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n.5
settembre/ottobre 2013

 

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La vita monastica nella Chiesa ortodossa

 di Dionisios Papavasileiou

 

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Insieme al matrimonio, che è il modo di vivere “secondo natura”, esiste anche il monachesimo, che è il modo di vivere “sopra natura”. I Padri della Chiesa d’Oriente e d’Occidente riconoscono una supremazia della vita monastica nei confronti di quella matrimoniale, non per se stessa, ma per le possibilità di salvezza che essa offre al fedele.

Monachesimo e matrimonio

Giovanni Crisostomo parlando della verginità, e di conseguenza della vita monastica, afferma: «La verginità di per sé non è né buona né cattiva, ma diventa uno dei due secondo le intenzioni di chi la esercita».1 Chi sceglie la vita monastica sceglie una vita carismatica, non adatta a tutti, visto che ad ognuno Dio dona carismi diversi. È carismatica perché supera le leggi della natura e quindi lo status naturale dell’uomo,2 mentre il matrimonio rappresenta nel mondo la dimensione sociale della vita dei fedeli proiettata nell’escatologia. Pietra miliare del monachesimo è Cristo, solo lui è fonte ed ispirazione della vita monastica, il prototipo e l’archetipo, quello che il monaco è chiamato ad imitare attivamente, abbandonandosi nella sua grazia che lo santifica.

Il monaco è la tangibile testimonianza, l’indicazione perpetua, il ricordo costante della vera strada da seguire: diventare santi e “perfetti” come è perfetto il Padre celeste. Nella storia dell’Oriente cristiano gli eremiti, gli anacoreti, gli asceti, i cenobiti, le piccole e grandi comunità monastiche, hanno portato il “deserto” nelle rumorose città, diventando, tramite il loro silenzio, il loro pensiero, i loro scritti, il loro modo di vivere, annunciatori del messaggio evangelico: «… di una cosa sola abbiamo bisogno» (Lc 10,41). I monaci cercano di mostrare e di evocare che l’unico scopo di chi sceglie il loro stile di vita - e anche di coloro che sono stati battezzati in Cristo - è quello di raggiungere il più possibile la perfezione in Cristo. Diventare quindi uno con Cristo e realizzare la totale vittoria contro le potenze avverse.

Il monachesimo, in quanto espressione autentica della tradizione della Chiesa, ha sempre indicato la via da seguire per giungere alla perfezione evangelica. Il monaco vive intensamente i gradi (o tappe mistiche) della terapia dell’anima: la purificazione, l’illuminazione, la divinizzazione, che conducono alla perfezione cristiana, cioè alla deificazione dell’uomo, dove il creato incontra l’Increato e ad esso si unisce.

Mezzi e metodi per la guarigione

I santi Padri, maestri di vita monastica, hanno insegnato sapientemente quali mezzi e metodi sono da adoperare da coloro che hanno  bisogno di guarire dalle passioni che adombrano la loro anima e quindi acquisire la salute spirituale. Come concretamente avviene questa guarigione? Uno degli elementi fondamentali che caratterizzano il monachesimo è lo sforzo dinamico di applicare totalmente il processo terapeutico. Il monaco comincia il suo “cammino” con il seguire i tre gradi della perfezione spirituale già indicati: purificazione, illuminazione, divinizzazione. Consapevoli di ciò che sono e di ciò che cercano, i monaci acquisiscono, grazie all’effusione dello Spirito Santo, l’umiltà, la conversione, la purificazione fisica e psichica, fino a desiderare il martirio e ad essere perseguitati in nome di Cristo. In altre parole desiderano che tutto il loro essere viva in pienezza il comandamento di Dio: «Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente … e il prossimo tuo come te stesso» (Mt 22,37; cf Lc 10,27).

Chi è incamminato a seguire questa “via stretta” e ad esercitarsi nella “palestra spirituale” è chiamato ad una triplice rinuncia: rinuncia al mondo e a quello che da esso proviene; rinuncia alla propria volontà; rinuncia alla vanagloria. Queste tre rinunce, volontariamente accettate dal monaco, corrispondono all’elevazione di tre croci, le quali lo esercitano nella “palestra spirituale” e adornano la sua vita.

Ovviamente uno si chiede: cosa sono le tre croci? Chi le dà? Come il monaco le sperimenta? Queste domande sono importanti oggi in una società che insegna tutt’altro rispetto alla rinuncia. La prima è esteriore, insegnano i Padri, e riguarda le afflizioni e le sofferenze; la seconda proviene dalla “lotta interiore” contro i desideri del mondo e delle passioni che dominano l’anima, impedendo l’azione dello Spirito Santo; l’ultima, la più difficile, è anch’essa interiore e conduce al totale abbandono alla volontà di Dio.

Verso la maturità

Queste tre rinunce, o croci, si associano a tre rinascite, ottenute con la purificazione dell’anima, con l’illuminazione della ragione e la divinizzazione di tutta l’esistenza. Quindi: croci, rinunce e rinascite sono il diuturno percorso del monaco verso la maturità spirituale. Per l’Oriente questo itinerario spirituale si chiama ascesi, il cui scopo è raggiungere la preghiera pura e l’apatia, cioè il totale allontanamento da tutto quello che proviene dal peccato e porta disordine nell'anima.

I tre voti che il monaco offre a Dio sono il necessario completamento della vita ascetica. Il primo è quello dell’obbedienza, che mira a liberare il monaco dalla forte passione della vanagloria. Prototipo di ciò è lo stesso Cristo che è diventato obbediente al Padre fino alla morte (cf Fl 2,8). E mentre Adamo ed Eva con la loro disobbedienza hanno portato il peccato e la morte nella nostra storia, il monaco con la sua volontaria obbedienza elimina ogni passione e riceve come carisma l’umiltà, la preghiera e la divinizzazione, eliminando così il peccato e la morte.

Il secondo voto è quello della verginità che si distingue in corporale e psichica o spirituale: aiuta a superare la passione dei piaceri carnali. Attraverso di essa il monaco si dedica totalmente a Dio trasformando ogni amore secondo la carne in amore che ha come oggetto soltanto Dio.3

 Il terzo voto è quello della povertà, che contribuisce a guarire la passione dell’avarizia-avidità. Nel vivere la povertà, il monaco è chiamato a competere contro la passione del possedere, della cupidigia e dell’eccessivo attaccamento ai beni materiali,4 i quali rendono l’uomo egoista, superbo ed autoreferenziale. I tre voti costituiscono il nucleo dell’ascesi ortodossa e conducono all’amore di Dio e alla divina filantropia che combatte la radice di tutte le passioni: l’amore di se stessi.

La preghiera: l’opera principale del monaco

Oltre a tutto quello finora espresso, occorre aggiungere che l’ascesi del monaco si concentra nella ricerca di accordare la propria vita con quella di Dio. Senza la grazia divina, che sigilla l’esercizio ascetico, si hanno solo opere umane destinate alla morte. Questa concordanza si realizza e si manifesta, nella sua massima espressione, nella preghiera. Ecco perché è l’opera principale del monaco: prima del lavoro e del riposo viene la preghiera, il cui frutto è la semplicità, l’amore puro, l’umiltà, la pazienza, la mansuetudine, la mitezza ed altre simili virtù. Il monaco per raggiungere questa meta è chiamato a liberarsi di tutto ciò che è superfluo ed estraneo alla preghiera, raggiungendo così l’essenza della rinuncia monastica.

Tuttavia, è da sottolineare un altro aspetto: l’ascesi sia del monaco, come di ogni credente, deve essere strettamente accompagnata dalla conversione/metanoia. La parola greca metanoia - che si traduce in italiano con il termine conversione - significa cambiamento, transizione da uno stato ad un altro. Secondo questo significato la vita monastica è un incessante mutamento, una continua conversione, una costante ricerca di Dio: ogni giorno, ogni ora, ogni momento.

Terminiamo con una immagine suggestiva: Dio è l'acqua viva, il monaco la persona assettata di lui. Nella sua vita di conversione questa sete si moltiplica di continuo: più si converte, più il monaco ha sete di Dio.

 

1 GIOVANNI CRISOSTOMO Sulla verginità 4, PG 48, 535.

2 TEODORO DI CIRO, Contro gli insegnamenti eretici 5, 34, PG 83, 532.

3 Cf METODIO DI OLIMPICO, Simposio 1, 2, 16.

4 Cf GIOVANNI CLIMACO, Scala delle virtù, PG 88, 928.

 

 

Dionisios Papavasileiou
Ortodosso
Via dei Grifoni, 3 – 40123 Bologna

 

 

 

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