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Il Decalogo, la donna e Dante

Aa.Vv., San Paolo, Milano 2013, pp. 125, € 12,50

 Questo libro è il risultato di un progetto realizzato all’interno del polo liceale “Guarino Veronese” di San Bonifacio di Verona. La tematica: Camminare nella libertà. Il Decalogo tra etica, cinema, letteratura, filosofia e differenze di genere, è stata dibattuta da numerosi, autorevoli personaggi di riconosciuta levatura culturale che insieme hanno provato ad addentrarsi nel senso più profondo dei Comandamenti, delle Dieci Parole come le chiamano gli ebrei. La riflessione ha trovato convergenza nel fatto che queste direttive ci sono state lasciate in conseguenza di un’azione liberatrice di Dio. Dopo la liberazione dalla schiavitù  dell’Egitto, le tavole sono regole per rimanere liberi. Questo rafforza la convinzione che non può esservi nessuna libertà senza morale. Soprattutto la libertà è una facoltà che dipende dalla volontà e dalla ragione di ciascuno. Il Decalogo ha a cuore il bene dell’uomo e propone una codificazione comportamentale che non si rivolge solo alla coscienza, alla sfera propriamente religiosa e spirituale di noi esseri umani, ma alla sfera civile ed esistenziale. I dibatti che ne sono scaturiti, in oltre venti seminari, hanno spaziato in relazionalità suggestive e appassionanti in ambito etico, cinematografico, sociologico, filosofico e letterario. Molto interessante poi è stata l’angolazione critica separata per genere, che ha proposto le interpretazioni dal punto di vista maschile e femminile. Negli ultimi anni, e non solo grazie alla rivalutazione operata dal Catechismo della Chiesa Cattolica, si sono rivalutati i comandamenti. Si è capito di avere dei limiti in quanto creature; si è capito che avere limiti è anche ciò che determina il proprio valore. La tentazione del nostro tempo, l’idolatria somma, è dunque quella che porta a elidere l’idea stessa di precetto per affermare l’assoluta libertà dell’individuo che tutto può e a cui tutto è dovuto. Nella Commedia di Dante il riferimento ai comandamenti è ispirato esclusivamente dalla Vulgata di san Girolamo. In lui più di altri traspare l’uso dei comandamenti come ambito sicuro in cui muoversi. L’essere umano, le relazioni, l’amore, tutto l’ambito vitale si racchiude in questi precetti che sono una rassicurazione. Aiutano a non banalizzare, proteggono, danno senso.   


Parole intorno al pozzo

Stella Morra

San Paolo 2013, Cinisello Balsamo, pp. 131, € 11,00

I testi evangelici sono dei grandi codici culturali. La storia se ne nutre e ne trae insegnamenti morali adattati di volta in volta ai tempi. Di certo la loro influenza, seppure molte volte distorta o lontana dal contesto esegetico, è importante per metterci di fronte alla nostra fede e al nostro modo di credere. Alcuni più di altri suscitano domande, speranze, interesse. Segnano l’immaginario, si imprimono nel cuore, nell’agire quotidiano. Non importa se sono o non sono il frutto di uno studio ‘esatto’, importa di più sapere che tali parole hanno inciso un solco, non sono scivolate indenni ed astratte. Gran parte della fede di ogni credente cattolico proviene dalla Scrittura. La fede non può prescindere dalla Bibbia e soprattutto non può essere collegata ad elementi volubili e indefiniti, a precomprensioni spesso ambigue. Quindi i testi sacri sono un momento di confronto e illuminazione imprescindibile. L’individuazione in essi di alcune costanti dell’esperienza umana, qualcosa di interiore ed esteriore che ci facciamo appartenere. L’elemento di maggiore attrazione è però quello di scorgervi del nuovo, dell’inatteso. Quel qualcosa che cambia il nostro modo di percepire e sentire, quell’inaudito che amplifica la nostra sensibilità e ci fa porre uno sguardo nuovo al nostro interiore, che sembra darci senso . E’ così che si radica in noi la fede come esperienza di salvezza. L’incontro di Gesù con la Samaritana inizia con una pretesa: «Dammi da bere». Ci sembra quasi una richiesta forte, scortese, impositiva. Queste parole però aprono il varco alla reazione della donna. Alla sua capacità di stabilire una relazione e una comunicazione partendo da uno ‘svantaggio’. Lo svantaggio di essere Samaritana, donna, di dubbia reputazione. Ma da qui prende via una conversazione ‘imprevista’, con risposte non scontate né precostituite. La pretesa di Gesù è come la nostra pretesa di verità. Vogliamo avere certezze su qualcosa che non dipende solo da noi ma da una serie di azioni e interazioni. La dinamica della fede è un incontro che chiede una messa in gioco di sé insieme alla volontà di accogliere e raccogliere la messa in gioco dell’altro. La fede è in realtà la speranza , la possibilità di avere motivi per abitare la vita, per desiderare il meglio, per cercare contentezza e saper reggere la tristezza. L’esperienza progressiva di sé che si fa nella storia e che si compirà l’ultimo giorno, quando il tempo avrà fine: è la salvezza. La conversazione, la disponibilità allo scambio, la parola e l’ascolto non sono altro che il simbolo trinitario. Più persone che diventano uno. La voglia di entrare in relazione, la voglia di rompere il silenzio e la solitudine.

a cura di Romina Baldoni
usminforma@usminazionale.it

 

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