n. 4
aprile 2011

 

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Formare alla fede adulta
Difficoltà e risorse nella pastorale attuale

di PIETRO BIAGGI

 

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Non è facile oggi affrontare la questione della catechesi con gli adulti e tentare di farne un bilancio nella pastorale attuale. Sono ormai più di quarant’anni che il Documento Base (= DB) ha segnato la prassi catechistica in Italia; le priorità ed urgenze di questa problematica erano già ben delineate al n. 124: «In tutte le età il cristiano ha bisogno di nutrirsi adeguatamente della parola di Dio. Anzi, gli adulti sono in senso più pieno i destinatari del messaggio cristiano, perché essi possono conoscere meglio la ricchezza della fede, rimasta implicita o non approfondita nell’insegnamento anteriore».

I primi destinatari

Primi destinatari dell’evangelizzazione come dell’approfondimento della fede sono quindi gli adulti in quanto, per comprendere in pienezza la ricchezza della grazia e della vita cristiana, occorre una maturità che se non coincide necessariamente con l’età anagrafica della persona, tuttavia le è strettamente correlata. È necessaria un’esperienza di vita, la capacità di comprendere cosa significhi in concreto portare la croce, seguire il Cristo, morire e risorgere con lui. E non è un caso infatti che Gesù stesso - pur avendo una particolare attenzione alla vita dei fanciulli - abbia sempre rivolto l’annunzio  del Regno agli adulti che lo circondavano.

Sempre al n.124 del DB troviamo una seconda osservazione: «Essi sono poi gli educatori e i catechisti delle nuove generazioni cristiane. […]. La Chiesa può dare ragione della sua speranza in proporzione alla maturità di fede degli adulti». Come dire: non solo gli adulti sono i primi destinatari del Vangelo di salvezza, essi di conseguenza ne diventano anche i primi testimoni/annunziatori con la vita e la parola. Ad essi sono infatti affidate le nuove generazioni, in primis i loro figli, chiamati a scoprire in modo graduale e secondo le loro possibilità il tesoro della fede.

Questo invito così preciso, ben ponderato, sembra essere rimasto pressoché inascoltato, o comunque poco valorizzato nella pastorale italiana. Significativa la Lettera nel quarantesimo del DB pubblicata il 4 aprile 2010 dalla Commissione episcopale per la dottrina della fede: Annuncio e catechesi per la vita cristiana: «Di fatto, questo obiettivo primario di formare cristiani adulti, capaci di rendere ragione esplicitamente della loro fede con la vita e con la parola, è rimasto spesso disatteso dalle nostre comunità. Eppure indicazioni e proposte non sono mancate» (n. 13).

Vorrei in breve cercare di capire il perché di questa situazione quasi di stallo di una priorità ben marcata e ripetutamente sottolineata dai Vescovi che fa fatica a tradursi nella pastorale ordinaria attuale.

    Grave sproporzione

    Va subito detto che il problema è complesso, non è sufficiente la buona volontà per affrontarlo, le strade per gestirlo dopo quarant’anni sono ancora impervie, alcune hanno portato buoni frutti, ma hanno rivelato pure numerose difficoltà. Guardando il panorama dei catechisti italiani si è sottolineata la netta sproporzione che vede quasi il 90% delle nostre energie e sforzi rivolti ai ragazzi del completamento dell’Iniziazione Cristiana, relegando ciò che rimane - a volte ben poco! - al mondo degli adulti e dei giovani. Si è concordi nell’affermare la “sterilità” di una catechesi solo rivolta al mondo dei ragazzi. Tuttavia continuiamo ad impiegare la stragrande maggioranza dei catechisti proprio in quel settore sempre più precario e problematico. Perché? Entrano in gioco secondo me tre fattori decisivi, tra loro strettamente connessi: i soggetti, i tempi, le proposte.

    I soggetti

I soggetti: il mondo degli adulti non è un blocco monolitico indifferenziato. Siamo cosi attenti nel cammino dell’iniziazione cristiana a rivolgere la proposta di fede secondo fasce d’età che corrispondono agli anni della scuola primaria e secondaria, mentre continuiamo a rivolgerci alle persone adulte indipendentemente dalla loro età e da esigenze che possono essere molto diverse. Adulti sono coloro che si stanno preparando ad una scelta di vita, che stanno costruendo un cammino familiare; adulti sono anche quelli che vivono nel mondo del lavoro, che vedono i figli allontanarsi dalla casa per formare una nuova famiglia; adulti sono quelli che con l’età iniziano a misurarsi con la solitudine, con la malattia, con la morte.

Solo una semplice esemplificazione per dire l’urgenza di una proposta di fede che sappia veramente incontrare la vita, le domande, i bisogni del mondo adulto. Itinerari indifferenziati rischiano di non incrociare il vissuto, di non toccare le corde più sensibili delle persone. I recenti Orientamenti CEI per il decennio 2010-2011 sottolineano: «Un’autentica educazione deve essere in grado di parlare al bisogno di significato di felicità delle persone» (n. 8).

Gli interrogativi ci sono, fanno parte della vita, sono continuamente rimessi in gioco dalle esperienze che facciamo; occorre prenderli seriamente in considerazione, dedicare loro il tempo necessario, se non vogliamo che da sassolini nelle scarpe lentamente si trasformino in qualcosa che ci rende impossibile qualsiasi cammino. «Bussate e vi sarà aperto!»: diventa sempre più necessario approfondire il primo verbo, suscitare il desiderio di un cammino nella fede che poi incontri e scopra nuove risposte e nuovi interrogativi di vita. Spesso le nostre comunità cristiane si stupiscono che davanti a tante risposte o porte aperte siano così pochi ad accogliere l’invito ad entrare nella vita ecclesiale. Quanto ci siamo preoccupati di far emergere le domande? Quanto ci siamo preoccupati di suscitare il desiderio di bussare?

    I tempi e le proposte

I tempi: la tradizionale catechesi agli adulti era in molti casi affidata al sacerdote, la domenica o durante la settimana prevalentemente in serata. Sono cambiati radicalmente i tempi della vita e del lavoro. Quanti genitori ad esempio possono permettersi, con tutta la loro buona volontà, di modificare l’orario di lavoro, i tempi del tragitto, la cena da preparare in famiglia?

L’incontro in parrocchia diventa uno sforzo sempre più arduo, che difficilmente vede la presenza di entrambi i genitori. Non è un caso che le proposte più coinvolgenti per gli adulti oggi trovino nella domenica il giorno più adeguato: paradossalmente proprio il giorno della settimana che di per sé si riserverebbe solo alla famiglia, può diventare lo spazio più vivibile per la crescita di fede della famiglia intera. Il giorno del Signore vive così di preghiera, dell’eucaristia, della comunione, della formazione, del riposo sano ed intelligente.

Le proposte: questa terza variabile è alla fine la più delicata in quanto, se gestita male, può compromettere anche le migliori intenzioni e scelte. Un cammino di fede con gli adulti oggi non può riproporre le stesse modalità di incontro con cui ci si rivolge ai ragazzi. Ciò che vale per i tempi, a maggior ragione vale per le relazioni.

Occorre sviluppare itinerari di fede adulta a partire dal confronto reale con la vita degli adulti, in gruppi che concretamente consentano uno scambio di idee ed esperienze, di interrogativi e di risposte. Occorre gestire questi luoghi di maturazione della fede non solo non infantilizzandoli, ma evitando accuratamente che essi diventino luogo di espressione di pareri personali, discorsi a tutto campo che rischiano spesso di restare uno sfogo personale, necessario ma ancora insufficiente per un cammino nella fede. Occorre considerare come ricchezza la competenza degli adulti, l’elaborazione delle loro esperienze, la condivisione dei loro interrogativi.

Ecco perché sempre di più dovremo nella nostra pastorale diocesana e parrocchiale dedicare tempi ed energie alla formazione di catechisti con gli adulti. I recenti Orientamenti CEI lo ribadiscono esplicitamente: «Occorre promuovere una diffusa responsabilità del laicato, perché germini la sensibilità ad assumere compiti educativi nella Chiesa e nella società. In relazione ad ambiti pastorali specifici dovranno svilupparsi figure quali laici missionari che portino il primo annuncio del Vangelo nelle case e tra gli immigrati; accompagnatori dei genitori che chiedono per i figli il battesimo o i sacramenti dell’iniziazione; catechisti per il catecumenato dei giovani e degli adulti; formatori degli educatori e dei docenti; evangelizzatori di strada, nel mondo della devianza, del carcere e delle varie forme di povertà » (n. 54).

 Pietro Biaggi
Responsabile Ufficio Catechistico
Via XXIV Maggio, 50 - 24100 Bergamo

 

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