. Proprio il senso del nostro passaggio “veloce” sulla terra deve farci essere attenti a lasciare la nostra positiva impronta nel creato per restituirlo migliorato all'umanità del domani”.

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