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CINDERELLA  MAN una ragione per combattere

Ron Howard

USA 2005

Può essere definito il film della speranza e dell’ottimismo, dei valori della famiglia e dell’onestà, anche se lo sport su cui intrattiene davvero non gratifica. “Cinderella man” - cioè “Cenerentolo” - è un nomignolo piuttosto strano e decisamente insolito, con cui è stato ribattezzato Jim Braddock campione del mondo dei pesi massimi il 13 giugno 1935 a New York. Il film viene diretto da Howard – un regista hollywoodiano noto soprattutto per la sua capacità di scegliere/privilegiare l’etica dei messaggi –  ed è interpretato dal celebre Russel Crowe, che riesce egregiamente a  reggerne il successo.

Lo storico protagonista salì sul ring fino al 1938 ma combatté valorosamente anche altre battaglie, tanto che la sua vicenda è già stata al centro di altri film. L’esempio della sua vita – scrive la critica – è in effetti così tipicamente ‘americano’ da essere di per sé un copione cinematografico. Jim è l’individuo che nel momento in cui tutto sembra crollare non si dispera – sottolinea la valutazione Pastorale della CEI – si rimbocca le maniche, vuole fortemente risalire la china. E non solo per sé ma soprattutto per la propria famiglia, per tenerla unita, per dare pace alla moglie e ai suoi figli. “Sul ring non picchia solo l’avversario, ma anche tutte le avversità della vita. E se il pugilato è sport di fronte al quale vanno prese opportune cautele – prosegue la CVF – per la dimensione violenta che lo caratterizza e il presupposto di un finale che elimina l’avversario (ecco perché ne indico la visione agli animatori), nel racconto resta sempre in primo piano la personalità limpida e forte di Braddok, il suo amore alla famiglia, la disponibilità al sacrificio, la sua integerrima dignità”.

a cura di Adriana Nepi e Mariolina Perentaler

    

La marcia dei Pinguini
Luc Jacquet
Francia 2005

Un documentario? Certo. Ma ha sedotto mezzo mondo sbancando in tutti i botteghini: è possibile a un documentario?

Quando racconta nell’incanto più rapito il miracolo universale e perenne della natura che genera “con e per amore”, forse il suo successo non stupisce più, diventa una lezione.

In America dove ha riscosso il maggior incasso, è stato eletto ad icona dei valori della famiglia.

La sua storia potrebbe incominciare così: “C’era una volta un re… anzi un imperatore”. Ogni fiaba che si rispetti inizia così. Ma questa è una fiaba molto reale in cui non mancano amore, magia, insidie, lieto fine e …voce narrante. Anche se il nostro pinguino imperatore, nell’infinito viaggio/carovana che intraprende con i suoi simili - e prosegue nel candido deserto gelato senza soste, senza ripensamenti, dapprima in cerca dell’amore e poi in difesa della propria tenera creatura a costo di ogni sacrificio - ha un linguaggio insuperabile! Eloquente, lirico e concreto ad un tempo. Commovente.

 Racconta di come la sopravivenza della specie possa dipendere da un enorme sacrificio dei suoi componenti. Di come la sua avventura per la vita si ripeta inosservata e meravigliosa con la ciclicità e il mistero che da sempre l’accompagna.

Ecco perché proporlo anche e soprattutto nella scuola. Siamo così disinteressati e superficiali di fronte ai prodigi ed ai problemi dell’ambiente che custodisce la vita! Forse, attraverso un film che narra di amore, sacrificio, rinascita e dedizione può diventare per tutti più facile prenderne coscienza e imparare a preservare i miracoli che ci circondano. Stiamo inventando mille storie immaginarie per evadere e contemplare prodigi di fantascienza, mentre rischiamo di ignorare e distruggere intorno a noi quelli veri, reali, viventi – con armi che si chiamano disinformazione ed egoismo.

Spazio alla contemplazione e al sogno d’amore che è la vita, ci dice “La marcia dei pinguini”!.

a cura di Adriana Nepi e Mariolina Perentaler

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