n. 3
marzo 2012

 

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«Il discorso del re»
 
Leggiamo insieme il film

a cura di TERESA BRACCIO

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Dati tecnici

Titolo Originale:The King's Speech

Genere: Drammatico

Regia: Tom Hooper

Interpreti:

Colin Firth (Albert/Re Giorgio VI), Geoffrey Rush (Lionel Logue), Helena Bonham Carter (Elisabetta), Guy Pearce (David), Jennifer Ehle (Myrtle Logue), Derek Jacobi (Cosmo Lang, Arcivescovo di Canterbury), Michael Gambon (Re Giorgio v), Timothy Spall (Winston Churchill), Anthony Andrews (Stanley Baldwin).

Nazionalità: Gran Bretagna

Distribuzione: Eagle Pictures

Anno di uscita: 2011

Origine: Gran Bretagna (2010)

Soggetto e sceneggiatura: David Seidler

Fotografia (Panoramica/a colori): Danny Cohen

Musica: Alexandre Desplat

Montaggio: Tariq Anwar

Durata: 118'

Produzione: Iain Canning, Emile Sherman, Gareth Unwin

 

Note: Golden Globe 2011 a Colin Firth come miglior attore protagonista di film drammatico. Oscar 2011 per miglior film, regia, attore protagonista (Colin Firth) e sceneggiatura originale. Presentato al 61° Festival di Berlino (2011) nella Sezione “Berlinale Special”. David di Donatello 2011 come miglior film dell'Unione Europea. Candidato al Nastro d'Argento 2011 come miglior film europeo.

La trama

Siamo nell’Inghilterra degli anni Trenta del secolo scorso. Dopo la morte di re Giorgio V la legittima successione porta al trono il primogenito Edoardo VII il quale però desidera sposare Wallis Simpson, un'americana divorziata. Essendo egli anche il capo della Chiesa non può farlo e allora, per non lasciare la donna che ama, abdica in favore del fratello Bertie. Il nuovo re, incoronato come re Giorgio VI, soffre da sempre di una grave forma di balbuzie che gli rende molto difficile parlare in pubblico. Ad aiutarlo ci pensa sua moglie Elisabetta, la futura Regina Madre, che organizza per lui un incontro con il logopedista Lionel Logue.

I metodi dello stravagante terapista del linguaggio riusciranno a migliorare la voce e il prestigio del sovrano e, nello stesso tempo, a sconfiggere il suo limite e i suoi timori. Per comunicare l’entrata in guerra del Paese farà uno straordinario discorso alla radio ottenendo il plauso dei propri sudditi. Dopo aver ringraziato il suo maestro, insieme a tutta la famiglia, saluta le migliaia di persone accorse per rendergli omaggio.

Ripercorriamo le tappe

Il discorso del re rappresenta un prodotto cinematografico dalla tipica confezione anglosassone: ricostruzione storica precisa, situazioni e personaggi delineati in modo sobrio e reale. Il nucleo di tutta la storia è concentrato nel rapporto di re Giorgio VI con il suo logopedista australiano. Attraverso la rieducazione della voce assistiamo al dramma intenso e tormentato dell’amicizia tra un re e il suo tutore che sfocerà nella stima vicendevole. Il regista ama focalizzare la storia attraverso i dialoghi dei personaggi, tratteggiati con umorismo e rigore, alternando momenti dolorosi con quelli ironici e liberatori.

Il blocco della voce non è solo un problema personale, ma una preoccupazione per tutto il Regno, l’autorità si manifesta, si rivela, si fortifica anche attraverso una comunicazione libera e coinvolgente. Con l’aiuto di Lionel, re Giorgio riuscirà a infondere nel suo popolo la fiducia necessaria per sostenere la dura prova della guerra contro la Germania nazista.

Interpretazione

Del regista Tom Hooper…

«Quando abbiamo trovato i diari di Lionel Logue nove mesi prima delle riprese ci siamo resi conto di aver trovato una storia completamente nuova. Le dinamiche tra il re e il suo terapista australiano sono l'anima del film e permettono al pubblico di essere testimone di un pezzetto di storia ignota fino a oggi. Nella realtà Colin non somiglia molto al re, soprattutto dal punto di vista fisico, e questo mi fa molto piacere, ma sia lui che Helena hanno incarnato i reali per le nuove generazioni».

… dell’attore Colin Firth…

«Ero molto disorientato dai miei modelli di linguaggio, imparare a balbettare è una esperienza che coinvolge la memoria. Se ti alleni a modificare il ritmo del tuo modo di parlare succede che poi il tuo cervello te lo ricorda e tu lo segui, insomma alla fine io stesso balbettavo. Ho costruito questo personaggio partendo da me stesso e ho interiorizzato il suo modo di parlare. Al termine delle riprese parlavo più lentamente di prima. Non è stato un lavoro intellettuale, ma solo un lavoro d'istinto.

Spesso durante la lavorazione del film mi sono ritrovato a pensare all'idea che avevo della monarchia. Alla fine è successo qualcosa che mi ha portato ad avere sempre più rispetto per il personaggio che interpretavo, ad amarlo. Non volevo che fosse compatito; il pericolo era solamente l’autoindulgenza e il sentimentalismo, che avrebbero ucciso la storia. Io e Tom, il regista, abbiamo lavorato molto perché non ci fosse questo aspetto, mettendo insieme umanità e ironia».

… dell’attrice Helena Bonham Carter

«Ho sempre rispettato la famiglia reale non tanto nel suo complesso quanto come singoli individui, ma dopo aver recitato ne Il discorso del re la mia opinione è cambiata perché, per interpretare la Regina Madre, ho dovuto conoscere a fondo il personaggio e con la conoscenza è aumentato anche il rispetto».

Utilizzo pastorale: alcune piste

Il racconto cinematografico non si sofferma molto nella descrizione della sventura che affligge il sovrano, ma mette in mostra tutta la fragilità e la prepotenza dell’uomo-re.

- II re balbuziente si libera dal suo handicap grazie all’amore premuroso e deciso della moglie e all’intervento singolare dell’esperto del linguaggio che farà di tutto per migliorare la sua voce fino a portarlo alla proclamazione del discorso più importante della sua vita, quello che rende noto ai sudditi del Regno Unito la loro partecipazione alla Seconda guerra mondiale.

- Il rituale di corte entra in collisione con la balbuzie di Giorgio VI, ma anche con le sue ansie e le sue paure. Una balbuzie, descritta con raffinatezza e accenti garbati, che diventa non solo lo scoglio da superare, ma il vero avversario da sconfiggere, una paura ancestrale che blocca la parola e il futuro del giovane sovrano, spettri nascosti impersonati da un padre invadente, da un senso di insufficienza e da una scarsa autostima.

 - Educando la balbuzie del suo illustro allievo, Logue lo stimolerà a prendere in mano la propria vita per sconfiggere la guerra delle parole come quella delle potenze nemiche. Il balbuziente Bertie-Giorgio VI d’Inghilterra e i metodi dell’eccentrico Lionel Logue, rappresentano le due facce di una stessa medaglia: la resa e la vittoria. Soggetti diversi di un'unica realtà che si dibattono tra il calore della vita privata e il cerimoniale della vita pubblica.

- La radio, nuovo mezzo di comunicazione del secolo, rappresenta il luogo del confronto e della prova, del riscatto e del potere.

Tematiche: Malattia; Matrimonio - coppia; Potere; Storia.

Valutazione del CNVF: Consigliabile/realistico * *

Il film nella stampa

«Il discorso del re è uno di quei rari film che riescono ad essere estremamente accessibili al grande pubblico ed estremamente raffinati nella sostanza come nella confezione. La sceneggiatura, ma anche la regia e la recitazione costruiscono il racconto in modo apparentemente semplice, consentendo allo spettatore una forte identificazione emotiva con il re e il suo problema, e allo stesso tempo arricchiscono la narrazione di dettagli quasi subliminali, in modo che anche il pubblico più esigente e sofisticato possa trovare pane per i propri denti» (Paola Casella, Europa, 29 gennaio 2011).

«Ci sono stati tempi e luoghi in cui un primo ministro si dimetteva per non aver capito in tempo la gravità di una situazione politica. È per questo che un film fatto benissimo come Il discorso del re oggi ci commuove per come il duca di York, afflitto da una terribile balbuzie proprio negli anni in cui l'avvento della radio spinse anche i Reali a sottomettersi alla comunicazione di massa, costretto contro la sua volontà a salire sul trono d'Inghilterra col nome di Giorgio VI, riuscì almeno in parte a vincere la sua minorazione e a diventare un monarca rispettato e amato» (Roberto Nepoti, La Repubblica, 29 gennaio 2011).

«Il re non è nudo, ma balbuziente. E si spoglia: grazie a una moglie che lo ama e un logopedista tanto eterodosso quanto bravo, lotterà per far sentire la propria voce, fino a tenere il discorso più importante, quello che accompagna il Regno Unito nella Seconda guerra mondiale» (Federico Pontiggia, Il Fatto Quotidiano, 27 gennaio 2011).

«Il microfono è enorme, la folla immensa, l'ansia insostenibile. Così la voce si increspa, si strozza, inciampa sulle consonanti, erompe rotolando a singhiozzo sulle sillabe fino a quando, Dio sia lodato, la frase finisce. E si ricomincia... Se per chiunque balbettare è un supplizio, per un principe ereditario è una vergogna, una mutilazione, una tragica perdita di autorità. Se poi siamo negli anni Trenta, l'età d'oro della radio, l'epoca in cui Hitler soggioga le folle e incendia l'Europa con la sua oratoria, il dramma del duca di York, secondogenito di re Giorgio V, afflitto fin dall'infanzia da quel difetto misterioso, diventa anche un vero problema politico» (Fabio Ferzetti, Il Messaggero, 28 gennaio 2011).

Teresa Braccio fsp
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