n.9
settembre 2007

 

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La risorsa dell'anzianità
di Ilva Fornaro

 

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"Nel crepuscolo della vita,
continuare a stare uniti all’albero fecondo dell’esistenza,
seduti al timone,
mentre altri s’arrampicano sull’albero maestro.
Le cose migliori non sempre si compiono con le braccia
e l’agilità delle membra.
Accettare volentieri un fiore, una stretta di mano,
una parola gentile, una visita cordiale,
soprattutto momenti di silenzio onde raccogliersi
e dialogare con Dio.
Così anche il crepuscolo diventa veramente bello".
[ANGELO DE SIMONE, Bella la vita in tutte le stagioni, San Paolo,
Milano 2002, 89]

Risorsa e anzianità. Questi due termini si propongono a noi come un binomio in apparenza contraddittorio. Poche persone nella nostra società, infatti, si sentirebbero di considerare l’anzianità come una vera e propria risorsa umano-spirituale. Eppure, ieri, come oggi, è possibile toccare con mano che essa può essere un dono prezioso, un dono dall’Alto che assicura a chi è carico di anni quella "tranquillità del cuore" che altre stagioni della vita non possono offrire; e a coloro che stanno accanto, quei riflessi luminosi di saggezza ai quali ognuno liberamente attinge, mentre si sente vibrare nel profondo la voce lieta di uno zampillo di pace.

Forse è bene sottolineare subito che l’anzianità non indica soltanto la quantità di anni accumulati. Piuttosto la profondità di sentire e la capacità di rivisitare con coraggio il proprio passato: aiutano a comprendere l’oggi e a far pregustare un domani migliore.

James Hillman nell’opera intitolata La forza del carattere (Adelphi, Milano 2000), scrive: "In tempi antichi, i vecchi non erano pensati principalmente come individui arrancanti con passo incerto verso la porta della morte, ma come saldi depositari delle usanze e delle leggende, come custodi dei valori locali, come esperti di arti e mestieri, come voci apprezzate del Consiglio Cittadino" (p. 37). Ciò che contava e conta tuttora era ed è il loro coraggio, comprovato da una lunga vita, di vivere secondo valori amati e attuati nel quotidiano. D’altra parte vi sono stati e vi sono pure oggi giovani che sono vecchi nell’anima, perennemente in attesa del momento propizio per potersi finalmente realizzare.

La missione propria dell’anziano è sottolineata più volte nella Bibbia, come lo è in testi sacri di altre culture. "Parlaci, dal momento che Dio ti ha dato il dono dell’anzianità" (Dn 13,50). "E Dio disse a Mosè: "Scegli settanta uomini tra gli anziani d’Israele e conducili nella tenda del Convegno, ove rimarranno con te. Io scenderò e parlerò con te … e trarrò dello spirito che è su di te e lo porrò su di loro"" (Nm 11,16).

Le virtù dell'anziano

L’umiltà - L’esperienza della vita, con tutti i suoi contorni di ombre e luci, è maestra efficace e coinvolgente del cuore umano, educatrice perfetta di umiltà. Ernest Hemingway, nel modesto e pur famoso libro Il vecchio e il mare così scrive del protagonista Santiago, l’anziano pescatore: "Era troppo semplice per chiedersi quando avesse raggiunto l’umiltà, ma sapeva di averla raggiunta e sapeva che questo non era indecoroso e non comportava la perdita della sua dignità" (Mondadori, Milano 2000, p. 6).

L’umiltà, cioè la grande sete di verità che libera il cuore e dona preziosi spazi ai sogni, è una caratteristica della persona anziana che sa di aver vissuto intensamente, e per sé non attende più nulla. "Non sognava più tempeste, né donne, né grandi avvenimenti, né grossi pesci, né gare di forza …" (p. 17), e sorrideva dei possibili giudizi altrui: "Se gli altri mi sentissero parlare forte (da solo), penserebbero che sono matto; ma poiché non lo sono, non me ne importa niente" (p. 31).

L’ascolto - Chi conosce la preziosità della vita, si tiene in contatto con Colui che continuamente la salva, e si mette in ascolto di quella altrui, con rispetto ed apprezzamento di tutto ciò che desidera o può comunicare. Ma l’ascolto richiede silenzio, molto silenzio. Solo nel silenzio è possibile l’ascolto del cuore, ove Dio ha posto la sua tenda e, divenuto centro della nostra esistenza, ci comunica i segreti della sua stessa vita. Il silenzio attento può aiutare l’altro ad ascoltare il proprio cuore e a diventare, con lui, profeta di pace. Il nostro Dio, infatti, è il Dio dell’unità e non del conflitto (cf 1Cor 14,33).

La persona umile ha molto da imparare e quindi predilige il silenzio, dentro il quale cerca di decifrare ogni messaggio che la raggiunge, nella speranza di poter contemplare in esso lo sguardo amabile di Dio. Non sono, infatti, le molte parole a tessere le relazioni più profonde, bensì l’ascolto attento che si nutre di silenzio, di saggezza e di vero amore.

A questo proposito la Sacra Scrittura ci viene ancora una volta in aiuto: "Prima di parlare, impara" (Sir 18,19). "L’insensato moltiplica le sue parole" (Qo 10,14). "Se qualcuno pensa di essere religioso, ma non frena la lingua e inganna così il suo cuore, la sua religione è vana" (Gc 1,26).

La gratitudine - Chi cerca Dio è consapevole della propria piccolezza e allo stesso tempo gode del suo amore e della partecipazione al suo progetto di salvezza. Paolo VI, profeta profondamente umano e autentico pellegrino di bellezza, energia divina che sola salverà il nostro tempo, diceva con cuore grato: "Quanto a me, vorrei avere finalmente una nozione riassuntiva e sapienziale sul mondo e sulla vita [ … ]. Tutto è dono, tutto è grazia; e com’era bello il panorama, attraverso il quale si è passati. Troppo bello, tanto che ci si è lasciati attrarre e incantare, mentre doveva apparire segno e invito [ …]. Questa vita mortale, nonostante i suoi travagli, i suoi oscuri misteri, le sue sofferenze, la sua fatale caducità, è un fatto bellissimo, un prodigio, sempre originale e commovente, degno di essere cantato […]. È un riverbero, un riflesso della prima e unica Luce; è una rivelazione naturale d’una straordinaria ricchezza e bellezza, la quale doveva essere una iniziazione, un preludio, un anticipo, un invito alla visione dell’invisibile Sole".

Anche la persona anziana, che ha sperimentato il proprio limite e la misericordia del Signore, acquisisce gradualmente quella dolcezza di sguardo, di gesto e di parola che riflette Colui che sempre l’accompagna, divenendone testimone credibile e gioiosa. La sua gratitudine per il molto ricevuto la rende accogliente dell’altro, soprattutto del più piccolo, del più dimenticato, e la spinge a cercarne il bene in modo discreto, sereno, senza preventivarne o preoccuparsi della possibile fatica.

Chi è anziano può avere più tempo a sua disposizione, ma non per questo è necessariamente meno attivo, meno in dialogo con il cuore delle persone, meno attento agli eventi e al loro significato. Egli continua a vivere intensamente per il Signore e per gli altri, imparando sempre più a contare il fluire dei giorni con animo grato.

ILVA FORNARO
Superiora generale delle Figlie della Carità - Canossiane
Via don Orione, 17 - 00183 Roma

 

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