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supplemento
n. 05  2009


Maria di Nazaret
Discepola e testimone della Parola

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Il volume che hai tra mano è dedicato alla figura di «Maria di Nazaret discepola e testimone della Parola». Prima di iniziarne la lettura, ti invito a sostare in atteggiamento contemplativo, lasciandoti attirare dall’immagine riprodotta sulla copertina: vi è raffigurata la scena dell’Annunciazione,motivo prediletto dell’iconografia fin dall'antichità. Un particolare non può sfuggire al tuo sguardo penetrante: la Vergine ha in mano un libro, mentre un secondo è aperto sul tavolo e sotto di esso è posta una piccola pergamena. È evidente che il pittore fiammingo Robert Campin, Maestro di Mérode († 1444), ha voluto riproporre l’antico motivo del legame tra Maria e la Parola, motivo che ha dato origine al titolo Virgo liber Verbi attribuito alla Madre di Dio.

Su questo singolare motivo Benedetto XVI ha richiamato l’attenzione dei fedeli convenuti in Piazza san Pietro domenica 6 novembre 2005, in occasione della preghiera mariana dell’Angelus Domini. Il Papa, rievocando l’approvazione della Dei Verbum data 40 anni prima (18 novembre 1965),concludeva la sua riflessione soffermandosi sull’atteggiamento orante della Vergine di fronte all’angelo Gabriele. «Condizione della lectio divina – ha detto il Papa - è che la mente ed il cuore siano illuminati dallo Spirito Santo, cioè dallo stesso Ispiratore delle Scritture, e si pongano perciò in atteggiamento di “religioso ascolto”. Questo è l’atteggiamento tipico di Maria Santissima, così come lo mostra emblematicamente l’icona dell’Annunciazione: la Vergine accoglie il Messaggero celeste mentre è intenta a meditare le Sacre Scritture, raffigurate solitamente da un libro che Maria tiene in mano, o in grembo, oppure sopra un leggìo. È Questa anche l’immagine della Chiesa offerta dal Concilio stesso, nella Costituzione Dei Verbum: “In religioso ascolto della Parola di Dio…” (n. 1)».1

Il titolo Virgo liber Verbi richiama quindi un’immagine di Maria quanto mai suggestiva, che i Padri della Chiesa e la tradizione medievale le hanno applicato. Esso fa parte di una lunga lista di titoli che la Chiesa antica si è compiaciuta di assegnare alla Vergine: scala di Giacobbe, roveto ardente, arca dell'alleanza, verga di Aronne, albero di Jesse, vello di Gedeone, Montagna di Abacuc e di Daniele... Il titolo Virgo liber Verbi fa parte di questo elenco di appellativi veterotestamentari, lo si trova commentato nelle opere dei Padri della Chiesa ed è presente nei testi liturgici sia greci sia siri.

Nella Vita di Maria, ad esempio, composta da san Massimo il Confessore († 662) - uno tra i più grandi teologi del cristianesimo antico - il santo monaco così scrive rivolgendosi alla Vergine: «Tu sei in verità [Maria] il libro vivente nel quale è ineffabilmente scritta la Parola del Padre con la penna vivificante dello Spirito Santo. Tu sei veramente il corpo del Nuovo Testamento divinamente scritto, del testamento vivificante che Dio ha consegnato agli uomini; tu l'intermediaria, l'interceditrice, tu il dono gratuito della nostra salvezza, perché tu vigili sempre e tendi la mano al popolo fedele».2

Come Cristo è il libro del Padre, dimostra san Massimo, così Maria è il libro del Figlio, il libro che conserva e annuncia tutte le parole e le azioni di Gesù Salvatore. In lei mistico libro, lo Spirito Santo ha scritto parole di vita. Maria è pure il libro aperto nel quale la Chiesa, a cominciare dagli apostoli, ha letto le antiche profezie, quelle che la liturgia canta nei giorni mariani per eccellenza, immediatamente precedenti il Santo Natale: esse evocano il Cristo, l’Atteso delle genti, colui che le ha compiute. Possiamo perciò fare nostra una felice espressione di santa Caterina da Siena: «O Maria, dolcissimo amore mio, in te è scritto il Verbo dal quale noi abbiamo la dottrina della vita; tu sei la tavola che ci porge quella dottrina».

Il titolo Virgo liber Verbi ha trovato spazio pure nella mostra allestita a Milano nell’anno giubilare del 2000 su La Madonna nell’attesa del Parto. Capolavori dal patrimonio italiano del ‘300 e ‘400 (25 marzo-25 aprile). Si sono così potute ammirare – quasi in sequenza filmica - le Madonne nell’attesa del parto, in molte delle quali la Vergine è raffigurata con il libro. Nel catalogo dell’esposizione, il curatore Ermes Maria Ronchi - docente di iconografia mariana alla Pontificia Facoltà Teologica Marianum di Roma - all’interno del suo contributo su «Iconografia della Madonna del Parto», si è soffermato a commentare il significato del libro che Maria reca in mano.

Scrive Ronchi: «Le prime timorose Madonne del Trecento toscano recano nella mano sinistra un libro, simbolo di preghiera, di familiarità con la sacra Scrittura, ma soprattutto di presenza. Esso svolge la funzione di raddoppiare l’indicazione della presenza del Verbo che si sta facendo carne nel grembo di Maria come già si è fatto presenza nella Scrittura sacra. Con questa analogia visiva tra Maria e sacra Scrittura (Virgo liber Verbi), l’evento della gravidanza è sottratto al semplice accadimento esistenziale. La mano sinistra che porta il libro è quella che nelle Madonne con Bambino sorregge il Figlio, alludendo a una ulteriore identificazione tra libro e Bambino. Il libro è presentato agli astanti, con il medesimo gesto con cui in tante immagini la Madre presentava il Bambino, quasi che libro e figlio fossero intercambiabili; altre volte il libro, chiuso o aperto, è utilizzato non più come elemento di mediazione tra la Vergine e il fedele, ma come strumento di silenziosa e assorta meditazione personale. In molti casi il libro aperto reca delle parole, quasi sempre il primo verso del Magnificat, canto di colei in cui il Misericordioso senza casa ha trovato casa; canto sgorgato dall’incontro di due donne entrambe incinte in modo impossibile, entrambe santuario della vita; profezia delle madri, evangelo della vita; canto della gravida che si alza nel silenzio che intercorre tra Nazaret e Betlemme […]. Talvolta il libro è adagiato sul grembo, talvolta premuto al ventre, ma sempre indicazione di una presenza altra. Il libro scomparirà in quanto segno iconico con Piero della Francesca e con le Madonne della Misericordia, sostituito però da altri indicatori di trascendenza».3

Il discorso appena qui abbozzato viene ripreso nel presente testo a più voci, volte ad orientare all’approfondimento del mistero della Vergine Madre alla luce della parola di Dio. La competenza e la devozione degli autori e delle autrici verso la Vergine Maria «madre della Parola incarnata» (Deus caritas est 41), sono già di per sé garanzia di chiara dottrina, di efficace formazione spirituale, di promozione pastorale. La scelta di dedicare il presente Supplemento al n. 5/2009 della rivista Consacrazione e Servizio su Maria in rapporto alla Parola è scaturita dall’invito della XII Assemblea sinodale dei vescovi (5-26 ottobre 2008) «a rivolgere lo sguardo a Maria e domandare allo Spirito Santo la grazia di una fede viva nella parola di Dio fatta carne» (Prop. 55). Si è decisa poi la pubblicazione nel mese di maggio, perché tradizionalmente dedicato alla venerazione della Madre di Dio, in modo che gli operatori pastorali possano attingere in esso spunti di riflessione e prospettive per la loro missione evangelizzatrice. Infine, quando è stato possibile, al termine di ogni contributo seguono essenziali segnalazioni bibliografiche sulle tematiche affrontate, privilegiando innanzitutto gli studi degli stessi autori.

 

NOTE

 1 Insegnamenti di Benedetto XVI, I, 2005 (aprile-dicembre), Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2006, 759-760.

2 AA.VV., Testi mariani del primo millennio, II, Padri e altri autori bizantini (VI-XI sec.). Direzione e coordinamento di Georges Gharib, Città Nuova Editrice, Roma 1989, 288.

3 La Madonna nell’attesa del Parto. Capolavori dal patrimonio italiano del ‘300 e ‘400, Libri Scheiwiller, Milano 2000, 31-32.

Maria Marcellina Pedico
Serve di Maria Riparatrici
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