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n. 7/8
luglio/agosto 2001

 

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Assemblea Annuale USMI - Forum 19 aprile 2001

Sr Rosanna Marin, fmm

LA MIA ESPERIENZA DEL MONDO ISLAMICO

IN MEDIO ORIENTE

 1.            Contesto della mia esperienza:

  •  in paesi dove l'Islam è fortemente maggioritario; un islam arabo;

  • in paesi dove vivono delle piccole comunità cristiane arabe; comunità le cui origini risalgono agli inizi della Chiesa e che hanno un'esperienza secolare di convivenza con l'Islam. La mia esperienza è in parte filtrata attraverso quella di queste comunità;

  • nel dialogo della vita quotidiana:

    • presenza come immersione nel mondo islamico poiché tutto l'ambiente è permeato dalla cultura musulmana;

    • una presenza di relazioni interpersonali: vicini di casa, amici, colleghi...

    • una presenza di collaborazione in centri sociali, nell'educazione...

  • il dialogo diretto rimane sempre molto limitato perché non è un dialogo facile ed il mondo islamico, in generale, non ne sente il bisogno;

  • quanto all'evangelizzazione diretta, essa non esiste (o quasi) poiché è proibita ed un musulmano non ha la libertà di cambiare religione.

2.            Cammino verso l'altro, diverso da me, per riconoscerci nella nostra comune esperienza umana e nei valori che portiamo.

  • Esperienza d'uscita da me stessa e di conversione.

Entrando in un mondo diverso dal mio, ho a poco a poco scovato in me stessa le paure che il diverso suscita, i pregiudizi che vengono dal non conoscere l'altro ed un certo etnocentrismo" che inconsciamente ci condiziona.

Ho vissuto un cammino d'uscita da me stessa e di conversione: cammino mai finito!

  • Incontro di persone che portano i miei stessi sentimenti, speranze, sofferenze..

E' stato un uscire da me stessa per incontrare l'altro. Ho scoperto che la mia vicina di casa, pur nella sua diversità, mi assomiglia. Ho potuto guardare il suo volto di persona.

E' sempre stata per me un'esperienza forte, ascoltare le donne, le ragazze che vengono a noi, religiose, con molta fiducia: portavano i miei stessi sentimenti, speranze; portavano delle sofferenze che io, donna, potevo ben capire.

  • Scoperta di molti dei valori vissuti da una società islamica.

Riconoscendo il volto umano, come il mio, delle persone che incontravo, ho potuto scoprire i valori che vivevano.

Voglio nominare alcuni dei tanti valori vissuti in una società islamica.

Le relazioni interpersonali sono molto importanti.

Si prede il tempo per costruirle, si sviluppa una sensibilità particolare per suscitarle e mantenerle. All'interno di queste relazioni, ciascuno ha il suo valore, la sua identità e trova sicurezza. Nessuno rimane anonimo.

Ricordo un signore che aveva emigrato con la sua famiglia. Di ritorno per una visita al paese, ci ha detto: qui sono qualcuno! Camminando per la strada, tante persone mi salutano, tante persone mettono la loro mano sul mio capo e mi dicono - ala ra' si.

“Qui sono qualcuno, laggiù non sono nessuno”.

La famiglia è centrale.

La famiglia in senso stretto e la famiglia come parentela dove viene vissuta una grande solidarietà:

la famiglia è il primo spazio da costruire e da proteggere.

La religiosità.

Tutto è in riferimento a Dio, tutto avviene con il permesso di Dio" e quasi tutte le espressioni di saluto e di augurio portano il nome di Dio: l'ateismo è inconcepibile in ambiente musulmano.

Peraltro l'immagine che un musulmano ha, in generale, dell'occidentale è quella di qualcuno che non ha molta fede in Dio.

Ricordo: mi trovavo al mercato ed ho incontrato una persona che conoscevo e che mi ha domandato qualche cosa. Io ho concluso la mia risposta dicendo: Nishcor Allah! = Grazie a Dio. L'anziano fruttivendolo, da dietro la sua bancarella ha esclamato: Finalmente una straniera che dice Nishcor Allah".

La fedeltà alla pratica religiosa.

Rimanevamo sempre colpite quando, percorrendo in macchina delle regioni desertiche dove la strada si perdeva all'orizzonte, vedevamo un camion fermo ai bordi della strada e l'autista che stava facendo la preghiera.

Nessuna ostentazione in questo gesto: era solo sotto il cielo, solo davanti a Dio.

Il mese di Ramadan.

E' un mese di digiuno per molti, e di festa per tutti; un mese comunitario che nutre l'identità musulmana. Un mese che cambia tutto il ritmo della vita: lavoro, scuola, trasporti pubblici e privati.. .E' un mese speciale, un mese molto bello per tutti, anche per i cristiani i quali evitano di mangiare fuori casa durante il giorno, per rispetto per il digiuno degli altri. Spesso dei musulmani o delle musulmane invitano i loro colleghi/colleghe per il pasto della sera, pasto che marca la fine del digiuno giornaliero

3.            Cammino verso l'altro per riconoscere e chiamare per nome le differenze.

A poco a poco ho capito come sia importante conoscere bene se stessi e conoscere bene l'altro, per poter chiamare per nome le differenze.

Quando si parla con un musulmano, una musulmana, si rischia di usare gli stessi termini per parlare di realtà molto diverse.

A volte dei cristiani dicono: ma, in fondo, è lo stesso Dio! Si, certo, Dio è sempre uguale a se stesso, ma Islam e Cristianesimo sono due discorsi diversi su di Lui.

Quante volte dei musulmani mi hanno detto: Noi accettiamo tutti i profeti ed anche Gesù e Maria; perché voi non accettate il nostro Profeta Maometto?" Rispondevo: Perché il Gesù che voi stimate e rispettate non è il Gesù della fede cristiana.

  • Dal punto di vista teologico ci sono profonde differenze ed i cristiani del posto sono spesso interpellati su questo: i bambini e i giovani a scuola, gli adulti nel lavoro, attraverso la TV.

Avevamo una piccola fraternità nel Nord-Est della Siria, in una città dove i Cristiani sono lo 0,2 % della popolazione. Vi ho vissuto 11 anni. Ogni quindici giorni raggiungevamo una cittadina ai confini con l’Iraq dove vivevano circa 20 famiglie cristiane su una popolazione di almeno 20.000 abitanti. Radunavamo i bambini e i giovani per un po' di formazione cristiana, ma raramente potevamo svolgere il programma che avevamo previsto perché loro avevano sempre tante domande da farci: 4 miei compagni mi hanno detto che Gesù non è morto in croce. Mi hanno detto.."

Ma, in fondo, questo aspetto non crea troppe difficoltà per le relazioni interpersonali: si può discutere e restare buoni amici. In generale non vi sono difficoltà nelle relazioni con le singole persone.

  • Ciò che rende difficile la relazione al mondo musulmano è la sua strutturazione socio-culturale e politica.

E' molto importante conoscere questo aspetto per accettarlo com'è, per rispettarlo ed evitare di avere delle inutili impennate di sdegno o di rivolta.

L'Islam è un solido sistema che protegge il gruppo, impedendo all'individuo di uscirne; un sistema che facilita l'assimilazione del non-musulmano.

Come esempio, voglio prendere in considerazione la famiglia: il matrimonio, i figli, il diritto familiare..

Sono stata testimone di tante sofferenze di donne sposate ad un musulmano: ragazze del posto e donne occidentali.

Certo, non tutte le esperienze sono uguali, ma...

Ricordo una giovane, molto giovane ragazza del posto. La conoscevamo molto bene. La sua famiglia viveva in un quartiere al l00%1 00 musulmano ed un giorno ha sposato un ragazzo musulmano: un ragazzo gentile e buono. Dopo il loro matrimonio sono venuti a farci visita insieme. All'inizio la giovane ci diceva: 4o voglio restare cristiana". Infatti non è obbligatorio che la donna si converta all'Islam. Ma dopo qualche tempo si è fatta musulmana: aveva capito che se rimaneva cristiana non avrebbe avuto alcun diritto sull'eredità e sui figli.

E' inutile dire : questo non è giusto.

E' inutile dire Non è giusto che un musulmano abbia il diritto di sposare una cristiana e che un cristiano non possa sposare una musulmana senza farsi musulmano; non è giusto che i figli siano automaticamente musulmani..."

Non è giusto per noi, ma è logico nel sistema. La religione è prioritaria ed il primo responsabile ne è l'uomo: egli dunque deve essere musulmano. I figli gli appartengono perché è lui il garante della loro islamicità, il garante della solidità della famiglia, primo nucleo dell'islamismo.

Alcune volte, alla frontiera tra Siria e Giordania, l'autobus sul quale viaggiavo ha dovuto aspettare a lungo una delle passeggere: si trattava di una donna che viaggiava con figli minorenni senza avere il permesso scritto del marito.

Ricordo attraverso quali peripezie ha dovuto passare una donna europea per riuscire ad uscire dal paese con i propri figli minorenni!

Tutto questo è logico nel sistema perché non si devono aprire delle brecce.

4.  Un cammino sempre aperto: lasciarsi interpellare ed interpellare.

Vivere in un ambiente musulmano è sempre stato per noi un'interpellazione continua a rileggere la nostra fede cristiana. Sono stata contenta di scoprire la lunga tradizione delle comunità cristiane locali le quali, fin dal primo impatto con l'Islam nel Medio Evo, hanno sviluppato un nuovo linguaggio teologico per rispondere alle domande dell'Islam. Penso che l'esperienza delle comunità cristiane Vicino Orientali, possa essere utile per noi oggi, nella nostra società multiculturale.

Mi sono lasciata interpellare e non ho mai rinunciato ad interpellare quando l'occasione mi era offerta. Non prendevo mai l'iniziativa, ma rispondevo quando mi era domandato conto della mia fede.

In questo scambio, ciò che mi ha sempre aiutata è stato il rispetto dell'altro come persona e il pretendere di essere rispettata anch'io come tale.

Ciò che mi ha dato luce, speranza e pace, è stato il credere che siamo tutti in cammino, che anche l'Islam è in cammino. Siamo in cammino verso una meta e attraverso sentieri che Dio solo conosce. Lui conosce i tempi ed i momenti...

 

Sr. Rosanna Marin 
Francescana Missionaria di Maria

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