n. 10
ottobre 2010

 

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 "Hachiko il tuo migliore amico"
Leggiamo insieme il film

a cura di Teresa Braccio

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Dati tecnici

Titolo originale: Hachiko: A Dog's Story
Genere:
Drammatico
Regia: Lasse Hallstrom
Interpreti: Richard Gere (Parker Wilson), Joan Allen (Cate Wilson),
Cary Hiroyuki Tagawa (Ken), Sarah Roemer (Andy), Jason Alexander (Carl), Erick Avari (Jasjeet), Davenia MacFadden (Mary Anne), Robbie Collier Sublett (Michael)
Nazionalità:
Stati Uniti
Distribuzione: Lucky Red Distribuzione
Anno di uscita: 2009
Origine: Stati Uniti (2009)
Soggetto e sceneggiatura: Stephen P. Lindsey
Fotografia (Panoramica/a colori): Ron Fortunato
Musica: Jan P. Kaczmarek
Montaggio: Kristina Boden
Durata: 93'
Produzione: Vicky Shigekuni Wong, Bill Johnson, Richard Gere

Note: Note: Remake del Film "Hachiko Monogatari" (1987) di Seijirô Kôyama. Presentato in anteprima alla IV Edizione del Festival Internazionale del Film di Roma (2009) nella Sezione 'Alice nella Città'.

La trama

Hachiko il tuo migliore amico, remake americano del famoso racconto giapponese 'Hachiko', si basa sulla storia vera di un cane e del suo rapporto di fedeltà incondizionata al padrone. Ambientata in America, la storia è stata trasformata in una specie di favola moderna. Parker, professore universitario che vive in una piccola cittadina americana, una sera tornando a casa trova un cucciolo di razza akita, cani giapponesi rari e preziosi, e lo porta a casa. Con il passare del tempo il rapporto tra il cane e l'uomo diventa sempre più forte. Ogni mattina Hachiko accompagna Parker alla stazione dove prende il treno per recarsi al lavoro, per poi tornare ad attenderlo al ritorno. Un giorno però per la prima volta Parker non scende dal treno e non torna a casa, è morto colpito da ictus durante una lezione. Il cane resta inutilmente in attesa. Continuerà regolarmente a recarsi alla stazione non abbandonando la speranza di vedere tornare a casa il suo inseparabile amico. Per dieci lunghi anni aspetta nello stesso posto, alla stessa ora, con il sole, la pioggia e la neve. A Shibuya in Giappone, una scultura di bronzo ricorda Hachiko seduto fuori della stazione nel luogo esatto in cui è rimasto in attesa del padrone. Questo posto è oggi un punto di incontro per tanti giovani e di richiamo per gli amici.

 

Ripercorriamo le tappe

I titoli di coda ricordano allo spettatore che all'origine del film c'è un fatto realmente accaduto in Giappone negli anni '20. Il film si snoda in tutta la sua forza drammatica attraverso il rapporto profondo che nasce tra il padrone e Hachiko e ruota attorno alla loro relazione, alle reciproche scoperte e rivelazioni. Il regista colloca Hachiko in uno scenario di simpatia e compassione, esaltati dall’ambiente riservato e dall’alternarsi delle stagioni attraverso un susseguirsi di colori. Un uso sapiente della macchina da presa trasforma il paesaggio in elemento unificante di tutta la narrazione offrendo allo spettatore situazioni di grande effetto emotivo. Il cane riveste le tipiche sembianze di un eroe: ama con generosità e dedizione, apprezza le piccole attenzioni, vive con intensità le azioni quotidiane. Un giorno però tutto termina. Come in ogni storia che si rispetti anche questa giunge alla fine, resta solo il ricordo della persona amata e dei momenti trascorsi insieme. Il legame profondo e gratuito si manifesta in tutta la sua forza alla morte di Parker, gli altri personaggi restano in secondo piano, sarà Hachiko il personaggio principale, che puntualmente ogni giorno si reca all’incontro carico di solitudine e sofferenza.

 

Interpretazione
Del regista Lasse Hallström…

"È una piccola storia. La vera sfida che pone è quella di riuscire a non cadere nel sentimentalismo. Richard tende a definirla una favola, ma io la vedo più come una storia dolceamara. Un genere con il quale mi sento a mio agio. Per me è il modo più fedele di descrivere il mondo, pieno di drammi e nello stesso tempo comico".

...dell’attore Richard Gere…

"La forza di questo film sta tutta nella storia come anche l'efficacia, tutta da attribuire al rapporto tra questi due personaggi così uniti e inseparabili anche dopo la morte. In verità Hachiko è quasi un film muto a volerlo analizzare freddamente, io e Lasse volevamo avvicinarlo ad una di quelle storie che si raccontano ai ragazzi intorno ad un falò guardando il bagliore del fuoco. Il pregio più grande del film è secondo il mio punto di vista proprio la semplicità; abbiamo faticato molto per renderlo così fluido. Inizialmente volevamo fare un film per bambini, un film che potesse vedere anche mio figlio che ha nove anni e ci siamo diretti verso una narrazione basilare che però ha reso il tutto involontariamente più doloroso. Il risultato è una fiaba che funziona più per gli adolescenti e per gli adulti che per i bambini. Sono storie particolari, misteriose nel loro funzionamento, dotate di una forza interna e di una potenza universale. Quando l'ho letta anche io ho pianto come un bambino, come è accaduto a molti di voi oggi durante la proiezione e a Lasse stesso che ha diretto questo film con una sensibilità incredibile. Hachiko è una storia di accettazione, di pazienza, di fedeltà, di amore puro e di compassione. Tutto quel che siamo noi esseri umani e vediamo in noi stessi quando ci guardiamo allo specchio. Non siamo il lavoro che facciamo, non siamo i vestiti o l'automobile che abbiamo, siamo quello che pensiamo, quello che proviamo nel profondo del cuore verso gli altri e quelli che amiamo".

…dell’attore Jason Alexander

"Gli animali si sacrificano per amore, possiedono una nobiltà d’animo che troppo spesso manca agli esseri umani. La storia di Hachiko è importante perché contiene una lezione profonda, senza essere severa. È una piccola storia con molte sfumature ed è pertanto sofisticata nella sua semplicità. Questo cane non ha una vita straordinaria, Parker non conduce una vita straordinaria. Quest’uomo incontra un cane e gli dà semplicemente il suo affetto, e il cane lo ricambia. Non salva la sua vita e non tira fuori nessuno da un’auto in fiamme. Non c’è alcun atto eroico. Non ci sono momenti sensazionali. È solo. ‘Ti ho trovato. Ti tengo con me. E ti do il mio affetto in modo vero, senza forzature’. Adesso nella mia vita, questa cosa mi tocca molto profondamente".

.…dell’attore Joan Allen

"Viviamo in un mondo in cui tutto si muove rapidamente e, più invecchiamo, più velocemente il tempo passa. E ci affanniamo per cercare di star dietro a tutto ma non c’è mai abbastanza tempo. Bisogna sempre andare avanti. Credo che sia proprio questa la grande lezione di questo film: bisogna fermarsi, fare un passo indietro per stare accanto alle persone che amiamo. Non tutto è ‘usa e getta’, anche se viviamo in una società in cui ogni cosa sembra esserlo. Questa è la storia di qualcosa che dura a lungo. Questo cane meraviglioso non molla, nell’attesa di qualcuno che ama. È una lezione fondamentale che chiunque dovrebbe ascoltare e cercare di applicare. È qualcosa che va 'oltre le parole', che si sente in fondo al cuore. La sensazione che non vi siano né un inizio né una fine per questo amore, che il desiderio struggente che sentiamo dentro di noi è qualcosa che riempie l’universo, e c’è qualcosa in storie come questa in grado di cogliere con semplicità questa lezione universale, che non ha bisogno di descrizioni ".

 

Utilizzo pastorale: alcune piste

Significato del nome. Hachiko in giapponese significa 8: numero fortunato che esprime la circolarità della vita, un segno fortunato del cielo, la metafora di infinito e di eterna fedeltà.

Tematiche. Hachiko in questo racconto è un cane protagonista di una storia vera. Un film semplice e immediato che mette in risalto l’amicizia, l’amore e la fedeltà tra l’uomo e il suo migliore amico, anche dopo la morte.

Ruolo del cane. Dopo la scomparsa di Parker, il cane resta solo a sostenere in modo incredibile e singolare la tristezza del suo ruolo e lo snodarsi del racconto. Il suo sguardo indulgente, carico di tristezza e nostalgia, rappresenta l’icona della fedeltà e della gratuità.

Sentimenti e situazioni. Hachiko il tuo migliore amico rende in modo perfetto l’incanto di cui solo il cinema è capace: creare un mondo virtuale in cui lo spettatore si può ritrovare e da cui può trarre suggestioni che superano gli stessi personaggi, sentimenti e situazioni descritti dal film stesso. La dedizione assoluta di un cane verso il suo padrone mette in luce la forza meravigliosa dei sentimenti.

L’appuntamento quotidiano alla stazione. Una sorta di pellegrinaggio che continua senza interruzione fino alla fine della vita. Anche le piccole attenzioni possono essere dimostrazione di un grande affetto. Una dichiarazione di fedeltà, oltre il tempo e lo spazio, che trasforma un fatto di cronaca in eredità per tutti noi.

Tematiche: Animali; Famiglia; Matrimonio – coppia

Giudizio CNVF: Raccomandabile/poetico

Il film nella stampa

"La fierissima attesa infinita del cane Hachiko che aspetta ogni giorno per tutto il giorno il ritorno impossibile alla stazione del suo padrone Richard Gere, fermo immobile al centro della piazza, diventa il perno centrale delle traiettorie delle storie dei personaggi della comunità che gli si stringe intorno, quell'America di quotidiane minute storie e vicende che questo cinema ha sempre saputo raccontare con calore. Forse l'idea più bella dell'intero cinema di Lasse Hallstrom è la sgranata e disauturata soggettività del piccolo cane Hachiko, espediente per seguire attraverso gli occhi del quadrupede il suo misterioso viaggio sino alla cittadina in cui incontrerà il padrone che il destino gli ha riservato. Il professor Parker è sopravvissuto alla propria morte perché il suo ricordo è rimasto incarnato e incastrato nella figura di Hachiko, testimone silente ma sempre presente nella storia del proprio padrone e della sua famiglia, e nella veglia perenne dello stesso akita: è per questo che l'abbraccio con cui il personaggio della moglie del professore, reso da Joan Allen con la solita pulviscolare maestria, cinge il cane quando i due si reincontrano di fronte alla stazione a dieci anni dal lutto, è un momento di cinema irresistibile che si eleva a toccare le corde di una commozione limpida e straziante senza nemmeno l'ombra di alcuna vergogna o imbarazzo" (Sergio Sozzo, Sentieri Selvaggi, 1 gennaio 2010).

"Al centro del film e di una produzione da cartolina illustrata c'è il ritrovamento di un morbidissimo cucciolo akita "aperto al dialogo" col quieto professore di Richard Gere. Fedele nello svolgimento alla vera storia di Hachiko e del suo padrone, accaduta in Giappone nel 1925, lo sviluppo melodrammatico del film ruota attorno alla relazione tra il cane e l'uomo, accompagnando la loro reciproca esplorazione. Difficile trattenere il pianto davanti al desiderio ardente di Hachiko di stare con Parker, di cui soffre la lontannanza, accresciuta o ridotta dalla corsa di un treno.

Richard Gere si conferma interprete limpido e appagato di e dentro un cinema che si porge con dolcezza e sentimentalismo allo spettatore, dispensando "religiosamente" i principi basilari del vivere civile e del rispetto. Hallström, stringendosi attorno al suo cucciolo insieme alla comunità che aveva guardato con imbarazzo alla relazione uomo-animale, vince l'anestesia del sentire più vero, equilibrando il modo di vivere degli uomini con quello naturale, ricongiungendo il cielo alla terra, perché l'otto (hachi, appunto) per i giapponesi è un segno fausto della volta celeste, il simbolo di infinito e di infinita fedeltà " (Marzia Gandolfi, MyMovies, 18 dicembre 2009).

"Una storia d'amore che però può contare su due interpreti d'eccellenza: un Richard Gere ormai sempre più 'nonno' che 'gigolò' e uno straordinario eroe a quattro zampe di razza akita. Impossibile non commuoversi davanti al musetto imbronciato e agli occhioni tristi del protagonista assoluto di questa storia d'amore, e questo Hallstorm lo sapeva bene, come pure davanti all'infinita, testarda e inconsapevole attesa di Hachiko dopo la morte improvvisa di Parker. Inevitabile

poi, l'uso della più classica simbologia sulla fedeltà e il nido familiare (la casetta accogliente, il retro sul giardino, il laghetto alle spalle di casa Parker) ed una serie di stereotipi abusati (l'immagine della stazione, inequivocabile simbolo di attesa, che ricorre incessantemente dall'inizio alla fine del film). Commovente, semplice e inattesa liaison amorosa che emoziona grandi e piccini, rischiando però di far strizzare fin troppi fazzoletti, spingendo l'acceleratore su un carico emozionale scontato e sopra le righe" (Elisabetta Bartucca, 35mm.it, 16.10.2009).

"Hachiko è una favola in bilico tra il "lacrima-movie" e il "biopic" e, anche vedendolo in quest'ottica, un caso abbastanza unico nella storia del cinema recente. Ma Hachiko è anche un film che fa riflettere sull'amore universale. Su ciò che consideriamo importante. Su quanto intenso può essere un sentimento. Incredibilmente, vedendo Hachiko recarsi ogni giorno alla stazione, ci si stupisce della sua dedizione, del suo profondo amore. Oltretutto, e malgrado il rischio di scivoloni sia particolarmente alto, la sceneggiatura sostiene l'attenzione del pubblico, riuscendo a non risultare mai banale o eccessivamente retorica. Un buon esempio di script mirato" (Diego Altobelli, FilmUP, 18 dicembre 2009).

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