Una missione di evangelizzazione
e di carità educativa
 

nel racconto di
don VALERIO BARESI
 

a cura di R. Salerno

     (dicembre 2011)

  trasp.gif (814 byte) trasp.gif (814 byte) trasp.gif (814 byte)

English version

“Progetto missionario Sacro Cuore”: è il nome di una proposta nata a Roma che vede insieme Salesiani di Don Bosco e Missionarie di Cristo Risorto per aiutare i giovani della capitale a scoprire il volto missionario del Santuario del Sacro Cuore. Si tratta di una missione di evangelizzazione e di carità educativa verso i giovani che si propone secondo lo spirito dell’oratorio di Valdocco di ravvivare l’attenzione delle giovani generazioni su Gesù. Abbiamo incontrato don Valerio Baresi, parroco della Basilica e motore dell’iniziativa articolata in diverse linee di intervento. Quella che segue è la storia di questo progetto.

“Ho lavorato in equipe insieme a tre miei confratelli. Non solo andavamo a vedere le diverse case dell’ispettorìa. Ma dovevamo riconoscere che pur essendo case nostre che amavano, mostravano gravi lacune nella fantasia operativa, in campo educativo e nella profondità spirituale. Questo è servito soprattutto per ragionare insieme sull’aiuto da fornire alle case per dare maggiore profondità spirituale, più che per criticare, e per puntare sull’essenziale. Troppe opere si fermavano alla pre-evangelizzazione, con l’illusione che prima i ragazzi vanno tolti dalla strada, impegnandoli in attività ed in un secondo momento avvicinati a Gesù. Nessuno di noi tre la pensava in questo modo. Ci rendevamo conto che immediatamente vanno condotti a Gesù. Non esiste cioè un piano umano da sedimentare per poi costruire sopra il cristiano. Ma puntiamo immediatamente sul cristiano, nella consapevolezza che se è profondamente cristiano, è anche umano”.

Chi parla è don Valerio Baresi, parroco della Basilica del Sacro Cuore, a pochi passi dalla stazione Termini. Fuori, il traffico con i suoi rumori ti inghiotte, dentro appena varcato il cancello di accesso, si apre alla vista lo spazio di un grande cortile avviluppato negli striscioni multicolor per le festività natalizie imminenti. Un fiume in piena don Valerio nel raccontare le tante iniziative della parrocchia che in breve l’hanno fatta amare dalle giovani generazioni. E quella che vi proponiamo è la storia di un progetto unico nel suo genere, che merita di essere conosciuto. Ma lasciamo spazio sempre a don Valerio Baresi e alla sua proposta per rimettere Gesù al centro della vita dei giovani:

“I giovani hanno una grande sete di autenticità, profondità e di verità. C’è una cattiva comprensione della Chiesa e di tutto ciò che è legato al Signore. Per cui tutto ciò che è legato a Dio è pesante, doloroso e faticoso. Poi invece si accorgono che non è vero. È assolutamente il contrario. Il Signore ci ha indicato la via della speranza, della felicità, della vita. Quando noi facciamo fare esperienza ai ragazzi, puntando sulle cose belle, essenziali, l’incontro con Gesù fa dire ai giovani: “ho incontrato Gesù e non lo voglio mollare. Ora sì che sono felice”. Non ce lo dicono dopo una serata di festa o una gita. Per esempio, lo hanno detto al termine di una due giorni di ritiro intenso.

Settembre 2008 è nata la nuova circoscrizione del Sacro Cuore, abbiamo incontrato quattro missionarie di Cristo risorto che erano state sfrattate dall’appartamento dove vivevano. Si erano rivolte al rettor maggiore per trovare una dimora e per chiedere di far parte della famiglia salesiana. Il rettor maggiore le inviò qui da noi tramite il vicario per trovare una soluzione e noi, che eravamo nuovi, ci siamo domandati, notando che eravamo sulla stessa lunghezza d’onda in tema di spiritualità, cosa avremmo potuto fare insieme. Chiedendoci cosa il Signore ci stesse chiedendo. Supportati da una famiglia che desiderava vivere l’esperienza di fraternità e del matrimonio in pienezza, insieme a noi. All’inizio ci siamo domandati: chissà cosa potrebbe venirne fuori di buono se mettessimo insieme vita consacrata maschile, vita consacrata femminile e matrimonio. Abbiamo deciso di incontrarci il giovedì sera per fare adorazione e per chiedere aiuto a Dio se aveva qualche progetto per noi. Per un anno intero abbiamo pregato e ci siamo interrogati sul nostro futuro. Abbiamo poi accolto le missionarie di Cristo risorto nell’appartamento destinato un tempo al centro minori, all’ultimo piano nell’abside della chiesa, dopo qualche lavoro di ristrutturazione.

Queste suore vivono nella nostra opera, anche se in realtà distinte, dal 2009. Sono entrate il giorno di Pasqua, all’epoca io ero direttore della comunità ispettoriale, legato all’equipe di pastorale giovanile. Da maggio 2009 la casa di don Bosco è diventata, da santuario e casa di accoglienza, parrocchia e punto di riferimento per i ragazzi dell’intera area ed io sono diventato parroco della Basilica nell’ottobre dello stesso anno. Nel 2010, abbiamo lavorato sul progetto ‘Europa’ che è un tutt’uno con la parrocchia, e che parte dall’idea che il vecchio continente è terra di missione, necessita quindi di essere rievangelizzata, e soprattutto occorre far entrare in dialogo culture diverse. Lo straniero in casa spesso è scomodo, ma se c’è Gesù ad unire insieme le persone, tutto è possibile. L’unità va cercata partendo da Gesù come centro di tutto. Il progetto è piaciuto molto al rettor maggiore Chavez ed è articolato in diverse proposte per i ragazzi, mettendo insieme la comunità maschile dei salesiani e quella femminile delle missionarie di Cristo Risorto.

Pur mantenendo ognuno la propria identità e la distinzione delle due comunità, abbiamo redatto un unico progetto educativo pastorale e ci riferiamo ad una unica comunità educativa pastorale. Due comunità religiose, ma un solo progetto educativo. Inizialmente abbiamo lavorato in quattro come salesiani per chiarire bene il progetto. Le missionarie lavorano da tempo con gli universitari, sono presenti a Roma da otto anni, e in tutto il mondo sono trentacinque. Stanno ultimando le costituzioni e hanno fatto richiesta di essere inserite nella famiglia salesiana. Il rettor maggiore è in attesa di questi documenti per dare il via libera. Per parte nostra stiamo lavorando benissimo con loro. Sta venendo fuori una esperienza di chiesa dove il maschile e il femminile desiderano mettere il meglio di ognuno, e dove pur nella fatica di accogliere il maschile e il femminile, si gioisce della presenza dell’altro, senza entrare in competizione e senza temere il successo dell’altro.

A volte nella Chiesa scatta questo meccanismo, magari involontario, del ‘ci portate via i ragazzi, ma perché non mi avete avvisato’ e via di questo passo. Il che fa chiaramente capire che si è perso di vista l’obbiettivo principale: i giovani e il Regno di Dio. Se lo scopo è che i giovani incontrino Cristo e si innamorino di Lui e gli permettano di entrare nella loro vita per cambiarla, a me non interessa chi porta a Gesù. Le missionarie lavoravano con i rifugiati del Centro Astalli, negli ospedali, negli atenei. Noi invece abbiamo la parrocchia, l’oratorio e il santuario conosciuto come centro di misericordia spirituale, ma con un occhio ai poveri e ai senza fissa dimora ai quali distribuiamo normalmente alimenti. Abbiamo messo insieme tutti questi elementi, con il desiderio di unire i rifugiati e gli universitari per un reciproco arricchimento. Il nostro desiderio è di lavorare con i giovani e dire agli universitari: ‘dateci una mano per aiutare i giovani rifugiati che hanno bisogno di tante cose come la patente e di avviarsi al lavoro, ma prestando attenzione all’arricchimento spirituale dei giovani universitari.

Abbiamo cominciato ad incrementare le attività partendo il giovedì sera, dalle 20.30 alle 22.00, con la preghiera per i giovani dai 18 anni ai 30, incontri aperti non solo ai ragazzi della parrocchia. Abbiamo riaperto l’oratorio per tre giorni alla settimana. Ora abbiamo 64 ragazzi impegnati nella catechesi di iniziazione cristiana. Le parrocchie vicine mandano i loro ragazzi qui da noi. Anche perché qui possono trovare tante proposte, adatte anche ai loro genitori e agli adulti, come danza latinoamericana. Abbiamo ripreso il contatto con il territorio.

In questo secondo anno mi sto dedicando molto ai giovani, che occupano il primo posto nei nostri pensieri, seguiti poi dalla parrocchia, per la quale ho speso molte energie il primo anno. Per loro è pensata la messa domenicale alle 11.30, i ritiri spirituali per i giovani a cui qualche giorno fa hanno partecipato 44 ragazzi. Risultato sorprendente se si pensa che è stato raggiunto in appena due anni. Poi ci sono gli incontri del mercoledì con Gesù destinati a quanti sono tiepidi o lontani dalla fede e che vogliono saperne di più. Iniziative che prevedono alcuni gesti da compiere per cogliere lo sguardo di Gesù. Sono otto incontri per due mesi. È capitato spesso che i ragazzi portano altri coetanei, attirati dalla curiosità per le nostre attività. Una specie di catechesi in atto, di natura esperienziale. Hanno la possibilità di essere affascinati da Gesù e dalla sua Parola di vita. Qui possiamo contare su ben duecento giovani impegnati in attività di servizio o di formazione”.

 Torna indietro