n.6
novembre/dicembre 2013

 

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La vita consacrata come racconto della fede
 

di MARIAMARCELLINA PEDICO

 

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«Sarà decisivo nel corso di questo anno ripercorrere la storia della nostra fede», ha invitato Benedetto XVI nel Motu Proprio Porta fidei (n. 13). Per evangelizzare, oggi siamo sollecitati a narrare storie, intrecciando la storia di Gesù, della fede e della vita della Chiesa, la storia di chi narra e la storia di coloro cui la narrazione è offerta, per aiutare a vivere. Anche la produzione editoriale vede un susseguirsi di studi sulla prospettiva del narrare come trasmissione della fede.

In particolare mi riferisco all’ultimo fascicolo di Sequela Christi (1/2013) diffuso con il titolo: «La trasmissione della fede. Una generazione narra all’altra le tue opere». Come è noto, Sequela Christi - la rivista della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di vita apostolica - dal 2005 ha un volto nuovo, ha preso un nuovo slancio e ha assunto unnuovo stile sotto la direzione di suor Nicla Spezzati, sottosegretario CIVCSVA: Informationes SCRIS ha lasciato il posto a Sequela Christi. Il Dicastero, trasformando in una rivista il tradizionale Bollettino d’informazione, desidera offrire uno strumento di studio e di scambio di notizie su quanto riguarda la vita consacrata nelle sue varie forme. Oltre agli insegnamenti del Santo Padre, ogni numero raccoglie una serie di studi monografici, scritti da qualificati esperti, su problemi maggiormente sentiti dai consacrati e sviluppa una migliore conoscenza della vita consacrata nella Chiesa.

Nell’Editoriale del n. 1/2013 si specifica la scelta del tema sopra richiamato: partecipare nell’Anno della fede «alla comune riflessione ecclesiale con un duplice intento: indagare sulla possibilità necessaria che la vita consacrata si connoti come modello di narrazione della fede e altresì incoraggiare i consacrati e le consacrate a cercare la fede con costanza,nello stupore della prima chiamata (cf 2Tm 2,22; 3,15)». Nella sezione«Studi e Commenti» Sequela Christi propone sei contributi nella prospettiva del narrare la fede. Mentre rimandiamo alla lettura integrale dei testi, qui presentiamo una loro sintesi.

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«La trasmissione della fede attraverso la narrazione», s’intitola il contributo di Luciano Manicardi. Il monaco di Bose inizia il suo approfondimento richiamando l’atto del raccontare: «Tu dirai a tuo figlio» (Es13,8), quale leitmotiv della Scrittura. Al cuore delle narrazioni bibliche - continua Manicardi - vi è la “storia di Gesù”, il perfetto narratore di Dio. Radicare la nostra storia nella storia di Gesù è il proprio della fede cristiana che si presenta in modo costitutivo relazionale. Segue l’articolo di Riccardo Tonelli: «Narrare per aiutare a vivere: la narrazione per la comunicazione della fede». Il noto salesiano, che il Signore ha chiamato a sé il 1° ottobre 2013, studia il tema del comunicare la fede come atto evangelizzatore, restituendo all’evangelizzazione la funzione fondamentale del comunicare una “buona notizia”, per aiutare a vivere e consolidare la speranza. Per lo studioso un modello concreto di evangelizzazione è la narrazione. Evangelizzare è narrare l’evento di Gesù, intrecciando la sua storia, quella dell’evangelizzatore e le attese e speranze di coloro cui l’evangelo è proposto.

«La vita consacrata come narrazione della fede» s’intitola lo studio di Timothy Radcliffe, maestro e formatore dell’Ordine dei Predicatori. In esso viene sottolineata l’importanza della vita consacrata come racconto di fede. Il narrare le storie di sorelle e fratelli consacrati permette di costruire una memoria comune: vi ritroviamo la storia particolare della vocazione di ciascuno. Siamo chiamati a guardare con simpatia i sentieri percorsi da coloro che ci hanno preceduto o che ci seguiranno. Soprattutto viene messa in evidenza la narrazione della fede implicita nella vita consacrata. I voti di povertà, castità e obbedienza sottolineano il dramma più profondo dell’esistenza umana e il nostro cammino verso Dio, ponendo oggi seri interrogativi. Quindi l’autore spiega come la vita consacrata stessa sia un racconto di fede. Il nostro impegno di povertà interroga le aspirazioni al consumismo, contestando il mondo fantastico della ricchezza: non solo siamo chiamati a liberarci dal suo fascino e ad apprezzare ogni cosa senza doverla possedere, ma anche ad avere un senso di gratitudine verso Dio che dona tutte cose buone. Il voto di povertà è la sfida fondamentale per il risveglio della vita religiosa.

In questo nostro mondo dove siamo tentati di rinchiudere l’amore in relazioni isolanti ed escludenti, la castità invita ad essere segno dell’amore universale di Dio, che non esclude nessuno e abbatte ogni muro di separazione. La nostra castità ci sollecita a incarnare un amore che va ben al di là delle moderne forme di tolleranza, le quali spesso nascondono la paura delle differenze, dello straniero minaccioso o dello sconosciuto che bussa alla porta.

Infine, il voto di obbedienza che è l’invito a condividere la stessa vita di Dio che ci chiama alla sua gioia, mette in discussione il “sogno americano”: “tu puoi essere chi vuoi”. Siamo autenticamente obbedienti quando ci occupiamo di ognuno con simpatia e intelligenza, cercando di conoscere insieme ciò che Dio desidera da noi. La perfetta obbedienza di Gesù al Padre è stato il frutto della sua perfetta consonanza con lui nello Spirito.

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Nella prospettiva del narrare, Sequela Christi fa seguire altri tre contributi. «Alla scuola di Paolo per rivestirsi di Gesù, uomo nuovo», di Fabrizio Pieri, docente alla Pontificia Università Gregoriana. Egli commenta Galati 2,20, ponendo l’orizzonte dell’esigente possibilità della fede come condizione fondante della vita cristiana dei consacrati.

Gli studi di Domenico Pompili: «La narrazione della fede nell’era della comunicazione digitale» e di Jean Claude Lavigne: «Dare ospitalità alla fede» aprono all’orizzonte delle provocazioni culturali contemporanee. Il primo, direttore dell’Ufficio Nazionale per le Comunicazioni Sociali – coniugando il flusso delle culture digitali, proprio di un mondo giovane, all’esigenza dell’annuncio della fede - sollecita a custodire nelle comunità ecclesiali l’attitudine dello scriba «che sa trarre dal suo scrigno cose antiche e cose nuove». L’altro, assistente del priore provinciale dei domenicani di Francia, chiama le comunità di vita consacrata alla necessità di un cammino di fede aperto in modo costante e creativo alle domande giovanili. Essere portatori di domande nel nome della fede in Cristo in un mondo troppo sicuro della sua strada di felicità è già un modo profetico di compiere la nostra missione di evangelizzazione.

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Amiche lettrici e cari lettori, il fascicolo di Consacrazione e Servizio che avete tra le mani - il sesto del 2013 - si apre con la rubrica: «Lampada ai miei passi…» (dal salmo 119,105). Posta all’inizio del numero, vuole sottolineare che alla luce della Parola di Dio va letto quello che segue. Questa volta la nostra collaboratrice Paola Bignardi fissa lo sguardo sull’episodio della cananea che implora da Gesù la liberazione della figlia. La rubrica: «Donne di fede», ospita altri due profili: il primo a cura di Nicla Spezzati, delle Adoratrici del Sangue di Cristo, e l’altro di Cesare Zanirato nostro collaboratore. La rubrica: «Orizzonti» arricchisce il fascicolo con il contributo del teologo e giornalista Ugo Sartorio che si sofferma sulla religiosità degli italiani.

Una parola particolare per il Dossier dedicato alla riflessione sull’«Annunciare Cristo. Percorsi di evangelizzazione»: un argomento di massima urgenza per la missione della Chiesa. Il tema viene svolto da otto studiosi che ne approfondiscono aspetti diversi, ma fondamentali.

Quale apporto al concerto di voci del Dossier si pone anche il presente Editoriale. La rubrica: «Vedere-Leggere» presenta il film: «The Lady - L’amore per la libertà» del regista Luc Besson (a cura di T. Braccio). Seguono le segnalazioni di libri (M.G. Casumaro). Nella rubrica: «Libro del mese» si recensisce il volume postumo «Maria e il mistero del Male», del mariologo Stefano De Fiores e curato per i tipi di Àncora da Salvatore M. Perrella, Preside della Pontificia Facoltà Teologica Marianum di Roma (a cura di Cesare Zanirato).

Un numero molto ricco di spunti su cui riflettere e lasciarsi interrogare.

Ad ogni lettrice e lettore il nostro augurio: Buona lettura! E buone feste natalizie!

Maria Marcellina Pedico
Serve di Maria Riparatrici
Via Monte Velino, 30 - 00141 ROMA
m.pedico@smr.it 

 

Passaggio del testimone nella direzione della nostra rivista

CONSACRAZIONE E SERVIZIO

Con il nuovo anno la nostra rivista cambia la direttrice: avviene il passaggio del testimone da suor Maria Marcellina Pedico a suor Fernanda Barbiero.

Suor M. Marcellina, delle Serve di Maria Riparatrici, ha diretto la rivista per 7 anni e ne ha rinnovato lo stile e gli stessi contenuti, facendo una rivista sempre più bella graficamente e sempre più qualificata nei contributi dei collaboratori, ospitando anche firme prestigiose del panorama ecclesiale e culturale di questi anni. Le siamo infinitamente riconoscenti per tutto il suo impegno competente e per la cura puntuale, sin nei minimi particolari, dei testi e dell’aspetto grafico, a partire dalle copertine sempre più accattivanti. Grazie, suor M. Marcellina.

Ringraziamo anche suor Fernanda Barbiero, delle Suore Maestre di Santa Dorotea - da diversi anni membro del Consiglio di redazione della rivista - che a partire da gennaio 2014 ne prenderà in mano la direzione. Le auguriamo che con la sua guida la rivista continui il cammino nel tempo con sempre nuovi orizzonti e nuovi percorsi.

La Redazione

 

 

 
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