n. 11
novembre 2011

 

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Maria di Nazaret Madre della vita

di MARIAMARCELLINA PEDICO

 

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Che senso ha la vita? Perché vivere? Oggi la forte domanda per una cultura della vita, che è sinonimo di gioia, di festa, di dono, di comunione, di amore, contrasta con la mostruosità dei progressivi semi di violenza, d’insicurezze profonde, di ansie inguaribili, di male e di morte, che è negazione di ogni vita. In particolare, quale messaggio di vita è chiamato a comunicare e testimoniare chi venera la Madre del «Signore della vita» e nutre verso di lei un rapporto di filiale amore? Quando ci poniamo come credenti questi o simili interrogativi dobbiamo essere coscienti che non proponiamo un qualcosa di nostro, che ha in noi la sua origine, ma quello che abbiamo ricevuto. La possibilità della vita nuova viene dalla grazia di Dio. Esiste una vita sensata per me, senza che lo sia anche per l’altro? La risposta per dei credenti non può essere cercata e trovata che nella vocazione che ci viene rivolta, una vocazione da vivere in un rapporto di vita fraterna, di gruppo. Si tratta di tradurre nell’esistenza quotidiana il significato che ha la parola «vocazione», l’essere coinvolti in un progetto di vita per gli altri.

Questo ha fatto Maria quando - richiesta da Dio di donargli la vita come spazio per realizzare la speranza nuova dell’umanità - ha pronunciato il suo sì, rinunciando ad ogni pur legittimo progetto personale:«Avvenga per me secondo la tua parola» (Lc 1,38). La Vergine di Nazaret, offrendosi totalmente alla persona e all’opera del Figlio e mettendosi al servizio del mistero della redenzione (cf LG 56), è divenuta madre e ancella della vita: l’intera sua vicenda può essere letta in questa chiave. Gravida del Verbo incarnato, Maria si reca da Elisabetta perché la Vita comunichi salvezza e grazia al nascituro Giovanni. La sala di festa delle nozze di Cana - e le nozze sono preludio di vita -, per l’intervento della Vergine Madre che facilita l’adesione dei discepoli al Maestro, diviene spazio di grazia rivolta alla vita senza fine, perché «questa è la vita eterna: che conoscano te, l’unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo» (Gv 17,3).

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 Nella Conclusione dell’enciclica Evangelium vitae (1995), Giovanni Paolo II ha presentato Maria quale «incomparabile modello di accoglienza e di cura della vita» (EV 102) e, nei tre brani dell’Apocalisse di seguito riproposti, ha illustrato il servizio alla vita reso dalla Madre di Gesù. 1. «Nel cielo apparve un segno grandioso: una donna vestita di sole» (Ap 12,1). Il versetto fornisce al Papa un efficace spunto per mostrare come la maternità di Maria si prolunghi nella maternità della Chiesa, la quale «è pienamente consapevole di portare in sé il Salvatore del mondo, Cristo Signore, e di essere chiamata a donarlo al mondo, rigenerando gli uomini alla vita stessa di Dio» (EV 103). 2. «Il drago si pose davanti alla donna per divorare il bambino appena nato» (Ap 12,4). Il versetto, nel pensiero del Santo Padre, svela come la vita sia insidiata dalle forze del male e come Maria, che conobbe l’esperienza di avere un figlio minacciato di morte (cf Mt 2,13-18), aiuti «la Chiesa a prendere coscienza che la vita è sempre al centro di una grande lotta tra la luce e le tenebre» (EV 104). 3. «Non ci sarà più la morte» (Ap 21,4). Questa rassicurante parola profetica è rivolta alla comunità ecclesiale. Il Santo Padre rileva a questo proposito che anche l’episodio dell’annuncio di Gabriele a Maria è come racchiuso tra due «parole rassicuranti: “Non temere Maria” e “Nulla è impossibile a Dio” (Lc 1,30.37)» (EV 105). E non solo in quell’evento: «In verità, tutta l’esistenza della Vergine Madre è avvolta dalla certezza che Dio le è vicino e l’accompagna nella sua provvidente benevolenza» (EV 105).

Fare oggi culto autentico alla Vergine significa impegnarsi, nel nome della vita, contro la rassegnazione, il cinismo, l’indifferenza, il vuoto di umanità che ci circonda e abita dentro di noi, individuando alternative concrete di vita. Venerare Maria diventa allora una forza che cresce nello zelo per una nuova cultura della vita, in modo da generare nell’umanità quella fiducia e gioia che sembrano ogni giorno di più allontanarsi dalla nostra esperienza. In Maria si celebra la gioia di una madre gestante: gioisce perché reca nel suo seno la fonte della vita, Colui che si dichiarerà: «Io sono la vita» (Gv 14,6). E lei, nella sua fecondità straordinaria, sarà il segno visibile dell’Onnipotenza dell’Altissimo. Ogni madre gestante è sempre un prodigio di collaborazione umana all’opera  del Creatore, ma una vergine feconda si manifesta come un segno più chiaro, più incisivo del dito di Dio. «Ecco la Vergine concepirà» (Is 7,14): è la sfida dell’Amore di Dio alla provocazione di Achaz, emblemadell’idolatria. La Vergine sarà investita della corrente della vita, il cui frutto sarà il figlio Gesù, «venuto perché gli uomini abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza» (Gv 10,10).

 

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Chi s’impegna per una cultura della vita genera e rigenera la vita. La creatura che genera il Creatore è Colei che viene invocata: «Vita, dolcezza, speranza nostra». Da allora la storia diventa lo spazio in cui Dio ha piantato la tenda tra noi (cf Gv 1,14). Maria, donna beata perché ha creduto (Lc 1,45), solidale con gli umili di cuore e con gli oppressi (cf Lc 1,52-53), donna attenta alle altrui necessità (cf Gv 2,3), diventa il “segno” che Dio vuole dare all’uomo di oggi: vivere da persona viva. Il credente non può deludere le attese di Dio. Le donne e gli uomini vivi sono gli innamorati della vita, i lottatori contro le forze di morte inserite nella storia: oppressioni, ipocrisie, arrivismi radicati, corruzioni, razzismi…; sono persone libere e responsabili, ospitali e fraterne, disponibili e festose. Il segno della gioia di Maria gestante, la madre della Vita, è anche un impegno per la Chiesa. Ancora una volta Dio vuol dire al mondo che egli ama (cf Gv 3,16): «Ecco la Vergine concepirà». Questa vergine fragile, priva di potenza, diventa nella forza dell’amore tanto potente da generare la Vita. È lo stesso segno che Dio volle dare ad Achaz: una Chiesa piccola, povera, come Maria, l’umile ragazza di Nazaret che, per l’energia dello Spirito genera Gesù-Vita, sintesi di verità, di giustizia, di libertà, di amore, di speranza. Del resto Maria è il tipo, la sintesi della Chiesa (cf LG 63). Affermano in un loro documento i Servi di Maria: «La lode alla Sorgente della Vita costituisce per noi un monito a collocarci dalla parte della vita, a far sì che la pietà mariana sia essa stessa un canale di comunicazione del messaggio di vita che la Chiesa è chiamata ad annunciare». Questa nuova cultura mariana può far comprendere che la vita non è una proprietà da possedere in modo egoistico, ma un dono da accogliere con riconoscenza, una vocazione da realizzare, un mistero da contemplare con umiltà e stupore.

 

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Amiche lettrici e cari lettori, il fascicolo di Consacrazione e Servizio che avete tra le mani - il n. 11 del 2011 - si apre con le tre solite rubriche. Nella prima: «Vi affido alla Parola», il nostro collaboratore p. Bruno Secondin indugia - alla luce della Verbum Domini - su una delle forme più efficaci della familiarità con la parola di Dio: l’esperienza della lectio divina. La seconda rubrica: «E tu chi dici che io sia?», ospita un’intervista di Paola Bignardi a Paolo Montagna, ricercatore universitario in fisica e presidente diocesano dell’Azione Cattolica di Pavia. La rubrica «Orizzonti» arricchisce il fascicolo con il contributo di p. Giancarlo Rocca, sul graduale progetto apostolico di don Alberione, uno dei fondatori più fecondi del Novecento.

Una parola particolare per il «Dossier»: sotto il titolo «Mi hai fatto come un prodigio», tratto dal Salmo 139, raccoglie sei studi di qualificati docenti sulla «dignità e sacralità della vita»: tema di vivo interesse per il nostro tempo. Anche l’Editoriale indugia sulla cultura della vita in chiave mariana. Seguono le rubriche: «Religiose digitali» a cura di Caterina Cangià; «Vedere-Leggere-Ascoltare» su una meditazione musicale natalizia di J. S. Bach (Giulio Osto), le «Segnalazioni» di libri a cura di Rita Bonfrate e Emma Zordan. Un’attenzione va data al volume indicato dal «Libro del mese»: Santità laicale del secolo XX di Piersandro Vanzan, presentato da suor Maura Muraro. A tutti e a ciascuno l’augurio di buona lettura.

Maria Marcellina Pedico
Serve di Maria Riparatrici
Via Monte Velino, 30 - 00141 ROMA
m.pedico@smr.it