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Non giudicate e non sarete giudicati

Stefano Racheli

San Paolo, Cinisello Balsamo 2011, pp. 104, € 10,00

Stefano Racheli è un magistrato. Con questo libro ha voluto portare all’attenzione la difficoltà umana e morale di giudicare le persone.  Soprattutto far notare che, oltre i parametri stabiliti dal diritto per considerare penalmente rilevante un fatto o un’azione, esiste sempre una storia personale e un contesto peculiare che non è mai uguale a se stesso ed è determinato da un numero incalcolabile di variabili.

E’ ovvio che i tribunali assolvono un ruolo importante e imprescindibile che è appunto quello di limitare soprusi e prevaricazioni nella società.

E’ ragionevole che esistano delle schematizzazioni e delle regole atte a limitare lo svolgersi di azioni sbagliate e che sia prevista una punibilità. Però allo stesso modo ogni essere umano, nei suoi limiti, nella sua continua ambivalenza tra bene e male, tra giusto e sbagliato, deve poter considerare nella sua coscienza e nella propria sfera sensibile, il mistero dell’Essere.

La sua grandezza, la sua poliedricità, la fragilità e la sofferenza che spesso lo caratterizzano e che influiscono in vario modo nella determinazione della sua vera essenza. Con questo non si vuole polemizzare in alcun modo con i parametri giuridici e sociologici che nella maggior parte dei casi vengono presi in considerazione.

Si tratta in realtà di qualcosa di molto più profondo e introspettivo su cui si vuole dirigere la riflessione, senza tuttavia mettere in discussione nulla, se non, la singola personale coscienza di chi entra in contatto con la filosofia di questo volume.

Gli essere umani hanno prima di tutto una colleganza che li accomuna sempre e che va al di là di ogni differenza. Comunanza di nascita, comunanza di destino (nel senso generico di visione della vita e compiutezza nella vita), comunanza nella morte.

Proviamo a dimenticare la nostra idea di giustizia, proviamo a capire cosa c’è nascosto dietro l’idea del fare giustizia, rendere giustizia: sicuramente qualcosa di fallibile.

Proviamo a capire cosa sia realmente accogliere, avere pietà.

Quante persone si sono perse perché nessuno ha saputo vedere e cogliere, in modo incondizionato, la loro sete di amore? A cosa serve essere giusti e sapienti se non si sa accogliere? L’amore libera dall’affanno della lotta, è qualcosa di incondizionato di grandioso. Risiede nell’altrove dell’amore eterno. Un posto che non ci appartiene e che non ci è dato sondare ma che si intravede con la forza della fede che è il raggio di luce della nostra speranza.  


Una saldissima fede incerta

Antonio Thellung,

Paoline, Milano 2011, pp. 323, € 16,00

Esiste un Dio per ciascuno di noi. Ognuno ha una propria idea di Dio, una propria fede e nella maggior parte dei casi -bisogna riconoscerlo- facciamo riferimento ad un Dio assai confuso.

La cosa però sicuramente più preoccupante è il persistere di riferimenti divini molto violenti, fedi intolleranti nei confronti del diverso, rappresentate da divinità austere, quasi dispotiche.

In molti altri casi poi c’è la posizione dell’ambiguo, di chi non sa prendere nessuna decisione e porta avanti per un’intera esistenza riferimenti vaghi e instabili.

Con questo interessantissimo libro si vuole focalizzare l’importanza imprescindibile di rivisitare le immagini e i concetti del divino tuttora proposti. Semplicemente per un motivo: ne va del nostro futuro. Soprattutto sembra veramente importante capire perché manca la voglia di approfondire, perché c’è quasi una inconscia paura di esplorare e spiegare lucidamente le radici del proprio credere.

Forse perché la fede è qualcosa che va ad ascriversi nella sfera più profonda della nostra intimità e del nostro sentire. Forse perché essere scettici è la cosa più ovvia ma, sotto sotto, tutti noi abbiamo un incontenibile desiderio di credere in qualcosa di valido.

La ricerca di senso è un raccontare a se stessi cosa si pensa di essere, ma il pensiero che si ha di sé è sempre un grosso enigma. E’ qualcosa che evolve, qualcosa che viene messo in dubbio, qualcosa che si contraddice e che a volte viene inconsciamente non accettato. In altre parole rispondere sulla fede, rispondere su chi siamo e dove andiamo è qualcosa di arduo, la cosa più umana e più tristemente vera è l’ammissione della nostra incertezza, del nostro “non lo so”.

Allo stesso tempo però la fede si alimenta di incertezze ed è una tra le espressioni più alte della nobiltà dell’animo umano. Attraverso la fede si trovano gli stimoli per una crescita interiore e una ricerca di identità, si fanno i conti con i propri limiti e le proprie paure e si scopre il vero significato della speranza, della fratellanza e dell’amore. La metafisica è forse una forma speculativa caduta di moda, tuttavia non può farci che bene ricordare e tenere presente la nostra caducità, la nostra finitudine. La consapevolezza di non riuscire a darci risposte soddisfacenti o certe sulla nostra esistenza non deve essere mai un motivo di rassegnazione passiva. La nostra unica grandezza è la ricerca, la curiosità, la voglia di lottare.

La cosa che attualmente sembra essere la sfida più grande in questo profondo travaglio dell’umanità e totale disincanto è che cosa sia ragionevole credere.

Dare motivazioni per credere che non siano ipocrisia o indice di presunzione, cercare di rendere plausibile e necessario qualcosa che non ha radici nello scibile ma che nutre l’anima.

Credere è diverso dall’avere fede, in questa azione può risiedere una valenza ambigua, un’ostinazione di appartenenza. Solo quando sussiste equilibrio e coesione tra oggetto e argomentazioni del credere, possono essere proposte spiegazioni a sostegno della fede.

Anzi per essere ancora più precisi la fede non significa ritenere che Dio esista ma sentirsi irresistibilmente attratti dai valori divini. Orientare il proprio comportamento a tale risoluta e intima convinzione


Santità laicale del XX secolo

Piersandro Vanzan

Elledici, Leumann (TO) 2011, pp. 463, € 24,00

Nella Lumen gentium si parla di «vocazione universale alla santità», la stessa articolazione ecclesiale della sequela Christi prevede le tre varianti che si rivolgono rispettivamente a: laici, sacerdoti e consacrati.

Ma l’Autore del libro mette in luce una sempre maggiore dispersione tra christifideles laici a tale vocazione. Fa notare come la comunità cristiana, per una serie di motivazioni ben precise, non tende più con lo stesso anelito ad essere «un cuor solo e un’anima sola».

Ricordando che nella parrocchia devono ritrovarsi proposte concrete per il cammino verso la santità oltre allo svolgimento delle normali attività ricreative. In essa devono compiersi e realizzarsi le mutue relazioni tra le componenti intraecclesiali che fanno Chiesa: ossia realizzano la reciprocità asimmetrica tra le varie componenti e membra dell’unico Corpo di Cristo.

Per attuare una evangelizzazione e una promozione umana integrale anche nel terzo millennio si deve attingere alla macro componente del popolo di Dio, ovvero a tutti i battezzati nel suo nome. Persone spesso lontane o coinvolte in modo superficiale che non raccolgono adeguati stimoli, che finiscono per non provare più alcun senso di appartenenza e che si smarriscono.

Ma proprio in questi tempi di lacerazione, di indifferenza e di sommarietà si possono scorgere delle figure di persone coraggiose e prodigiose che hanno speso la loro vita nella generosa imitazione di Cristo.

Ne vengono tracciate le gesta e le azioni che riescono a scolpirsi nell’immaginario del lettore perché raccontano storie straordinarie emerse dall’ordinario, dal semplice. Diventano una tangibile prova provata che «i santi ci sono ancora» in ogni epoca, in ogni situazione, in ogni stato di vita.

Rappresentano un’incalzante provocazione per quel gigante addormentato che nella percentuale del 997 per mille è il popolo dei battezzati, affinché si svegli e inizi a compiere il prodigio a tutti accessibile di operare quelle mirabilia Dei che vengono descritte in queste pagine.

La nobile Giulia Colbert, Frèderic Ozanam, Giuseppe Toniolo, Maria di Campello, Vito Necchi, Alcide De Gasperi, Armida Barelli, Edith Stein, Igino Giordani, Madeleine Delbrel, Giorgio La Pira, Guido Gonella, Franz Jägerstätter, Simone Weil, Giovanni Palatucci, Giuseppe Lazzati, Josef Mayr-Nusser, Carlo Carretto, Emilio Manenti, Pina Suriano, Teresio Olivelli, Maria Rosa Pellesi, Alberto Marvelli, la piccola Nennolina, Giancarlo Rastelli, Benedetta Bianchi Porro, Annalena Tonelli, Giovanna Spanu, sono i ritratti presenti nel volume.

a cura di Romina Baldoni
usminforma@usminazionale.it

 

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