n. 9
settembre 2011

 

Altri articoli disponibili



 

Ogni giorno al ritmo della Parola
 

di MARIAMARCELLINA PEDICO

 

trasp.gif (814 byte)

trasp.gif (814 byte)

trasp.gif (814 byte)

trasp.gif (814 byte)

Da oltre trentacinque anni la Bibbia è nelle mani del popolo di Dio, in particolare delle persone consacrate, sia per la Liturgia delle Ore, sia per la lectio divina personale e comunitaria. «Questa – dice Enzo Bianchi - è la più grande grazia che il Signore ha fatto alla Chiesa e che la vita religiosa ha saputo accogliere». A volte, tuttavia, la Liturgia delle Ore non sempre è considerata come norma di ogni preghiera cristiana e luogo privilegiato della presenza della parola di Dio. Sappiamo che la sua struttura comprende: testi biblici (salmi, cantici, letture), testi di afflato biblico (inni,letture patristiche, responsori, preghiere…), testi magisteriali e agiografici.

Senz’altro, i brani della Bibbia prevalgono su tutti gli altri e, tra di essi, quelli salmici li superano di gran lunga. A ragione si può affermare che i salmi sono il linguaggio privilegiato della Liturgia delle Ore.

 Il Salterio, fin dai primi secoli, è il libro per eccellenza della preghiera ecclesiale. E lo stesso Signore Gesù nella sua vita terrena ha pregato coi salmi, e continua oggi a pregare con noi. Coi salmi hanno pregato la Vergine Maria e tutte le generazioni cristiane. La Liturgia delle Ore proponendoci la recita dei salmi mette sulle nostre labbra il canto di risposta con la stessa parola di Dio: come tutte le altre pagine della Bibbia divinamente ispirate, i salmi sono vera e appassionata preghiera dell'uomo. In tal modo si avvera quanto dice Paolo: «Nemmeno sappiamo che cosa sia conveniente domandare, ma lo Spirito stesso intercede con insistenza per noi, con gemiti inesprimibili» (Rm 8,26). Lo Spirito Santo dunque, «che ha parlato per mezzo dei profeti» ed è l'autore principale dei salmi, prega con la nostra voce e assicura alla nostra implorazione il gradimento del Padre. Sarebbe interessante introdurci alla comprensione dei salmi considerando i vari sentimenti dell’animo umano da essi manifestato: gioia, riconoscenza, rendimento di grazie, amore, tenerezza, entusiasmo, ma anche intensa sofferenza, richiesta di aiuto e di giustizia, che sfociano talvolta in rabbia e imprecazione. Nei salmi l’essere umano ritrova se stesso interamente.

«Quale uomo, dotato di sensibilità - s’interroga sant’Ambrogio - non arrossirebbe di concludere la sua giornata senza la recita dei salmi, dal momento che anche gli uccelli piccolissimi accompagnano il sorgere del giorno e della notte con un atto di pietà abituale e con un dolce canto?». «Che cosa vi è di più bello del salmo? - si domanda ancora sant’Ambrogio -. È benedizione per i fedeli, risponde il vescovo di Milano, lode a Dio, inno di lode del popolo, plauso di tutti, parola universale, voce della Chiesa, professione in canto della fede, espressione di autentica devozione, gioia di libertà, grido di giubilo, esultanza di letizia. Il salmo mitiga l'ira, libera dall'angoscia e solleva dalla tristezza. Nella notte protegge, nel giorno insegna, è scudo nel timore, festa nella santità. Come una cetra, sa ricavare un’unica melodia da suoni diversi e diseguali. Lo spuntare del giorno fa risonare il canto del salmo, col canto del salmo risponde il tramonto».

Come tradurre in esperienza di vita la Parola che la Liturgia delle Ore ci offre ogni giorno? In quel libretto succoso di Amedeo Cencini: La vita al ritmo della Parola, - espressione suggestiva che ha ispirato il titolo di questo Editoriale - viene proposto un itinerario di lectio divina a ritmo quotidiano, settimanale, mensile, annuale, e si privilegia quello quotidiano ritenuto essenziale e fondante. Su di esso concentriamo la nostra riflessione. La lectio del mattino normalmente apre la giornata dei consacrati, i quali credono nella Parola, si nutrono di essa, e solo di essa. L’approccio meditativo mattutino è bene che sia rivolto alla Parola offerta dalla liturgia del giorno, intesa come Parola che il Padre ha preparato oggi per tutti i suoi figli. Parola sempre nuova, stabilita dalla Chiesa e non scelta dal singolo. Parola che in quel giorno si ascolta in ogni comunità di credenti e in ogni parte della terra. «Oggi» il Padre mi dona quella Parola, perché si compia nella mia storia, come quella volta che Gesù commentò il brano d’Isaia nella sinagoga di Nazaret: «Oggi si è adempiuta questa scrittura» (Lc 4,21). Occorre giungere alla libertà di lasciarsi educare, formare e trasformare dalla Parola celebrata ogni giorno nell’Eucaristia e nella Liturgia delle Ore.

 L’approccio mattutino alla Parola del giorno non si esaurisce in quel momento, poiché la sua comprensione continua lungo la giornata. È necessario che il consacrato si porti via dalla meditazione un’espressione, un versetto, una scena o immagine precisa e la lasci penetrare nel proprio cuore, per esservi custodita e conservata. Durante il giorno dovrà diventare la radice di ogni gesto e pensiero, affetto e desiderio, in modo che tutto nell’essere e nell’agire del consacrato trovi in essa la propria sorgente e forza. In questo modo cresce, giorno dopo giorno, la familiarità profonda e appassionata con la Scrittura, mentre la Parola del giorno rimane nel cuore e nella mente. Proprio questo rapporto tra la Parola del giorno e il consacrato dà luogo a quel processo di incarnazione della Parola che ne renderà più comprensibile il mistero. Attraverso di esso si viene a creare come un filo rosso che lega tra loro tutti gli istanti della giornata, dando unità alla vita e alla personalità del consacrato.

A sera, l’incontro con la Parola che ha aperto la giornata, e che è proseguito lungo il giorno, non cessa, ma continua ancora. In altre parole, la lectio prosegue con la preghiera di Compieta, posta al termine del giorno. È il momento in cui le voci tacciono e le tensioni s’allentano, ed è un’altra la luce quieta che illumina gli occhi e rende mente e cuore capaci di comprendere. Ora la Parola ti osserva, ti fissa, ti rivolge uno sguardo tenero e pure severo, ti accusa e ti ferisce, ti risana e ti salva, ti chiama e t’accarezza, ti trafigge il cuore. È il momento in cui assume importanza l’esame di coscienza a partire, anch’esso, dalla Parola del giorno. In tal modo non sarà mai ripetitivo e scontato, anzi farà conoscere sempre aspetti nuovi della mia povertà e debolezza, della mia dedizione e fedeltà. Così la conoscenza di me, del mio mondo interiore, mediante l’accoglienza della Parola, cresce assieme alla conoscenza di Dio.

L’intera giornata è come avvolta nella Parola vivente di Dio che suscita e nutre la fede. Allora si può pregare con Simeone: «Ora lascia, Signore che il tuo servo vada in pace, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza» (Lc 2,29-30). La persona consacrata prega così al termine della giornata, di ogni giornata, perché ogni giorno vissuto alla luce della Parola è per lei il tempo in cui si compie la salvezza. La giornata è proprio finita, attraversata dalla Parola che si è compiuta in essa. E l’animo è pieno di gioia, quella gioia serena e distesa che concilia il sonno e prepara ad una nuova giornata, in cui un’altra Parola si compirà. Con la sua costante fedeltà alla celebrazione della Liturgia delle Ore e della lectio divina, la persona consacrata un po’ alla volta giunge alla maturità spirituale, e ad assumere gli stessi sentimenti di Cristo Gesù (cf Fil 2,5).

Amiche lettrici e cari lettori, il fascicolo di Consacrazione e Servizio che avete tra le mani - il n. 9° del 2011 - si apre con le solite due rubriche. Nella prima: «Vi affido alla Parola», Bruno Secondin indugia - alla luce della Verbum Domini - su una espressione suggestiva, e cioè la Chiesa vista come «La casa della Parola». L’altra rubrica: «E tu chi dici che io sia?», ospita un’intervista di Paola Bignardi ai coniugi Sabrina Vecchi e Riccardo Bettucci, ambedue impegnati nel servizio alla parrocchia e alla diocesi di Fermo. La rubrica «Orizzonti» arricchisce il fascicolo con due studi. Nel primo, Laura Tortorella, Direttore didattico dell’Istituto «Mulieris dignitatem», presso il Seraphicum, informa sulla mattinata di studio svoltasi a Roma il 28 maggio 2011, sull’intraprendenza femminile nella Chiesa e nella società. Nel secondo studio, Giancarlo Rocca, docente alla Gregoriana, presenta il volume sulla storia delle Figlie di Maria Ausiliatrice, pubblicato in occasione dei 150 anni dell’Unità d’Italia.

Una parola particolare per il «Dossier» dedicato a: «La Chiesa vive della Parola». Vi sono raccolti quattro studi sulla «Verbum Domini». I primi tre riguardano le relazioni presentate Domenica 6 marzo 2011 nel «Pomeriggio a più voci»: un incontro promosso e organizzato dal nostro Centro Studi (si veda Consacrazione e Servizio n. 5/2011, 38-42). Dal 2007 al 2011 la nostra rivista per altre cinque volte ha privilegiato il tema sulla Parola di Dio, della quale i consacrati sono chiamati ad essere «esegesi vivente». Al riguardo si vedano i Dossier: n. 3/2007: «Ripartire dalla parola di Dio»; n. 6/2008: «La Parola di Dio è viva ed efficace»; n. 1/2009: «La parola di Dio nella trama della storia»; n. 2/2009: «Ascoltare la Parola nella città»; n. 3/2011: «Sulla tua Parola…». Seguono: la rubrica «Religiose digitali» a cura di Caterina Cangià, l’esplorazione sulla musica (Giulio Osto), le segnalazioni di libri (Rita Bonfrate e Emma Zordan). Un’attenzione va data al volume indicato dal «Libro del mese»: Gesù di Nazaret di Benedetto XVI, presentato da Marcella Farina, docente all’Auxilium. Un numero ricco di provocazioni e opportunità. Buona lettura!

Maria Marcellina Pedico
Serve di Maria Riparatrici
Via Monte Velino, 30 - 00141 ROMA
m.pedico@smr.it