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Una profezia per la Chiesa - Antonio Rosmini verso il Vaticano II

RACCOLTA ATTI (a cura della) COMUNITA’ S. LEOLINO & PROGETTO CULTURALE CEI

Ed. Feeria - Com.tà San Leonino, Firenze 2009, pp. 358, € 22,00

Questa pubblicazione raccoglie gli Atti della due giorni di studio sul beato Antonio Rosmini, svoltasi il 21 e 22 novembre 2008 tra Firenze e la Pieve di S. Leonino a Panzano, in occasione del primo anniversario della sua beatificazione.

Viene spontaneo domandarsi come la figura del grande Roveretano vada ad inserirsi nell’orizzonte dell’impegno portato avanti dalla Chiesa italiana, in particolare dal Progetto CEI, nello sviluppo del dialogo tra fede e cultura.

Ed è con grande evidenza che emerge l’esemplarità del percorso rosminiano che si rende attuale e fruibile anche per ciò che concerne gli intenti dei nostri giorni.

Riprendere da Rosmini e dalla sua riflessione per tentare, oggi, una comparazione sul piano teologico, tra fede e cultura , sembra essere proprio la prospettiva più autentica che da tempo rimaneva in attesa di essere ribadita e rilanciata con enfasi e convinzione.

Operare un vivo e profondo ripensamento della teologia a partire da categorie culturali contemporanee appare l’operazione più urgente e necessaria da mettere in atto.

Rifarsi in questo alla metodologia di Rosmini è senz’altro qualcosa di illuminante perché significa rivalutare la sua determinazione a rendere tangibile il cambiamento.

Lo fece anche Paolo VI, quando in un’udienza concessa alle suore del suo ordine, ne sottolineò la grande influenza, come a voler imprescindibilmente legare la volontà dei suoi auspici con quelli del Concilio Vaticano II: « ...i suoi libri sono pieni di pensiero, un pensiero profondo, originale che spazia in tutti i campi: quello filosofico, morale, politico, sociale, soprannaturale, religioso, ascetico; libri degni di essere conosciuti e divulgati...È stato anche un profeta: Le Cinque piaghe della Chiesa (una volta la Chiesa non aveva piacere che si mettessero in luce le sue mancanze, le sue debolezze). Lui, per esempio, previde la partecipazione liturgica del popolo... Tutti i suoi pensieri indicano uno spirito degno di essere conosciuto, imitato e forse invocato anche come protettore dal Cielo. Ve lo auguriamo di cuore... ».

Ripartendo da un’auto-critica cosciente e matura e decidendo quindi di mettersi in gioco verso un rinnovamento più autentico, la sua opera sulla Chiesa ha voluto riportare alla luce la necessità e il bisogno di una maggiore fedeltà alla dottrina insieme ad un’attenta analisi del suo tempo, lo studio delle dinamiche più profonde e significative ad esso connesse.

Raccogliere adeguatamente questa sfida significa rivalutare l’esemplarità di Rosmini e mettersi adeguatamente a confronto con  la nostra realtà, ovvero arrivare al più autentico raggiungimento di intenti voluto dalla nostra ecclesiologia.

 


La formazione oggi?

Aa. VV. (Alberghina, Pieri, Štremfelj, Grilli, Roggia, Rigon)

Paoline, Milano 2010, pp. 176, € 12,00

Questo lavoro propone nuovi intenti per il formatore, la determinazione di voler scendere in campo per porsi accanto e camminare insieme a chi si sente chiamato a una radicalità di vita evangelica.

Per evitare l’insidia di ridurre i consigli evangelici ad un’accademica lezione di parole, è necessario puntare ogni sforzo sulla voglia di fare esperienza di…ovvero appropriarsi materialmente, nutrirsi di tutti quei “germogli vivi” che possono condurci vicino a Cristo e in comunione con la sua esperienza.

Per tali motivi si guarda con maggiore attenzione sia a chi ha la responsabilità di formare, sia la persona che viene accompagnata, per estrapolarli dall’essere dispensatori o fruitori di meri consigli, e per portarli su un piano di fratellanza e condivisione reciproca che sia continuo arricchimento, esperienza, messa in atto tangibile.

In tale modo il cammino di discepolato diventa fecondo; nella fedeltà al messaggio di nostro Signore Gesù si può attingere ad un senso dell’amicizia che ci trasfigura, che porta ogni maestro e ogni discepolo a un’intimità che diviene consapevolezza.

E per dirla con le splendide ed eloquenti parole di Paolo di Tarso, rappresentare insieme ed essere il “buon profumo di Cristo” per il mondo (2Cor 2,16).

In tale modo la sequela che evidenzia la reciprocità tra chi chiama e chi è chiamato non riveste solo un senso di cammino spazio-temporale ma propriamente una condivisione profonda del destino e della vocazione di Gesù.

Lo stesso può valere anche per il senso più autentico che può darsi al fare voto, all’entrata nella vita consacrata, come risposta radicale e allo stesso tempo di pieno accoglimento dei nostri tempi, affinché i termini: castità, povertà e obbedienza non siano solo propensione idealistica.

Si avverte tutta l’insidia e la pericolosità di tutto questo nel provare un’analisi cosciente del cammino formativo, soprattutto in questa temperie storica, pregna di sollecitazioni continue a essere dei “tipi da copertina” in ogni luogo, perfino nella vita religiosa.

Bisognerebbe tentare un’estrapolazione sia dall’idealismo che dall’imposizione, non solo andando a smontare tutta quella serie di approcci riduttivi e semplicistici che troppo facilmente vengono tirati in ballo, ma provando a guardare le cose semplicemente dalla postazione giusta.

Provare a ripartire dal cuore dell’uomo, dalla nostra interiorità aperta all’interiorità degli altri, per comprendere a fondo la libertà della relazionalità come dono vocazionale. Sotto questa luce la castità è nuzialità con il Cristo, la povertà condivisione e l’obbedienza appartenenza, vissute con se stessi, con gli altri, in relazione a Dio.

 


Scusa se non ti chiamo (più) amore

TONINO CANTELMI e MICHELA PENSAVALLI

San Paolo, Milano 2010, pp. 218, € 13,00

Ancora una volta un’esplorazione dei sentimenti e delle relazioni affettive messa a fuoco tenendo conto delle evoluzioni sociali e dei nuovi equilibri psicologici dettati dall’oggi e un concreto tentativo di offrire strumenti validi di appiglio.

In questo libro gli Autori, soprattutto in qualità di psicoterapeuti, lanciano una sfida che non può lasciarci indifferenti e che senz’altro ci invita a riflettere: siamo ancora in grado di costruire legami affettivi reali?

Non si parla necessariamente di amore tra coppie ma di relazionalità, di uomini e di donne, di paura e di illusorietà.

Soprattutto ci si chiede perché impera il fallimento, perché le nostre scelte sono destinate a rivelarsi il più delle volte sbagliate o legate a modelli che inevitabilmente finiscono per crollare sulle loro proprie fondamenta.

Quali reali bisogni sottendono ad alcuni nostri atteggiamenti che solo apparentemente possono sembrare incomprensibili?

In tutto questo nel libro

- Si tenta di dare delle risposte profonde e motivate che non hanno la pretesa di andare per l’ennesima volta a scomodare Eros o a far risuonare le corde dell’emotività, bensì di analizzare il benessere psicofisico di ciascun individuo in funzione di Eros e del suo potere creatore e distruttore.

- Si cerca di scindere il destino e i fatalismi spesso associati a questo dio capriccioso, del quale ciascuno finisce per trovarsi in balia, per dimostrare come esso tragga incontenibile forza dal terreno che noi gli offriamo per piantare le proprie radici.

- Si cerca di analizzare il modo sottile e ancestrale che lega nel profondo, il bisogno di amare ed essere amato di ciascuno, alla nostra stessa legittimazione ad esistere. E soprattutto si tenta di richiamare ad un’analisi intimistica.

Considerando la nostra epoca basata su ritmi accelerati e silenzi rari, il libro aiuta a riscoprire seriamente il bisogno incontenibile legato ad una pausa interiore; fermarsi a pensare per capire cosa ci succede dentro. Poiché senza un reale accesso alla dimensione interiore, i fatti della nostra vita finiscono per diventare enigmatici, ingiusti, banali e ripetitivi; come film già visti, il nostro vissuto emotivo torna a ripercuotersi su di noi destabilizzandoci.

L’alternativa esiste: essa può consentirci di non dare al nostro passato sempre lo stesso futuro, per spezzare gli automatismi e rompere gli schemi: far crescere il nostro livello di autoconsapevolezza.

Solo così ci si può dare la possibilità di intessere una nuova sceneggiatura in cui ogni pezzo di scrittura viene da un cuore libero e non più timoroso di rischiare.

A cura di Romina Baldoni
biblioteca@usminazionale.it

 

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