n. 1
gennaio 2005

 

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PORTICO

«Fate questo in memoria di me
»
di  Diana Papa

 

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La riflessione sull’Eucaristia, già iniziata nel mese di ottobre, si intensifica sempre di più in questo anno 2005 che prevede la celebrazione del Congresso Euca-ristico nazionale a Bari, nel mese di maggio, e il Sinodo dei Vescovi nel mese di ottobre.

In questo tempo tutti i battezzati, nutrendosi con il Corpo e il Sangue del Figlio di Dio, sono chiamati a rinnovarsi e a rifondarsi nel Vangelo con rinnovato impegno.

Anche per noi consacrati/e questa è un’occasione importante per ricentrarci in Cristo, per verificare se «la partecipazione alle molteplici messe» cambia la nostra vita, se la nostra presenza provoca un confronto all’insegna del Vangelo, nell’ambiente in cui siamo, se stiamo trascinando l’esistenza all’insegna dell’abitudine.

 

Riflettiamo insieme sul dono dell’Eucaristia…

Alla base dell’Eucaristia c’è l’esserci di Dio, presente visibilmente attraverso Gesù Cristo sotto le specie del pane e del vino, che ci chiama a stare con lui e tra di noi. «È lo stesso Cristo che convoca i suoi fratelli e le sue sorelle per parlare con loro e per unirli a sé e tra di loro nell’Eucaristia, per renderli sempre più suo corpo vivo e visibile, animato dallo Spirito, in cammino verso il Padre, mediante il contatto vivo con la Parola di Dio e con la preghiera della Chiesa» (VFC nn. 12-13).

L’atteggiamento di fede ci chiede di stare davanti all’Eucaristia con la stessa consapevolezza con la quale stiamo davanti a Cristo stesso, conditio sine qua non per imparare a stare l’uno/a accanto all’altro/a con affetto fraterno.

Riconoscendo il Risorto nell’Eucaristia, Gesù che manifesta l’amore senza fine verso i suoi, noi consacrati/e ci alleniamo a seguirlo con l’unico desiderio di fare la volontà di Dio attraverso il gesto umile, semplice, familiare, ordinario della lavanda dei piedi (cfr. Gv 13,1-15).

L’esperienza eucaristica ci conduce sulla soglia del Mistero dove si coglie Dio e la bellezza della vita. La presenza di Dio tra gli uomini e le donne del nostro tempo, attraverso l’Eucaristia, è la prova del suo amore per sempre. Sperimentando il suo essere in relazione costante con l’umanità, impariamo a rimanere in relazione con i fratelli e le sorelle al di là della reciprocità.

In questo tempo in cui la maggior parte dei contatti avviene sull’onda virtuale delle connessioni, noi consacrati/e continuiamo a credere alla bellezza delle relazioni dirette, rimaniamo, perciò, in relazione, costruiamo e ricostruiamo ponti di pace, anche quando l’altro/a viene meno o ci tradisce, poiché l’Eucaristia ci insegna il perdono ad oltranza, a dare la vita solo per amore, come ha fatto Gesù.

Partecipando alla mensa eucaristica, ci impegniamo a sentirci parte di un corpo, a vivere all’insegna del dono, per custodire l’unità. Impariamo ad essere pane spezzato per chi non ha da mangiare, a renderci prossimo all’altro/a, a compiere opere e gesti di carità che rimandano all’amore gratuito di Dio. Ci mettiamo a servire qualsiasi pane, a spezzarlo tra coloro che non vivono, o sono rassegnati, o che cercano.

Chi si accosta alla mensa eucaristica con la consapevolezza di accogliere nella propria vita la persona di Gesù Cristo, sperimenta la sazietà che viene da Dio che continua a distribuire il pane della vita e a saziare la fame di ogni vivente.

Quando la persona vive di Cristo, diventa capienza che accoglie la sua Parola, la medita, la incarna, si nutre nell’Eucaristia, del suo Corpo e del suo Sangue, per essere trasformata in lui.

La consapevolezza di essere abitata dal Figlio di Dio, rende la persona piena di vita. Il continuo riferimento all’inabitazione di Cristo, il sentire di essere in sua compagnia, fa riconoscere il naturale sentimento di solitudine come luogo privilegiato della presenza di Dio. Ricevendo quotidianamente il Corpo e il Sangue di Cristo, si impara ad essere in costante relazione con il Signore, a «rimanere nel suo amore» (cfr. Gv 15,9).

Chi vive in relazione con Gesù Cristo è presenza di pace in ogni ambiente. La pace donata dall’Eucaristia e accolta nel cuore non può essere, infatti, trattenuta per sé. La presenza di Dio, attraverso il Corpo e il Sangue del Figlio suo, nella vita del consacrato/a che si dona come Gesù per amore, è la dimostrazione della sua continua cura per l’umanità.

Offrire se stessi con Cristo al Padre è rendersi disponibili ad essere il figlio di Dio oggi nell’ambiente in cui si vive, a farsi mangiare da coloro che si incontrano perché siano sazi anche loro (cfr. Mt 14,20). Il dare totalmente la propria vita per gli altri, perché gli altri possano essere felici, comporta il percorrere la strada della croce.

 

Testimonianza

La pienezza di vita testimoniata nel quotidiano attraverso gesti semplici, familiari, spontanei, quali il mangiare il pane e il bere il vino, può rimandare all’essenza della nostra esistenza abitata da Dio. In questo tempo in cui la persona sembra soffocare il desiderio, noi consacrati/e possiamo liberare nei fratelli, e nelle sorelle, il desiderio di senso, di ricerca attraverso il nostro stare con amore, animati dalla presenza di Cristo in noi.

Quando una fraternità, o una sororità, si ciba dello stesso Corpo e Sangue di Gesù, si riunisce intorno al Figlio di Dio e diviene una cosa sola con lui: è una fraternità, o una sororità, in comunione che vive in festa, libera, gioiosa, piena di coraggio, dove ognuno sperimenta l’amore gratuito.

Una fraternità, una sororità, evangelica che ruota intorno a Gesù Cristo, fortificata dalla sua Parola e dall’Eucaristia, è una fraternità che assume i tratti del Figlio di Dio e che si fa proposta in ogni ambiente attraverso l’incarnazione dei valori evangelici.

Il mondo, che vive nella frammentazione, ha bisogno di incontrare persone unificate e unite, per potersi interrogare sulle alternative del vivere corrente.

Lasciandosi determinare quotidianamente dalla Parola e dall’Eucaristia, il/la consacrato/a accoglie da Gesù, il Signore e il Maestro, l’invito a «lavarsi i piedi gli uni gli altri, come ha fatto lui» (cfr. Gv 13,15), a rendere con amore dei servizi anche materiali ai fratelli e alle sorelle che vivono già con noi o che incontriamo sul nostro cammino (cfr. Mt 25,35-36).

La presenza di Gesù nella nostra vita ci rende teneri, ci porta a prendere storicamente l’iniziativa del servizio come il buon samaritano.

L’incontro con Gesù, attraverso la Parola e l’Eucaristia, ci aiuta a realizzare l’amore: «Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici» (Gv 15,12-13). È un chiaro percorso pedagogico che ci conduce ad essenzializzare la nostra vita attraverso gesti di amore coerenti, per non rischiare di rinchiuderci in uno sterile intimismo che segna la morte delle vita consacrata. E se decidessimo di dare un volto nuovo al voto di povertà, vendendo la maggior parte delle nostre sostanze, per poter realizzare dei progetti mirati in favore dei fratelli bisognosi?

«Non possiamo illuderci: dall’amore vicendevole e, in particolare, dalla sollecitudine per chi è nel bisogno saremo riconosciuti come veri discepoli di Cristo» (MND 28).

 Buon anno a tutti e a tutte!

Diana Papa

 

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