n. 1
gennaio 2012

 

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Il primato di Dio nella vita del credente

di MARIAMARCELLINA PEDICO

 

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«A.D. 2012. La donna, il drago, l’Apocalisse». Così s’intitola il recente libro di Saverio Gaeta e Andrea Tornielli (Piemme 2011). I due noti giornalisti e scrittori intendono rispondere ad una domanda spesso ricorrente a proposito del 2012: Sarà l’anno della fine del mondo? A questo interrogativo gli autori rispondono con l’esaminare alcune profezie dei tempi moderni, ovvero le apparizioni mariane. Da parte nostra, per conoscere quello che davvero attende l’umanità nel prossimo futuro, abbiamo scelto un altro percorso oggi emergente: «Ripartire da Dio». Il tema - sviluppato nel Dossier di questo primo numero di Consacrazione e Servizio - viene svolto con una ricchezza di interventi che ne focalizzano aspetti diversi, ma fondamentali.

Anche il presente Editoriale si pone in questa prospettiva.

«Non dobbiamo forse nuovamente ricominciare da Dio?». Questa domanda provocatoria - tratta dal libro-inchiesta Luce del mondo del Papa (p. 113) - ha fatto da filo rosso alla XXV Assemblea Plenaria del Pontificio Consiglio per i laici, che si è svolta dal 24 al 26 novembre 2011in Vaticano. Per tre giorni, membri e consultori del Dicastero si sono confrontati sulla questione di Dio nella società odierna in un contesto socioculturale secolarizzato.

E proprio in questo nostro tempo, complicato e luminoso, faticoso e fecondo, prende carne il Verbo di Dio. Dentro le nostre ferite, le piccolezze quotidiane, le tristi solitudini prende carne l’eternità di Dio. Dentro le nostre gioie, le conversioni di ogni giorno, i passi importanti della nostra vita il Verbo di Dio pianta la sua tenda. Attraverso il tempo che ci dona, Dio lascia al suo amore di dilatarsi, di raggiungerci, di invaderci. Non siamo soli, non siamo buttati nel caos del nulla. La nostra storia ha un progetto, una traiettoria, una meta ideale.

Occorre ripartire da Dio, dalla certezza della sua presenza: il nostro quotidiano è il luogo in cui possiamo farne esperienza. In quelle sorelle e fratelli da ascoltare, in quei servizi da sbrigare, in quel progetto da verificare, in quella prova da attraversare, in quell’incontro da non rimandare, in quel povero da amare possiamo sperimentare il grande amore del Padre per noi. Non “nonostante tutto questo”, ma proprio “in tutto questo” possiamo godere la sua presenza.

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Benedetto XVI nel Discorso pronunciato il 25 novembre 2011 durante l’udienza con i partecipanti all’Assemblea Plenaria, sopra ricordata, ha ribadito di non stancarsi mai di riproporre la domanda sulla questione di Dio, di «ricominciare da Dio», perché all’uomo e alla donna sia ridata piena dignità. «Infatti, dice il Papa, una mentalità che è andata diffondendosi nel nostro tempo rinunciando a ogni riferimento al trascendente, si è dimostrata incapace di comprendere e preservare l’umano. La diffusione di questa mentalità ha generato la crisi che viviamo oggi, che è crisi di significato e di valori, prima che crisi economica e sociale. L’uomo che risveglia in sé la domanda su Dio si apre alla speranza, ad una speranza affidabile, per cui vale la pena di affrontare la fatica del cammino nel presente».

Ma come risvegliare la domanda di Dio, perché sia la questione fondamentale? Il Papa vi risponde dicendo che tale domanda si risveglia dall’incontro con chi ha il dono della fede, con chi ha un rapporto vitale con il Signore. Dio viene conosciuto attraverso uomini e donne che lo conoscono: la strada verso di lui passa, in modo concreto, attraverso chi l’ha incontrato. Il mondo di oggi ha un urgente bisogno di cristiani che siano veri “uomini di Dio”, uomini che, attraverso una fede illuminata e vissuta, rendano Dio credibile in questo mondo. Siamo chiamati dunque a offrire una testimonianza trasparente della rilevanza della questione di Dio in ogni campo del pensare e dell’agire. Nella famiglia, nel lavoro, come nella politica e nell’economia, abbiamo bisogno di vedere con i nostri occhi e di toccare con mano come “con Dio o senza Dio tutto cambia”. Quante volte, nonostante il definirsi cristiani, Dio di fatto non è il punto di riferimento centrale nel nostro modo di pensare e di agire! La prima risposta a questa grande sfida del nostro tempo sta allora nella profonda conversione del nostro cuore, perché il Battesimo che ci ha resi luce del mondo e sale della terra possa veramente trasformarci.

Ripartiamo da Dio, in altre parole, diamo il primato a Dio unitrino, Padre, Figlio e Spirito Santo: alla meditazione della Parola, ad un tempo di preghiera più costante e maturo. Impariamo a mettere ordine nella nostra vita, a volerci un po’ più bene, a fare gerarchie evangeliche di vita, a progettare la nostra storia mettendoci come fogli bianchi davanti alle sorprese imprevedibili di Dio. Raccogliamo tutti i desideri e le paure che ci riempiono il cuore, mettiamoli nelle sue mani. Non c’è posto più sicuro.

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Sul tema del «Ripartire da Dio» è quanto mai illuminante riproporre e rileggere alcuni brani della Lettera pastorale per l’anno 1995-1996 del card. Carlo Maria Martini intitolata proprio Ripartiamo da Dio. Il cardinale nei primi numeri della sua Lettera ne spiega le ragioni e il significato, precisando che si tratta di dare il primato a Dio nella nostra vita. Scrive il cardinale: «Rispetto al cammino personale ripartire da Dio significa non dare mai nulla per scontato nel nostro cammino di fede, non cullarci nella presunzione di sapere già ciò che è invece perennemente avvolto nel mistero; significa santa inquietudine e ricerca (n. 17). […]

Ripartire da Dio vuol dire sapere che noi non lo vediamo, ma lo crediamo e lo cerchiamo così come la notte cerca l’aurora. Vuol dunque dire vivere per sé e contagiare altri dell’inquietudine santa di una ricerca senza sosta del volto nascosto del Padre (n. 18). […] Talora presumiamo di avere già raggiunto la perfetta nozione di ciò che Dio è o fa. Grazie alla rivelazione sappiamo di lui alcune cose certe che egli ci ha detto di sé, ma queste cose sono come avvolte dalla nebbia della nostra ignoranza profonda di lui […], di Dio non si può parlare che con tremore e per accenni, come di “Qualcuno” che in tutto ci supera (n. 20)».

Amiche lettrici e cari lettori, il fascicolo di Consacrazione e Servizio che avete tra le mani - il primo del 2012 - presenta la struttura di fondo uguale alla formula ormai collaudata dal 2007, anno in cui la rivista ha avuto alcune novità: cambio di direzione, inserimento di nuove rubriche, un Dossier monografico. Alcuni accorgimenti risaltano in questo nuovo anno: le icone della copertina - scelte seguendo l’anno liturgico - e le immagini all’interno del fascicolo sono state eseguite da suor Maria Cristina Ghitti, della Piccola Famiglia dell’Annunziata, felice di poter collaborare alla nostra rivista.

Le prime due rubriche sono nuove: la prima «Verso il 50° dell’Usmi», è affidata a p. Giordano Cabra, quale testimone del cammino della vita consacrata e della sua evoluzione dal Concilio Vaticano II ad oggi. Questa nuova rubrica intende essere una valida modalità della rivista, come preparazione al 50° dell’Usmi che ricorre nel 2013. L’altra rubrica: «Per educare alla fede», è affidata alla nostra collaboratrice Paola Bignardi, quale contributo alla riflessione sugli Orientamenti pastorali dell’episcopato italiano per il decennio 2010-2020. La rubrica «Orizzonti» arricchisce il fascicolo con due contributi di attualità: il XXV dell’evento di Assisi (U. Sartorio) e il «ritratto» del cardinal Carlo Maria Martini (B. Sorge). Circa il Dossier abbiamo già accennato alla sua importanza. La rubrica: «Vedere-Leggere» presenta il film: «Miral» (Teresa Braccio) e le segnalazioni di libri. Un’attenzione va data al volume indicato il «Libro del mese»: La Nuova Evangelizzazione per uscire dall’indifferenza di Rino Fisichella (Armando Matteo).

Non resta allora che augurare da parte mia e della Redazione: «Buon Anno di grazia del Signore» e Buona lettura!

Maria Marcellina Pedico
Serve di Maria Riparatrici
Via Monte Velino, 30 - 00141 ROMA
m.pedico@smr.it