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n.2
marzo/aprile 2015

 

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Con lo sguardo verso lo stesso orizzonte

 
di
LUCIAGNESE CEDRONE

 

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"La realtà è superiore alle idee", scrive Papa Francesco nella Evangelii Gaudium (n. 231): ancora una chiamata ad abitare il presente, quasi un rinnovato appello ai religiosi - nell'Anno della Vita Consacrata - a lasciarsi scuotere e mettere in azione dallo Spirito, che sempre parla a chiunque decida di aprirsi all'ascolto nella storia. Nel cuore la certezza che Gesù appartiene all'umanità e non ai soli cristiani. Non serve lamentarsi delle contraddizioni del 'mondo' e neppure delle proprie. Semplicemente siamo in un'epoca e ne aspettiamo un'altra. Si percepisce che non si può andare avanti così. Il meccanismo di questa nostra storia - in cui l'uomo sparisce dentro la preminenza delle cose e della finanza - è 'sbagliato'. Tanto più necessita quindi di voci evangeliche e per questo libere; di una fede che sia raccontata nella vita quotidiana, dentro la propria comunità e negli incontri insignificanti e spiccioli con fratelli incontrati per 'caso'; necessita di chi non si adatta a calpestare gli altri e nel suo agire rifiuta ogni compiacenza con quanti feriscono nella dignità altre creature umane; di chi è disposto a impegnarsi, nel concreto e oltre le parole, nel semplice tentativo di vivere appassionatamente ogni traccia di vita che Dio regala ai suoi figli.

… fra scandalo dei 'fatti' e luce dalla Parola

Se non sono nuovi i comportamenti dell'uomo di oggi, questa nostra società però per molti aspetti è inedita. Risponde alla propria angoscia tentando la via della sopraffazione e dell'accumulo. Raccoglie per sé, spesso senza remore e limiti, il futile e il lussuoso. Spinta dall'impressione più o meno consapevole di poter far fronte a qualsiasi minaccia alla propria vita, si illude di trovare nei soldi, nella forza, nella capacità di incutere paura … una parvenza di immortalità. Ma sperimenta che l'illusione non basta per farsi coraggio. Una vistosa mancanza di speranza e di profezia insomma si è annidata ancora nell'abisso del cuore dell'uomo (cfr Sal 64,7) rendendolo arido; e quel vuoto facilmente si è riempito di rabbia e di odio.

Unica roccia per non perdersi è l'Amore di Dio Padre per l'uomo e lo sguardo di tenerezza con il quale segue il cammino dei suoi figli, anche quello più contorto. Il "Mistero della fede" rimane l'unico sentiero affidato agli uomini per vivere una vita davvero umana. Lungo la sua via la Vita stessa indica la verità ed è luce per chi vi cammina.

E i consacrati - figli di una cultura centrata sul culto dell'io - dove ripongono davvero la propria sicurezza? Non sono anch'essi forse in qualche modo contagiati dalla seduzione della forza, dall'idolatria delle cose, dall'eterno stare dalla parte dei vincenti?… Ciò che dicono e annunciano impone un decentramento da sé, uno smettere di pensare a se stessi (Mc 8,34), ma se il centro rimane l'io?…

 

'Oltre' la fede affermata

Ciò che il Signore Gesù chiede a chi si dispone a seguirlo 'più da vicino' è di offrire i propri occhi all'abbondanza delle Sue lacrime, perché "certe verità della vita si vedono solo con gli occhi delle lacrime", suggerisce Papa Francesco. Nell'attuale brama bulimica di potere e di possesso saranno forse proprio queste lacrime a salvare il mondo. Certamente serve un'analisi intelligente e profetica della realtà attuale, insieme alla testimonianza che le persone vengono prima delle cose e che l'amore, la tenerezza, gli affetti … vengono sempre prima della forza, del mercato, persino della giustizia… Ri-partire oggi dalla 'realtà' richiede in primis l'accettazione semplice e umile che il modo di concepire l'essere 'umani' è profondamente cambiato, anche all'interno delle comunità cristiane. Ed è necessario inoltre riconoscere l'aspetto evangelico del mondo attuale nella grande attenzione che le persone hanno per la verità e la libertà (… nonostante la tendenza a restringerne la misura in una soggettività puramente utilitaria!). L'esposizione alla realtà comporta una continua uscita da se stessi e chiede ad ognuno di guarire dall'illusione di essere sano. La sfida è esigente e faticosa più di quanto lo sia l'affrontare senza rancore i conflitti con il mondo esterno; ma accolta si fa portatrice della rivoluzione oggi tanto necessaria. La sfida vera - riflette Fratel M. Davide - è ri-partire "dai cuori feriti e dalle menti vulnerate che sono prima di tutto le nostre". Il fatto è che il volto del male sta dentro l'uomo, nel suo cuore, ma dato che è piuttosto impervio arrivarvi, non sempre è gradito cercarlo. Così quel male sta sotto gli occhi e implora attenzione, ma la sua voce è flebile e umile: se la persona rimane 'chiusa' nel seguire un'idea della propria mente apparentemente più 'rassicurante', allora non riuscirà certo a scoprirlo; finirà invece per convincersi che, come realtà viva e presente, il male non le appartiene e che è sempre e solo nell'…altro. Tale strada si rivela senza ritorno e con conseguenze molto pericolose … Non nascono forse di qui tutte le sopraffazioni, gli omicidi, tutte le guerre del mondo? E nelle comunità cristiane da dove vengono certe tristezze, chiacchiere, indifferenze, a volte persino giudizi taglienti come pugnali? Esiste comunque sempre e per tutti la possibilità di vivere qualsiasi situazione in modo umano e cristiano, perché il Verbo si è fatto carne non in un modello vincente di uomo, ma nel 'nudamente umano'. Questo non si può perciò distruggere e permane anche quando tutto sembra perduto; non ci sono, per il Padre che ci ha creati, figli riusciti e altri 'sbagliati'. Lo Spirito guida la storia e desidera poter illuminare qualsiasi tenebra e vita in difficoltà. E una fede che non si fa carico di altri non è vera fede.

Lungo i sentieri della trasformazione…

Due secoli fa Goethe scriveva: "Ciò che hai ereditato dai tuoi padri devi conquistarlo di nuovo, per possederlo nuovamente". Parole che pesano e danno un'indicazione anche per l'oggi. Per i discepoli di Gesù è impossibile e rovinoso sottrarsi alla presente stagione di nuove sfide. Non bastano - a domande nuove - risposte antiche (venerabili e gloriose), ma forse un po' ingessate. Per i consacrati, come per ogni cristiano, si tratta di ripensare la stessa perfezione evangelica non in termini di irreprensibilità, ma come capacità di camminare verso la Verità passando attraverso il «vero» di se stessi. Accettando la sfida della riconquista personale di ciò che costituisce ognuno, si potrà diventare davvero capaci di incontrare tutti, vincendo la paura che fa resistere a chi sembra amare la morte più della vita.

Nel cammino di ognuno gli orizzonti si spostano, non ci sono sicurezze raggiunte una volta per tutte e perciò indiscutibili; il dolore stesso fa parte della continua trasformazione, come una novità incessante. Ciò che di imprevisto fa irruzione nella quotidianità, a volte anche in modo drammatico, chiama la persona a incamminarsi in un percorso interiore e a superare la tendenza a ritrarsi dal continuare la ricerca per paura di soffrire. Si fa così esperienza che l'onnipotenza, la quale sostiene il Regno, è quella fragilissima dell'amore che accoglie. E non è questa forse l'assenza che devasta il nostro tempo?… Senza relazione, l'umanità muore e la speranza stessa è condannata. Sartre si sbagliava: gli altri sono la salvezza, non l'inferno. Inferno è sottrarsi al mistero che ogni incontro promette. E il gesuita F. Scalia riassume: La verità è 'io siamo', felice meta di un cammino mai concluso.

 

… verso la verità e la libertà dell'Amore

Un cambiamento di cultura è possibile a partire dai credenti. Ai religiosi forse si chiede oggi di fare uno sforzo più serio e più coerente per conoscere questo nostro tempo e per amarlo. Una critica evangelica, se concreta e sperimentata in prima persona, consente di leggere profeticamente sul volto del mondo - oltre le possibili rughe e il cammino sempre arduo - le attese e le speranze di tutti i figli di Dio. Queste sono la legge non scritta che ognuno porta dentro di sé, anche quando la lascia lì, dimenticata. La sola rivoluzione che sveglia a una reale fedeltà a Cristo Signore nella storia è raccogliere la Sua sfida di diventare fratelli, riconoscendo la felicità nella relazione con Lui e con tutti, nessuno escluso. L'Amore è sorgente, norma e fine della vita umana. Lungo i sentieri illuminati da tale certezza, la vita, che si chiama compassione e voglia di far vivere, circola e risana. Sola ed unica via per dire 'sì' all'umano.

 

Luciagnese Cedrone

usmionline@usminazionale.it

 

 

 

 

 
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