n. 9
settembre 2004

 

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di Tiziana De Rosa
 

 

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Cristo ci ha liberate...

«Cristo ci ha liberati perché restassimo liberi; state dunque saldi e non lasciatevi imporre di nuovo il giogo della schiavitù…».

«Voi, infatti, fratelli, siete chiamati a libertà. Purché questa libertà non divenga un pretesto per vivere secondo la carne, ma mediante la carità siate a servizio gli uni degli altri…».

L’apostolo Paolo rivolgeva questo monito ai Galati, molti secoli fa, ma esso è sempre attuale e vale anche per noi, oggi, all’inizio di un nuovo anno sociale, che ci vede alle prese con la progettazione comunitaria e apostolica.

La libertà, infatti, è una tematica sempre importante e accattivante, capace di far fremere qualcosa all’interno di noi stesse, ponendoci interrogativi ai quali occorre, poi, dare una risposta non solo libera ma veritiera.

Il bambino, nei suoi primi anni di vita, quando scopre di essere  distinto dalla madre, comincia a dire i suoi “no”, per affermare se stesso…; noi adulti, che non dovremmo più aver bisogno di affermare noi stessi, rischiamo di fare altrettanto quando diciamo i nostri “no” a Dio e al suo progetto su di noi e, credendo di affermare la nostra libertà, non ci accorgiamo che, proprio in quei momenti, non siamo persone libere, ma schiave della carne, ossia delle nostre passioni, dei nostri impulsi distruttivi, dei nostri desideri irresponsabili. Ecco allora che san Paolo ci ricorda che la vera libertà non è libertinaggio, vale a dire non è libertà assoluta di fare quello che si vuole, il bello e il cattivo tempo… ma libertà di fare il bene. Non è, quindi, libertà dai legami, ma libertà dei legami, cioè libertà di scegliere responsabilmente di tessere alcuni legami, rinunciare ad alcuni di essi, perché non in sintonia con la nostra persona e la nostra scelta di vita, scioglierne altri… con l’unica guida capace di farci camminare sulla giusta via: l’amore, la carità, la benevolenza.

Crescere significa superare la fase egoica, primitiva, per giungere alla coesistenza pacifica della nostra libertà attraverso la relazione feconda di alterità. Solo così possiamo essere liberi insieme. Libertà, quindi, è scegliere di fare alcune delle cose tra quelle permesse, ossia entro quei limiti che mi vengono imposti dal fatto che non vivo sola al mondo, ma ci sono tutti gli altri, che hanno altrettanto diritto alla loro libertà.

La vera libertà, oltre a essere capacità di scelta tra bene e male, tra male minore e maggiore, tra bene e ottimo, è anche tessere relazioni vere e autentiche, che fanno crescere in umanità, verso una libertà che aiuta la persona che agisce e quella che subisce l’azione. Nella relazione autentica, infatti, ogni persona cresce e si libera sempre di più dal proprio io egoico, per diventare persona libera in progress; solo così potrà aiutare gli altri a fare altrettanto. E questo cammino liberatorio lo possiamo fare, in quanto è Cristo che ci ha liberati dal male perché restassimo persone libere, capaci di amare e di scegliere responsabilmente la via da seguire nella realizzazione della propria vita e in quella del mondo; persone capaci di aderire a un progetto di amore, rinunciando a se stesse per un bene maggiore.

Siamo libere di dire sì al progetto che il Padre ha su di noi da tutta l’eternità, oppure di rinchiuderci nel nostro bozzolo e morire asfissiate, nell’illusione di essere libere, perché capaci di dire di no, di ribellarci e di fare di testa nostra… Siamo libere di cercare il bene di coloro che ci stanno attorno, il bene nostro e delle persone che ci sono care, siamo libere di liberare gli altri sull’esempio di Gesù, donando la vita perché gli altri possano vivere. Siamo persone libere perché liberate dall’Amore; libere di essere se stesse, di cercare, di sbagliare, di risollevarsi dalle proprie miserie e dai propri limiti… per ricominciare ogni giorno, e nessuno può toglierci questa libertà, purché essa non diventi occasione di una nuova schiavitù…

Accettando il dono della libertà offertaci dal Signore, ci rendiamo veramente libere di essere sale e luce, perché il mondo viva. Gesù desidera che anche noi, come Lui, ci lasciamo sciogliere come sale nel brodo quotidiano della vita, per dar sapore a tutto ciò che siamo e facciamo, in modo che il nostro prossimo comprenda il valore che ciascuna persona ha per Gesù e, quindi, anche per noi. Noi siamo libere di essere luce, per illuminare quanti sono nelle tenebre e far loro ammirare il panorama della creazione che il Padre ha creato per noi e per la nostra gioia. Noi siamo libere di essere fuoco che riscalda quanti hanno freddo e soffrono nel gelo dell’odio e dell’indifferenza. Siamo libere di dare senso alla storia e alle piccole cose quotidiane, libere di servire le altre e gli altri, libere di donare la nostra vita a Dio e al prossimo, per suscitare nuova vita, gioia e pace intorno a noi. Siamo persone libere di far crescere il bene e di estirpare l’odio con le sue quattro sorelle: la calunnia, la menzogna, la derisione, la mormorazione, e costruire la pace, sorella della quiete nell’ordine, della fede robusta, nella speranza operosa, nella carità ardente…

Siamo state liberate per liberare in noi, e attorno a noi, la simpatia, la benevolenza, l’empatia, la solidarietà, l’amicizia; siamo libere per liberare l’amore e far crescere nel mondo, e attorno a noi, un giardino di simpatia, di accoglienza, di cordialità, di sororità, di fratellanza e di pace, dove è bello vivere e crescere insieme come famiglia di Dio.

Noi siamo libere, soprattutto, di perdonare a coloro che ci hanno offese, derise, calunniate, ingiuriate, odiate, perché noi stesse abbiamo già fatto l’esperienza di essere perdonate da Dio continuamente, di essere amate, di essere accolte dopo ogni caduta e riportate all’originale splendore di figlie di Dio. Perdonate dal Signore, dobbiamo perdonare le altre, gli altri, ed ecco perché siamo libere di dimenticare il male e di rispondere con il bene alle controversie quotidiane, fidando nel Signore della vita e della storia, nostro Dio e Salvatore. Solo così il Signore sarà veramente in mezzo a noi e si compiacerà della nostra libertà, e noi con Lui.

Le nostre scelte quotidiane sono scelte libere e responsabili, solo se sono dettate dalla ricerca del bene personale e comunitario, dal rispetto vicendevole, dalla ricerca di fedeltà al Vangelo e al nostro prossimo; in una parola, se sono scelte liberanti per noi e per quelle/i che ci sono vicine/i o lontane/i, diversamente sono soltanto scelte di comodo, di opportunismo, di compiacenza, di dominio, di pigrizia mentale e spirituale, di schiavitù… Non possiamo illuderci: se le nostre scelte sono veramente libere, saranno liberanti, e questo lo possiamo vedere dai frutti che matureranno, perché i frutti dello Spirito – ci ricorda ancora l’apostolo Paolo – sono mitezza e bontà, pace e longanimità, benevolenza e fedeltà, dominio di sé e mitezza…, mentre i frutti della schiavitù sono fornicazione, impurità, libertinaggio, idolatria, invidia, gelosie, contese, ecc. ecc.

Se nel nostro quotidiano poniamo sempre al centro l’interesse della persona e facciamo scelte liberanti e costruttive per ogni soggetto, saremo – senza ombra di dubbio – sulla scia redentiva di Cristo, che per amore mio (può, con verità, affermare ciascuna di noi…) e nostro offrì se stesso al Padre per la liberazione nostra e per la salvezza del mondo.

 

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