n. 4
aprile 2010

 

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«Risorgi, usciamo…»

di MARIAMARCELLINA PEDICO

 

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Dopo i 40 giorni dell’esperienza quaresimale di conversione e di purificazione, nel «giorno dei giorni» esplode di nuovo, in tutto il suo fragore, l’Alleluia pasquale. Cantiamolo con le labbra, soprattutto con il cuore e con la vita, con uno stile di vita «azzimo», cioè semplice, umile, e fecondo di azioni buone. La risurrezione è il «cuore» del cristianesimo, è il «fatto» più sorprendente e inatteso della storia. Da lì tutto è ri-partito: da quel «terzo giorno» è cominciata l’avventura cristiana. Eppure non è un mistero facile da credere e da accettare. Quando si parla di “risurrezione” si rischia d’imbattersi in una totale incomprensione, simile a quella dei discepoli che discendevano dal monte dopo la trasfigurazione (cf Mc 9,10). Karl Rahner, uno dei massimi teologi del secolo scorso, meditando sul mistero della Pasqua,si chiedeva: «Cristo è risorto dai morti, sì o no? Noi crediamo nella sua risurrezione!È proprio vero? Crediamo quanto è in ciò racchiuso?». L’interrogativo è sempre attuale, per ciascuno.

Benedetto XVI al Convegno ecclesiale di Verona (19 ottobre 2006) ha pronunciato parole cariche di afflato spirituale: «La risurrezione di Cristo è la più grande “mutazione” mai accaduta, il “salto” decisivo verso una dimensione di vita profondamente nuova, l'ingresso in un ordine decisamente diverso, che riguarda anzitutto Gesù di Nazaret, ma con lui anche noi, tutta la famiglia umana, la storia e l'intero universo…». E la porta per entrare in questo mistero, continua il Papa, è l’amore: «[…] soltanto nella logica dell'amore esso può essere accostato e in qualche modo compreso […]. Nell'Ultima Cena Gesù ha anticipato e accettato per amore la propria morte in croce, trasformandola così nel dono di sé, quel dono che ci dà la vita, ci libera e ci salva. La sua risurrezione è stata dunque come un'esplosione di luce, un'esplosione dell'amore che scioglie le catene del peccato e della morte. Essa ha inaugurato una nuova dimensione della vita e della realtà, dalla quale emerge un mondo nuovo, che penetra continuamente nel nostro mondo, lo trasforma e lo attira a sé».

In concreto, che cosa significa per noi sperimentare e testimoniare la risurrezione di Gesù? È difficile quanto raro sentir parlare delle proprie esperienze di risurrezione, o meglio, di un incontro con il Risorto. Non è semplice capire, vivere o anche solo esprimere questa realtà. Possiamo introdurci alla sua comprensione contemplando l’icona orientale della “risurrezione”, per esempio quella riprodotta in copertina della rivista. Gesù, rivestito di un manto bianco, scende negli inferi e per la potenza della sua risurrezione strappa dalle catene dell’Ade Adamo che si protende verso di lui dal lato destro, accompagnato dai re Davide e Salomone e dai profeti Isaia e Giovanni Battista; e dall’altro lato vi è Eva, la madre dei viventi, con Mosè il legislatore, Abramo, Isacco Giacobbe, Noè. Significativa per comprendere meglio questa icona, è un’antica Omelia sul Sabato Santo che la Liturgia delle Ore ci fa meditare in questo giorno nell’Ufficio delle Letture. Eccone alcuni brani: «Dio è morto nella carne ed è sceso a scuotere il regno degli inferi… Dio e il Figlio suo vanno a liberare dalle sofferenze Adamo ed Eva che si trovano in prigione. Il Signore entrò da loro portando le armi vittoriose della croce… e disse: “Io sono il tuo Dio… e nella mia potenza ordino a coloro che erano in carcere: uscite! A coloro che erano nelle tenebre: siate illuminati! A coloro che erano morti: risorgete! A te comando: svegliati tu che dormi! Infatti non ti ho creato perché rimanessi prigioniero nell'inferno. Risorgi

dai morti. Io sono la vita dei morti. Risorgi, opera delle mie mani! Risorgi mia effige, fatta a mia immagine! Risorgi, usciamo di qui!”».

Davanti all’evento della risurrezione, il più sorprendente di tutti i tempi, la nostra risposta è di rendere grazie, perché il Signore Gesù ci concede di fare l’esperienza della risurrezione nella nostra vita. Ripensiamo a quando ci dice: «Beati coloro che non hanno visto e crederanno! » (Gv 20,29); a quando rotola via con forza la pietra del nostro sepolcro imbiancato, cioè ipocrisia, amore per le comodità, sclerosi spirituale; a quando ci tira fuori dalle nostre schiavitù per farci gustare il passaggio dalla legge alla gratuità dei figli di Dio; a quando illumina la nostra esistenza manifestandoci la sua misericordia; a quando ci libera dalle nostre catene affinché professiamo pubblicamente che solo lui è il Signore e soltanto in lui c’è salvezza; a quando ci conduce fuori dalle nostre paure, prima fra tutte quella della morte.

Sperimentare la gioia liberante dell’annuncio del Risorto significa aderire alla vita nuova, donataci con il battesimo, che sta a noi far germogliare ogni giorno «aspirando alle cose di lassù» e aprendoci al soffio dello Spirito. È l’esperienza di chi intende percorrere il cammino degli apostoli e dei primi discepoli che passarono dalla delusione e dallo sconforto della Passione e della morte del Maestro allo stupore e alla gioia dell’incontro con il Risorto. Significa pure lasciare che la speranza e l’amore ci aiutino a leggere ogni situazione, anche dolorosa, come occasione di grazia. Il nostro «materiale di scarto», costituito da peccati, limiti, debolezze, fallimenti, può diventare - se riconosciuto con onestà e offerto con amore - energia» di grazia che ci fa crescere nell’umiltà e ci spinge ad abbandonarci con fiducia nelle mani amorose del Padre. Con la risurrezione di Gesù il Padre è in festa per noi, è felice per noi, a tal punto da farci condividere la sua vita per l’eternità. La fede nel Risorto sveglia alla gioia della fede. «Dove diavolo nascondete la vostra gioia? Non dovrebbe irraggiarvi dal viso?», recita la famosa provocazione di Bernanos rivolta ai cristiani, manifestando l’impressione diffusa che siamo gente infelice, pessimista, malinconica, poco entusiasta. Tristi e sconsolati non potremo mai trasmettere la verità dell’incontro con Cristo.

Possiamo essere testimoni dell’evento della risurrezione se lo lasciamo accadere in noi; se permettiamo a Cristo di risorgere in noi, di operare il bene attraverso il nostro cuore e le nostre mani, di continuare a lottare contro il male, l’egoismo, la cattiveria che c’è dentro e fuori di noi. Se risorgiamo da una vita ripiegata e depressa, da una fede sbiadita, da una speranza spenta; se ci convertiamo da una vita cristiana incolore e insapore, noi diventiamo i discepoli appassionati e convinti, i testimoni umili e gioiosi, i messaggeri credibili e convincenti del Signore risorto. Così si esprimeva don Oreste Benzi: «Come si riesce a vivere da risorti? Si vive da risorti nella misura in cui siamo innamorati del Risorto. È l’amore che abbiamo verso Cristo che travolge coloro ai quali parliamo di Cristo; è la nostra vita stravolta da Cristo che stravolge la vita di chi ci ascolta. Se tu non sei un facchino di Cristo, ma un innamorato di lui, trasformerai il mondo perché diventi principio attivo che forma la nuova umanità».

Non testimonieremo esistenzialmente l’evento della risurrezione se non saremo capaci di “precedere” il Risorto, secondo la promessa fatta ai discepoli (cf Mt 28,7), aprendo cammini di speranza e liberando i germogli di vita dalla necrofilia dominante; fino a quando non sapremo

scorgere possibilità insperate là dove gli altri vedono solo fallimento e distruzione. La Pasqua è il canto dell’impossibile che diventa attuabile:non nel portento e nel prodigio, ma nel vivere quotidiano, intriso di sudore,di malattia, paura, morte. La Pasqua vive nella coscienza di chi sa che si è veramente liberi, quando si è liberi per amare e benedire.

Amiche lettrici e cari lettori, il quarto numero del 2010 di Consacrazione e Servizio che avete tra mano si apre con la rubrica: «Figlie della promessa», affidata al biblista Tiziano Lorenzin, in sintonia con il tema annuale indicato dalla Presidenza USMI. Continua il nostro pellegrinaggio alla scoperta del rapporto tra Dio e Abramo, la cui esistenza, pur segnata dalla presenza del Signore, è ancora quella di «un uomo incredulo», in cammino verso la piena obbedienza al volere divino.

«Anno Sacerdotale» e «Orizzonti». Nella prima rubrica Paola Bignardi intervista don Giuseppe Zanon, della diocesi di Padova, incaricato per la formazione dei preti. In questo ruolo ha ideato percorsi di formazione per sacerdoti: un modello formativo che si va diffondendo in altre Diocesi. La seconda rubrica arricchisce il numero con tre contributi di genere diverso. Il primo, di mons. Karl Golser, vescovo di Bolzano-Bressanone, sull’approccio biblico al tema della creazione e sull’uomo responsabile del creato. Il secondo contributo, di suor Elisa Kidané missionaria comboniana, presenta una sintesi della sua relazione pronunciata al Claretianum il 21 gennaio 2009 sul tema: «La vita consacrata dalla prospettiva del Sinodo per l’Africa». Il terzo contributo del teologo Ugo Sartorio, direttore de Il Messaggero di Sant’Antonio, fa conoscere come è stata vissuta dal popolo di Dio l’esperienza di fede suscitata dall’ostensione dei resti mortali del Santo di Padova nei giorni 15-20 febbraio 2010.

Una parola particolare per il «Dossier». Sotto il titolo: «Cristo ci ha liberati per la libertà!» (Gal 5,1), sono raccolti sei contributi su un tema di viva attualità, come esplicita il sottotitolo: «Nuove schiavitù e nuove diaconie». Autrici e autori, competenti in questo settore, offrono un ricco materiale da conoscere, su cui riflettere e da cui lasciarsi provocare. Anche il presente Editoriale si pone su questa linea. Il discorso rimane aperto per la complessità dell’argomento.

Oltre alle consuete esplorazioni sui film (Teresa Braccio) e le segnalazioni di libri (Rita Bonfrate), un accenno va alla rubrica: «Facce di preti», affidata alla teologa Cettina Militello, che rilegge in maniera critica romanzi classici che vedono protagonisti i preti: in questo numero viene presentato il Diario di un parroco di campagna, dello scrittore toscano Nicola Lisi.

«Il Signore è risorto! È veramente risorto!»: con questo saluto che i cristiani d’Oriente ancora oggi si scambiano incontrandosi nel giorno di Pasqua, vogliamo esprimere a tutti i nostri abbonati il nostro augurio di gioia e di pace.

Maria Marcellina Pedico
Serve di Maria Riparatrici
Via Monte Velino, 30 - 00141 ROMA
m.pedico@smr.it