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Esperienza religiosa e psicologia

GIOVANNI CUCCI

Elledici - La civiltà Cattolica, Torino - Roma 2009, pp. 416, € 15,00

Questo volume, tenta un approccio differente alla vicendevole influenza e ai reciproci contributi che religione e psicologia si sono date nel corso del tempo.

L'Autore Giovanni Cucci, tende a far emergere le affinità ed i legami positivi che accomunano le due discipline ed il fatto che la loro reciproca ingerenza serva molto spesso a stabilire con maggiore convinzione alcuni punti fermi nel cammino di conoscenza interiore di ciascun individuo sia singolarmente, sia nel contesto sociale.

In passato infatti, l'influenza del pensiero di Freud, aveva portato la psicologia ad affrontare il fenomeno religioso come elemento apportatore di derive patologiche per l'essere umano per cui si tendeva a dare una generale quanto sommaria risposta svalutativa su ogni possibile contenuto veritiero della religione e delle sue teorie.

Nel corso degli anni l'espressione religiosa ed il sentire religioso sono stati studiati quali sintomi di nevrosi e additati come parte debole e negativa del nostro bisogno più immaturo di credulità e della nostra volontà, spesso superficiale, di voler trovare un modo per rassicurare le paure, i disagi affettivi e relazionali.

Il fenomeno mistico era comparato alle crisi schizofreniche e le manifestazioni di fede più accentuate si facevano comunque risalire a forme di devianza mentale o di fanatismo ideologico, per cui ogni tentativo di comprensione avveniva su un piano di stretta diffidenza ed ogni sentimento dettato dallo slancio religioso o dalla filosofia della religione aveva limiti di accoglienza assai ristretti poiché di fatto si considerava un indubbio ostacolo alla ricerca e alla visione scientifica delle cose.

Ma durante il cammino conoscitivo intrapreso dalle scienze umane si è avuto modo di appurare che anche il modello positivistico (di cui Freud era seguace) è entrato in crisi e che non sempre la verifica empirica è in grado di fornirci le verità di cui abbiamo realmente bisogno.

La stessa psicologia cercando di comprendere i reali e più sottili bisogni dell'animo umano, al fine di poter fornire soluzioni coerenti e rassicuranti per il nostro sentire e per la nostra sensibilità, ha preso atto del fatto che la dimensione religiosa tenta di dare risposte a problematiche perenni cui nessuna società può prescindere, al di là di tempo, luoghi e culture.  Anzi si è oramai appurato che ogni tentativo di esclusione e allontanamento scettico di alcuni modi di sentire porta spesso ad un aumento delle psicosi , delle credenze necessarie per vivere, dei modelli di identificazione ricercati.

Per cui religione e psicologia arrivano a collaborare e ad offrirsi un vicendevole aiuto nel campo dello sviluppo morale che ai nostri giorni si ritiene altrettanto importante per la nostra crescita intellettiva e sociale così come lo è il progresso in campo puramente scientifico e tecnologico.

Si rivalutano sentimenti quali l'altruismo, la generosità, il libero perseguimento della povertà, della castità o il dono di sè anche se sul piano logico si tratta di azioni umane che non rispondono a criteri unicamente razionali. Nello stesso modo il nostro inconscio e la nostra emotività vengono analizzati alla luce di nuovi paradigmi interpretativi di tipo etico-religioso che si rivelano assai utili per dare un senso alla nostra esistenza, per crescere e svilupparci nel nostro cammino di vita attraverso emozioni che sanno farci bene, sanno farci sentire utili e soprattutto sanno darci un fine, ovvero fornirci risposte interiori irrinunciabili.

Nella parte finale del libro si cerca di dare un'interessante e anacronistica interpretazione di alcune espressioni del pensiero umano tra le più illuminate, come ad esempio la creatività, la genialità, l'arte e il bello in cui si può tranquillamente fare entrare, con un sottile gioco di equilibri, la presenza di un Dio, di un di più e di un al di là.

Psicologia e religione camminano insieme e arrivano a prestarsi collaborazione affinché l'uomo possa trovare un equilibrio interiore capace di rassicurarlo, lo fanno scambiandosi informazioni e sapere o attingendo dalla consapevolezza dei propri limiti la volontà di spaziare i reciproci orizzonti. Con l'analisi psicologica si è per esempio dato un nuovo significato agli aspetti propriamente sacri di conversione e di mistica. La rappresentazione di Dio al di là del puro studio teologico è anche quella che noi sentiamo in noi attraverso il nostro vissuto. In questo senso l'analisi psicologica ci fa parlare di maturità dell'esperienza di fede poiché ci aiuta a conoscere meglio noi stessi.

L'Autore

Giovanni Cucci, laureato in filosofia presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Dopo l’ingresso nella Compagnia di Gesù ha compiuto gli studi di teologia a Napoli presso la Facoltà S. Luigi e successivamente la licenza in psicologia presso la Pontificia Università Gregoriana, dove ha anche conseguito il dottorato in filosofia. Insegna Etica presso lo studentato della Compagnia di Gesù a Padova ed è professore incaricato di filosofia e psicologia presso l’Università Gregoriana. Per le Edizioni AdP ha pubblicato La forza della debolezza. Aspetti psicologici della vita spirituale (2007); Ricoeur oltre Freud. L'etica verso un'estetica, Assisi, Cittadella (2007). 


Per me il vivere è Cristo
Itinerario spirituale con san Paolo

ANTONIO PITTA

Paoline, Milano 2009, pp. 168, 18,00

Questo volume ordina e raccoglie il corso di esercizi spirituali svoltosi in occasione dell'anno paolino tra i presbiteri di Roma e i vescovi del Piemonte.

A distanza di duemila anni dalla nascita dell'Apostolo delle genti si è voluta focalizzare l'attenzione sul senso più autentico del suo messaggio, dando una nuova e originale rilettura alle sue lettere, cogliendone come mai prima d'ora la loro spiccata contemporaneità.

Benedetto XVI, ha voluto richiamare l'attenzione di tutta la comunità cristiana sulla figura di san Paolo facendo coincidere quest'anno con il bimillenario di una nascita più probabile che certa sul piano strettamente storico.

Perché proprio Paolo? Perché proprio in questo determinato momento delicato del cammino di ogni credente? Perché non focalizzare l'attenzione magari su altre figure di maggiore spicco dell'inizio dell'era cristiana?

La risposta è contenuta nell'identificazione che questa figura sa offrire ad ogni tipologia di persona, nella sua stretta quanto sorprendente attualità.

Anche attraverso un tortuoso cammino spesso caratterizzato da travisamenti e strumentalizzazioni le sue lettere hanno suscitato uno stimolante dibattito che ha coinvolto non solo la Chiesa cattolica ma il mondo credente nel Cristo.

In esse è racchiuso un esempio illuminato di dialogo ecumenico che sa essere fecondo e moderno, che sa ritrovare le radici culturali in grado di unire Oriente e Occidente, grandi teologi di ogni periodo, credenti e non, sapendo rispettare le peculiarità di ciascuno e fornendo strumenti di immedesimazione e comprensione per tutti.

In lui si compie la volontà più autentica di evangelizzazione più vicina ai disegni divini.

Tutti sono debitori al lavoro compiuto da Paolo, i grandi pensatori e i filosofi di ogni tempo, ognuno a suo modo e nel suo campo specifico ha attinto dall'Apostolo un'influenza determinante per guardare al futuro in maniera più lungimirante e propositiva.

Paolo è un uomo moderno che ci parla da vicino, sa rassicurarci, sa capire le nostre paure, ha vissuto i nostri stessi tormenti ed i nostri dubbi e può guidarci alla comprensione più profonda perché sa prenderci per mano.

Lui è un comunicatore per eccellenza e sa muoversi anche laddove tutto sembra offuscato e confuso, lui conosce la realtà concreta di questo mondo smarrito e in crisi, ma vuole abbracciare l'uomo quale esso è, non quello idealizzato, quello che la stessa Chiesa auspica e vuole anche a costo di reinterpretarlo e renderlo quasi intangibile, lontano ai nostri limiti.

Attraverso di lui la Chiesa può rifuggire da tradizionalismi fuori luogo e sostenere la sfida che la nostra epoca ci impone, ovvero una svolta determinante che sappia adeguare l'etica alle necessità presenti, che sappia attualizzare il Cristo all'oggi compiendo un cammino coerente con la fede di Abramo.

Ritrovando Paolo e rivisitando Paolo si possono dispiegare le vele per proseguire in avanti col favore dei venti, lui ci aiuta a trovare la strada più semplice, ci fa rivestire di quella giusta purezza che serve per incontrare ed accogliere Gesù, evitando proselitismi e manie di perfezione che spesso allontanano ed accrescono le nostre insicurezze, riportando tutto ad una dimensione di semplicità che è apertura, predisposizione ad accogliere. Lui comunica dialogando, non ha bisogno di pulpiti o di frasi eloquenti per stabilire la vera comprensione; ci incontra e fa sì che tutti noi possiamo incontrare la fede attraverso un più diretto incontro tra noi.

La Chiesa è il corpo vivo di Cristo che deve saperci chiamare sempre e in ogni luogo e tempo, saper rendere tangibile il Cristo a ciascuno al di là di ogni ostacolo. Questo Paolo voleva, questo Paolo previde che sarebbe accaduto fino al compiersi della nostra salvezza.

L'Autore

Antonio Pitta è nato nel 1959 a Lucera (Foggia), ha conseguito il dottorato in Esegesi biblica presso il Pontificio Istituto Biblico di Roma e il diploma in Scienze patristiche presso l’Augustinianum di Roma. E’ ordinario del corpus paolinum presso la Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale ed è invitato per la metodologia biblica presso il Pontificio Istituto Biblico. Coordinatore dei neotestamentaristi e membro del consiglio di presidenza dell’Associazione Biblica Italiana, ha al suo attivo diverse pubblicazioni, fra cui Disposizione e messaggio della lettera ai Galati (Roma 1992), Sinossi paolina (C. Balsamo 1994), Lettera ai Galati, introduzione, versione e commento (Bologna 2000), Il paradosso della croce. Saggi di teologia paolina (C. Monferrato 1998). Con Paoline Editoriale Libri ha pubblicato: Lettera ai Romani. Nuova versione, introduzione e commento (2001, 2009); Trasformati dallo Spirito. Lectio divina sulle lettere di Paolo (2005, 2009)


Alla ricerca dell'equilibrio interiore

ANSELM GRÜN

Queriniana, Brescia 2009, pp. 156, € 12,50

L'arte funambolica non è di per sé qualcosa di utile o che possa permettere alla conoscenza di compiere dei passi in avanti, tuttavia è una prodezza che ci stimola e ci attrae.

Essa rappresenta una sorta di sfida a saper conservare l'equilibrio anche nelle situazioni più difficili, come tentativo estremo di tenere a bada e calmare le nostre paure e come desiderio di ricerca profonda della felicità che ci viene dal metterci alla prova.

Il benedettino Anselm Grün, maestro di spiritualità per eccellenza, ci pone con questo libro ancora una volta di fronte ad una "scuola di vita" da saper apprendere e accogliere attraverso l'arte del vivere, del saper vivere.

Esiste una strada da percorrere attraverso l'esperienza di vita che può dare equilibrio alla nostra anima? Ancora oggi è possibile praticare, anche attraverso il caos della quotidianità e della superficialità, l'antica virtù dell'imperturbabilità?

Possiamo trovare una rinnovata dimensione del nostro sentire proponendoci delle mete e organizzando il nostro tempo rimanendo coerenti con noi stessi attraverso la nostra pace interiore?

Trovare il giusto equilibrio è un'arte. Un'arte che si può saper apprendere attraverso la giusta assimilazione delle nostre esperienze, sia positive che negative sapendo usare i filtri giusti.

Balance (bilanciamento, equilibrio) ha la stessa radice del vocabolo bilanz (bilancio, bilancia). Infatti il bilancio è qualcosa che confronta e mette in equilibrio il dare con l'avere, i guadagni con le perdite, le entrate con le uscite. Così come gli imprenditori tendono al pareggio del risultato aziendale, ogni essere umano può, attraverso il proprio vissuto, attuare un giusto bilancio della propria vita arrivando ad un giusto equilibrio interiore.

I latini parlavano di "aequo animo", equilibrio dell'animo o equanimità. Lo stesso San Benedetto ci ha insegnato a trovare l'equilibrio imparando a saper sopportare le tensioni esterne, puntando ad un'apertura e ad un allargamento di vedute continui, poiché il comprendere ciò che ci circonda fa comprendere meglio noi stessi.

Chi è contratto e chi si chiude non trova equilibrio o tende a perderlo. La nostra vera essenza tende alla ricerca, ovvero all'ampliamento.

Lo psicologo svizzero C.G. Jung parlava di conscio e inconscio, luci e ombre, per definire i due poli opposti che convivono in noi e a cui cerchiamo continuamente di dare il giusto equilibrio per rimanere in pace con noi stessi.

La nostra componente negativa non va mai rigettata o fuggita ma va comunque analizzata con lucidità e consapevolezza per darle il giusto controllo e non trasformarla in potenziale distruttivo.

I sentimenti repressi creano infatti sentimentalismi che non ci portano mai ad un adeguato rapporto con noi stessi e con la realtà che ci circonda. Essi sono spesso la causa di depressione e rabbia, di sfiducia verso gli altri. Il migliorare noi stessi passa sempre attraverso una giusta relazione con gli altri e col mondo circostante.

La nostra scuola di vita ha bisogno di esercizio, di ascesi. Nella filosofia greca della stoà, l'ascesi era addestramento alla virtù, ovvero alla libertà interiore. La libertà interiore si conquista attraverso la filosofia dell'antitesi  che serve a creare la giusta tensione per il raggiungimento di ogni obiettivo. L'arte spirituale, ovvero il saper vivere, va appresa nel laboratorio della vita che è l'arco della nostra esistenza.

Essa va tenuta sempre viva e va saputa rinnovare di giorno in giorno per darci nuovo entusiasmo, gioia e leggerezza.  


"I nostri sensi illumina"
Coscienza, affetti e intelligenza spirituale

GIANLUCA ZURRA

Città Nuova, Roma 2009, pp. 570, 34,00

Siamo in una fase di spasmodica ricerca di una nuova "spiritualità del sensibile".

Il cristianesimo è chiamato concretamente a dover dare dimostrazione di come il mondo possa essere percepito e riconosciuto spazio abitabile per eccellenza, ovvero Logos comune.

L'uomo è stato infatti gettato in un mondo estraneo e inospitale dove il sapere si è ridotto a tecnica, le relazioni sono diventate scambi economici, la ragione si è indirizzata verso un freddo distacco calcolatorio. Cresce la necessità di risvegliare i nostri sensi dando nuova linfa interpretativa al mistero della creazione, ricercando la gioia e lo stupore nello spirito del Figlio risorto. Dio ha voluto stabilire un legame indissolubile con l'uomo manifestandosi concretamente, al di là della sua trascendenza, attraverso la realizzazione tangibile del mondo che ci ospita e col quale siamo chiamati a realizzare un rapporto simbiotico e di reciproca conoscenza sotto l'ordine di agàpe. Non dobbiamo trovarci smarriti e impauriti nella casa che il Signore ci ha dato, né dobbiamo provare angoscia perché sentiamo che essa ci sfugge e finisce col non appartenerci.

"I nostri sensi illumina" sono appunto le parole dell'inno Veni Creator lette come una nuova e rinnovata esortazione a voler essere risvegliati verso una "dottrina dei sensi spirituali", affinché l'azione dello spirito di Gesù si diffonda su di noi creando una concreta possibilità di riconoscimento e identificazione affettiva. Ognuno di noi è chiamato a relazionarsi con il Risorto e a cogliere la verità definitiva di Dio e della sua rivelazione attraverso un più consapevole accoglimento dell'evento creativo.

Questo libro cerca quindi in qualche modo di chiarificare e delineare un percorso per poter giungere ad un riassetto della nostra sensibilità spirituale al di là della retorica e dell'ideologia che spesso non ci permettono di cogliere con immediatezza le nostre reali necessità interiori. Dopo un'interessante prefazione di Piero Coda, segue una sostanziale triplice divisione delle argomentazioni. L'Autore ci parla nella prima parte di alcuni termini di fondo a carattere storico-teologico relativi alla tematica da affrontare, nella seconda parte viene sviluppato un confronto col pensiero di Tommaso d'Aquino e Hans Urs von Balthasar che, in epoche diverse ma con stessa enfasi, sono stati capaci di riportare al centro del nostro sentire la logica sottesa dei sensi spirituali.

La terza parte infine è dedicata alla ripresa del tema al di là delle logiche articolate della speculazione filosofica e teologica, basandosi su nuove chiavi di lettura più confacenti alle necessità dell'uomo moderno smarrito e reso a volte insensibile, tendendo ad un'armonizzazione sul piano logico-affettivo, ritmico-antropologico, cristologico ed ecclesiologico.

L'intelligenza della fede deve cimentarsi nella logica dei sensi spirituali cercando di tenerli accesi. In tal modo è positivamente provocata la qualità più propria del sapere della fede, la teologia, ma al contempo la responsabilità ecclesiale e culturale che porta avanti la testimonianza del credente.

L'Autore

Gianluca Zurra, presbitero della diocesi di Alba, è insegnante di teologia sistematica presso lo Studio teologico interdiocesano di Fossano (CN). Ha conseguito il dottorato in teologia presso la Pontificia Università Lateranense (Roma).

A cura di Romina Baldoni
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