La
festa della Trasfigurazione il 6 agosto rischia spesso di venire
trascurata per la sua collocazione feriale. Proponiamo dunque un ascolto
musicale che dia risonanza alla sua celebrazione. L’esperienza del Tabor
può aiutarci ad affacciarci alla qualità musicale della contemporaneità,
perché ci introduce in un’esperienza di bellezza, di metamorfosi, di
rivelazione. Non è forse il nostro un tempo di grandi cambiamenti? Non è
doveroso abitarlo con una metamorfosi anche del nostro ascoltare? Spesso
non siamo mai stati introdotti e allenati a incontrare la musica «colta»
di oggi, a causa di molti pregiudizi, poca conoscenza e un’immotivata
allergia a linguaggi che vadano oltre il già noto, il commerciale e
l’immediatamente orecchiabile. Poiché la ricerca musicale contemporanea
è abitata in modo densissimo da un variegato confronto sia con
l’esperienza religiosa che con il messaggio cristiano tout court,
proponiamo l’azzardo di ascoltare La Transfiguration de Notre
Seigneur Jésus-Christ (1969) di Olivier Messiaen
(Avignone 1908-Parigi 1992).
Caleidoscopio
musicale della Grazia
Olivier Messiaen: genio cattolico del Novecento. Cattolico per la
fede, ma anche per la capacità di vivere un ascolto «secondo il tutto»
della realtà (katà-olon, cattolico). Un uomo ospitale a
tutti i soffi dello Spirito. Dall’interesse per la musica medievale e il
canto gregoriano fino allo studio del canto degli uccelli. Dalla musica
modale ai linguaggi delle avanguardie musicali. Dalla Summa di
Tommaso alla creazione di una teologia musicale contemporanea. Dalla
composizione allo sviluppo di una propria estetica musicale. Dalle
partiture alle loro minuziose spiegazioni. Tonalità e dissonanze. Suoni
e colori. Musica e luce. Occhio e orecchio. Sinestesia: legame,
relazione, unità. Grazia.
Così egli scrive: «La musica è, in effetti, un perpetuo dialogo tra lo
spazio e il tempo, tra il suono e il colore, dialogo che approda a una
sintesi: il tempo è uno spazio, il suono è un colore, lo spazio è un
complesso di tempi sovrapposti, i complessi di suoni esistono
simultaneamente come complessi di colori. Il musicista che pensa, vede,
ascolta, parla per mezzo di queste nozioni fondamentali può, in certa
misura, avvicinarsi all’Al di là. Questo è forse il senso significante e
anche il senso direzionale della musica».
La Trasfigurazione:
ascoltare la luce
La composizione de La Transfiguration occupò Messiaen dal 1965 al
1969. Si tratta di un’opera dall’architettura cristallina con 14
movimenti distribuiti in due settenari. È una composizione per coro
misto, orchestra e sette (ancora) strumenti solisti:
flauto, clarinetto, vibrafono, xylomarimba, marimba, violoncello e
piano. La durata è di circa due ore. I due settenari sono
speculari e quindi ogni brano rimanda al suo riflesso. Attraverso questo
intreccio l’ascoltatore può vivere un passaggio, un approfondimento del
mistero fatto risuonare. I testi cantati sono tutti in lingua latina.
Quelli del primo settenario sono tratti principalmente dalla Bibbia,
mentre nel secondo troviamo citazioni dalla Summa Teologica di S.
Tommaso d’Aquino e altri testi tratti dalla liturgia della festa.
Abbiamo un intreccio tra Scrittura e teologia, narrazione, riflessione e
celebrazione. Questo spiega la maggior durata del secondo settenario. La
distribuzione della narrazione evangelica (Mt 17,1-9) in quattro
momenti articola la messa in scena tra l’ascesa e la luce
nel primo settenario (1-3) e la teofania e la discesa
nel secondo (8-11).
Il gioco di specchi dei due settenari intende rappresentare la
scena evangelica del Cristo trasfigurato tra Mosè ed Elia. La musicalità
di Mosè è imponente, mentre quella di Elia è leggera. I corali che
concludono il primo e il secondo settenario rispettano queste tonalità:
il primo (7) pianissimo, come la “brezza leggera”, il secondo
(14) un fortissimo, da “terremoto”. Come per tutte le sue
composizioni anche in questo caso Messiaen esplicita tutte le sue
scelte. Offriamo un veloce sguardo ai singoli brani riproponendo le note
dell’autore.
Primo settenario:
ascesa e luce
1. Assumpsit Jesus Petrum, et Jacobum, testo di Mt 17,1-2.
«Introduzione ritmica attraverso percussioni metalliche. Il passo
evangelico è reso da un recitativo con un rallentamento e vocalizzo
sulle parole transfiguratus est».
2. Configuratum corpori claritatis suae, due testi, Fil 3,20-21 e
Pr 7,26 e Candor est lucis aeterne, che ritorna ben tre volte nel
primo settenario (2,5,6). «Riprende l’idea della luce. Quando Cristo
risplenderà di luce, noi saremo risorti, non appena avremo
l’irradiazione della luce. Il suono di un uccello africano gioiosamente
proclama ciò che il tenore interpreta nel testo expectamus».
3. Christus Jesus, splendor Patris, testo del Sal 77,19.
«Continua l’idea della luce, anche se si tratta di una forma superiore
di luce: simbolo di qualcosa. La tua luce illumina il mondo.
[...] Una imponente serie di accordi proclama la maestà del Cristo,
la rivelazione della persona del Padre. Il canto del gufo
esprime venerazione».
4. Et ecce apparuerunt continua il racconto, Mt 17,3-4.
«Introduzione ritmica del vangelo con un recitativo».
5. Quam dilecta tabernacula tua, con il Sal 84,2-4 e di nuovo Pr
7,26 (2). «Signore - disse l’apostolo Pietro - è bello per noi stare
qui». Il salmo 84 afferma: «Quanto sono amabili le tue dimore ... e i
tuoi altari, Signore, Dio degli eserciti». Le voci femminili sono
leggere e soavi, mentre il coro è più impetuoso e intenso. Ci sono dei
colori modali: oro e viola, rosso e violetto, grigio/blu mischiato con
l’oro e blu scuro, verde e arancione, blu e oro, giallo e viola con oro
e strisce bianche... Il violoncello da solo esprime l’intensità della
luce eterna. Il pianoforte aggiunge la voce di un uccello americano, il
solista ci fa ascoltare un uccello montano. Alla fine, il coro ronza con
melodie rosse e dorate: un tappeto volante di suoni, pianissimo come da
una grandissima distanza, di notte con il primo canto dell’usignolo
espresso dal pianoforte».
6. Candor est lucis aeterne riprende il testo dei Proverbi del II
brano. «Splendore della luce eterna cantata dalle voci femminili. Sono
le parole del libro della Sapienza applicate al Figlio incarnato e
trasfigurato. Fa da contrappunto un canto di uccello, molto intenso e
dalle armonie molto colorate. Gradualmente c’è una trasformazione di un
deçî-tâla, un ritmo dell’India orientale che significa aumento
e diminuzione».
7. In monte sancto eius musica il Sal 48,2. «Questo salmo
proclama la grandezza e bellezza del nostro Signore trasfigurato sul
monte. Un corale estremamente lento. Mentre il quattordicesimo brano
finirà fortissimo, questo settimo conclude il primo settenario
pianissimo».
Secondo settenario:
teofania e discesa
8. Hic est Filius meus (Mt 17,5). «Introduzione ritmica con
variazioni. Continua il racconto evangelico come recitativo. La nube
luminosa è rappresentata dal glissare degli archi in varie altezze e
ritmi. La voce dalle nuvole viene accompagnata da diversi colori, trilli
di corde con colori che si muovono con diverse velocità. Il tintinnio
del triangolo e dei cembali insieme con gli armonici degli archi
enfatizzano il tremolio della luce».
9. Perfecte conscius illius perfectae generationis propone un
testo della Summa Teologica (III,45,4). «Si illustra l’idea della
generazione divina. Con inizio al battesimo e compimento dopo la
risurrezione nello stato del corpo glorioso. Ma è solo l’immagine della
generazione divina, quella del Figlio dal Padre. La generazione completa
è conosciuta solo dal Padre, dal Figlio e dallo Spirito. I crescenti
ritmi irregolari e brevi dei cembali e del gong, i tromboni, il rullo e
le voci basse esprimono la grandezza e profondità del mistero. C’è un
grande canto di uccelli di varie specie. Un ritornello acuto le cui
melodie hanno colori che vanno da strisce verdi e blu diamante,
smeraldo, porpora, a macchie con rosso e oro, mentre dominano le chiazze
di arancione e bianco latte. Si sovrappone una grande stratificazione
ritmica nel ritmo del coro con tre gruppi ritmici dai modi diversi. C’è
un unisono fortissimo. Nella seconda stanza c’è un ulteriore
rafforzamento di questi elementi. L’ultimo unisono esplode cantando le
parole perfectae generationis».
10. Adoptionem filiorum perfectam musica l’orazione liturgica
della festa. «Ancora l’idea della generazione divina. Adesso si tratta
della condizione di figli adottivi. L’inizio utilizza un cambiamento di
note con una melodia dai colori strumentali dove il violoncello ha un
ruolo dominante. C’è una lunga cadenza nella quale i ritmi delle
percussioni si mescolano con i canti degli uccelli e le voci. Alcuni
soprani e tenori cantano pianissimo l’alleluia».
11. Et audientes discipuli continua con Mt 17,6-9. «Introduzione
ritmica con recitativo e vocalizzo».
12. Terribilis est locus iste unisce cinque testi: Sal 104,2;
Summa III, 45,2,3; Lc 2,14; Pr 7,26 ancora e Gen 28,17. «Osservando
i ghiacciai ho compreso la differenza fra il debole pallore della neve e
l’irradiazione straordinaria del sole e ho potuto immaginare quanto
fosse straordinario il posto dove si è compiuta la trasfigurazione.
L’estasi si riflette nelle note dei tromboni e nei gruppi di tintinnii.
La luce dall’alto appare negli accordi dei legni e ottoni che
immediatamente arrivano a un pianissimo in armonia con i violini: siamo
immersi nella luce soprannaturale con il pizzicato dei violoncelli e i
colori del pianoforte, le campane e i crotali. Un vocalizzo con venti
modulazioni rifluisce nella parola finale terribilis».
13. Tota Trinitas apparuit ha quattro testi: Sal 43,3; l’inno
della festa; l’inizio del Prefazio della festa, la Summa
III,45,4,2. «Questo è il pezzo maggiormente sviluppato. La stessa musica
solenne rappresenta tutto ciò che è nel cielo: le montagne, la
maestà divina, la voce del Padre, il Figlio dell’uomo e Dio, la santità
dello Spirito».
14. Domine, dilexi decorem domus tuae con il Sal 26,8. «Brano
estremamente lento. C’è un fortissimo di tutta l’orchestra e il
coro. Questo è il corale finale e il testo del salmo esprime la
venerazione per il monte della trasfigurazione, l’onore presente nei
sacramenti della chiesa, l’onore che rimane in eterno».
L’arte della
mistagogia
Questa musica ha bisogno di un contesto preparato per incontrarla
profondamente. Ci vorrebbe un ambiente ben curato, una sapiente gestione
dell’illuminazione e dell’accoglienza delle persone. Una chiesa antica
con belle vetrate e un ascolto durante il massimo della luce solare
sarebbe una scelta dello stesso Messiaen. Sarà necessario offrire un
sussidio con i testi dell’opera e la traduzione, un’introduzione al
mondo di Messiaen e all’opera. La qualità di riproduzione dovrebbe
essere alta perché abbiamo sonorità molto particolari. L’ampiezza e
l’architettura del brano si presta ad ascolti parziali, ad esempio in un
contesto di preghiera, una lectio divina o una veglia. Si
può partire o dalla musica commentata come fonte per meditare il
mistero, o dal testo evangelico commentato e poi ri-ascoltato
nell’esegesi musicale. Per aiutare l’ascolto è sempre utile proporre
anche alcune immagini. Oltre a una raffigurazione della
Trasfigurazione (Beato Angelico, Raffaello, G. Bellini), l’arte astratta
del Novecento è molto affine a questa ricerca musicale. Pitture come
quelle di W. Kandinsky, P. Klee, M. Malevich non sono fuori luogo per il
loro impatto estetico e un altro tuffo nell’arte del nostro tempo,
l’unico che ci è dato di ascoltare, contemplare e trasfigurare
contemporaneamente al suo scorrere.
Giulio Osto
Diocesi di Padova
giuliosto@yahoo.it