n. 9
settembre 2004

 

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L'arte cristiana narra il mistero
di Maria Luisa Mazzarello*

 

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La via della bellezza

Comunicare la fede con l’arte vuol dire percorrere la via della bellezza.

È stato sperimentato come nell’annuncio assumere la categoria della “bellezza”, che ben si coniuga con quella del “vero” e del “bene”, è avvalersi di più di una opportunità. E questo perché con la valorizzazione del visuale il messaggio raggiunge la totalità della persona: affetti, intelletto, volontà, sensibilità.

Bisogna allora dire che il percorso educativo dell’arte è un percorso da imparare a valorizzare per scoprire la parte ancora inedita della prassi dell’annuncio cristiano. L’arte, infatti, costituisce una risorsa al tempo stesso biblico-teologica e antropologica, caratterizzata dalla dimensione estetica che tutta la percorre aprendo alla conoscenza del mistero per via contemplativa e affettiva.

La nostra catechesi non ignora le immagini dell’arte; i catechismi ne sono ricchi, in particolare il Catechismo degli adulti1. Tuttavia, il più delle volte queste vengono proposte ed usate come sussidio più che come testo autonomo per una vera e propria esperienza religiosa. Esigenze pur legittime di oggettivazione della fede cristiana sono state per secoli esasperate e assolutizzate, sottovalutando il dato emotivo ed estetico nella nostra precomprensione.

Valorizzare l’arte nella comunicazione della fede, sia nell’ambito della catechesi come dell’insegnamento scolastico della religione vuol dire attivare un processo che può scandirsi così:

Imparare a contemplare il Volto di Cristo e penetrarne il mistero lasciandosi coinvolgere in una esperienza religiosa che emerge dal dato estetico.

Incominciare a inoltrarsi sulla “via della bellezza” e imparare a percorrerla.

Fare silenzio, contemplare, essere attenti a cogliere la voce dell’arte perché anch’essa fa risuonare la Parola.

Una vera mistagogia per i nostri ragazzi: un entrare nel mistero lasciandosi invadere dal messaggio.

Certamente è un modo nuovo di usare l’immagine. L’immagine non è un sussidio, ma un testo per una vera esperienza religiosa. È chiaro che una nuova mentalità deve maturare: dare più spazio al dato estetico ed emotivo, così anche il conoscere si riveste di amore; diventa conoscenza amorosa di Dio.

 

La riscoperta dell’arte nell’annuncio del Credo cristiano

Aggiungendo nuovi elementi a dimostrazione dello stretto rapporto tra annuncio della fede e arte, bisogna dire che la stessa complessità del mistero che siamo chiamati ad annunciare fa appello alla sinergia di approcci diversi per dire a tutto campo il Credo cristiano. Tra gli approcci c’è appunto quello del linguaggio visivo che, valorizzato fin dalle origini del cristianesimo, richiede oggi di essere riscoperto nel processo della comunicazione della fede.

Non mancano impegni a questo riguardo. Sta nascendo una nuova sensibilità verso il messaggio mediato dall’arte. Il progetto culturale della Conferenza Episcopale Italiana ha proposto iniziative per la riscoperta dell’arte quale patrimonio della Tradizione cristiana2.

Molte sono le ragioni a sostegno di questa riscoperta:

*      il superamento degli effetti spersonalizzanti delle molte immagini medianiche che condizionano la vita;

*       il bisogno della bellezza che racchiude la totalità della bontà e della verità che danno senso alla vita per non cadere nella disperazione;

*       la consapevolezza che l’arte rende più trasparente all’intelligenza i contenuti evangelici;

*       le esigenze della gente del nostro tempo mediatico che accolgono più facilmente il messaggio se detto con un linguaggio e un metodo che fanno appello ai valori presenti nell’audiovisivo più autentico;

*       il bisogno di riscoprire le radici cristiane della nostra cultura, la nostra identità spirituale aperta a sempre nuove forme di creatività;

+       la facilitazione all’apprendimento favorito dall’arte cristiana che per via di induzione conduce sempre a un’esperienza biblica e, attraverso il dialogo, alla formazione religiosa personale e comunitaria.

 

Emerge ancora una volta come l’arte non sia soltanto espressione estetica, ma un vero “luogo” di comunicazione della fede.

Per le ragioni appena accennate si può allora cominciare a parlare di una “riscoperta” e “riappropriazione” dell’arte cristiana per annunciare la fede. Una via metodologica che per se era stata oscurata dal prevalere del razionale sull’affettivo. Al contrario come già accennato - l’arte coniuga queste due dimensioni dell’essere umano. Così narrare con l’arte è annunciare il mistero in modo coinvolgente e interpellante, ed è pure un continuo richiamarsi alla Bibbia che è la vera matrice dell’arte, ed è per sua natura iconografia della Scrittura.

In ultima istanza, la ragione teologica e metodologica della scelta del testo-arte è correlata nell’unico atteggiamento spirituale che porta la Chiesa a scegliere la via più adatta per mediare l’incontro di Dio con l’uomo. Detto con le parole di Giovanni Paolo II, «per trasmettere il messaggio affidatole da Cristo, la Chiesa ha bisogno dell’arte. Essa deve, infatti, rendere percepibile e, anzi, per quanto possibile, affascinante il mondo dello spirito, dell’invisibile, di Dio»3.

 

Un approccio convalidato

Quanto appena enunciato ha già trovato attuazione nella realizzazione della Collana Insegnare la religione con l’arte, edita dalla Elledici-Il Capitello. La Collana è l’espressione di un’esperienza triennale di ricerca-azione promossa dell’Istituto di Catechetica dell’Università Salesiana con la collaborazione della Facoltà di Scienze dell’Educazione “Auxilium”. Ad essa vi hanno partecipato una trentina di classi di alcune scuole di Roma e provincia, con una media di venti alunni per ciascuna classe.

Il progetto della Collana prende in considerazione temi fondamentali del messaggio cristiano che sono stati fonte di ispirazione di molti artisti: la Creazione, l’Incarnazione, la Missione di Gesù, la Pasqua, la Chiesa4.

I testi sono strutturati secondo una dinamica interna che si sviluppa in tre momenti: interpretazione simbolica dei testi-arte (prima parte), riflessione biblico-teologica (seconda parte), indicazioni per l’azione didattica (terza parte)5.

La metodologia per la lettura del documento artistico può e deve essere quella applicata della “lettura” di ogni altro documento della Tradizione cristiana, rispettandone lo specifico.

- Un primo passo da fare è la scelta dell’opera d’arte

Occorre puntare su documenti artistici esemplari e tipici. La semplicità e l’essenzializzazione delle linee sarà proporzionata all’età.

La scelta dell’opera d’arte, come nucleo generatore di esperienze totalizzanti, si fonda su alcune convinzioni che orientano l’educazione alla fede. Se il documento scritto si esprime per concetti e procede nel rispetto delle categorie narrative spazio-temporali, l’arte cristiana si esprime in modo del tutto singolare:

*       si pone nell’ordine del simbolo;

*       ri-dice visivamente i contenuti delle fonti cristiane;

*       si propone in termini di bellezza;

*       narra, accostando nella stessa scena, eventi, luoghi e tempi anche lontanissimi tra di loro;

*       rende presente il Credo delle prime comunità cristiane;

*       costituisce un patrimonio storico-culturale da riscoprire;

*       è il luogo della “memoria” in cui affondano le radici dell’identità cristiana.

 

Un’attenzione che non va disattesa è quella di proporre ai ragazzi espressioni artistiche di diversa complessità a seconda della loro età e delle loro capacità di apprendimento religioso ben sapendo che ogni traccia, ogni espressione dell’arte cristiana è un testo che può essere letto, compreso e interpretato a vari livelli.

 

- Un secondo passo da fare è quello dell’approccio al testo-arte

Ogni tematica si sviluppa tenendo presenti tre momenti:

Presentazione e osservazione dell’opera d’arte

Si sollecitano i ragazzi a guardare con attenzione tutti gli elementi presenti nell’opera proposta e ad elencarli.

Passaggio dalla descrizione dell’opera all’interpretazione simbolica

Si invitano i ragazzi a scoprire che tutti gli elementi presenti nell’opera corrispondono a un preciso intento comunicativo e a tentarne un’interpretazione; si provocano interrogativi che consentono di formulare ipotesi di significato da convalidare alla luce di varie fonti, in particolare il testo biblico come fonte privilegiata. Tutto questo per scoprire gli elementi di significato di cui il testo-arte è portatore.

Riespressione dei contenuti trasmessi dall’opera d’arte mediante la produzione dei ragazzi.

Si offrono momenti di verifica delle competenze acquisite e si valuta l’apporto dato alla lettura e alla comprensione dell’opera d’arte, la quale nasce sempre da un’idea biblico-teologica che si materializza in personaggi, forme, colori, volumi, disposizioni spaziali, ecc. I ragazzi sono invitati ad assumere i seguenti atteggiamenti: silenzio immaginativo, esternazione delle proprie idee, dialogo, produzione individuale e/o di gruppo. In questo modo il gruppo può trasformarsi in operatori di una “bottega d’arte” dove viene potenziata l’immaginazione e la creatività attraverso processi di reinterpretazione e di rielaborazione.

  

Una conclusione aperta

Appartiene alle due forme dell’evangelizzazione, l’educazione alla fede nella comunità ecclesiale e l’insegnamento scolastico della religione a scuola, la consapevolezza crescente, sempre nel rispetto del loro specifico, di come il ricorso all’arte sia significativo su un duplice binario: facilita la comunicazione di contenuti religiosi a volte difficili da trasmettere nel nostro tempo mediatico solo attraverso la narrazione orale; comunica significati religiosi attraverso la via simbolica.

In ordine agli itinerari di iniziazione cristiana o alle unità di apprendimento è conveniente richiamare che il contatto con le immagini – come è dimostrato anche dalla prassi educativa – produce una sollecitazione sensoriale che coinvolge i ragazzi non solo nel comprendere il significato delle opere che vengono loro presentate, ma produce in essi anche una risonanza che si traduce in competenza comunicativa. Una tale competenza si acquisisce sia quando il ragazzo è abilitato alla lettura dei testi artistici, sia quando egli si abilita a produrli.

Anche questa seconda via è un’occasione che contribuisce a rendere efficace e a vivacizzare il momento didattico. Si tratta di un approccio che può far seguito alla lettura di un passo biblico e/o anche alla riflessione su una situazione esistenziale. In questo modo i ragazzi, singolarmente o in gruppo, assumono la veste “del pittore” che ri-dice la Parola biblica. Da notare che in questo processo è sempre previsto il riferimento ai Catechismi per l’iniziazione cristiana della Conferenza Episcopale Italiana o per la scuola al libro di testo.

Alla produzione può seguire il confronto del prodotto con lo stesso testo biblico che è stato visualizzato. Dal dialogo emergerà facilmente l’autonomia espressiva e significativa dei due linguaggi - quello visivo e quello verbale.

Si può anche procedere alla comparazione fra il prodotto dei ragazzi e l’opera di alcuni artisti, possibilmente appartenenti a epoche diverse. Se ne coglieranno somiglianze e differenze, ma soprattutto ci si renderà conto come anche l’arte esprime la perennità del mistero cristiano, attualizzandolo nello spazio e nel tempo.

L’efficacia di un tale procedimento didattico è indubbia perché si riesce a catturare subito l’attenzione dei ragazzi e ciascuno si sente coinvolto in prima persona. Inoltre, la spiegazione che essi stessi fanno di ciò che hanno osservato e/o prodotto rafforza l’apprendimento.

Un’attenzione imprescindibile da parte degli educatori sarà – come si è detto – quella di abilitare i ragazzi all’osservazione attenta. Un’osservazione che coinvolgerà non solo la percezione visiva, ma anche quella uditiva e olfattiva di tutti gli elementi che strutturano un’opera d’arte. Questa capacità “osservativa” diventa capacità “immaginativa” che, se da un lato aiuta a comprendere un’opera, allo stesso tempo fornisce ai ragazzi strutture segniche significanti di cui ci si potrà servire nella produzione.

Un insegnamento del Credo cristiano che utilizza il testo artistico non è per nulla riduttivo, al contrario è arricchente ed è nell’ottica evangelica: Gesù dice, infatti, “Venite e vedete”. E le cose di Dio sono racchiuse nelle cose dell’uomo. Solo un occhio attento riesce a coglierle.

 

 

*Catecheta nella Facoltà di Scienze dell’Educazione, presso l’Auxilium, Roma.

1. Cfr. Conferenza Episcopale Italiana, La verità vi farà liberi = Catechismo per la vita cristiana 2, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano, Roma 1995.

2. Una concretizzazione al riguardo è -tra le altre- quella della Diocesi di Firenze: cfr. Verdon T., Arte e catechesi. La valorizzazione dei beni culturali in senso cristiano, Firenze, Società Editrice Fiorentina 2002.

3. Lettera agli artisti, Editrice Vaticana, Città del Vaticano 1999, n. 12.

4. Attualmente sono editi i testi seguenti: Il mistero dell’Incarnazione (2002), La missione di Gesù (2003), Il mistero della Pasqua (2004). Di prossima pubblicazione: La Chiesa nel tempo e La creazione.

5.    Si possono vedere le tematiche trattate da Maria Franca Tricarico - Cesare Bissoli - Maria Luisa Mazzarello in: Il mistero dell’Incarnazione, Leumann-Torino, Elledici 2002, pp. 3-18.

 

 

   

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