Dati tecnici
Titolo originale: Hachiko:
A Dog's Story
Genere: Drammatico
Regia: Lasse Hallstrom
Interpreti: Richard Gere (Parker Wilson), Joan
Allen (Cate Wilson),
Cary Hiroyuki Tagawa (Ken), Sarah Roemer (Andy), Jason Alexander
(Carl), Erick Avari (Jasjeet),
Davenia MacFadden (Mary Anne), Robbie Collier Sublett (Michael)
Nazionalità: Stati Uniti
Distribuzione: Lucky Red
Distribuzione
Anno di uscita: 2009
Origine: Stati Uniti (2009)
Soggetto e sceneggiatura: Stephen P. Lindsey
Fotografia (Panoramica/a colori): Ron Fortunato
Musica: Jan P. Kaczmarek
Montaggio: Kristina Boden
Durata: 93'
Produzione: Vicky
Shigekuni Wong, Bill Johnson, Richard Gere
Note: Note:
Remake del Film "Hachiko Monogatari" (1987) di Seijirô
Kôyama. Presentato in anteprima alla IV Edizione del Festival
Internazionale del Film di Roma (2009) nella Sezione 'Alice nella
Città'.
La
trama
Hachiko il tuo migliore
amico, remake americano del
famoso racconto giapponese 'Hachiko', si basa sulla storia vera di un
cane e del suo rapporto di fedeltà incondizionata al padrone.
Ambientata in America, la storia è stata trasformata in una specie di
favola moderna. Parker, professore universitario che vive in una piccola
cittadina americana, una sera tornando a casa trova un cucciolo di razza
akita, cani giapponesi rari e preziosi, e lo porta a casa. Con il
passare del tempo il rapporto tra il cane e l'uomo diventa sempre più
forte. Ogni mattina Hachiko accompagna Parker alla stazione dove prende
il treno per recarsi al lavoro, per poi tornare ad attenderlo al
ritorno. Un giorno però per la prima volta Parker non scende dal treno
e non torna a casa, è morto colpito da ictus durante una
lezione. Il cane resta inutilmente in attesa. Continuerà regolarmente a
recarsi alla stazione non abbandonando la speranza di vedere tornare a
casa il suo inseparabile amico. Per dieci lunghi anni aspetta nello
stesso posto, alla stessa ora, con il sole, la pioggia e la neve. A
Shibuya in Giappone, una scultura di bronzo ricorda Hachiko seduto fuori
della stazione nel luogo esatto in cui è rimasto in attesa del padrone.
Questo posto è oggi un punto di incontro per tanti giovani e di
richiamo per gli amici.
Ripercorriamo
le tappe
I titoli di coda
ricordano allo spettatore che all'origine del film c'è un fatto
realmente accaduto in Giappone negli anni '20. Il film si snoda in tutta
la sua forza drammatica attraverso il rapporto profondo che nasce tra il
padrone e Hachiko e ruota attorno alla loro relazione, alle reciproche
scoperte e rivelazioni. Il regista colloca Hachiko in uno scenario di
simpatia e compassione, esaltati dall’ambiente riservato e dall’alternarsi
delle stagioni attraverso un susseguirsi di colori. Un uso sapiente
della macchina da presa trasforma il paesaggio in elemento unificante di
tutta la narrazione offrendo allo spettatore situazioni di grande
effetto emotivo. Il cane riveste le tipiche sembianze di un eroe: ama
con generosità e dedizione, apprezza le piccole attenzioni, vive con
intensità le azioni quotidiane. Un giorno però tutto termina. Come in
ogni storia che si rispetti anche questa giunge alla fine, resta solo il
ricordo della persona amata e dei momenti trascorsi insieme. Il legame
profondo e gratuito si manifesta in tutta la sua forza alla morte di
Parker, gli altri personaggi restano in secondo piano, sarà Hachiko il
personaggio principale, che puntualmente ogni giorno si reca all’incontro
carico di solitudine e sofferenza.
Interpretazione
Del regista Lasse Hallström…
"È una piccola
storia. La vera sfida che pone è quella di riuscire a non cadere nel
sentimentalismo. Richard tende a definirla una favola, ma io la vedo
più come una storia dolceamara. Un genere con il quale mi sento a mio
agio. Per me è il modo più fedele di descrivere il mondo, pieno di
drammi e nello stesso tempo comico".
...dell’attore
Richard Gere…
"La forza di
questo film sta tutta nella storia come anche l'efficacia, tutta da
attribuire al rapporto tra questi due personaggi così uniti e
inseparabili anche dopo la morte. In verità Hachiko è quasi un film
muto a volerlo analizzare freddamente, io e Lasse volevamo avvicinarlo
ad una di quelle storie che si raccontano ai ragazzi intorno ad un falò
guardando il bagliore del fuoco. Il pregio più grande del film è
secondo il mio punto di vista proprio la semplicità; abbiamo faticato
molto per renderlo così fluido. Inizialmente volevamo fare un film per
bambini, un film che potesse vedere anche mio figlio che ha nove anni e
ci siamo diretti verso una narrazione basilare che però ha reso il
tutto involontariamente più doloroso. Il risultato è una fiaba che
funziona più per gli adolescenti e per gli adulti che per i bambini.
Sono storie particolari, misteriose nel loro funzionamento, dotate di
una forza interna e di una potenza universale. Quando l'ho letta anche
io ho pianto come un bambino, come è accaduto a molti di voi oggi
durante la proiezione e a Lasse stesso che ha diretto questo film con
una sensibilità incredibile. Hachiko è una storia di accettazione, di
pazienza, di fedeltà, di amore puro e di compassione. Tutto quel che
siamo noi esseri umani e vediamo in noi stessi quando ci guardiamo allo
specchio. Non siamo il lavoro che facciamo, non siamo i vestiti o
l'automobile che abbiamo, siamo quello che pensiamo, quello che proviamo
nel profondo del cuore verso gli altri e quelli che amiamo".
…dell’attore
Jason Alexander
"Gli animali si
sacrificano per amore, possiedono una nobiltà d’animo che troppo
spesso manca agli esseri umani. La storia di Hachiko è importante
perché contiene una lezione profonda, senza essere severa. È una
piccola storia con molte sfumature ed è pertanto sofisticata nella sua
semplicità. Questo cane non ha una vita straordinaria, Parker non
conduce una vita straordinaria. Quest’uomo incontra un cane e gli dà
semplicemente il suo affetto, e il cane lo ricambia. Non salva la sua
vita e non tira fuori nessuno da un’auto in fiamme. Non c’è alcun
atto eroico. Non ci sono momenti sensazionali. È solo. ‘Ti ho
trovato. Ti tengo con me. E ti do il mio affetto in modo vero, senza
forzature’. Adesso nella mia vita, questa cosa mi tocca molto
profondamente".
.…dell’attore Joan Allen
"Viviamo in un
mondo in cui tutto si muove rapidamente e, più invecchiamo, più
velocemente il tempo passa. E ci affanniamo per cercare di star dietro a
tutto ma non c’è mai abbastanza tempo. Bisogna sempre andare avanti.
Credo che sia proprio questa la grande lezione di questo film: bisogna
fermarsi, fare un passo indietro per stare accanto alle persone che
amiamo. Non tutto è ‘usa e getta’, anche se viviamo in una società
in cui ogni cosa sembra esserlo. Questa è la storia di qualcosa che
dura a lungo. Questo cane meraviglioso non molla, nell’attesa di
qualcuno che ama. È una lezione fondamentale che chiunque dovrebbe
ascoltare e cercare di applicare. È qualcosa che va 'oltre le parole',
che si sente in fondo al cuore. La sensazione che non vi siano né un
inizio né una fine per questo amore, che il desiderio struggente che
sentiamo dentro di noi è qualcosa che riempie l’universo, e c’è
qualcosa in storie come questa in grado di cogliere con semplicità
questa lezione universale, che non ha bisogno di descrizioni ".
Utilizzo pastorale:
alcune piste
Significato del nome. Hachiko
in giapponese significa 8: numero fortunato che esprime la circolarità
della vita, un segno fortunato del cielo, la metafora di infinito e di
eterna fedeltà.
Tematiche. Hachiko
in questo racconto è un cane protagonista di una storia vera. Un film
semplice e immediato che mette in risalto l’amicizia, l’amore e la
fedeltà tra l’uomo e il suo migliore amico, anche dopo la morte.
Ruolo del cane. Dopo
la scomparsa di Parker, il cane resta solo a sostenere in modo
incredibile e singolare la tristezza del suo ruolo e lo snodarsi del
racconto. Il suo sguardo indulgente, carico di tristezza e nostalgia,
rappresenta l’icona della fedeltà e della gratuità.
Sentimenti e
situazioni. Hachiko il tuo migliore amico rende
in modo perfetto l’incanto di cui solo il cinema è capace: creare un
mondo virtuale in cui lo spettatore si può ritrovare e da cui può
trarre suggestioni che superano gli stessi personaggi, sentimenti e
situazioni descritti dal film stesso. La dedizione assoluta di un cane
verso il suo padrone mette in luce la forza meravigliosa dei sentimenti.
L’appuntamento
quotidiano alla stazione. Una sorta di
pellegrinaggio che continua senza interruzione fino alla fine della
vita. Anche le piccole attenzioni possono essere dimostrazione di un
grande affetto. Una dichiarazione di fedeltà, oltre il tempo e lo
spazio, che trasforma un fatto di cronaca in eredità per tutti noi.
Tematiche: Animali;
Famiglia; Matrimonio – coppia
Giudizio CNVF: Raccomandabile/poetico
Il film nella stampa
"La
fierissima attesa infinita del cane Hachiko che aspetta ogni giorno per
tutto il giorno il ritorno impossibile alla stazione del suo padrone
Richard Gere, fermo immobile al centro della piazza, diventa il perno
centrale delle traiettorie delle storie dei personaggi della comunità
che gli si stringe intorno, quell'America di quotidiane minute storie e
vicende che questo cinema ha sempre saputo raccontare con calore. Forse
l'idea più bella dell'intero cinema di Lasse Hallstrom è la sgranata e
disauturata soggettività del piccolo cane Hachiko, espediente per
seguire attraverso gli occhi del quadrupede il suo misterioso viaggio
sino alla cittadina in cui incontrerà il padrone che il destino gli ha
riservato. Il professor Parker è sopravvissuto alla propria morte
perché il suo ricordo è rimasto incarnato e incastrato nella figura di
Hachiko, testimone silente ma sempre presente nella storia del proprio
padrone e della sua famiglia, e nella veglia perenne dello stesso akita:
è per questo che l'abbraccio con cui il personaggio della moglie del
professore, reso da Joan Allen con la solita pulviscolare maestria,
cinge il cane quando i due si reincontrano di fronte alla stazione a
dieci anni dal lutto, è un momento di cinema irresistibile che si eleva
a toccare le corde di una commozione limpida e straziante senza nemmeno
l'ombra di alcuna vergogna o imbarazzo"
(Sergio Sozzo, Sentieri Selvaggi,
1 gennaio 2010).
"Al centro del
film e di una produzione da cartolina illustrata c'è il ritrovamento di
un morbidissimo cucciolo akita "aperto al dialogo" col quieto
professore di Richard Gere. Fedele nello svolgimento alla vera storia di
Hachiko e del suo padrone, accaduta in Giappone nel 1925, lo sviluppo
melodrammatico del film ruota attorno alla relazione tra il cane e
l'uomo, accompagnando la loro reciproca esplorazione. Difficile
trattenere il pianto davanti al desiderio ardente di Hachiko di stare
con Parker, di cui soffre la lontannanza, accresciuta o ridotta dalla
corsa di un treno.
Richard Gere si
conferma interprete limpido e appagato di e dentro un cinema che si
porge con dolcezza e sentimentalismo allo spettatore, dispensando
"religiosamente" i principi basilari del vivere civile e del
rispetto. Hallström, stringendosi attorno al suo cucciolo insieme alla
comunità che aveva guardato con imbarazzo alla relazione uomo-animale,
vince l'anestesia del sentire più vero, equilibrando il modo di vivere
degli uomini con quello naturale, ricongiungendo il cielo alla terra,
perché l'otto (hachi, appunto) per i giapponesi è un segno fausto
della volta celeste, il simbolo di infinito e di infinita fedeltà
" (Marzia Gandolfi, MyMovies, 18 dicembre 2009).
"Una storia
d'amore che però può contare su due interpreti d'eccellenza: un
Richard Gere ormai sempre più 'nonno' che 'gigolò' e uno straordinario
eroe a quattro zampe di razza akita. Impossibile non commuoversi davanti
al musetto imbronciato e agli occhioni tristi del protagonista assoluto
di questa storia d'amore, e questo Hallstorm lo sapeva bene, come pure
davanti all'infinita, testarda e inconsapevole attesa di Hachiko dopo la
morte improvvisa di Parker. Inevitabile
poi, l'uso della più
classica simbologia sulla fedeltà e il nido familiare (la casetta
accogliente, il retro sul giardino, il laghetto alle spalle di casa
Parker) ed una serie di stereotipi abusati (l'immagine della stazione,
inequivocabile simbolo di attesa, che ricorre incessantemente
dall'inizio alla fine del film). Commovente, semplice e inattesa liaison
amorosa che emoziona grandi e piccini, rischiando però di far strizzare
fin troppi fazzoletti, spingendo l'acceleratore su un carico emozionale
scontato e sopra le righe" (Elisabetta Bartucca, 35mm.it,
16.10.2009).
"Hachiko è una
favola in bilico tra il "lacrima-movie" e il "biopic"
e, anche vedendolo in quest'ottica, un caso abbastanza unico nella
storia del cinema recente. Ma Hachiko è anche un film che fa riflettere
sull'amore universale. Su ciò che consideriamo importante. Su quanto
intenso può essere un sentimento. Incredibilmente, vedendo Hachiko
recarsi ogni giorno alla stazione, ci si stupisce della sua dedizione,
del suo profondo amore. Oltretutto, e malgrado il rischio di scivoloni
sia particolarmente alto, la sceneggiatura sostiene l'attenzione del
pubblico, riuscendo a non risultare mai banale o eccessivamente
retorica. Un buon esempio di script mirato" (Diego Altobelli,
FilmUP, 18 dicembre 2009).
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