Quaresima e beatitudini
 

nelle parole di
M. Viviana Ballarin, op

a cura di sr. Biancarosa Magliano

     (26 febbraio 2012)

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M. Viviana Ballarin, attuale presidente dell’USMI nazionale è nata ad Adria nel 1948, appartiene alla Congregazione delle suore Domenicane di s. Caterina, E’ stata insegnante di educazione fisica, della storia dell’arte, maestra delle novizie; dal 1994 al 2000 superiora generale del suo istituto e durante questi anni è stata pure membro del Consiglio di presidenza del’USMI nazionale. Nel 2000 è stata rieletta superiora generale del suo istituto durante il quale ha promosso la riunificazione delle due Congregazioni dallo stesso nome e che avevano avuto un’unica origine, quindi la stessa fondatrice ad Albi (Francia) nel 1852. Il decreto di riunificazione è stato firmato il 14.06.2005 e M. Viviana è stata eletta come priora generale della Congregazione, ritornata una, il 31. 12.2005. Da lei abbiamo avuto alcuni pensieri per una vita quaresimale all’insegna delle beatitudini.

Beati i poveri in spirito,
il Regno dei cieli appartiene a loro
.

Oggi, più che mai siamo molto preoccupati per la povertà che sta avvolgendo nella spirale della non speranza molti esseri umani, molte famiglie, molti giovani che non hanno prospettive rosee per il loro futuro. Non vogliamo questa povertà perché è una minaccia alla vita e a quell’impegno di umanizzazione che vede i religiosi e le religiose sempre in prima linea quando c’è da lavorare per la giustizia e la dignità della persona.
Ma allora, quando un povero è beato?
Quando la sua povertà non lo porta alla disperazione, ma piuttosto lo arricchisce perché tutta la sua vita è nelle mani accoglienti e provvidente di un Padre creatore, Signore e custode della vita, di ogni vita, in ogni momento e a queste mani si affida totalmente e sta sicuro come un bambino in braccio a sua madre.
E, questa povertà beata non dipende dall’avere o non avere beni materiali. 

Beati i miti,
possederanno la terra, non solo, la renderanno bella.

La vita, ogni forma di vita è una forza mite. Nella misura in cui ciascuna di noi libererà in sé questa  forza mite, sarà artefice di bellezza attorno a sé.
Ma come può essere?
Per comprendere basta fermarsi un attimo e porre attenzione alla terra brulla nel passaggio dalla stagione invernale a quella primaverile. Poco a poco, in un lento silenzio che si muove, le zolle indurite dal freddo si spaccano, si aprono e tenerissimi germogli spuntano fino a colorare di verde e di colori tutto, così un albero che sembrava secco e morto, così ogni pianta.
La mitezza è frutto di una forza per la quale noi non dobbiamo fare niente per averla, soltanto dobbiamo aprirci ad essa, in altre parole dobbiamo aprirci al dono della vita che già è in noi per il battesimo e che vuole occupare tutto lo spazio della nostra persona, della nostra esistenza, della nostra missione.

Beati i puri di cuore,  
vedranno Dio
.

Se il Signore chiama beati coloro che sono puri di cuore, ciò significa che il nostro cuore può anche non essere puro e quindi non sperimentare la beatitudine di vedere Dio, e sarebbe davvero un  peccato.
Vedere Dio è un anelito che ci portiamo dentro, quasi una nostalgia di ritorno alle nostre radici, sì perché da Dio veniamo e siamo inquieti fino a quando a Lui non ritorniamo.
Ma Dio è semplicità, Dio è verità, perciò la strada per diventare puri di cuore è un cammino di conformazione alla sua semplicità, è crescere giorno dopo giorno nella verità di noi stessi.
Solo nella misura in cui saremo semplici potremo vedere Dio e questa stupenda esperienza può iniziare già da ora.

Beati quelli che hanno fame e sete di giustizia,
saranno saziati.

Tu o Dio sei come un mare pacifico; quanto più entro in Te tanto più Ti desidero e quanto più Ti desidero tanto più entro in Te. Ti cerco e quanto più Ti cerco tanto più Ti trovo, ma trovandoTi cresce in me il desiderio di cercarTi ancora. E così mi sazio della Tua verità, Trinità Beata.
Così pregava Caterina da Siena, donna affamata e assetata della santità di Dio, del suo amore, del suo perdono, della sua giustizia appunto.
Ella molto bene ci fa comprendere questa beatitudine evangelica, che se compresa e vissuta anche da noi, ci trasformerà in donne di fuoco e felici perché sazie di Lui e libere.

Beati quelli che sono nel pianto,
essi gioiranno.

Questa è la beatitudine che più di tutte si nutre di  fede e di speranza. L’accoglienza del dolore non per spirito masochista, ma perché è la paziente accoglienza del vissuto umano con le sue delusioni e con le sue difficoltà, fragilità e limiti, con i suoi fallimenti e amarezze, non ha paura delle lacrime. 
Le lacrime, il pianto non sono segno di debolezza o di rifiuto del dolore, ma piuttosto manifestano che il nostro cuore di pietra si va trasformando  in un cuore di carne. Le lacrime impastano sentimenti, pensieri, emozioni, azioni, tutto il  vissuto e plasmano in noi un cuore docile che, superando ogni forma di arresa o di passività, diviene profondamente credente e colmo di speranza nella Promessa.

Beati i misericordiosi,
troveranno misericordia.

I fondatori e le fondatrici dei nostri Istituti religiosi normalmente hanno affondato le radici della loro esperienza spirituale nella misericordia di Dio e l’hanno trasmessa ai loro figli e alle loro figlie, di generazione in generazione fino a noi. E di questa misericordia sono divenuti servi e strumenti per coloro ai quali la compassione apostolica li ha condotti. Contemplando questo fiume di amore che continuamente scorre e dilaga in infiniti gesti di bene possiamo dire, inebriate da questa beatitudine insieme a Caterina da Siena che, “ovunque volgiamo lo sguardo, troviamo solo misericordia!”. La misericordia è come un pozzo artesiano che, dove si attiva fa fiorire o rifiorire la vita e la bellezza.  

Beati gli operatori di pace,
saranno chiamati figli di Dio

Spesso Gesù chiama con l’appellativo di figlia, figlio qualcuno che si lascia incontrare da Lui, che lascia cadere ogni barriera, accoglie la sua parola e la guarigione di tutta la sua persona.
Alla donna emorroissa, finalmente arresa davanti a Lui, dice: figlia! Sii guarita dal tuo male e va’ in pace.
E’ stupendo!
Diventiamo figli nel Figlio se lasciamo che Lui diventi la nostra pace, guarendoci.
E’ Lui che costruisce la pace!
A noi è chiesto di offrirgli apertura e accoglienza.

Beati i perseguitati per la giustizia,
di essi è il Regno dei cieli

Ogni giorno si grida o si manifesta nelle strade, nelle piazze, dalle cattedre o dai pulpiti per la causa della giustizia e la persecuzione, a volte manifesta altre volte tacita, dilaga contro coloro che hanno fatto della difesa e della promozione della giustizia una scelta di vita.
E’ terribile pensare alle forme di repressione, distruzione e violenza di diritti umani in atto ai nostri giorni. 
Chi decide di fare il bene su questa terra deve mettere in conto che sicuramente in qualche modo troverà opposizione. E’ stata l’esperienza dei profeti, di Gesù e sarà l’esperienza di chiunque voglia seguire il cammino indicato dal Signore.
Ma qui, di quale giustizia ci parla il vangelo?
Di quella che illumina ogni giustizia umana e dà un senso anche alla persecuzione fino a considerarla una beatitudine: la santità di Dio. Essere santi perché Lui è santo, costi quel che costi.

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