n. 6
giugno 2003

 

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Tempo di contemplazione...

di Sr. Diana Papa

 

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L’uomo, oggi, pur vivendo rapporti interpersonali a distanza planetaria, sembra aver paura dell’intimità. Spesso dimostra di voler sfuggire dalla propria solitudine o dall’intimità con l’altro, occupando tutte le ore con molteplici impegni. Il non contatto con se stesso lo porta a non essere intimo né con sé, né con gli altri.

Essere intimo, infatti, è dedicarsi del tempo, per godersi la solitudine e rimanere in relazione con l’altro, al di là della reciprocità; è scoprirsi parte dell’armonia del creato custodito nel grembo trinitario. L’essere intimo è l’arte che insegna all’uomo a divenire contemplativo, a partire dalla consapevolezza di sé creato a immagine e somiglianza di Dio.

Penetrare nella propria vita, è tuffarsi, infatti, nell’esperienza della contemplazione, dove l’uomo s’immerge continuamente in Dio, autore della bellezza, il quale disegna e dà forma all’universo.

Contemplare, quindi, è…

  • muoversi in Dio, che chiama per nome(cf Is 43,1) ogni creatura così preziosa ai suoi occhi (cf Is 43,4);

  • toccare la radice dell’umanità, la fonte della vita, per rendere visibile, con il proprio esserci, il volto di Dio;

  • semplicemente esserci;

  • viversi nell’universo, cogliendo la propria unicità;

  • penetrare l’esistenza nel qui e ora e trovare Dio;

  • immergersi costantemente nella profondità esistenziale per sentire la vita di Dio che pulsa;

  • liberare i palpiti della vita nell’attimo presente;

  • comporre armonicamente i sentimenti gradevoli e non e vivere in atteggiamento di ascolto;

  • rimanere in relazione con l’altro, anche quando si è allontanato, solo in nome della forza dell’amore, come insegna Gesù;

  • sentire Dio presente in ogni creatura;

  • immergersi nella natura per respirare Dio;

  • lodare Dio solo con il proprio essere in pienezza.

Contemplare è espandersi con Dio nello spiegamento della vita dal granello di sabbia fino ai confini del mondo…

Mi vedo al tramonto lungo la riva del mare, mi fermo mentre mi sento attratta dall’infinito. Il moto dei sentimenti si lascia placare dal flusso e riflusso delle onde del mare che lambiscono con pudore la spiaggia.

Guardo le bollicine d’acqua appena formate: sembra che, per una naturale predisposizione, liberano l’aria poco prima catturata, proprio come la pace dell’ora permette al mio cuore di sciogliere le energie nascoste nel più profondo di me stessa.

Lo sguardo talvolta rivolto verso l’infinito sembra voler cogliere i segreti degli uomini, affidati al mare… unicamente per il desiderio profondo di rimanere sempre in relazione con l’altro, con il volto dell’altro (Lévinas), unica impronta visibile di Dio.

Benché l’orizzonte mi appare così lontano, mi sembra di toccarlo. Il sentirmi totalmente a contatto con me stessa, con la radice della mia esistenza, mi immette nel circuito dell’infinito, dell’amore.

Il sole spiega i suoi raggi che avvolgono tutta la terra… mi riscaldano il cuore. Sento il tepore del loro calore sulla pelle, la gioia del mio esserci. Il suo penetrare timido, costante nella mia corporeità consente al mio intimo di sgomitolarsi, di affidarsi, di arrendersi alla forza dell’amore.

 Una stella appare nel cielo proprio mentre il sole spennella di rosso l’ultimo lembo della terra. Sola, silenziosa al suo posto, la flebile luce iniziale, indisturbata, sembra spegnere il calore del fuoco solare che scalda la vita.

Per un attimo, quando perdo il contatto con me stessa, mi sento smarrita. La solitudine allora mi avvolge, mi stringe, mi rimbalza, mi schiaccia, mi arrotola, mi dipana, mi sgretola, mi avvince, mi disorienta, mi annebbia, mi rinchiude, mi sbalza, mi spinge, mi interroga, mi svuota. Ed ancora: mi riempie, mi fascia, mi custodisce, mi accorda, mi immerge, mi libera… mi fa planare sospinta dalla carezzevole brezza marina, con il tempo dei passi di danza che i gabbiani disegnano nel cielo, mentre, con eleganza, sembrano tuffarsi nel silenzio del tramonto.

Lo splash dell’acqua, appena percepito, sembra armonizzare e fondere con la bellezza della natura i palpiti del mio cuore. Sento di essere un tutt’uno con il sole, con il mare, con le stelle, con l’orizzonte, con l’altro, con l’infinito…con Dio.

Il silenzio impalpabile, non definito, ma vivo, mi porta a scoprire la gioia della mia esistenza, sento scorrere nella mia vita il soffio di Dio. Mi porta a scoprire l’amore, a immergermi nell’amore, a sentire l’amore, a godere della mia intimità, proprio quel silenzio che mi fa vivere e toccare l’infinito nel frammento e mi riporta a risignificare l’esistenza con un solo atto d’amore.

…E Dio mi guarda ed è felice, perché godo del dono della vita e già nel mio sì all’esistenza, vissuta, in ogni attimo, in profondità, contemplo Dio.

 Sr. Diana Papa

   

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