n. 3
maggio/giugno2013

 

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Vita consacrata e psicologia
A che punto siamo?

 

 di MARIA ELENA ZECCHINI

 

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Dall'11 al 14 dicembre 2012 si è tenuto a Roma, nell'aula magna dell'università Urbaniana, il XXXVIII convegno sulla vita consacrata, organizzato dall'Istituto di Teologia della Vita Consacrata «Claretianum». Il tema, «Vita Consacrata e Psicologia. Facciamo il punto», rispecchia la necessità di una verifica del prolungato e controverso rapporto tra vita consacrata e psicologia. Hanno partecipato circa 500 persone, soprattutto religiose e religiosi; le relazioni sono state tenute da esperti di varie nazionalità, docenti presso diverse Facoltà romane. Essi hanno affrontato il tema in prospettiva interdisciplinare: dapprima alla luce delle scienze teologiche, quindi con l'apporto delle scienze umane, in particolare la psicologia.

La prima giornata, dopo il benvenuto del direttore dell'Istituto, p. Santiago Gonzáles Silva, è stata aperta dal saluto di mons. Enrico Dal Covolo, Rettore della Pontificia Università Lateranense, cui il «Claretianum» è associato. Egli ha riconosciuto di «speciale e imprescindibile interesse il contributo della psicologia per la comprensione della scelta vocazionale della vita consacrata». Ha poi sottolineato che alcune correnti psicologiche interpretano la scelta della vita consacrata come ricerca di soddisfazioni e risposte a bisogni che non portano a uno sviluppo positivo e creativo della persona. Altre correnti sottolineano un atteggiamento “proreattivo” che favorisce la maturazione umana e religiosa, sviluppando la capacità di amare in modo profondo e disinteressato. Questi orientamenti riconoscono la capacità della vita consacrata di testimoniare i valori trascendenti in una società che non li apprezza.

Oltre il paradosso psicologico

Marko Ivan Rupnik ha aperto i lavori con una relazione per certi aspetti provocatoria: «Quello che la psicologia non può dare: secolarizzazione della spiritualità?». La psicologia si presenta come insufficiente a comprendere l'uomo nella visione cristiana di essere composto da corpo, anima e spirito; quest’ultimo lo rende capace di aprirsi a Dio e di accoglierne la vita e l’azione. La vita spirituale che caratterizza la persona esula dal campo di indagine della psicologia, che non ha le condizioni e gli strumenti per studiare come lo spirito umano si unisca e collabori con lo Spirito Santo.

C'è un errore di partenza che può inficiare l'uso della psicologia nella vita spirituale ed è quello di non partire con la consapevolezza che non è lo Spirito Santo che viene interpretato dall'umano, ma è esattamente l'opposto: lo Spirito dà la giusta visione dell'umano. Dunque, il punto di partenza è l'uomo amato da Dio e da lui redento. La formazione alla vita consacrata non può essere vista come un itinerario che va dalla formazione umana a quella spirituale. Quest'ultima invece è l'unica formazione adeguata, a partire dal principio che l'essere umano si deve modellare su Cristo per essere veramente se stesso.

L'approccio biblico è stato seguito da Andrzej S. Wodka con la relazione: «Fra l'anima-vita e il logos incarnato. Spunti biblici per il dono della sequela». Illustrando alcuni aspetti della psicologia di Gesù, il relatore ha mostrato come sveli all'uomo la sua stessa umanità e faccianemergere una psicologia umana rivelata. In tal modo dischiude alla psicologia la possibilità di trarre le sue origini dalla fonte trinitaria, nella quale l'uomo può finalmente ritrovarsi, tramite il dono di sé nella sequela pasquale. Si tratta di un percorso che il relatore ha chiamato «paradosso psicologico» perché parte dalle piaghe dell'uomo ferito per farne scaturire le risorse che fanno maturare fino all'amore agapico e alla pace.

L’impegno della Chiesa per una formazione equilibrata, in particolare dei candidati al sacerdozio ministeriale, è stata alla base della relazione di mons. Vincenzo Zani. Il tema, «Indicazioni del Magistero sulla competenza e utilizzo della psicologia», è stato svolto esaminando alcuni testi magisteriali che stabiliscono i criteri per l’impiego della psicologia nell'ambito della formazione e del discernimento vocazionale: l’Esortazione apostolica di Giovanni Paolo II «Pastores dabo vobis»

(1992) e i due testi della Congregazione per l'Educazione Cattolica: le «Direttive sulla preparazione degli educatori nei seminari» (1993) e gli «Orientamenti per l'utilizzo delle competenze psicologiche nell'ammissione e nella formazione dei candidati al sacerdozio» (2008).

Il relatore ha ribadito l'apprezzamento della Chiesa per la psichiatria e psicologia contemporanee, ma anche ha affermato che «le acquisizioni nel campo puramente scientifico non sono sufficienti ad offrire una visione integrale della persona e che esse sole non risolvono le questioni fondamentali concernenti il significato della vita e la vocazione umana, che resta essenzialmete spirituale, cioè opera della grazia».

La coinvolgente relazione di Catherine Aubin: «Dalla preghiera alla psicologia», ha disegnato un viaggio interiore per giungere al cuore dell'uomo, dove risuona la domanda di Dio ad Adamo: «Dove sei?» (Gen 3,9). Abbiamo bisogno di rientrare nel nostro cuore per incontrarvi Dio, o meglio per incontrare quella parte di noi, quella più nascosta e più vera, in cui possiamo aprirci a lui. Ognuno di noi, infatti, può essere il fariseo oppure il pubblicano della nota parabola narrata in Luca 18,9-14. La parabola sembra trattare della preghiera, ma in realtà va oltre, parla dell'attitudine del cuore, dello spirito che ci anima. In questo senso la preghiera può diventare un rivelatore psicologico e spirituale.

Il fariseo è l'uomo pio e osservante, o almeno ne porta la maschera, scivolando in realtà in uno stato di falsità e illusione per cui non crede di avere nulla da chiedere. È chiuso nella sua condizione di apparente giustizia che lo separa dagli altri e anche da Dio. Il pubblicano invece chiede, anzi grida il suo bisogno di aiuto, di salvezza; si immerge nella propria oscurità, scende nello spazio vuoto che ha dentro di sé: qui Dio può entrare. Così si avvia quel cambiamento che porta il pubblicano ad incontrare Dio e ad essere modificato profondamente: «tornò a casa sua giustificato» (Lc 18,14).

In cammino e in dialogo

Nella seconda parte del convegno i relatori hanno sottolineato la necessità di una formazione unitaria ed integrale della persona.

Bruna Zaltron, rispondendo nella sua relazione alla domanda: «Psicologo o formatore?», ha ricordato che «l'obiettivo di ogni cammino formativo è l'unificazione delle varie componenti della persona». Per questo è necessario distinguere le funzioni specifiche del formatore, che è chiamato ad aiutare i formandi a crescere nella conformazione a Cristo, da quelle dello psicologo, che deve accompagnare la persone a realizzare una maggiore autenticità e integrazione delle proprie forze interiori. Occorre favorire non solo la conoscenza di sé ma anche il cambiamento a livello decisionale, evolutivo e relazionale. In questo processo va tenuto presente che la persona non è determinata solo dalle sue inconsistenze, ma anche da un dinamismo di trasformazione esistenziale che la rende capace di assumere ciò che la sua scelta di vita comporta come ideale da vivere.

Nella relazione: «Psicoterapia e fedeltà vocazionale», Luis Jorge González ha passato in rassegna alcune situazioni in cui è opportuna una relazione terapeutica. Questi casi non riguardano solo chi ha disordini psicologici, oppure chi è normalmente equilibrato ma sottoposto a eccessivi stress di lavoro o di comunità, ma anche coloro che «desiderano mettere tutto il loro essere al servizio dell'amore». Il relatore ha poi individuato i tratti di una psicoterapia che aiuta ad essere fedeli; ha indicato criteri per la scelta dello psicoterapeuta e infine ha tratteggiato alcuni atteggiamenti terapeutuci - la speranza, l'accettazione delle luci e ombre delle persone, l'autenticità, l'empatia - che aiutano la comunità religiosa a crescere in quell'amore che sa trarre profitto dalle difficoltà e porta alla luce le potenzialità delle persone.

Giuseppe Crea ha svolto il tema: «I disagi psicologici: come riconoscerli e come prevenirli», ha esortato a non porsi davanti al disagio psichico in una «prospettiva meramente riparativa» che è passivizzante, ma ad individuare «strategie ricostruttive di prevenzione e cura», creando un clima di sostegno in comunità e favorendo la richiesta di aiuto. Se la comunità impara ad accorgersi di quello che accade al soggetto "difficile" e accoglie la sfida di crescere insieme, ogni fratello/sorella potrà valorizzare le sue opportunità di maturazione, contenere le eventuali manifestazioni disfunzionali e assumere responsabilmente i dinamismi della propria vocazione nella storia personale e in quella comunitaria.

La relazione conclusiva: «Valori e ideale di vita: l'apporto della psicologia nella formazione», è stata affidata ad Amedeo Cencini, che prima di tutto ha fatto notare come oggi il rapporto tra psicologia e teologia spirituale offra «un panorama in movimento» e come sia necessario «un dialogo onesto» tra le due discipline. Il relatore ha indicato il possibile apporto della psicologia nell'animazione vocazionale e nella formazione iniziale, indicando, infine, alcuni elementi che potrebbero favorire la formazione per tutta la vita. Il contributo proprio della psicologia è quello di aiutare ad essere veri, con se stessi, con Dio, con gli altri e dinanzi al proprio progetto vocazionale, rimanendo fedeli alla sua logica: cogliere «il senso della vita nel dono ricevuto, che tende per natura sua a divenire bene donato».

Quale “il punto” individuato dal convegno? Nel panorama socioculturale odierno certamente la continuazione del dialogo tra teologia e psicologia s’impone, tenendo ferme alcune chiarezze: la vocazione è prima di tutto dono della grazia, che però opera sulla natura, quindi solo un'antropologia aperta al Trascendente può sostenere la psicologia nel compito di accompagnare persone e comunità nella fedeltà responsabile e creativa al progetto di Dio e solo l'interdisciplinarietà può sostenere una formazione vera e liberante.

 

Maria Elena Zecchini smr
Direttrice di
Riparazione mariana
Via Monte Velino, 30 - 00141 Roma

 

 

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