n.5
maggio 2007

 

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Maria di Nazaret. Una Madre da amare,
una Discepola da imitare

 

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Dal nostro mondo in rapida evoluzione, quali visioni di donne di tutte le latitudini si profilano all’orizzonte? Il panorama presenta molteplici ombre intrecciate di vivide luci. In questo chiaroscuro emergono donne sfruttate, oppresse, umiliate e donne serene, appagate, responsabili in settori del pubblico e del privato; donne schierate a fianco dei più deboli, dei bambini, dei giovani, degli anziani e donne emarginate, discriminate, offese nella loro dignità; donne a servizio della giustizia e della pace e donne sposate, sole, divorziate; donne che nella loro famiglia sono segno visibile del volto materno di Dio e donne consacrate, che annunciano l'amore del Padre tra i loro fratelli e sorelle con l'esempio, la parola, la solidarietà evangelica.

Su tutte, Maria di Nazaret: la Donna del fiat e del Magnificat; la Donna dell'Ora di Gesù a Cana e sotto la Croce; la Donna orante nel Cenacolo a invocare il dono dello Spirito; la Donna gloriosa, vestita di sole, dell'Apocalisse. Ma soprattutto Madre. Il titolo più comprensivo e più caro a noi credenti è indubbiamente quello di Madre. Maria è Madre di Dio e Madre nostra, Madre della Chiesa e Madre dell'umanità.

Al riguardo, se riandiamo al magistero mariano di Giovanni Paolo II troviamo illuminante per le persone consacrate un brano dell’esortazione apostolica Vita consecrata a loro rivolta (25 marzo 1996), dove si legge: «Nella Vergine la persona consacrata incontra una Madre a titolo del tutto speciale. Infatti, se la nuova maternità conferita a Maria sul Calvario è un dono fatto a tutti i cristiani, essa ha un valore specifico per chi ha consacrato pienamente la propria vita a Cristo» (n. 28).

Il Papa si fa portavoce di una vasta, convinta esperienza ecclesiale: tutti gli Istituti di vita consacrata proclamano Maria con varietà di accenti. Ella è «Madre» amatissima che veglia sui suoi figli; «Sorella» che condivide con essi la condizione umana e discepolare; «Maestra» di vita spirituale e «Modello» di virtù evangeliche; «Guida» verso le vette della santità e «Immagine» luminosa che ha anticipato in sé le realtà di grazia che persegue la vita consacrata; «Custode» dei grandi valori evangelici e «Ispiratrice» di nuove espressioni di vita consacrata; «Patrona» che difende e protegge l’Istituto e i suoi singoli membri; «Regina» e «Signora» al cui servizio di amore si consacrano i religiosi per conformarsi più pienamente a Cristo.

 Perché questo legame forte e fecondo tra Maria e la vita consacrata? L’esortazione offre una risposta illuminante e ricca di implicazioni: «La vita consacrata guarda a Maria come a modello sublime di consacrazione al Padre, di unione col Figlio e di docilità allo Spirito, nella consapevolezza che aderire “al genere di vita verginale e povera” di Cristo significa far proprio anche il genere di vita di Maria» (n. 28). Afferma ancora Giovanni Paolo II: «”Ecco tua Madre!”(Gv 19,27): le parole di Gesù al “discepolo che egli amava” (Gv 19,26) assumono particolare profondità nella vita della persona consacrata, chiamata con Giovanni a prendere con sé Maria santissima (cf Gv 19,27) amandola e imitandola con la radicalità propria della sua vocazione e sperimentando che la beata Vergine l’ama e la protegge con ”una speciale tenerezza materna”» (n. 28).

Fanno eco a queste parole di Karol il Grande quelle di Benedetto XVI che si leggono nell’enciclica Deus caritas est. Che Maria sia una «Donna che ama», scrive, «noi lo intuiamo nei suoi gesti silenziosi, di cui ci riferiscono i vangeli dell’Infanzia. Lo vediamo nella delicatezza, con la quale a Cana percepisce la necessità in cui versano gli sposi e la presenta a Gesù. Lo vediamo nell'umiltà con cui accetta di essere trascurata nel periodo della vita pubblica di Gesù, sapendo che il Figlio deve fondare una nuova famiglia e che l'ora della Madre arriverà soltanto nel momento della croce, che sarà la vera ora di Gesù (cf Gv 2,4; 13,1). Allora, quando i discepoli saranno fuggiti, lei resterà sotto la croce (cf Gv 19,25-27); più tardi, nell'ora di Pentecoste, saranno loro a stringersi intorno a lei nell'attesa dello Spirito Santo (cf At 1,14)» (n. 41).

Amiche lettrici e lettori, il presente numero di Consacrazione e Servizio intende invitare a riflettere sulla figura della Madre di Dio in questo mese di maggio, a lei dedicato dalla tradizione popolare: una Madre da amare e una Discepola da imitare. Sottolinea Benedetto XVI nell’enciclica citata: «Alla sua bontà materna si rivolgono gli uomini di tutti i tempi e di tutte le parti del mondo nelle loro necessità e speranze, nelle loro gioie e sofferenze, nelle loro solitudini come anche nella condivisione comunitaria. E sempre sperimentano il dono della sua bontà. Le testimonianze di gratitudine, a lei tributate in tutti i continenti e in tutte le culture, sono il riconoscimento di quell'amore puro che non cerca se stesso, ma semplicemente vuole il bene» (Deus caritas est, nn. 41-42).

Il ricorso a Maria, per risultare salutare, deve essere scandito dall’imitazione delle sue virtù. Parafrasando le parole del monaco Rodolfo Ardente, vissuto nell’XI secolo, i vari contributi offerti (attuale panorama della mariologia, l’immagine evangelica di Maria, la preghiera liturgica e popolare, la spiritualità d’Oriente e d’Occidente, la visione dell’Islam, l’arte contemporanea) intendono presentare Maria come una luce e una stella che ci precede, mentre navighiamo nel vasto e pericoloso mare di questo mondo, guidandoci con il suo esempio, illuminandoci con le sue virtù, aiutandoci con la sua intercessione. Se lo spirito maligno ci molesta, se la carne ci tenta, se il mondo ci combatte, guardiamo a Maria, rifugiamoci presso di lei. La bimillenaria devozione alla Madre di Gesù documenta che ella non lascia inascoltate le voci di chi la supplica. Alla scuola di Maria impariamo cos'è l'amore, da dove esso trae la sua origine, la sua forza sempre rinnovata. Maria, icona purissima della Chiesa, diventa maestra di cristianesimo: con una espressione molto efficace Papa Benedetto afferma che Maria «imparava Gesù. Attraverso i lunghi, ordinati anni della vita nascosta, attraverso infiniti e silenziosi colloqui… lo imparava momento per momento. Fatevi guidare da Maria a imparare Gesù» (Discorso, 26 maggio 2006). Facciamo nostra l’invocazione fiduciosa di Giovanni Paolo II per i consacrati:

«Maria, figura della Chiesa, Sposa senza ruga e senza macchia, che imitandoti “conserva verginalmente integra la fede, salda la speranza, sincera la carità”, sostieni le persone consacrate nel loro tendere all'eterna e unica Beatitudine. A Te, Vergine della Visitazione, le affidiamo, perché sappiano correre incontro alle necessità umane, per portare aiuto, ma soprattutto per portare Gesù. Insegna loro a proclamare le meraviglie che il Signore compie nel mondo, perché i popoli tutti magnifichino il suo nome. Sostienile nella loro opera a favore dei poveri, degli affamati, dei senza speranza, degli ultimi e di tutti coloro che cercano il Figlio tuo con cuore sincero. A te, Madre, che vuoi il rinnovamento spirituale e apostolico dei tuoi figli e figlie nella risposta d'amore e di dedizione totale a Cristo, rivolgiamo fiduciosi la nostra preghiera. Tu che hai fatto la volontà del Padre, pronta nell'obbedienza, coraggiosa nella povertà, accogliente nella verginità feconda, ottieni dal tuo divin Figlio che quanti hanno ricevuto il dono di seguirlo nella vita consacrata lo sappiano testimoniare con una esistenza trasfigurata, camminando gioiosamente, con tutti gli altri fratelli e sorelle, verso la patria celeste e la luce che non conosce tramonto» (VC, n. 112).

Maria Marcellina Pedico
delle Serve di Maria Riparatrici