n. 2
febbraio 2010

 

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Ascoltiamo l'Africa
Voci femminili al Sinodo

di MARIAMARCELLINA PEDICO

 

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Si auspica un continente africano in cui vivano la riconciliazione, la giustizia e la pace? Usiamo allora il metodo antico e sempre nuovo dell’Africa, cioè il dialogo, il rispetto dell’opinione altrui, l’ascolto. Il trinomio sopra evocato richiede la consapevolezza che esso passa attraverso la donna. Dice un noto proverbio: «Educhi un uomo, educhi una persona. Educhi una donna ed educhi un popolo». C’è chi dice che se c’è una Chiesa in Africa che ancora esiste e resiste, è grazie alle donne, alle madri che hanno generato la vita e vogliono che sia custodita. Al Sinodo per l’Africa, dunque, non poteva mancare la voce femminile. Infatti è risuonata nell’aula sinodale il 9 ottobre, quando due uditrici sono intervenute ponendo un accorato accento sulle numerose forme di esclusione che ancora la donna in Africa patisce tanto a livello sociale che ecclesiale.

Suor Felicia Harry Ola, superiora generale delle suore missionarie di Nostra Signora degli Apostoli (Ghana), così ha detto: «Collaborazione è la parola chiave nella ricerca di riconciliazione, di pace e di giustizia da parte della Chiesa nell’Africa attuale. Noi religiose d’Africa vorremmo vedere una maggior collaborazione fra noi e le Autorità della Chiesa nello sforzo congiunto di portare il messaggio di Cristo alla nostra gente. Collaborazione non soltanto quando le decisioni già prese devono essere applicate, ma prima, cioè partecipando al processo decisionale contribuendovi con il nostro “genio” femminile della dolcezza, della tenerezza, della disponibilità all’ascolto e al servizio degli altri, in modo da poter influire sulla vita delle parrocchie dove lavoriamo».

«Inoltre, ha continuato suor Felicia - le religiose africane che insegnano il catechismo ai bambini, decorano le chiese parrocchiali, puliscono, rammendano e cuciono vestiti, vorrebbero far parte dei diversi consigli parrocchiali. Non vogliamo restare al margine del corpo principale della parrocchia, vogliamo esserne parte integrante. Non vogliamo accollarci le responsabilità del sacerdote che guida la parrocchia, vogliamo solo essere considerate alla pari nella vigna del Signore; vogliamo condividere la responsabilità della Chiesa nell’operare per la riconciliazione, la pace e la giustizia nel nostro continente. Se la nostra Chiesa in Africa spera nella riconciliazione, nella pace e nella giustizia per il nostro continente, dobbiamo incominciare dall’interno. Come? Ecco alcuni suggerimenti: nessun gruppo dovrebbe ritenersi superiore allo scopo di dominare sugli altri; nella Chiesa africana dovrebbe operarsi un cambiamento di mentalità verso le donne, specialmente le religiose; tutti dovrebbero convertirsi in cuor loro».

E su questa lunghezza d’onda si è inserita suor Pauline Odia Buksa, superiora generale delle Suore “Ba-Maria”, Buta Uele (R.D. Congo). «La donna africana - ha detto - è emarginata a tutti i livelli. È quasi esclusa dal processo globale dello sviluppo del continente. È vittima degli usi e costumi ancestrali ed è lei, attualmente, a portare il peso di tutti i conflitti armati che lacerano l’Africa e in particolare la Repubblica Democratica del Congo. In questo momento, in cui la Chiesa in Africa s’impegna a lavorare per la riconciliazione dei suoi figli e delle sue figlie, la donna non può più essere ignorata. Ha un grande ruolo da svolgere. Ai nostri giorni, il dinamismo e la determinazione delle donne a provvedere alla sopravvivenza delle loro famiglie, a stare con i loro figli e a educarli, è una risorsa da capitalizzare per il suo pieno coinvolgimento nel processo della riconciliazione in vista della pace autentica».

«Pur riconoscendo gli sforzi che già mettete in atto - ha continuato – a favore della dignità della donna, noi, vostre madri e donne consacrate, chiediamo a voi, vescovi nostri padri in questa Chiesa-Famiglia, di promuovere la dignità della donna assicurandole gli spazi necessari perché possa sviluppare i propri talenti all’interno delle strutture ecclesiali e sociali; promuovere le associazioni o le ONG femminili che già lottano per la promozione della donna mediante l’alfabetizzazione e l’educazione; riprendere e creare scuole della Chiesa cattolica per assicurare ai giovani un’educazione ai valori cristiani, africani e umani in grado di consolidare la struttura familiare; denunciare tutte le violazioni di cui sono vittime le donne, i bambini e tutto il popolo e dire ad alta voce agli autori di questa tragedia, a livello nazionale e internazionale, la grave responsabilità che hanno davanti a Dio e davanti alla storia. E che giustizia sia fatta».

Il 2 febbraio 2010 ricorre la XIV Giornata Mondiale della Vita Consacrata. Come viverla? Ecco un suggerimento. Se il Sinodo è stato poco seguito dai grandi mezzi d'informazione, sia italiani che stranieri, inclusi quelli africani, le religiose potrebbero impegnarsi a conoscere la documentazione sinodale. In particolare ad approfondire e riflettere sui testi che le riguardano. Si legga ad esempio il n. 21 del Messaggio al Popolo di Dio, dove si evidenzia che l’Africa è terra di vocazioni consacrate: «L’Africa in questi ultimi anni è divenuta pure un terreno fertile per numerose vocazioni: sacerdoti, religiosi e religiose. Ringraziamo Dio per questa grande benedizione. Cari uomini e donne di vita consacrata, vi siamo grati per la testimonianza della vostra vita religiosa nei consigli evangelici di castità, povertà e obbedienza, che spesso vi rendono profeti e modelli di riconciliazione, giustizia e pace in circostanze di estrema pressione. Il Sinodo vi esorta a dare la massima efficacia al vostro apostolato attraverso la comunione leale e impegnata con la gerarchia locale. Il Sinodo si congratula specialmente con voi, religiose, per la dedizione e lo zelo nel vostro apostolato nel campo della sanità, dell’educazione e di altri aspetti dello sviluppo umano».

Oppure si approfondisca la Propositio n. 42 dedicata alla vita consacrata. In essa vi leggiamo: «La Chiesa riconosce l’inestimabile valore   della vita consacrata, forma particolare del discepolato di Cristo, che ricopre un ruolo fondamentale nella sua vita e missione al servizio del regno di Dio. La Chiesa in modo particolare apprezza la testimonianza della vita consacrata nella vita di preghiera e nella vita di comunità, nell’istruzione, nella sanità, nella promozione umana e nel servizio pastorale. Il ruolo profetico delle persone consacrate deve essere accentuato nel processo di riconciliazione, giustizia e pace, e nel fatto che spesso esse sono molto vicine alle vittime di oppressione, repressione, discriminazione, violenza e sofferenze di ogni tipo. In stretta collaborazione con il clero nel ministero pastorale, la dignità delle donne nella vita consacrata e la loro identità e carisma religioso devono essere protetti e promossi. I vescovi devono assistere i giovani istituti religiosi verso l’autosostentamento. La Chiesa si aspetta molto dalla testimonianza delle comunità religiose, caratterizzate da diversità razziali, regionali ed etniche. Con la loro vita in comune esse proclamano che Dio non fa distinzioni tra persone, e che siamo tutti suoi figli, membri della stessa famiglia, vivendo in armonia pur nella diversità, e nella pace».

Amiche lettrici e cari lettori, il secondo numero del 2010 di Consacrazione e Servizio che avete tra mano si apre con la nuova rubrica: «Figlie della promessa», affidata al biblista Tiziano Lorenzin, in sintonia con il tema annuale della Presidenza dell’USMI. Continua il cammino di Abramo che impara ad obbedire a Dio permettendogli di compiere le sue promesse e a perseverare nel percorso verso la libertà anche se rischiosa.

«Anno Sacerdotale» e «Orizzonti». Nella prima rubrica Paola Bignardi intervista don Enrico Moggi, parroco della parrocchia S. Giuseppe al Combonino in Cremona, che conosce i problemi umani e sociali di una periferia in rapido cambiamento. La seconda rubrica arricchisce il numero con tre contributi di genere diverso: il primo, di suor Emma Zordan, delegata USMI della diocesi di Palestrina, fa memoria del suo appassionato cammino spirituale a 50 anni dal primo «sì» totale a Dio tra le Adoratrici del Sangue di Cristo. Un’avventura che continua e ci provoca a riflettere sulla nostra vocazione in occasione della XIV Giornata Mondiale della Vita Consacrata che si celebra proprio in questo mese di febbraio. Il secondo contributo, di Maria Grazia Fasoli, docente a Roma alla Pontificia Facoltà Teologica Marianum, evidenzia una figura di donna eccezionale, Alda Merini, scomparsa il 1° novembre 2009. Quale voce originale della poesia italiana, il carisma poetico ha fornito alla Merini lo spunto per parlare di fede, malattia, dolore, gioia… Il terzo contributo, di suor Eleonora Putortì, presenta la sintesi del XXXV Convegno di studio svoltosi presso l’Università Urbaniana a Roma, programmato dal Claretianum nei quattro pomeriggi dal 15 al 18 dicembre 2009, su un tema di viva attualità: «Economia e vita consacrata a confronto».

Una parola particolare per il «Dossier». Sotto l’espressione: «Africa, alzati e cammina!», che riprende il titolo del Messaggio al popolo di Dio del Sinodo per l’Africa ( 4 - 25 ottobre 2009), sono raccolti quattro studi sull’importante assise svoltasi in Vaticano. Dapprima presentati presso la sede nazionale dell’USMI a Roma, la domenica del 22 novembre, in un incontro a più voci programmato dal Centro Studi, ora sono offerti alle nostre lettrici e lettori per un coinvolgimento più ampio su un avvenimento sul quale c’è ancora molto da conoscere, riflettere e approfondire. Anche il presente Editoriale si pone su questa linea. Oltre alle consuete esplorazioni sui film e le segnalazioni di libri, va segnalata la nuova rubrica: «Facce di preti», affidata alla teologa Cettina Militello, che rilegge in maniera critica i romanzi classici sui preti. Dopo il celebre Diario di un curato di campagna del romanziere Georges Bernanos, nel presente fascicolo viene presentato Don Camillo dello scrittore Giovanni Guareschi.

Ringraziamo di cuore i nostri abbonati vecchi e nuovi. Quest’ultimi di giorno in giorno si affiancano nel nostro cammino e ci incoraggiano a proseguire in una seria formazione continua.

Maria Marcellina Pedico
Serve di Maria Riparatrici
Via Monte Velino, 30 - 00141 ROMA
m.pedico@smr.it