n. 2
febbraio 2004

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Chiamate alla comunicazione
Internet: dalla comunità ideale
a quella virtuale e ritorno...

di Fabrizio Mastrofini *

 

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L'idea di fondo di questo articolo è che lo sviluppo della rete stia già offrendo una grande opportunità di comunicare il Vangelo ai nostri contemporanei, donne e uomini, nei cinque continenti. Ma a patto che la presenza sulla rete e nella rete, avvenga all’insegna della “consapevolezza”. Infatti è stato detto e scritto1 che Internet porta con sé una rivoluzione nella comunicazione pari a quella realizzata dalla diffusione della stampa nell’epoca di Gutenberg. Oggi l’alfabetizzazione e il suo contrario, l’analfabetismo, sono di natura “tecnologica”: non basta dunque saper leggere e scrivere, ma occorre conoscere gli strumenti informatici, saperli utilizzare, e non solo, ma anche riuscire a sapersi districare nel grande oceano delle informazioni che possiamo ricevere. Dunque l’alfabetizzazione diventa un processo complesso, multifase, di formazione permanente, che presuppone una revisione continua dell’identità del fruitore, interrogata e messa in discussione dai nuovi sviluppi e dalla acquisizione di nuove idee. Ma solo se il fruitore avrà per proprio conto una sicura identità, potrà districarsi nei meandri della società dell’informazione, diventare utente consapevole, contribuire attivamente allo sviluppo sociale nel suo complesso e non essere solo consumatore. In pochi anni, considereremo “analfabeta” chi non comprende la tecnologia e “l’analfabeta” del futuro sarà la persona incapace di usare i nuovi mezzi e leggerne i messaggi2. Quanto all’interpretarli, almeno dal punto di vista ecclesiale qui vogliamo offrire qualche elemento di comprensione.

 

1 - Siti cattolici in Italia

Per accettare la sfida, per cogliere l’opportunità della rete, in Italia sono sorti in pochi anni oltre settemila siti cattolici, di documentazione, a servizio dell’evangelizzazione, ufficiali, di associazioni e gruppi, diocesi e parrocchie, Congregazioni religiose, riviste, movimenti.

I dati diffusi da Francesco Diani su www.siticattolici.it, indicano che al 4 settembre 2003, i siti effettivamente funzionanti erano 7.823. L’incremento maggiore, negli ultimi anni, è stato registrato dai siti di espressione culturale (Università, Istituti di Scienze religiose e, soprattutto, Centri Culturali) con un +35%, seguiti dalle Aggregazioni laicali (+30%). Sotto la media, invece, i siti della Chiesa istituzionale (Diocesi e Uffici Pastorali), cresciuti “solo” del 14% e del mondo dell’informazione popolato da giornali e riviste, case editrici, settimanali diocesani (+10,7%). E’ questa la categoria che comprende il sito della rivista per i catechisti, Catechisti Parrocchiali, delle Paoline che ha avuto l’onore di far tagliare il traguardo delle settemila presenze. A dimostrare questa presenza sempre più capillare della Chiesa basta osservare che i più numerosi sono i siti delle parrocchie (1643, pari al 23,5% del totale) e delle associazioni e movimenti ecclesiali che si attestano al 20,3% (1422 siti). Seguono, staccati, gli ordini e gli istituti religiosi, che sono all’11,4% (796) e via via gli altri, con quote inferiori al 10%.

 

2 - E la Vita Consacrata?

A proposito di esperienze “significative” e di grado di ufficialità dei siti, Giuseppe Romano, docente di “Comunicazione interattiva” alla Pontificia Università della Santa Croce di Roma3, ha distinto diverse tipologie di siti “cattolici”. A suo avviso, infatti, possiamo distinguere tra diversi livelli, mettendo al primo posto i siti istituzionali che esprimono il punto di vista ufficiale della gerarchia; seguono siti di servizio, come portali o motori di ricerca, siti tematici su temi devozionali, culturali o specifici; siti sociali intesi come luoghi di incontro e dialogo, chat, comunità o altro.

La definizione funziona molto bene a livello concettuale, ma forse un po’ meno quando si passa poi, concretamente, ad applicarla ai diversi siti che non solo troviamo ben codificati in rete ma anche per quelli che stanno evolvendo. Infatti, se la caratteristica della rete è nel proliferare delle informazioni e nel metterne a disposizione più di quelle che servono, si rende necessario trovare un modo di organizzazione delle informazioni, a beneficio dell’utente e del sito stesso, che in questo modo trova una maniera per venire più spesso frequentato e “chiamato”. Il “portale”4 diventa una risorsa preziosa nella misura in cui riesce a organizzare l’informazione e a presentare, già suddivisi per temi, altri siti, facilitando la ricerca dell’utente e facendolo diventare un cliente del portale stesso. Inoltre, la capacità di organizzare l’informazione è allo stesso tempo un indice di autorevolezza. Ad esempio, il sito ufficiale della Conferenza Episcopale Italiana è un “portale” nella misura in cui organizza le informazioni e la documentazione relativa alla presenza cattolica italiana ufficiale che si trova in rete, la quale è, a sua volta, un aspetto particolare ma vastissimo della più ampia realtà italiana.

A livello di Congregazioni religiose, molti siti sono in grado oggi di fornire indicazioni con dei rimandi o dei “links” ad altre realtà della stessa Congregazione o analoghe. In questo modo il sito si configura come un “mini-portale”, almeno relativamente a quei temi che interessano. Il sito della Conferenza dei religiosi e delle religiose australiani, ad esempio (www.aclri.org), presenta una fitta serie di collegamenti a indirizzi postali ordinari, ma anche a posta elettronica e siti Internet delle diverse Congregazioni presenti nel Continente. E anche siti di singole Congregazioni, soprattutto negli Usa, si presentano allo stesso modo. Mentre i siti di Case generali (uno per tutti: www.omiworld.org, per gli Oblati di Maria Immacolata), hanno dei “links” con le riviste della stessa Congregazione e con altre realtà in rete di diverse Province. E senza dimenticare l’esperienza importante delle Comboniane (www.femmis.org) che hanno realizzato un sito in grado di interagire rapidamente su temi di grande attualità e di impatto sociale per il lavoro delle Congregazioni femminili.

 

3 - Un esempio “storico”

Se finora abbiamo considerato la Vita consacrata solo a partire dai siti di singole Congregazioni, ricchi fin che si vuole, ma sempre comunque relativi a una singola Congregazione, dobbiamo anche dire che dal 1997 esiste in rete un’esperienza del tutto nuova nel settore, perché si pone come “punto di incontro” per la Vita Consacrata nel suo insieme. Si tratta del sito “Vidimus Dominum” (www.vidimusdominum.org), nato dal Congresso Internazionale dei Giovani Religiosi (Roma, 29 settembre - 4 ottobre 1997) il cui slogan era appunto “Vidimus Dominum”. In quell’occasione si sperimentò un sito Internet, destinato ad accompagnare i lavori del Congresso, mettendo a disposizione le relazioni, le voci del Congresso stesso, e “incrociandole”, per così dire, con notizie di attualità per collocare la Vita consacrata “nel mondo”. In questo modo il sito, a sua volta, è diventato un “portale”: apre una finestra su una realtà mondiale come la Vita consacrata, organizzando informazioni e fornendo una pista di lettura a chi in rete si occupa di tale tematica. Dal 1997 all’anno 2000, il sito Internet è rimasto sotto l’Unione Superiori Generali (USG). Attualmente è gestito dalla “Associazione Vidimus Dominum” di cui fanno parte oltre 130 realtà che vanno dalle singole Congregazioni alle Province, sia maschili sia femminili; ha un Consiglio di Amministrazione presieduto da don Tarcisio Scaramussa, salesiano, Consigliere per la comunicazione sociale. Sono due gli aspetti di maggiore rilievo e novità che costituiscono questo sito: la sezione “Il Giornale” e l’ “Area riservata”. Resta da accennare appena alla caratteristica multilingue: la base del lavoro è in italiano, e il sito si presenta con pagine di traduzione in inglese, francese e spagnolo. Fin dall’inizio, è stato “Il Giornale” il vero “motore” del sito, l’intuizione cioè che si dovesse parlare della Vita consacrata nel suo rapporto concreto, vivo e vitale con il mondo, dando spazio così a notizie e informazioni sulle attività di Congregazioni religiose, sulle frontiere di impegno della Vita consacrata, informando su convegni, fatti di cronaca, prese di posizione, ma sempre rispettando la caratteristica di eventi “paradigmatici” della condizione e dell’impegno della Vita consacrata. Guardando sia alle Congregazioni maschili sia a quelle femminili.

L’intuizione si è dimostrata valida e, anzi, ha costituito il vero successo del sito: infatti fino alla costituzione di “Vidimus Dominum” è mancata un’informazione specificamente rivolta alla Vita consacrata. Il sito ha colmato un reale vuoto informativo, e ha interpretato un’esigenza sotterranea, forse, ma molto forte. Attualmente le modalità di accesso alle notizie de “Il Giornale” sono due: attraverso il collegamento alle pagine del sito internet, oppure via posta elettronica. Esiste una “mailing list” che riceve, in modo del tutto gratuito, via e-mail, le notizie di aggiornamento quotidiano e che negli anni è progressivamente cresciuta di numero, fino a sfiorare le 11 mila persone, cui si aggiungono, ovviamente, le diverse migliaia di “contatti” mensili via Internet. Spicca naturalmente, anche per la storia del sito, la presenza delle Congregazioni maschili, anche nella quantità delle notizie che le riguardano; mentre restano ancora in secondo piano le Congregazioni femminili, non perché facciano meno o abbiano meno da dire, ma forse per una maggiore ritrosia o minore abitudine a presentarsi all’esterno.

Tra gli altri servizi che si offrono nel sito – con le diverse sezioni di riflessione e approfondimento – c’è la possibilità di accedere alla cosiddetta “Area riservata”, un settore dedicato alle Congregazioni che vi aderiscono e che possono gestire attraverso una “user name” e “password”, che regola gli accessi e gestisce l’informazione o i dati contenuti nel settore specifico.

Al primo posto, nell’“Area riservata”, c’è l’Unione Superiori Generali (USG), che ha deciso, dalla metà del 2002, di dotarsi di questo strumento per entrare nel mondo della rete e offrire ai Superiori generali la possibilità di avere “on line” documenti integrali, circolari o informazioni difficilmente accessibili in altro modo o da ricevere con mezzi di comunicazione più tradizionali.

In maniera discreta, troppo lenta per alcuni, già così troppo veloce per altri, “Vidimus Dominum” sta realizzando un cambiamento di grande portata: parlare e far parlare della Vita consacrata, dandole una visibilità pubblica, fornendo un luogo virtuale ma da tutti raggiungibile, dove potersi informare, aprire dibattiti, diventare luogo di confronto. I dibattiti o le discussioni riservate al chiuso delle diverse Congregazioni oppure ai consessi ufficiali, trovano in “Vidimus Dominum” una proiezione pubblica. Attraverso le notizie, si vengono a conoscere iniziative o tematiche al centro dell’attenzione di altre Congregazioni: si condivide il sapere, si fa tesoro dell’esperienza altrui, si parla degli altri e magari si fa strada anche la domanda: perché si parla poco della mia Congregazione? Secondo i loro tempi, le Congregazioni stanno scoprendo che al di là dei bollettini o notiziari interni, ci sono delle attività che meritano di venir conosciute all’esterno della Congregazione stessa, perché appunto c’è un messaggio da mandare e un pubblico intercongregazionale che ascolta. E “Vidimus Dominum” sta facendo maturare la consapevolezza che la Vita consacrata nel suo insieme abbia oggi ben più di qualcosa da dire.

Ci siamo soffermati in maniera più dettagliata sul sito “Vidimus Dominum” perché al suo interno coesiste una pluralità di filosofie, che è assai difficile trovare tutte raccolte all’interno di un unico sito. Infatti l’informazione che vi si trova non riguarda una sola Congregazione, come avviene per altri siti anche assai ben congegnati e ricchi di notizie, ma si fornisce una panoramica sull’insieme della Vita consacrata. Allo stesso tempo il sito fornisce riflessioni, materiale di documentazione, la possibilità di una interazione e un’Area riservata dedicata ad una pluralità di soggetti istituzionali. E’ dunque un sito cattolico nella sua concezione di fondo ma operante su Internet con una mentalità “laica”, aperta al nuovo linguaggio della comunicazione.

Il linguaggio infatti è il discrimine per distinguere una “vecchia” ed una “nuova” comunicazione. Anche su Internet, diversi siti sono semplicemente pensati come dei testi scritti, ben scritti, naturalmente, ma si tratta della pura e semplice trasposizione in formato elettronico di qualcosa nato da una mentalità cartacea. Invece la comunicazione efficace in rete è efficace, appunto, se più rapida, aggiornata, plurilingue, interessante perché generale ma non generalista. Di solito qualcuno di questi aspetti manca nei siti di Congregazioni religiose ed è raramente presente nei siti istituzionali, a volte troppo complessi e dove raramente si trovano interviste o commenti, che sono invece forme più rapide di comunicazione e che consentono di viaggiare lungo i binari dell’approfondimento.

 

4 - Problemi ed efficacia comunicativa

Quali sono gli ingredienti di una presenza efficace su Internet? Ed è davvero utile essere in rete, considerando le forze necessarie e la spesa che comunque occorre affrontare?

La risposta non è univoca, ma dipende dalle finalità e dall’uso che ogni singola Congregazione intende fare, o che intende fare un gruppo di Congregazioni. Essere presenti sulla scena del mondo è infatti una scelta alla quale non ci si può sottrarre, per riuscire a parlare e a comprendere il linguaggio degli uomini e delle donne di oggi. Ma Internet non ha solo questo aspetto, piuttosto occorre soffermarsi a riflettere sulle caratteristiche che ha la presenza in rete.

Dal punto di vista informativo, certo non si può prescindere dal far conoscere le proprie attività ed Internet fornisce una opportunità in questa direzione. Tuttavia il punto debole di molti siti è nella possibilità di eseguire degli aggiornamenti tempestivi, puntuali, frequenti, in modo da poter dare delle reali informazioni sulle attività dell’Istituto. E qui si verificano le maggiori difficoltà: tanti siti sono poco aggiornati oppure vengono inseriti dei testi senza indicazione di data, vanificando l’efficacia della presenza in rete. Eppure, se gli aggiornamenti ci sono, la ricchezza informativa risulta veramente notevole. Un esempio può valere per tutti e riguarda il sito Internet della Conferenza delle Religiose statunitensi, la Leadership Conference of Women Religious (www.lcwr.org). Nel sito sotto la voce “Press Releases” vengono inseriti con tempestività i comunicati stampa relativi ad attività o a prese di posizione su temi sociali di rilievo. Spiccano le lettere inviate nel corso del 2003 al Presidente Bush, insieme alla Conferenza dei Superiori (www.cmsm.org) sulla situazione in Iraq. Se non ci fosse il sito, e se non venissero inseriti i documenti, chi potrebbe conoscere queste importanti iniziative?

Dal punto di vista formativo ed informativo insieme, un esempio importante viene dalle Province Domenicane degli Usa, sia maschili che femminili, attraverso il sito www.domlife.org, che presenta delle caratteristiche assai interessanti. Prima di tutto perché porta degli aggiornamenti molto frequenti ed ha notizie attuali sulle attività in corso, sulle iniziative, su temi teologici e sociali di rilievo ed utili da conoscere. Ma la caratteristica di punta del sito è nella possibilità che viene data agli utenti di reagire ad un testo letto on line e scrivere il proprio commento, che viene inserito in tempo reale e senza censura da parte del “webmaster”. E’ un rischio, certo, ma anche una opportunità molto interessante e indica che ci si dirige verso una reale interazione.

  

5 - L’interattività, nuova frontiera

E’ quest’ultimo aspetto che vogliamo prendere in considerazione in maniera specifica. Internet infatti consente – o potrebbe consentire – una forma davvero nuova di interattività, tutta da esplorare e – crediamo – di grande interesse per la Vita consacrata. La frontiera qui riguarda il tema delle “comunità virtuali”. Secondo alcuni studiosi5, le diverse forme di presenza in rete si possono distinguere a seconda dell’impostazione “verticale” oppure “orizzontale” dei siti, se permettono lo scambio alla pari o siano strutturati in maniera gerarchica da un centro verso una periferia. L’esperienza dei siti delle religiose è spesso diversa. Infatti esistono delle possibilità nuove, sfruttate da una Congregazione come le Sisters of Mercy (www.sistersofmercy.org) negli Usa, in cui nel sito si offre la possibilità di iscriversi ad una “newsletter”, di frequenza almeno settimanale, che fornisce notizie varie sulle attività della Congregazione nelle diverse zone del mondo e in coda ad ognuna delle notizie c’è l’indicazione dell’indirizzo di posta elettronica della religiosa di riferimento oppure il “link” ad un sito internet ulteriore sempre della Congregazione, magari di qualche altra Provincia che cura specificamente l’attività in questione. In questo modo, si sviluppa una impostazione che potremo forse definire, in termini nuovi, non solo “orizzontale” ma anche “circolare”: non ci si limita a distribuire informazioni a tutti gli interessati e comunque al circuito più vasto possibile, ma si dà agli utenti lo strumento per approfondire e moltiplicare ulteriormente il canale informativo con la possibilità del contatto con la fonte e la successiva eventuale moltiplicazione verso altri lidi.

Chi scrive ha operato in questo senso già in diverse occasioni, trovando ad esempio spunti per possibili articoli nei siti di Congregazioni o attraverso le notizie di attività fatte o da svolgere. Così si è potuto entrare in contatto con gli organizzatori, ricevendo da loro ulteriore materiale o realizzando in diversi casi delle interviste attraverso la posta elettronica, inviando domande e ricevendo delle risposte. In questo modo l’informazione ha avuto un percorso di andata e ritorno ma nel ritorno era stata resa diversa, più ricca, dunque in grado di interessare un numero differente di lettori. In diversi casi, la Congregazione coinvolta in questo scambio si è resa protagonista di una nuova fase di moltiplicazione, segnalando ai propri settori periferici o agli uffici di corrispondenza, presso le ONG o le Nazioni Unite, l’esistenza di una o più notizie sulle loro attività. Da orizzontale, l’informazione ha trovato un canale circolare per aumentare il numero degli interessati e dunque lo stesso raggio di azione.

Ma proprio in questo modo si apre una via nuova di comunicazione. Si parla infatti di Internet come del posto in cui nascono e si sviluppano delle “comunità virtuali”. A partire dagli studi di autori come Ronald Rheingold, già all’inizio degli anni Novanta, l’idea di “comunità virtuale” ha fatto strada, definendosi come un gruppo di individui che nella rete trova lo spazio per cementare interessi comuni, per dialogare, scambiarsi idee, anche realizzare attività di tipo solidaristico e di volontariato, creando rapporti nuovi. Ma cosa accade quando invece la comunità già esiste nel mondo reale? Questo è il percorso inverso che può infatti compiere la Vita consacrata: non passare dalla comunità virtuale alla comunità reale, come accade nella esperienza comune di tanti che prima si conoscono in rete e poi nella realtà, bensì allargare al virtuale una comunità reale già presente.

Per Clif Figallo, animatore di “The Well” insieme proprio a Rheingold, gli elementi portanti della comunità virtuale sono: l’autopercezione dell’appartenenza comune, la costruzione di una ragnatela di relazioni, lo scambio continuo su temi cui si attribuisce valore, la condivisione di storie e relazioni durature e la possibilità di partecipare a più gruppi, secondo lo schema di un processo aperto, dinamico, interattivo ed interindividuale, regolato in modo solidaristico e che tende alla formazione di una identità collettiva. Tutti aspetti che per una comunità religiosa, sono già presenti. E dunque il caso delle Congregazioni è – crediamo sempre di più – un vero e proprio “esempio tipico”. Infatti la comunità reale già esiste ed è quella della Congregazione, appunto, ai suoi diversi livelli. Se esiste un sito della Casa generale è perché esiste una comunità reale preesistente ed attiva nei diversi territori delle nazioni in cui è presente ed il legame tra le Province è reale ed effettivo. Allora lo spazio virtuale di Internet può soltanto rafforzare e semmai estendere la realtà comunitaria, offrendo possibilità nuove di interscambio e dialogo.

Questa è la strada da esplorare per la Vita consacrata ed è la nuova opportunità che la rete offre: favorisce infatti, e prima di tutto, la dimensione orizzontale della velocità, della possibilità di far conoscere le idee, le esperienze, nel momento stesso in cui si verificano e in tutte le realtà in cui la Congregazione è presente.

Naturalmente restano ferme le riserve di fondo sulla comunicazione elettronica in senso “generale”: per la Chiesa è importante il legame con una comunità viva, è fondamentale il contatto interpersonale per far scattare la molla dell’evangelizzazione; l’incontro è sempre con una persona reale, sul modello dell’incontro con Cristo.

Ma se queste considerazioni valgono per la comunicazione dalla Chiesa al mondo e dal mondo alla Chiesa, se ne deve dare una valutazione diversa nel momento in cui ci poniamo all’interno di una realtà ecclesiale, in cui invece può crearsi un nuovo modo di relazione comunitaria. Quando la comunità già esiste, può allargarsi ancora, utilizzando le potenzialità elettroniche e cementandosi come comunità “virtuale”. Le possibilità dei mezzi diventano nuove potenzialità espressive o comunicative. Ad esempio nel caso di una Congregazione religiosa, che per quanto vasta è pur sempre un gruppo con caratteristiche comuni e dunque è relativamente più facile che al suo interno possano svilupparsi forme di aumento delle informazioni e di scambio di idee, di progetti, di testimonianze. L’ipotesi di un Capitolo generale – la cui fase preparatoria dura anni – è l’esempio di come, a differenza che in passato, una intera Congregazione possa venire coinvolta, fino alla più remota delle sue case, dove magari non c’è un apparecchio televisivo ma facilmente esiste un collegamento on line. Diverse Congregazioni stanno percorrendo questa strada e stiamo assistendo, proprio in questi anni, ad una fase nuova della e nella Vita consacrata: la nascita cioè di una religiosa e di un religioso più aperto ad una dimensione extra-locale e con maggiore attenzione alla realtà specifica inter-locale, che tende ad organizzare la conoscenza degli spazi che attraversa. La rete virtuale, nella misura in cui si infittisce, rafforza insomma la ricerca di maggiore consapevolezza, diminuisce la chiusura e la atomizzazione, aumenta le relazioni sociali. Certo, a patto che il cambiamento sia guidato, organizzato, gestito, faccia parte integrante di un progetto a livello Congregazionale. Ma il rischio è poca cosa, crediamo, rispetto ai vantaggi e alle interconnessioni possibili. Un primo evidente risultato pratico si avrà già nei prossimi mesi e in vista dell’importante appuntamento di novembre 2004, quando proprio a Roma si svolgerà il Congresso mondiale della Vita consacrata, maschile e femminile, sul tema “Passione per Cristo. Compassione per l’umanità”, organizzato da USG e UISG, e che sarà veicolato a livello mondiale proprio attraverso “Vidimus Dominum”. Dunque Internet è stato scelto come il mezzo privilegiato per diffondere informazioni ed attraverso il sito, “punto di incontro” per consacrati e consacrate, sarà possibile assistere ai primi passi di una comunità virtuale di nuovo tipo, basata su comunità reali. La strada è comunque lunga, faticosa, prevede la collaborazione e la messa in secondo piano di tanti particolarismi, ma è già tracciata.

Il gesuita Paul Soukup6, dell’Università di Berkeley, commenta così che le nuove tecnologie portano una rivoluzione paragonabile a quella che fu della stampa scritta, cioè la possibilità di «trovare informazioni, creare comunità», sviluppare ricerca, offrendo “nuove strade” alle comunità religiose per farsi conoscere. «Virtualmente, ognuno può pubblicare on line e può farlo con o senza il sostegno della comunità».

Per gruppi omogenei – comunità religiose, parrocchie, associazioni – può essere un modo per interagire e velocizzare le comunicazioni, ma anche per ottenere dei risultati dal punto di vista della formazione, utilizzando le tecnologie. Per la Chiesa comunque – secondo Soukup – si profila il rischio che il collegamento virtuale “stacchi” le persone dal riferimento alle comunità reali e che «il tempo trascorso on line corrisponda a minore tempo con la comunità locale o la parrocchia». In questo aspetto c’è una problematica da prendere in considerazione, perché «molti partecipanti on line cercano un senso di comunità che non trovano nelle loro chiese locali. Per ovviare a questo problema, lo sforzo di evangelizzazione può e dovrebbe promuovere una connessione interattiva tra la gente», che nel medio periodo potrebbe portare nuovi modi per riunirsi, segnati da una “orizzontalità” di presenza. Tuttavia, secondo padre Soukup, c’è una domanda individuale molto forte e la Chiesa deve rispondere, soprattutto perché “le comunità locali devono affrontare una trasformazione e diventare luoghi di ascolto, accoglienza, calore”. “La cultura digitale richiede flessibilità: non si possono semplicemente trasferire risorse in forma elettronica. L’evangelizzazione nella cultura digitale sarà diversa dall’evangelizzazione sviluppata dalla Chiesa negli ultimi secoli. Anche qui, l’obiettivo sarà concentrato su Cristo e non sui metodi passati”. Lo sa bene chi segue l’esperienza portata avanti da suor Nella Letizia, che dal convento delle clarisse di Rimini gestisce una “grata elettronica”: le persone si possono rivolgere a lei via e-mail ponendo domande o esprimendo interrogativi sulla propria fede. Un’esperienza che si raggiunge attraverso il sito www.giovani.org, promosso dalla Conferenza Episcopale Italiana.

In questo modo sta cambiando, lentamente, la comunicazione della fede, stanno cambiando le modalità e il linguaggio stesso. Attraverso la rete si scoprono le possibilità di entrare in contatto non più o non solo da uno a molti ma “molti-molti”, espandendo le opportunità di interscambio e di comunicazione. Occorre ancora esplorare una modalità organizzativa, per passare alla fase progettuale, ma la strada della “comunità virtuale” è aperta.

  

6 - Produrre conoscenza

Torniamo all’esempio di “Vidimus Dominum”, da cui siamo partiti. Non è esagerato dire infatti che questo sito, oggi, stia “producendo conoscenza”, nella misura in cui procede allo scambio e alla condivisione di informazioni, comunicando in rete. Infatti, anche se lentamente, si produce “interazione”. E’ probabilmente vero che il “salto” alla comunicazione elettronica e ad un uso consapevole della rete da parte delle Congregazioni e della Chiesa richieda ancora molto tempo. Stiamo assistendo effettivamente a fenomeni nuovi, che si chiamano comunicazione e “rete”, ovvero un modello in cui a partire da un solo punto, si può parlare a molti in modi impensabili in passato. Mentre ancora quarant’anni fa bisognava avere dei mezzi molto potenti – giornali e televisioni e radio, per intenderci – oggi le tecnologie consentono di ottenere il risultato di rivolgersi ad un pubblico molto vasto a costi assai minori, infinitamente minori anche se alti per una singola Congregazione. Da qui la necessità delle “sinergie” ma soprattutto la necessità di cominciare una riflessione più organica sulle modalità della comunicazione. Il che significa chiedersi quali linguaggi utilizzare per annunciare il Vangelo, mettendo in secondo piano un approccio che enfatizza i rischi della rete ma che rischia proprio per questo di restare limitato ad un ambito più moralistico, legato alla paura di un confronto vero con la realtà. Se Internet è una opportunità, anzi una “nuova frontiera”, una “mentalità” adatta alla rete ha delle caratteristiche di ricerca di linguaggio nuovo, e parte dall’idea che nel grande oceano delle informazioni, la “carta vincente” ha i volti della specializzazione, della scelta di un particolare settore di cui ci si occupa e del presentare una possibilità formativa che organizza le informazioni secondo una particolare chiave di lettura. Il valore aggiunto è la comunità virtuale, che parte dal rapporto personale preesistente e prosegue sul piano elettronico per tornare poi al livello del contatto interpersonale. Ma a patto di condividere lo stesso nucleo di valori e di interessi, cioè di far parte in precedenza di una comunità reale, ovvero di potersi identificare all’interno di un gruppo più omogeneo di modelli di riferimento e dunque di valori7.

 

 Bibliografia

V. Comodo - G.F. Poli, Cliccate e vi sarà @perto, Torino, Effatà, Milano 2002.

F. Mastrofini, «Interattività e Vita Consacrata», in Vita Consacrata, n.5/2003, pp. 540-547.

Id., «Internet nella vita della Chiesa: sfida, rischio, opportunità», in Aggiornamenti Sociali, n.09-10/2003, pp. 616-625.

A. Pascale, «E-learning: produrre conoscenza comunicando in rete», in Rinnovare la Scuola, n. 18-2002, pp. 5-18.

P. Soukup, Christian Communication, Greenwood, New York 1989.

P. Soukup, Challenges for Evangelization in the Digital Age, Relazione tenuta il 3 aprile 2003 al Congresso continentale «Iglesia y Informatica», Monterrey, Messico.

   

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