Non
è facile oggi affrontare la questione della catechesi con gli adulti e
tentare di farne un bilancio nella pastorale attuale. Sono ormai più di
quarant’anni che il Documento Base (= DB) ha segnato la prassi
catechistica in Italia; le priorità ed urgenze di questa problematica
erano già ben delineate al n. 124: «In tutte le età il cristiano ha
bisogno di nutrirsi adeguatamente della parola di Dio. Anzi,
gli
adulti sono in senso più pieno i destinatari del messaggio cristiano,
perché essi possono conoscere meglio la ricchezza della fede, rimasta
implicita o non approfondita nell’insegnamento anteriore».
I primi destinatari
Primi destinatari dell’evangelizzazione come dell’approfondimento della
fede sono quindi gli adulti in quanto, per comprendere in pienezza la
ricchezza della grazia e della vita cristiana, occorre una maturità che
se non coincide necessariamente con l’età anagrafica della persona,
tuttavia le è strettamente correlata. È necessaria un’esperienza di
vita, la capacità di comprendere cosa significhi in concreto portare la
croce, seguire il Cristo, morire e risorgere con lui. E non è un caso
infatti che Gesù stesso - pur avendo una particolare attenzione alla
vita dei fanciulli - abbia sempre rivolto l’annunzio del Regno agli
adulti che lo circondavano.
Sempre al n.124 del DB troviamo una seconda osservazione: «Essi sono poi
gli educatori e i catechisti delle nuove generazioni cristiane. […]. La
Chiesa può dare ragione della sua speranza in proporzione alla maturità
di fede degli adulti». Come dire: non solo gli adulti sono i primi
destinatari del Vangelo di salvezza, essi di conseguenza ne diventano
anche i primi testimoni/annunziatori con la vita e la parola. Ad essi
sono infatti affidate le nuove generazioni, in
primis
i
loro figli, chiamati a scoprire in modo graduale e secondo le loro
possibilità il tesoro della fede.
Questo invito così preciso, ben ponderato, sembra essere rimasto
pressoché inascoltato, o comunque poco valorizzato nella pastorale
italiana. Significativa la Lettera nel quarantesimo del DB pubblicata il
4 aprile 2010 dalla Commissione episcopale per la dottrina della fede:
Annuncio e catechesi per la vita cristiana:
«Di fatto, questo obiettivo primario di formare cristiani adulti, capaci
di rendere ragione esplicitamente della loro fede con la vita e con la
parola, è rimasto spesso disatteso dalle nostre comunità. Eppure
indicazioni e proposte non sono mancate» (n. 13).
Vorrei in breve cercare di capire il perché di questa situazione quasi
di stallo di una priorità ben marcata e ripetutamente sottolineata dai
Vescovi che fa fatica a tradursi nella pastorale ordinaria attuale.
Grave sproporzione
Va subito detto che il problema è complesso, non è sufficiente la buona
volontà per affrontarlo, le strade per gestirlo dopo quarant’anni sono
ancora impervie, alcune hanno portato buoni frutti, ma hanno rivelato
pure numerose difficoltà. Guardando il panorama dei catechisti italiani
si è sottolineata la netta sproporzione che vede quasi il 90% delle
nostre energie e sforzi rivolti ai ragazzi del completamento
dell’Iniziazione Cristiana, relegando ciò che rimane - a volte ben poco!
- al mondo degli adulti e dei giovani. Si è concordi nell’affermare la
“sterilità” di una catechesi solo rivolta al mondo dei ragazzi. Tuttavia
continuiamo ad impiegare la stragrande maggioranza dei catechisti
proprio in quel settore sempre più precario e problematico. Perché?
Entrano in gioco secondo me tre fattori decisivi, tra loro strettamente
connessi: i soggetti, i tempi, le proposte.
I soggetti
I
soggetti: il mondo degli adulti non è un blocco monolitico
indifferenziato. Siamo cosi attenti nel cammino dell’iniziazione
cristiana a rivolgere la proposta di fede secondo fasce d’età che
corrispondono agli anni della scuola primaria e secondaria, mentre
continuiamo a rivolgerci alle persone adulte indipendentemente dalla
loro età e da esigenze che possono essere molto diverse. Adulti sono
coloro che si stanno preparando ad una scelta di vita, che stanno
costruendo un cammino familiare; adulti sono anche quelli che vivono nel
mondo del lavoro, che vedono i figli allontanarsi dalla casa per formare
una nuova famiglia; adulti sono quelli che con l’età iniziano a
misurarsi con la solitudine, con la malattia, con la morte.
Solo
una semplice esemplificazione per dire l’urgenza di una proposta di fede
che sappia veramente incontrare la vita, le domande, i bisogni del mondo
adulto. Itinerari indifferenziati rischiano di non incrociare il
vissuto, di non toccare le corde più sensibili delle persone. I recenti
Orientamenti
CEI
per il decennio 2010-2011 sottolineano: «Un’autentica educazione deve
essere in grado di parlare al bisogno di significato di felicità delle
persone» (n. 8).
Gli
interrogativi ci sono, fanno parte della vita, sono continuamente
rimessi in gioco dalle esperienze che facciamo; occorre prenderli
seriamente in considerazione, dedicare loro il tempo necessario, se non
vogliamo che da sassolini nelle scarpe lentamente si trasformino in
qualcosa che ci rende impossibile qualsiasi cammino. «Bussate e vi sarà
aperto!»: diventa sempre più necessario approfondire il primo verbo,
suscitare il desiderio di un cammino nella fede che poi incontri e
scopra nuove risposte e nuovi interrogativi di vita. Spesso le nostre
comunità cristiane si stupiscono che davanti a tante risposte o porte
aperte siano così pochi ad accogliere l’invito ad entrare nella vita
ecclesiale. Quanto ci siamo preoccupati di far emergere le domande?
Quanto ci siamo preoccupati di suscitare il desiderio di bussare?
I tempi e le proposte
I
tempi: la tradizionale catechesi
agli
adulti era in molti casi affidata al sacerdote, la domenica o durante la
settimana prevalentemente in serata. Sono cambiati radicalmente i tempi
della vita e del lavoro. Quanti genitori ad esempio possono permettersi,
con tutta la loro buona volontà, di modificare l’orario di lavoro, i
tempi del tragitto, la cena da preparare in famiglia?
L’incontro in parrocchia diventa uno sforzo sempre più arduo, che
difficilmente vede la presenza di entrambi i genitori. Non è un caso che
le proposte più coinvolgenti per gli adulti oggi trovino nella domenica
il giorno più adeguato: paradossalmente proprio il giorno della
settimana che di per sé si riserverebbe solo alla famiglia, può
diventare lo spazio più vivibile per la crescita di fede della famiglia
intera. Il giorno del Signore vive così di preghiera, dell’eucaristia,
della comunione, della formazione, del riposo sano ed intelligente.
Le
proposte: questa terza variabile è alla fine la più delicata in quanto,
se gestita male, può compromettere anche le migliori intenzioni e
scelte. Un cammino di fede con gli adulti oggi non può riproporre le
stesse modalità di incontro con cui ci si rivolge ai ragazzi. Ciò che
vale per i tempi, a maggior ragione vale per le relazioni.
Occorre sviluppare itinerari di fede adulta a partire dal confronto
reale con la vita degli adulti, in gruppi che concretamente consentano
uno scambio di idee ed esperienze, di interrogativi e di risposte.
Occorre gestire questi luoghi di maturazione della fede non solo non
infantilizzandoli, ma evitando accuratamente che essi diventino luogo di
espressione di pareri personali, discorsi a tutto campo che rischiano
spesso di restare uno sfogo personale, necessario ma ancora
insufficiente per un cammino nella fede. Occorre considerare come
ricchezza la competenza degli adulti, l’elaborazione delle loro
esperienze, la condivisione dei loro interrogativi.
Ecco
perché sempre di più dovremo nella nostra pastorale diocesana e
parrocchiale dedicare tempi ed energie alla formazione di catechisti con
gli adulti. I recenti
Orientamenti
CEI
lo ribadiscono esplicitamente: «Occorre promuovere una diffusa
responsabilità del laicato, perché germini la sensibilità ad assumere
compiti educativi nella Chiesa e nella società. In relazione ad ambiti
pastorali specifici dovranno svilupparsi figure quali laici missionari
che portino il primo annuncio del Vangelo nelle case e tra gli
immigrati; accompagnatori dei genitori che chiedono per i figli il
battesimo o i sacramenti dell’iniziazione; catechisti per il
catecumenato dei giovani e degli adulti; formatori degli educatori e dei
docenti; evangelizzatori di strada, nel mondo della devianza, del
carcere e delle varie forme di povertà » (n. 54).
Pietro Biaggi
Responsabile Ufficio Catechistico
Via
XXIV Maggio, 50 - 24100 Bergamo