n. 12
dicembre 2005

 

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di Tiziana De Rosa
 

 

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La luce del Natale

Il popolo che camminava nelle tenebre
vide una grande luce;
su coloro che abitavano in terra tenebrosa
una luce rifulse. Hai moltiplicato la gioia,
hai aumentato la letizia.
Gioiscono davanti a te
come si gioisce quando si miete
e come si gioisce quando si spartisce la preda.
Poiché il giogo che gli pesava
e la sbarra sulle sue spalle,
il bastone del suo aguzzino
tu hai spezzato come al tempo di Madian…
Poiché un bambino è nato per noi,
ci è stato dato un figlio.
Sulle sue spalle è il segno della sovranità
ed è chiamato:
Consigliere ammirabile, Dio potente,
Padre per sempre, Principe della pace;
grande sarà il suo dominio
e la pace non avrà fine
sul trono di Davide e sul regno,
che egli viene a consolidare e rafforzare
con il diritto e la giustizia, ora e sempre;
questo farà lo zelo del Signore degli eserciti
(Is 9,1-8). 

Nel Bambino di Betlemme si è avverata questa profezia, e da quel giorno santo dell’Incarnazione è iniziato un nuovo corso storico.

Ogni anno, a Natale, noi facciamo memoria, in modo speciale, di quel gioioso e salvifico Evento e celebriamo l’Amore infinito di Dio per l’umanità.

Natale, quindi, è la festa della Nascita, la festa dell’Incontro, la festa dell’Accoglienza, la festa dell’Amore!

In quel giorno, infatti, non solo festeggiamo la nascita della persona più importante del mondo: quella del nostro Salvatore Gesù, nel quale l’Increato si è fatto creatura, ma facciamo anche memoria della “pienezza dei tempi”…

Nel nato Bambino Gesù, l’umanità si incontra con la divinità mediante le fragili membra di un bambino, rinnovando così l’incontro tra Dio e l’uomo, tra la fragilità della creatura e la grandezza del Creatore, tra il limite umano e l’Onnipotenza divina.

Nell’evento natalizio noi accogliamo un Bambino che, Figlio di Dio, si è fatto figlio di Maria; accogliamo la seconda persona della SS. Trinità, che si è fatto per noi, uno di noi…

Con la nascita del nostro Salvatore il cielo è disceso sulla terra per celebrare uno sposalizio eterno con l’umanità, cioè stabilire per sempre un legame di amore profondo, di tenerezza incommensurabile, di salvezza perenne.

Natale è, perciò, la festa dell’Amore increato e creato: amore eterno, infinito, ineffabile, indicibile. è l’Amore per antonomasia: Dio, il Creatore, attira a sé la propria creatura e la ri-crea, la nobilita, elevandola alla Sua altezza e rendendola “preziosa ai Suoi occhi”.

Come celebreremo questo nuovo Natale che Dio ancora ci dona? Come accoglieremo questo Amore salvifico che ci invita, ancora una volta, a farci ricettività, accoglienza, capacità di donare, a nostra volta, amore e misericordia soprattutto ai più piccoli e ai più poveri?

Come aiutare noi stesse e i destinatari del nostro apostolato a prendere coscienza che la fede deve andare di pari passo con la vita? Perché se ciò che penso, credo e sento non è congruente con i comportamenti, rischio di non essere credibile, in quanto non integro la fede con la vita, come ben suggerisce Diana Papa nel Portico di questo numero.

In questo Natale 2005, forse, dovremmo stare più attente allo spirito con cui viviamo questa grande festa liturgica, piuttosto che all’esteriorità, alle tante cose da fare e a quant’altro possa disturbare la nostra intimità con il Bambino Gesù e l’insegnamento che da Lui ci proviene.

Alla nascita di Gesù a Betlemme, gli angeli lodavano Dio dicendo: «Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama».

La lode al Padre dei cieli, quindi, non deve mai mancare nel nostro cuore e sulla nostra bocca… E sarà proprio questa lode, e questa gloria che rendiamo a Dio, che ci darà la grazia e la gioia di aprire il nostro cuore per accogliere l’altro/a, chiunque esso/a sia, liberandoci dall’illusione di bastare a noi stesse, dalla mentalità gretta dei giudizi duri e sbrigativi, dalle risposte prefabbricate e dalla sicurezza effimera delle nostre piccole verità. Solo così potremo ricevere generosamente il dono del Signore e diventare persone di accoglienza e di perdono, di comprensione e di amore verso tutti e verso tutto, sorelle solidali di tutte quelle persone che ci stanno accanto e che incontriamo lungo il nostro cammino.

A Natale, soprattutto, ci è chiesto di diventare come Giovanni Battista e, con il nostro amore e la nostra testimonianza, fare strada al Bimbo di Betlemme, perché possa crescere e raggiungere tutti i cuori, per portarvi il Suo amore e il Suo perdono.

Il Dio bambino, venuto in mezzo a noi, ci chiede, pertanto, di avere e coltivare in noi un cuore umile e tenero, impreziosito da una sensibilità raffinata e da una grande amabilità; Egli ci vuole persone positive e amanti, persone di pace, capaci di donare fiducia e amore al nostro prossimo. Da parte Sua ci offre la grazia e la gioia della Sua presenza tra noi, con la certezza che, con il Suo aiuto e il nostro impegno, possiamo dimenticare noi stesse e le nostre piccole necessità quotidiane, per uscire dal nostro egoismo e dai nostri limiti umani e, donandoci agli altri, guardare con occhi nuovi noi stesse e la creazione che ci sta intorno. Vivremo così il Natale con cuore nuovo, perché ci «è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore».

* * *

«L’amore è una riserva sacra di energia...
Il mondo esploderà se non imparerà ad amare».

                                                      Teilhard de Chardin

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