n. 6
giugno 2012

 

Altri articoli disponibili

  English

Musica lucis
Ascoltando Messiaen

GIULIO OSTO

trasp.gif (814 byte)

trasp.gif (814 byte)

trasp.gif (814 byte)

trasp.gif (814 byte)

La festa della Trasfigurazione il 6 agosto rischia spesso di venire trascurata per la sua collocazione feriale. Proponiamo dunque un ascolto musicale che dia risonanza alla sua celebrazione. L’esperienza del Tabor può aiutarci ad affacciarci alla qualità musicale della contemporaneità, perché ci introduce in un’esperienza di bellezza, di metamorfosi, di rivelazione. Non è forse il nostro un tempo di grandi cambiamenti? Non è doveroso abitarlo con una metamorfosi anche del nostro ascoltare? Spesso non siamo mai stati introdotti e allenati a incontrare la musica «colta» di oggi, a causa di molti pregiudizi, poca conoscenza e un’immotivata allergia a linguaggi che vadano oltre il già noto, il commerciale e l’immediatamente orecchiabile. Poiché la ricerca musicale contemporanea è abitata in modo densissimo da un variegato confronto sia con l’esperienza religiosa che con il messaggio cristiano tout court, proponiamo l’azzardo di ascoltare La Transfiguration de Notre Seigneur Jésus-Christ (1969) di Olivier Messiaen (Avignone 1908-Parigi 1992).

Caleidoscopio musicale della Grazia

Olivier Messiaen: genio cattolico del Novecento. Cattolico per la fede, ma anche per la capacità di vivere un ascolto «secondo il tutto» della realtà (katà-olon, cattolico). Un uomo ospitale a tutti i soffi dello Spirito. Dall’interesse per la musica medievale e il canto gregoriano fino allo studio del canto degli uccelli. Dalla musica modale ai linguaggi delle avanguardie musicali. Dalla Summa di Tommaso alla creazione di una teologia musicale contemporanea. Dalla composizione allo sviluppo di una propria estetica musicale. Dalle partiture alle loro minuziose spiegazioni. Tonalità e dissonanze. Suoni e colori. Musica e luce. Occhio e orecchio. Sinestesia: legame, relazione, unità. Grazia.

Così egli scrive: «La musica è, in effetti, un perpetuo dialogo tra lo spazio e il tempo, tra il suono e il colore, dialogo che approda a una sintesi: il tempo è uno spazio, il suono è un colore, lo spazio è un complesso di tempi sovrapposti, i complessi di suoni esistono simultaneamente come complessi di colori. Il musicista che pensa, vede, ascolta, parla per mezzo di queste nozioni fondamentali può, in certa misura, avvicinarsi all’Al di là. Questo è forse il senso significante e anche il senso direzionale della musica».

La Trasfigurazione: ascoltare la luce

La composizione de La Transfiguration occupò Messiaen dal 1965 al 1969. Si tratta di un’opera dall’architettura cristallina con 14 movimenti distribuiti in due settenari. È una composizione per coro misto, orchestra e sette (ancora) strumenti solisti: flauto, clarinetto, vibrafono, xylomarimba, marimba, violoncello e piano. La durata è di circa due ore. I due settenari sono speculari e quindi ogni brano rimanda al suo riflesso. Attraverso questo intreccio l’ascoltatore può vivere un passaggio, un approfondimento del mistero fatto risuonare. I testi cantati sono tutti in lingua latina. Quelli del primo settenario sono tratti principalmente dalla Bibbia, mentre nel secondo troviamo citazioni dalla Summa Teologica di S. Tommaso d’Aquino e altri testi tratti dalla liturgia della festa. Abbiamo un intreccio tra Scrittura e teologia, narrazione, riflessione e celebrazione. Questo spiega la maggior durata del secondo settenario. La distribuzione della narrazione evangelica (Mt 17,1-9) in quattro momenti articola la messa in scena tra l’ascesa e la luce nel primo settenario (1-3) e la teofania e la discesa nel secondo (8-11).

Il gioco di specchi dei due settenari intende rappresentare la scena evangelica del Cristo trasfigurato tra Mosè ed Elia. La musicalità di Mosè è imponente, mentre quella di Elia è leggera. I corali che concludono il primo e il secondo settenario rispettano queste tonalità: il primo (7) pianissimo, come la “brezza leggera”, il secondo (14) un fortissimo, da “terremoto”. Come per tutte le sue composizioni anche in questo caso Messiaen esplicita tutte le sue scelte. Offriamo un veloce sguardo ai singoli brani riproponendo le note dell’autore.

Primo settenario: ascesa e luce

1. Assumpsit Jesus Petrum, et Jacobum, testo di Mt 17,1-2. «Introduzione ritmica attraverso percussioni metalliche. Il passo evangelico è reso da un recitativo con un rallentamento e vocalizzo sulle parole transfiguratus est».

2. Configuratum corpori claritatis suae, due testi, Fil 3,20-21 e Pr 7,26 e Candor est lucis aeterne, che ritorna ben tre volte nel primo settenario (2,5,6). «Riprende l’idea della luce. Quando Cristo risplenderà di luce, noi saremo risorti, non appena avremo l’irradiazione della luce. Il suono di un uccello africano gioiosamente proclama ciò che il tenore interpreta nel testo expectamus».

3. Christus Jesus, splendor Patris, testo del Sal 77,19. «Continua l’idea della luce, anche se si tratta di una forma superiore di luce: simbolo di qualcosa. La tua luce illumina il mondo. [...] Una imponente serie di accordi proclama la maestà del Cristo, la rivelazione della persona del Padre. Il canto del gufo esprime venerazione».

4. Et ecce apparuerunt continua il racconto, Mt 17,3-4. «Introduzione ritmica del vangelo con un recitativo».

5. Quam dilecta tabernacula tua, con il Sal 84,2-4 e di nuovo Pr 7,26 (2). «Signore - disse l’apostolo Pietro - è bello per noi stare qui». Il salmo 84 afferma: «Quanto sono amabili le tue dimore ... e i tuoi altari, Signore, Dio degli eserciti». Le voci femminili sono leggere e soavi, mentre il coro è più impetuoso e intenso. Ci sono dei colori modali: oro e viola, rosso e violetto, grigio/blu mischiato con l’oro e blu scuro, verde e arancione, blu e oro, giallo e viola con oro e strisce bianche... Il violoncello da solo esprime l’intensità della luce eterna. Il pianoforte aggiunge la voce di un uccello americano, il solista ci fa ascoltare un uccello montano. Alla fine, il coro ronza con melodie rosse e dorate: un tappeto volante di suoni, pianissimo come da una grandissima distanza, di notte con il primo canto dell’usignolo espresso dal pianoforte».

6. Candor est lucis aeterne riprende il testo dei Proverbi del II brano. «Splendore della luce eterna cantata dalle voci femminili. Sono le parole del libro della Sapienza applicate al Figlio incarnato e trasfigurato. Fa da contrappunto un canto di uccello, molto intenso e dalle armonie molto colorate. Gradualmente c’è una trasformazione di un deçî-tâla, un ritmo dell’India orientale che significa aumento e diminuzione».

7. In monte sancto eius musica il Sal 48,2. «Questo salmo proclama la grandezza e bellezza del nostro Signore trasfigurato sul monte. Un corale estremamente lento. Mentre il quattordicesimo brano finirà fortissimo, questo settimo conclude il primo settenario pianissimo».

Secondo settenario: teofania e discesa

8. Hic est Filius meus (Mt 17,5). «Introduzione ritmica con variazioni. Continua il racconto evangelico come recitativo. La nube luminosa è rappresentata dal glissare degli archi in varie altezze e ritmi. La voce dalle nuvole viene accompagnata da diversi colori, trilli di corde con colori che si muovono con diverse velocità. Il tintinnio del triangolo e dei cembali insieme con gli armonici degli archi enfatizzano il tremolio della luce».

9. Perfecte conscius illius perfectae generationis propone un testo della Summa Teologica (III,45,4). «Si illustra l’idea della generazione divina. Con inizio al battesimo e compimento dopo la risurrezione nello stato del corpo glorioso. Ma è solo l’immagine della generazione divina, quella del Figlio dal Padre. La generazione completa è conosciuta solo dal Padre, dal Figlio e dallo Spirito. I crescenti ritmi irregolari e brevi dei cembali e del gong, i tromboni, il rullo e le voci basse esprimono la grandezza e profondità del mistero. C’è un grande canto di uccelli di varie specie. Un ritornello acuto le cui melodie hanno colori che vanno da strisce verdi e blu diamante, smeraldo, porpora, a macchie con rosso e oro, mentre dominano le chiazze di arancione e bianco latte. Si sovrappone una grande stratificazione ritmica nel ritmo del coro con tre gruppi ritmici dai modi diversi. C’è un unisono fortissimo. Nella seconda stanza c’è un ulteriore rafforzamento di questi elementi. L’ultimo unisono esplode cantando le parole perfectae generationis».

10. Adoptionem filiorum perfectam musica l’orazione liturgica della festa. «Ancora l’idea della generazione divina. Adesso si tratta della condizione di figli adottivi. L’inizio utilizza un cambiamento di note con una melodia dai colori strumentali dove il violoncello ha un ruolo dominante. C’è una lunga cadenza nella quale i ritmi delle percussioni si mescolano con i canti degli uccelli e le voci. Alcuni soprani e tenori cantano pianissimo l’alleluia».

11. Et audientes discipuli continua con Mt 17,6-9. «Introduzione ritmica con recitativo e vocalizzo».

12. Terribilis est locus iste unisce cinque testi: Sal 104,2; Summa III, 45,2,3; Lc 2,14; Pr 7,26 ancora e Gen 28,17. «Osservando i ghiacciai ho compreso la differenza fra il debole pallore della neve e l’irradiazione straordinaria del sole e ho potuto immaginare quanto fosse straordinario il posto dove si è compiuta la trasfigurazione. L’estasi si riflette nelle note dei tromboni e nei gruppi di tintinnii. La luce dall’alto appare negli accordi dei legni e ottoni che immediatamente arrivano a un pianissimo in armonia con i violini: siamo immersi nella luce soprannaturale con il pizzicato dei violoncelli e i colori del pianoforte, le campane e i crotali. Un vocalizzo con venti modulazioni rifluisce nella parola finale terribilis».

13. Tota Trinitas apparuit ha quattro testi: Sal 43,3; l’inno della festa; l’inizio del Prefazio della festa, la Summa III,45,4,2. «Questo è il pezzo maggiormente sviluppato. La stessa musica solenne rappresenta tutto ciò che è nel cielo: le montagne, la maestà divina, la voce del Padre, il Figlio dell’uomo e Dio, la santità dello Spirito».

14. Domine, dilexi decorem domus tuae con il Sal 26,8. «Brano estremamente lento. C’è un fortissimo di tutta l’orchestra e il coro. Questo è il corale finale e il testo del salmo esprime la venerazione per il monte della trasfigurazione, l’onore presente nei sacramenti della chiesa, l’onore che rimane in eterno».

L’arte della mistagogia

Questa musica ha bisogno di un contesto preparato per incontrarla profondamente. Ci vorrebbe un ambiente ben curato, una sapiente gestione dell’illuminazione e dell’accoglienza delle persone. Una chiesa antica con belle vetrate e un ascolto durante il massimo della luce solare sarebbe una scelta dello stesso Messiaen. Sarà necessario offrire un sussidio con i testi dell’opera e la traduzione, un’introduzione al mondo di Messiaen e all’opera. La qualità di riproduzione dovrebbe essere alta perché abbiamo sonorità molto particolari. L’ampiezza e l’architettura del brano si presta ad ascolti parziali, ad esempio in un contesto di preghiera, una lectio divina o una veglia. Si può partire o dalla musica commentata come fonte per meditare il mistero, o dal testo evangelico commentato e poi ri-ascoltato nell’esegesi musicale. Per aiutare l’ascolto è sempre utile proporre anche alcune immagini. Oltre a una raffigurazione della Trasfigurazione (Beato Angelico, Raffaello, G. Bellini), l’arte astratta del Novecento è molto affine a questa ricerca musicale. Pitture come quelle di W. Kandinsky, P. Klee, M. Malevich non sono fuori luogo per il loro impatto estetico e un altro tuffo nell’arte del nostro tempo, l’unico che ci è dato di ascoltare, contemplare e trasfigurare contemporaneamente al suo scorrere.

Giulio Osto
Diocesi di Padova
giuliosto@yahoo.it

 

Torna indietro