n. 2
febbraio 2005

 

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di Tiziana De Rosa
 

 

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La vita è un dono, il dono è gratuito, la gratuità è la legge dell’amore, del disinteresse personale, dell’uscir fuori da sé per dedicarsi all’altra persona, stabilendo così una relazione autentica, che consolidandosi fa crescere in umanità entrambi i poli di questa relazione.

Il Signore, Dio nostro, ci ha donato la vita nella gratuità del Suo amore infinito, perché noi vivessimo con Lui una relazione originaria, feconda e totalizzante, che ci facesse crescere in pienezza, fino a raggiungere la statura di Cristo Gesù, l’unigenito del Padre.

Questa vita che ci è stata donata ab origine, si rinnova ogni giorno e ogni momento, indipendentemente dalla nostra volontà, proprio perché non siamo noi gli autori e le autrici della vita. Se, dunque, la vita, nostra e quella altrui, non ci appartiene, ne deriva anche che non ne possiamo disporre a nostro piacimento ma solo secondo il divino disegno di Dio Padre, che ce l’ha donata. A noi è chiesto soltanto (!?) di custodirla, proteggerla, stimolarla, difenderla, prendercene cura, farla crescere, secondo il piano di Dio, e amarla e difenderla sempre e comunque, al di là di interessi particolari, oltre ogni logica di mercato o di convenienza o di opportunità. La vita, infatti, poiché è una cosa sacra che non ha prezzo, non si farà mai abbastanza per promuoverla e farla crescere armonicamente e in tutta la sua pienezza.

Come per la parabola di talenti (Mt 25,14-30), raccontataci da Gesù, dobbiamo sentirci responsabili di ogni vita, in ogni sua espressione, e dobbiamo farla fruttificare per quanto ci è possibile, senza secondi fini e senza sconti, ma anche senza preoccuparci di alcunché, secondo il monito dello stesso Gesù: «Non datevi pensiero per la vostra vita, di quello che mangerete; né per il vostro corpo, come lo vestirete. La vita vale più del cibo e il corpo più del vestito…» (Lc 12,13-14).

Questo dono, che ci è stato fatto gratuitamente e che non dipende da noi in nessun caso, una volta accettato e ricevuto, diventa un diritto inalienabile di ogni persona. Un diritto che a nessuno è lecito togliere, ferire, carpire, eliminare, disprezzare… Nessuno, infatti, a qualsiasi titolo, può arrogarsi il diritto di togliere l’alito vitale a un essere umano, perché ogni persona ha il diritto di vivere, anche se non è in grado di affermare questo suo diritto ad accogliere il dono all’esistenza, perché non si può ancora difendere, – come nel caso di un nascituro, – oppure perché non può più difendersi, – come nel caso di un malato, di un anziano o di una persona gravemente handicappata –. Nessun essere umano o istituzione può negare a queste persone il diritto alla vita, il diritto ad essere se stessi, anche nei casi limite della sofferenza e del dolore.

Come conseguenza elementare di quanto sopra affermato, oltre che a ringraziare con immensa riconoscenza il Padre dei cieli per averci fatto l’immenso dono della vita, siamo chiamate sempre, e in ogni circostanza, a proteggere questo germoglio, là dove dovesse essere in serio pericolo, sia in noi che attorno a noi, sia si tratti della vita nel suo sorgere, alla fonte, sia concernente la vita al suo naturale tramonto; sia quando è debole, sia quando è forte; sia quando ci sembra gagliarda, sia quando la vediamo fragile e deperita: sempre e comunque noi dobbiamo servire la vita, e non disporne mai come se ne fossimo i proprietari, perché solo Dio è l’origine e il datore della vita, di ogni vita. Solo Lui ha il potere di disporne in un modo o nell’altro: ha, cioè, il potere di toglierla e il potere di donarla nuovamente. Noi siamo chiamate e aiutate soltanto a farci capacità, apertura, accoglienza, vuoto e attenzione amorevole verso tutte e tutti, in modo che il Signore della vita possa farsi torrente impetuoso e riempirci della Sua grazia, colmarci dei Suoi doni, fino a donarci l’abbondanza del Suo amore e a farci partecipare della Sua stessa vita divina, nell’eternità beata del Suo Regno.

La giornata della vita che si celebra ogni anno nel mese di febbraio, quest’anno il tema è: “Fidarsi della vita”, vuole ricordarci questo immenso dono che il Padre ci ha fatto e renderci coscienti e responsabili della vita del nostro prossimo vicino e lontano, compresa la vita dell’intero creato, che come noi «attende con impazienza la rivelazione dei figli di Dio; essa infatti è stata sottomessa alla caducità – non per suo volere, ma per volere di colui che l’ha sottomessa – e nutre la speranza di essere lei pure liberata dalla caducità della corruzione, per entrare nella gloria della libertà dei figli di Dio» (Rm 8,18-22). 

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