n.1
gennaio/febbraio 2014

 

Altri articoli disponibili



Benedetto Dio, Padre misericordioso! (2Cor 1,3)
 

di
FERNANDA BARBIERO

 

trasp.gif (814 byte)

trasp.gif (814 byte)

trasp.gif (814 byte)

trasp.gif (814 byte)

Ha suscitato tanto interesse il libro sulla Misericordia del cardinale Walter Kasper, citato recentemente da Papa Francesco. Già nella prefazione l’Autore riconosce che il tema della misericordia, pur occupando un posto tanto centrale nella Bibbia, era ampiamente caduta in oblìo nella teologia. «Tuttavia - continua Kasper - la spiritualità e la mistica cristiana sono in questa, così come in altre questioni, molto più avanti della teologia di scuola». A rendere familiare il senso della misericordia di Dio ha contribuito molto Papa Francesco. Ribadito mille volte e in mille forme così da farci sentire e scoprire che il peccatore è il luogo preferito da Dio, cercato da Lui: «Non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori» (Mt 9,13; Mc 2,17; Lc 5,32). Essere peccatori non è una tragedia, una via senza ritorno e senza speranza dal momento che Gesù Cristo è venuto per salvare i peccatori (1Tm 1,15). La misericordia fa da ruota alla speranza perché rilancia sempre la fiducia nella redimibilità delle situazioni anche le più “disordinate”. Non può essere che così dal momento che la misericordia di Dio è attributo coessenziale a Dio, come la sua onnipotenza (riveli la tua onnipotenza soprattutto nel perdono).

Quale senso ha privilegiare i miseri, gli ultimi, i peccatori, da parte di Dio Padre misericordioso? La risposta non è difficile. La misericordia di Dio è certamente universale, ma tale si manifesta proprio perché privilegia gli ultimi, i peccatori. Si capisce così l'atteggiamento di Dio: «Ci sarà più gioia in cielo per un peccatore convertito, che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione» (Lc 15,7). La sua misericordia è sovrabbondante e gratuita, va cioè al di là dei meriti della creatura. Come dice Lutero, l'amore di Dio non si rivolge verso un oggetto degno d'essere amato, ma piuttosto crea la bellezza dell'oggetto che ama. La rivelazione di tale atteggiamento di Dio attraversa tutta la Sacra Scrittura, Antico e Nuovo Testamento, «di generazione in generazione la sua misericordia per quelli che lo temono» (Lc 1,50). La misericordia divina è il nucleo e la sintesi della rivelazione biblica su Dio.

*****

Ma perché la misericordia? Perché Dio vuole da noi la misericordia? Perché ci vuole come lui. Dobbiamo somigliare a lui come i figli somigliano al padre e alla madre. Lungo tutto il Vangelo, Gesù ci parla dell’amore del Padre per i buoni e per i cattivi, per i giusti e per i peccatori: per ognuno non fa distinzioni e non esclude nessuno. Se ha delle preferenze sono per quelli che meno sembrano meritare di essere amati. «Siate misericordiosi perché Dio è misericordioso».

«Dio di pietà e misericordia, lento all’ira e ricco di grazia e fedeltà»: questa è l’identità divina proclamata in Esodo 34,6-7 (cf Nm 14,18; Dt 7, 8-10; Sal 11,4; 145, 8; Ger 32,18; Gl 2,13; Na 1,3). La sinfonia della misericordia di Dio risuona in tutta la Scrittura. La Bibbia ci racconta un Dio misericordioso e pieno di compassione per l’uomo fino ad arrivare a presentarci un Dio simpatico, nel senso etimologico della parola, un Dio che soffre con noi ( ). Dio, dunque, è prima di tutto il Misericordioso che fa sorgere il sole e fa piovere sopra i buoni e i cattivi. Perché ama tutti, Gesù, il Figlio non teme di stare con i peccatori e in questo modo ci rivela chi è Dio. La misericordia è il principio fondamentale dell’azione di Dio. Nella Torah la salvezza di Israele trova la sua radice in un Dio che agisce con amore liberando il suo popolo dall’oppressione in Egitto (Es 2,23-25; 3,7-8). Anche la parola dei profeti rivela un Dio che si commuove ed esige il riscatto della giustizia e della misericordia. La profezia è come l’eco della giustizia e della tenerezza di Dio; essa rivela un Dio compassionevole e misericordioso che fa rinascere la speranza. La misericordia, infatti, genera sempre speranza. Dai vangeli, il racconto dell’esperienza di Gesù, fa risaltare la sensibilità del suo cuore che sobbalza di fronte al bisogno umano che grida pietà (Mc 1,41). Si muove a compassione e interviene con misericordia (Mc 6,34; 8,2; Mt 9,36; 14,14; 15,32; Lc 7,13; 10,30-37).

Ogni azione di Gesù è guidata dalla misericordia e, su chi è ad essa disponibile, essa esercita il suo benefico potere di risanamento. Di qui la possibile palingenesi dell’umanità: di quella, almeno, che si lascia lambire e poi inondare dalla misericordia di Dio, partendo da una invocazione personale nell’intimo del cuore, per giungere poi fino a quell’incontro con la misericordia di Dio fatta persona in Gesù Cristo.

*****

Nelle prime comunità cristiane, il Dio predicato da Paolo è un “Dio ricco di misericordia” (Ef 2,4). Tenerezza e misericordia sono un importante riferimento anche per le relazioni comunitarie. La misericordia è un sentimento che ingloba tutto l’essere ( ): prima di essere una virtù, è un’esperienza concreta dell’amore reciproco tra cristiani (Fil 1, 8.21, ma anche Lc 1,78; 2 Cor 7,15; Col 3,12; Fm 7.12.20 e 1Gv 3, 17). La pratica della misericordia, della tenerezza, della compassione e dell’amore fraterno nelle comunità rimanda al progetto di Dio sulla Chiesa in modo tale che la misericordia tocca il centro della vita cristiana. “Misericordia io voglio e non sacrificio” (Mt 12,7). Una espressione che da Osea (6,5) passa a Gesù. E nel passaggio è sottoposta a un profondo cambiamento di prospettiva. «In Osea, il detto si riferisce all'uomo, a ciò che Dio vuole da lui.

Dio vuole dall'uomo amore e conoscenza, non sacrifici esteriori e olocausti di animali. Sulla bocca di Gesù, il detto si riferisce invece a Dio. L'amore di cui si parla non è quello che Dio esige dall'uomo, ma quello che dà all'uomo. “Misericordia io voglio e non sacrificio” vuol dire: voglio usare misericordia, non condannare. Il suo equivalente biblico è la parola che si  legge in Ezechiele: “Non voglio la morte del peccatore, ma che si converta e viva”. Dio non vuole “sacrificare” la sua creatura, ma salvarla» (R. Cantalamessa).

Essere gratuitamente raggiunti dall’amore e della misericordia di Dio, non può che far circolare, con la stessa gratuità, l’amore nelle relazioni con gli altri. Tuttavia l'amore non è solo la base delle relazioni tra cristiani. Esso è anche la via più diretta per stare in comunione con Dio. Lo sperimentano i cristiani che vivono la loro fede: se aiutano i propri fratelli, soprattutto i bisognosi, cresce in loro la devozione, l'unione con Dio si fa più forte, avvertono che esiste un legame fra loro e il Signore: ed è ciò che dà più gioia alla loro vita. Come per loro anche per noi la misericordia nasce dall’amore che sa sacrificarsi per qualsiasi altro sull’esempio di Gesù, che è arrivato fino a dare la vita per tutti.

*****

Il presente numero di Consacrazione e Servizio, il primo del 2014, continua a offrire la struttura di fondo degli anni precedenti, pur registrando la novità del cambio di direzione. Il fascicolo si apre con la nuova rubrica «Talità kum» (Mc 5,41), una parola che rialza e ridà la vita, ed è stata scelta in sintonia con la tematica per il prossimo quinquennio indicata dalla Presidenza dell’Usmi: «Cristo nostra speranza è Risorto». L’episodio del ritorno alla vita della figlia di Giairo in questo, come negli altri episodi evangelici, che la rubrica presenterà lungo l’anno 2014, ci parla al cuore e «può diventare icona di una nuova vita che, profondamente ancorata a Gesù Cristo, si apre a esperienze di un continuo quotidiano risorgere » (M.P. Giudici). Inoltre, l’immagine di copertina, dove è raffigurato l’evangelista Matteo, intende richiamare il messaggio dell’Esortazione apostolica Evangelii Gaudium di Papa Francesco: la gioia di annunciare il Vangelo.

Prosegue la rubrica: «Orizzonti», dove si pone l’attenzione alla recente Nota della CEI: L’Oratorio. Il laboratorio dei talenti (M. Trigila). I contributi del «Dossier» (di otto autorevoli studiosi) si soffermano a riflettere sul tema della misericordia, nucleo essenziale del Vangelo, in sintonia con il messaggio che Papa Francesco continua a richiamare nei suoi interventi e nelle sue catechesi. Pagina dopo pagina, ogni lettrice e lettore si sente accompagnato a declinare la misericordia nelle molteplici dimensioni del vivere umano. Si avverte l’invito a riscoprire la ricchezza teologica della misericordia e la sua grande efficacia sul piano spirituale, come su quello socio-culturale. Gli studi si muovono su diversi registri, ma la visione di fondo fa della misericordia l’immagine più alta e più vera di Dio, mentre  viene indicata come possibilità donataci in Gesù, di far nascere e crescere rapporti veri tra gli uomini. La possibilità di essere misericordiosi – infatti - nasce dalla capacità, ricevuta come grazia, di guardare agli altri come ad essi guarda Dio. È questo sguardo di misericordia che genera la speranza e che costruisce nel mondo la giustizia. In questa prospettiva si pone l’«Editoriale». Nella rubrica: «Libro del mese» si recensisce il volume del cardinal Walter Kasper, Misericordia. Concetto fondamentale del vangelo - Chiave di vita cristiana (A cura di A. Matteo). La visione sulla misericordia di Dio, nel quadro complessivo della rivista, non dimentica le conseguenze che essa comporta per la vita di ogni cristiano, per la prassi pastorale della Chiesa e per il contributo che i cristiani devono dare a una strutturazione umanamente degna, giusta e misericordiosa dell’ordine sociale. Misericordia, dunque!

Fernanda Barbiero
Suore Maestre di S. Dorotea

 

 

 
Condividi su: