n. 11
novembre 2005

 

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di Tiziana De Rosa
 

 

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Gesù allora disse a quei Giudei che avevano creduto in lui: “Se rimanete fedeli alla mia parola, sarete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi”. Gli risposero: “Noi siamo discendenza di Abramo e non siamo mai stati schiavi di nessuno. Come puoi tu dire: Diventerete liberi?”» (Gv 8,31-33).

Allora come oggi, Gesù invita anche noi ad essere persone autentiche, vere, trasparenti, non false, non doppie, non troppo diplomatiche: persone che cercano la verità dovunque essa si trovi, comunque si presenti, a qualsiasi prezzo, perché è nella ricerca perenne della verità storica che possiamo avvicinarci alla Verità personificata che è Lui stesso, e diventare persone libere!

Che cosa vorrà dire, allora, «conoscerete la verità e la verità vi farà liberi»? Dobbiamo, forse, essere sempre in ricerca, mentre “camminiamo a tentoni”? Dobbiamo, forse, liberarci dalla schiavitù di crederci persone arrivate, a posto, persone che sono superiori alle altre perché abitano nella “casa del Signore”? Ma, in pratica, che cos’è la verità? Gesù non rispose a questa domanda, quando gliela pose Pilato, chissà perché? Eppure noi abbiamo bisogno di sapere che la verità esiste ed è possibile scoprirla, a tutti i livelli, diversamente non potremmo neppure vivere in società… Infatti, se io chiedo alla mia vicina di dirmi chi è quel relatore che sta parlando, e lei mi risponde che è il tal dei tali, io devo credere che la sua informazione sia veritiera, diversamente non ci capiremmo più, tutto diventerebbe assurdo… La stessa cosa accade se studio una materia, se vado in una nazione straniera, se acquisto un determinato prodotto, se accolgo una data realtà, ecc. In tutti i momenti della vita devo poter credere che sia vero che il bianco non è nero, che il rosso non è giallo, ecc. Sono, queste, verità relative, convenzionali, culturali, scientifiche, quotidiane, che ci servono per vivere, per relazionarci agli altri…, per partire da una base comune e costruire la nostra vita di relazione. Ma la Verità con la V maiuscola, che cos’è? Potremo mai raggiungerla? Potremo mai essere veramente libere/i? Quali sono le schiavitù che ci tengono assoggettate? Forse la verità è il non giudicare in modo assertivo e approssimativo, è il non credere verità le nostre impressioni e/o pregiudizi, è l’adeguare il mio pensiero con le mie opere, i miei sentimenti con la manifestazione che do di essi, le mie espressioni verbali con il contenuto del cuore; è il sentire e il provare, il gioire e il soffrire in modo conforme alla realtà degli accadimenti umani e non alla mia, o nostra, immaginazione; forse la verità consiste nell’operare tenendo presente i fatti e non il sentito dire, il confrontarsi franco e aperto con il pensiero altrui e non l’abbarbicarci sul nostro, il saper andare al di là delle apparenze per conoscere i veri motivi che spingono una persona ad agire in un certo modo, piuttosto che in un altro; è capire e non condannare, è distinguere il peccato dal peccatore…

Forse, la verità è il saperci mettere in questione, in ascolto degli altri, e delle altre, con empatia profonda, per avvicinarci un tantino di più alla Verità. Forse, la verità che libera consiste nel riconoscere di essere creature e, in quanto tali, limitate, fallibili, peccatrici; è il non voler essere metro di misura per la vita e per le azioni del nostro prossimo, sapendo che, come del bambino che comincia a gattonare non possiamo ancora dire che sa camminare, ma soltanto che sta ponendo i primi tentativi per impararlo, così anche noi: cercando la Verità tra le piccole e varie verità quotidiane, siamo in cammino, in ricerca, facendo continui tentativi per scoprire davvero che cos’è la Verità, ma, ovviamente, non la possediamo né la padroneggiamo, anche se i nostri sforzi, uniti a quelli degli altri, e delle altre, ci aiutano ad avvicinarci sempre di più ad essa. Quello che diceva mons. Claverie, può valere per ognuna/o di noi: «Io non possiedo la verità e ho bisogno della verità degli altri…»

A mio modesto parere, però, cercare e conoscere la Verità è tutto questo, ma non solo. Quando Gesù ci dice di cercare e conoscere la verità, perché questa verità possa renderci libere/i, vuol dire, senz’altro, qualcosa di più…

Cercare la verità, io credo, sia cercare Dio, amare la verità è avvicinarci un po’ di più al nostro Maestro e Signore, conoscere la Sua parola ed esservi fedeli… Vuol dire diventare discepole/i del Maestro divino, seguirlo sulla Sua strada, mettere in pratica i suoi insegnamenti, essere fedeli alla Sua vita, comportarci come Lui si è comportato nel Suo passaggio terreno, amare come Lui ha amato, fino a donare la propria vita per la felicità di tutti.

Cercare la Verità, allora, è prepararci a vedere Dio a faccia a faccia, così come Egli è, vederlo non più per enigmi, non più come in uno specchio, come ci suggerisce l’apostolo Paolo, ma essere nel Suo regno e sedere alla Sua mensa: ecco il nostro fine, la nostra felicità eterna. Solo allora avremo raggiunto e conosciuto la Verità, quella Verità che ci renderà veramente persone libere.

Nel frattempo, finché viviamo in questo corpo mortale, continuiamo la ricerca senza mai stancarci, cerchiamo, anche a tentoni, di essere fedeli alla Parola del Signore, a perseguire la Verità, insieme alle nostre sorelle e ai nostri fratelli, per vivere da persone cristificate, ossia, da persone capaci di avere gli stessi sentimenti di Cristo Gesù, capaci di provare compassione e misericordia: avere, cioè, “viscere di misericordia” per chi è nel bisogno materiale, morale o spirituale, cercare e fare la gioia di chi ci vive accanto, crescendo insieme nelle vie del Signore.

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