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Perché credere?

José Antonio Pagola, Paoline, Milano 2010, pp. 314, € 15,00

 

Un libro che si rivolge a tutti coloro che durante il cammino della vita hanno smarrito la fede.

Ai lontani che smettono di cercare Dio perché, per vari motivi, si convincono che nessuna fede possa veramente aiutarli a vivere meglio.

A chi esita nell’incertezza e non sa trovare un giusto "collocamento", alla sua idea di Dio e di fede,

a chi è assalito da dubbi e cade in una confusione rinunciataria.

L’Autore parla agli smarriti appunto, con un tono confidenziale, rassicurante, quasi come un amico che si dispone ad ascoltarci, che prova a capirci.

Lo fa nella convinzione che Dio può rivelarsi come una grande sorpresa e come inaspettata fonte di gioia se solo "illustrato" ed esposto nei giusti termini, se solo conosciuto in modo vero e profondo.

Prova a spiegare cosa bisogna fare per imparare a credere in modo più autentico, quasi avvertendo il bisogno di moltissime persone di entrare in contatto con Dio.

Non vengono esposte dottrine teoriche né si impartiscono lezioni, sono pagine fresche e spontanee, scritte da qualcuno che parla con il cuore in mano, che cerca di entrare in sintonia con i dubbi più profondi che animano il nostro essere, con la nostra inconscia ricerca interiore.

Soprattutto viene avvertita la grande voglia dei cosiddetti "cercatori", di potersi raffrontare con gli altri, di poter condividere esperienze e incertezze comuni.

Ci si allontana dalla propria fede spesso perché la si è vissuta in modo superficiale e approssimativo da bambini, poi perché assorbiti dai propri percorsi esistenziali, dalle vicissitudini quotidiane.

Diventa difficile aggrapparci a qualcosa che tutto sommato non si è coltivato, qualcosa che ha finito per andarci stretto perché non evoluto insieme a noi e al nostro crescere.

Spesso poi le nostre ferite, le nostre disillusioni finiscono per banalizzare la fede a qualcosa di inutile ad un appiglio privo di senso che non può cambiarci la vita né risolverci i problemi.

Però vorremmo tutti trovare un amico, qualcuno disposto a comprenderci, ad ascoltarci.

Vorremmo serenità, equilibrio, armonia.

Tutto questo lo consideriamo valore aggiunto e risorsa per lo spirito, sostegno per affrontare il quotidiano.

Il nostro più ardente desiderio e poter trovare qualcuno che sappia curare e sanare le nostre ferite.

Dobbiamo scoprire che Gesù è un amico, che la fede è un percorso interiore da cercare e che si trova rispettando il proprio cuore, ascoltandoci.

Non dobbiamo confarci ad una religione, ne subire passivamente imposizioni che non ci calzano e che spesso sono solo tradizione e retorica.

Dobbiamo trovare un cammino che ci porti a stare bene con noi stessi e con gli altri, intravedere una luce per non sentirci più soli coi nostri turbamenti.   


SALVIFICA BELLEZZA

Massimo Bolognino, Effatà Editrice, Cantalupa (TO) - 2010, pp. 126, € 10,00

Alla ricerca del valore salvifico della Bellezza come volto di Dio.

Viene qui proposto un itinerario spirituale che si propone di re-interpretare e riscoprire il significato della parola Filocalia, ovvero "l’amore per la bellezza" così come inteso dalla Chiesa Orientale cristiana.

Inizialmente questo termine venne attribuito ad una raccolta di testi mistici greci, che si proponevano di riallacciarsi al dialogo della Repubblica di Platone ed al suo illuminato concetto di bellezza come manifestazione sensibile del bene che si mostra ma di fatto non si riesce pienamente a cogliere.

Una tesi suggestiva e ricca di importanti significati spirituali che si è voluta rimbastire e rielaborare per intravedere nell’equilibrio di tutte le cose, nell’armonia perfetta della natura e dell’universo la luce e la gloria di Dio.

L’uomo è chiamato a riscontrare la presenza del bello e cercare di risalire attraverso di esso, lungo il sentiero del bene, ad una ricerca del vero, di senso, di rivelazione.

Partendo però da una consapevolezza nuova e importante, ovvero la consapevolezza dei propri limiti così come la necessità di sapersi evolvere, di non smettere mai la ricerca.

L’uomo nella caverna di cui ci parla Platone è comunque rivolto verso la luce, vive un’esperienza personale e travagliata di ricerca che è distacco da ogni fredda argomentazione retorica.

Attraverso un travagliato esercizio di morte viene compiuta una ri-scoperta e una ri-generazione che va al di là della semplice dimensione del ragionamento.

Ci si libera del proprio ego e della propria ristrettezza mentale accettando i propri limiti ma nel fare ciò si scorge qualcosa di grandioso che ci riavvicina a Dio, nel purificarci cogliamo cose nuove che si rivelano a noi con nuova forza, la bellezza ci parla sotto forma di reminescenze di qualcosa di perfetto e vero.

Non è qualcosa che possiamo leggere sui libri, o conoscere attraverso teorie, è una verità che ci giunge a livello interiore e che pertanto diventa certezza inoppugnabile.

La forza dei nostri valori, la conoscenza più autentica di noi stessi, una verità talmente salda che riconduce la nostra natura a quella divina, che ci dà una convinzione e una letizia che sono incanto, segno estremo di perfezione, la mirabile bellezza che si para innanzi agli occhi e ci rapisce fugando in tale estasi mistica ogni nostro dubbio.

L’Autore

Massimo Bolognino (Torino, 1963) dopo gli studi classici si è dedicato all’approfondimento della mistica e della spiritualità, particolarmente dell’Oriente cristiano. Collabora a riviste specialistiche con testi sul rapporto tra estetica e teologia, sul dialogo interreligioso e su figure della teologia ortodossa quali Pavel Florenskji. Ha curato l’introduzione al volume sulla spiritualità cristiana orientale Attualità del Simbolo dell’archimandrita Silvano Livi (Franco Angeli, 2001) e tiene conferenze sui temi della mistica e della spiritualità cristiana orientale.

  


Sull’ampio confine - storie di cristiani nel Caucaso

Michele Zanzucchi, Città Nuova, Roma 2010, pp. 219, € 14,00

Il Caucaso è una regione di complessità antropologiche ed etniche. Una terra di confine che sembra voler essere il contenitore ideale di ogni contraddizione, la scatola magica attraverso la quale si può osservare come attraverso un caleidoscopio la varietà e la bizzarria della nostra storia e della storia del mondo.

In questo posto tutto sembra fatto per creare impatto, per raccogliere diversità, in un groviglio di turbolenze senza fine.

Soprattutto il Caucaso è la zona ecumenica e interreligiosa per eccellenza.

L’Autore ci conduce attraverso il suo tortuoso viaggio, in questo misterioso crocevia di confluenze e diversità e attraverso i suoi occhi di turbamento e stupore, anche noi lettori ci troviamo catapultati,

in questo posto tanto attraente quanto ineffabile, destinati per inspiegabile alchimia a diventare gli adepti di questo meglio/peggio che ci risucchia.

L’Armenia fu, e questo è un dato storico inconfutabile, la prima realtà politica dell’antichità ad aver adottato il cristianesimo come religione di Stato nel 303.

L’analisi della presenza cristiana e il suo percorso storico in tutta la zona caucasica è la chiave di lettura che l’Autore ci offre nella descrizione del suo viaggio.

Come vivono, come lavorano e come si sono adattati i cristiani su questo ampio confine segnato da dominazioni, ladrocini e dittature? In questo mosaico di interessi economici e strategici che hanno causato vivacità, confluenze e adattamenti così come ostilità e violenze indicibili.

Il racconto però è impostato sotto la luce di chi vuole portare oltre lo sguardo dello spettatore.

Di chi cerca di penetrare e comprendere al di là di ogni logica di sistema, di ogni sommaria e superficiale facilità di giudizio.

Di chi parte da storie piccole di gente comune per descrivere la forza e la potenza dell’animo umano orientato al bene.

Per far trapelare la magia e lo stupore che si provano nel vedere con quanta spontaneità e con quale preponderanza i sentimenti religiosi vanno ad abitare l’animo umano al di là di ogni repressione e mortificazione praticata.

Come la natura più bella dell’uomo si erga più vibrante che mai anche da sopra alle macerie, riuscendo a richiudere ferite profonde, fortificandosi nella sofferenza.

Perché la storia del mondo ci ha sempre narrato che laddove vi è abbondanza di odio, inciviltà e barbarie, possono crescervi in misura proporzionale anche amore, civiltà e generosità.

E fedele a questa convinzione l’Autore ci dipinge un quadro dai colori lividi, fatto di piccoli fatti quotidiani, esempi eloquenti di convivenza pacifica, di fedeltà al messaggio evangelico, di altruismo e abnegazione che sono i semi di speranza più autentici per poter realmente comprendere, per sapersi sentire vicini, per cercare di sentirsi chiamati a rispondere alle sfide con unità e ottimismo.

a cura di Romina Baldoni
usminforma@usminazionale.it

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