n. 4
aprile 2009

 

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La profezia della Pasqua

   

 

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A risorgere s’impara. Ma per imparare a risorgere è necessario, prima ancora, imparare a morire. Questo è il senso del cammino quaresimale appena concluso: ognuno dei quaranta giorni - attraverso un progressivo itinerario di conversione - ci ha educato ad accogliere l’evento fondante della nostra fede: la risurrezione di Gesù.

Abbiamo imparato a vivere meglio da cristiani, cioè a fare Pasqua: a morire e a risorgere alla vita del Crocifisso-Risorto. Al riguardo viene opportuno richiamare quanto scrive Ermes Ronchi nella Premessa al volume I racconti di Pasqua (Milano 2008): «L’immagine scolpita da Igor Mitoraj – uno dei maggiori rappresentanti della scultura di questi ultimi

decenni nel mondo – sulle porte bronzee della basilica di Santa Maria degli Angeli a Roma, traduce visivamente un’intuizione teologica luminosa e determinante: il Cristo risorto è immaginato come una figura giovane e bella, forza e leggerezza in un equilibrio perfetto, come nei grandi classici. Ma la figura porta incisa nel corpo una croce. La croce scava la carne e penetra in profondità nella materia, fa tutt’uno con il corpo: il Risorto è il Crocifisso. Croce e gloria inseparabili. Croce e Pasqua, i due volti dell’unico evento. Parafrasando Kant, si può dire che la croce senza la Pasqua è cieca, la Pasqua senza la croce è vuota. In quel corpo l’amore ha scritto il suo racconto con l’alfabeto delle ferite, indelebili ormai come l’amore» (p. 5-6).

 «È risorto, non è qui!». «Cristo è veramente risorto. Alleluia!». Questo gioioso annunzio che risuona nella liturgia del giorno di Pasqua è come un canto a due cori, unendo nel giubilo il cielo e la terra. È l’esultante invito a lasciarsi coinvolgere e incontrare dal Risorto come singoli, come gruppo, e nell’ambito della comunità ecclesiale/religiosa. Con mons. Francesco Lambiasi possiamo dire che la risurrezione di Cristo, cuore dell’annuncio della fede cristiana, rivela al credente che «è un figlio da sempre amato, gratuitamente candidato alla felicità eterna; proclama che la vita è un dono incalcolabile e la storia un cammino, per quanto tortuoso e faticoso, diretto infallibilmente alla casa del Padre; afferma che la fede si fonda su una roccia incrollabile, la speranza è la grande leva che innalza il mondo, la carità è la declinazione dell’amore della Santa Trinità nel nostro quotidiano. Non solo. Alla luce di Cristo morto e risorto per noi, la preghiera diviene incontro, la liturgia esperienza, il sacramento azione dello Spirito, la missione cooperazione con Cristo, il primo missionario, l’instancabile pellegrino che continua a camminare con noi, tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Il Pane della domenica, Roma 2007, 244-245).

In altre parole, Gesù risorto annuncia all’umanità intera che lui è accanto ad ogni persona smarrita e confusa, fragile e disperata, che piange ed è nel dolore. La sua presenza sconvolgente e insperata vicino a noi indica come passare da una vita egocentrica, consumata per sé, ad una vita aperta, donata totalmente per amore a Cristo e ai fratelli. Questo significato profondo della Pasqua motiva il richiamo di Paolo al fedele discepolo Timoteo: «Ricordati che Gesù Cristo della stirpe di Davide, è risuscitato dai morti» (2Tm 2,8). Il monito paolino ci mette in guardia dal ridurre l’evento della risurrezione ad un argomento più o meno interessante.

Siamo dunque chiamati a vivere «da risorti». Nella Proposizione n. 30 della XII Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi troviamo un esempio da seguire: «I padri sinodali desiderano esprimere la più viva stima e gratitudine nonché l’incoraggiamento per il servizio dell’evangelizzazione che tanti laici, e in particolare le donne, offrono con generosità e impegno nelle comunità sparse per il mondo, sull’esempio di Maria di Magdala prima testimone della gioia pasquale». Con lei infatti l’annuncio della risurrezione esplode in modo persuasivo perché è scaturito da un cuore innamorato. Maria di Magdala è il personaggio che in tutti e quattro i Vangeli è presente al momento della morte di Gesù in croce e davanti alla tomba, al mattino della risurrezione. I discepoli erano assenti. Nessun altro personaggio è stato presente in questi momenti. Pertanto, senza le donne, e soprattutto senza Maria di Magdala, il Vangelo

non sarebbe quello che è adesso. Gli esegeti sottolineano che si potrebbe addirittura dire che non esisterebbe o sarebbe del tutto diverso. La buona notizia del vangelo della Pasqua è stata proclamata prima dalle donne e la loro testimonianza è la pietra angolare di tutta la fede pasquale.

L’esperienza di Maria di Magdala è tuttavia graduale, come mostra il racconto di Giovanni 20,11-18. La sua esperienza è proposta al lettore del Vangelo come paradigma del cammino che conduce dal buio alla luce, dalla tristezza alla gioia pasquale, dal dolore della separazione alla nuova missione per i fratelli. L’evangelista Giovanni descrive più a lungo

l’incontro del Risorto con Maria di Magdala. Tra i numerosi studi e commenti sull’episodio, in questi ultimi anni si distinguono quelli di alcune donne interessate alla problematica femminile. È fresco di stampa il volume di Maria Tondo intitolato in modo suggestivo: Con Maria di Magdala nel giardino del Risorto (Bologna 2009). L’Autrice confessa: «Quando ci accostiamo al giardino pasquale per capire “chi cerchiamo” nella nostra vita, troviamo in lei la risposta. Soprattutto nei momenti di assenza e di perdita, il germoglio fiorisce quando ci arrendiamo alla nostra fragilità... Come per lei perplessa e in attesa, anche per noi esiste la possibilità di essere disorientati nel buio e di esultare di gioia per un incontro che ci invita a cercare “un’altra Presenza”» (p. 15).

La carmelitana Maria Anastasia di Gerusalemme esplora alla luce della Parola ventidue percorsi di donne nel suo volume Grembi che danzano (Padova 2008), e dedica il ventunesimo a «Maddalena, l’amore più forte della morte», con un chiaro riferimento al Cantico dei Cantici.

Anche qui, l’esperienza molto forte di vita e di risurrezione dell’«Apostola degli apostoli», così chiamata dai Padri della Chiesa, non riguarda solo la Maddalena, ma anche noi che leggiamo il vangelo di Giovanni. «Diventa allora fondamentale – dice Maria Anastasia - seguire i suoi passi, i suoi movimenti, soffermandoci sulle parole e sui verbi a lei riferiti: si recò, stava, piangeva, si chinò, si voltò indietro, andò subito ad annunciare e ancora la ripetizione del verbo vedere per quattro volte. Dietro a queste parole, nella semplicità del racconto, che si snoda lineare e chiaro, c’è sicuramente un enorme percorso interiore di rinascita, di vittoria sulla morte: un passaggio dall’assenza alla presenza della persona amata; dalla tenebra del mattino non ancora sorto alla luce piena della ede matura che diventa capacità di annuncio; dalla solitudine e dall’isolamento alla comunità dei fratelli; dal pianto alla gioia dirompente, quella di una vita piena della presenza del Signore Gesù, il vivente risorto » (p. 224).

L’esperienza della Maddalena non è altro che la nostra ricerca di Gesù Risorto e Signore, la ricerca verso un’amicizia che non tramonta, verso una pienezza di Dio che sola è capace di riempire il cuore.

Amiche lettrici e cari lettori, il numero di Consacrazione e Servizio che avete tra mano - il quarto dell’anno 2009 – si apre con la consueta rubrica «Speciale Anno Paolino», dove mons. Francesco Lambiasi attira

la nostra attenzione sulla Lettera ai Romani - il capolavoro teologico di Paolo - il cui capitolo ottavo è tutto un inno all’azione dello Spirito di Cristo in noi.

Nella rubrica: «L’uomo nascosto in fondo al cuore», la prof.ssa Antonietta Augruso si sofferma sulla «Tenerezza», realtà umana non riconducibile a gesti isolati o ad episodi sporadici. Non la si possiede, né la si improvvisa. Chiede di essere disarmati; di saper riconoscere il suo peggiore avversario:la superficialità; di credere nel primato dell’essere sull’avere.

Continua la rubrica «Orizzonti», arricchendo il fascicolo con due contributi di viva attualità. Mons. Angelo Amato - Prefetto della Congregazione per le cause dei Santi – rispondendo all’interrogativo: «La Chiesa è ancora la Chiesa di martiri?», si sofferma sull’attualità delle persecuzioni,l’uso equivoco del termine «martire», l’identità del martire, la

spiritualità del martirio. Alessandra Smerilli, Figlia di Maria Ausiliatrice, docente di Economia politica all’«Auxilium» di Roma, commenta brevementela crisi economica attuale evidenziandone le cause, le opportunità, la sfida della gratuità.

Una parola particolare per il «Dossier». Sotto il titolo: «Autorità e obbedienza.In ascolto della Parola», sono raccolti i tre studi presentati al ConvegnoNazionale promosso dalla Presidenza dell’USMI ed indirizzato alleSuperiore Maggiori e loro Consigli, riuniti presso la sede centrale nei giorni14-15 novembre 2008. Padre Giovanni Odasso dei Somaschi, docente di Sacra Scrittura alla Lateranense, ha presentato il tema in prospettiva biblica: «La diaconia dell’autorità nel cammino della fede». Il padre Bernardino Prella, Assistente generale dei Domenicani, ha svolto l’argomento: «Liberare le volontà» in due parti, tenendo presente il processo formativo attuale; nella prima il relatore aiuta a riflettere su «Creatività e libertà», nella seconda su «Percorsi di maturità». Il terzo contributo di suor Enrica Rosanna, Sotto-Segretario della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, approfondisce in prospettiva spirituale il tema autorità e obbedienza, a partire dalla recente Istruzione.

Oltre alle consuete esplorazioni sui film (Teresa Braccio) e le segnalazioni di libri (Luciagnese Cedrone), la rubrica: «Sorelle in libreria», affidata alla teologa Cettina Militello, presenta il volume: «Storia laica delle donne religiose», della nota antropologa Ida Magli.

In conclusione ritorniamo sul tema della Pasqua, facendo nostro l’inno pasquale che ci ha lasciato il martire Ippolito di Roma († 235 ca.) nella sua Tradizione apostolica: «Per mezzo tuo, Cristo Signore, sono state messe in fuga le tenebre della morte, la vita è data a tutti, le porte del cielo si sono spalancate. O Pasqua divina, luce del nuovo splendore, non si spegneranno più le lampade delle nostre anime. Divino e spirituale, brilla in tutti il fuoco della grazia, alimentato dalla risurrezione di Cristo. Leva, o Cristo il tuo stendardo di luce sopra di noi!».

Maria Marcellina Pedico
Serve di Maria Riparatrici
Via Monte Velino, 30 - 00141 ROMA
m.pedico@smr.it