n. 7/8
luglio/agosto 2003

 

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Relazione quinquennale 1998-2003
di Madre Teresa Simionato, msd
 

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 Nell’accingermi a stendere la presente relazione, mentre pensavo a che cosa dire, come dirlo, ossia al senso di questo mio raccontare, mi si è presentata alla mente l’icona biblica dei discepoli di Emmaus, propostaci tra l’altro nella liturgia del giorno.

I due discepoli danno una specie di resoconto dei tre anni della vita pubblica di Gesù, allo “straniero” che si è affiancato loro lungo la strada verso Emmaus.

L’icona evangelica mi è stata di aiuto nel ricollocarmi di fronte al cammino della vita religiosa e ai fatti dell’USMI di questo quinquennio. Anche noi, come i due discepoli, narrando quanto è avvenuto, scopriamo i segni del passaggio del Risorto, notiamo le ferite della sua morte in Croce; mentre ci rivolgiamo allo “straniero” che si accosta a noi e parliamo dei problemi che ci circondano, sentiamo “arderci il cuore nel petto”; è così che il passato diventa scuola di futuro.

Con la presente relazione quinquennale si vuole offrire un bilancio di quanto è stato realizzato dall’USMI nazionale e sottoporre all’Assemblea una lettura interpretativo-sapienziale di alcuni aspetti della vita religiosa nel nostro Paese.

Adottare l’ottica sapienziale ci è dato solo dall’aiuto dello Spirito Santo che abbiamo invocato, in apertura dei nostri lavori, su di noi e su tutte le persone consacrate.

Per meglio entrare nell’ascolto e nella comprensione del cammino fatto è importante richiamarci all’identità ecclesiale delle Conferenze dei religiosi/e e di conseguenza al senso ecclesiale del servizio offerto e svolto dalle Congregazioni, attraverso le sorelle che operano presso tali Organismi.

L’USMI non è un hortus conclusus; il suo costituirsi e la sua vitalità sono una risposta alla Chiesa; sono espressione dell’interesse e della necessità di stare in relazione tra di noi, come Istituti, per contribuire, ciascuno per la sua parte, a costruire un volto bello della vita religiosa italiana e, come tale, a collaborare in unità di intenti nel contesto della Chiesa locale e della realtà civile.

«Il fraterno rapporto spirituale e la mutua collaborazione fra i diversi Istituti di Vita Consacrata e Società di Vita Apostolica sono sostenuti e alimentati dal senso ecclesiale di comunione. Persone che sono fra loro unite dal comune impegno della sequela di Cristo ed animate dal medesimo Spirito non possono non manifestare visibilmente, come tralci dell’unica Vite, la pienezza del Vangelo dell’amore.

Memori dell’amicizia spirituale, che spesso ha legato sulla terra i diversi fondatori e fondatrici, esse, restando fedeli all’indole del proprio Istituto, sono chiamate ad esprimere un’esemplare fraternità, che sia di stimolo alle altre componenti ecclesiali nel quotidiano impegno di testimonianza al Vangelo» (VC 52).

 

Nel servizio dell’USMI si richiede anche un amore semplice, profondo e disinteressato per la stessa vita religiosa e per quanti la esprimono.

Il Consiglio uscente ha cercato di operare con queste due passioni in cuore: senso ecclesiale e amore per la vita consacrata e desidera contagiare altre sorelle perché assumano con disponibilità questo servizio.

 

Ripercorriamo il cammino attraverso alcuni passaggi significativi:

1) gli obiettivi del quinquennio: ossia la direzione e la meta;

2) all’interno di un cammino di Chiesa, in questo momento storico: eventi ecclesiali e sociali;

3) il programma: una risposta intercongregazionale alle sfide poste alla vita religiosa;

4) in rete: il dialogo e l’interazione con i diversi Organismi ecclesiali e sociali;

5) un futuro che non può attendere. Dall’osservatorio dell’USMI uno sguardo alla vita religiosa femminile in Italia;

6) alcune consegne.

 

Per dare il giusto tono a questa comunicazione è importante, per me, esprimere sin dall’inizio i sentimenti di gratitudine che mi abitano.

Sono grata al Signore perché come con la colonna di fuoco nella notte e la nube di giorno Egli ha guidato il suo popolo (Es 40,36-38), così ha orientato il nostro servizio e cammino attraverso segni concreti di sollecitudine da parte dei nostri Pastori, di vicinanza da parte di tanti fratelli e sorelle nella fede che ci hanno aiutato a leggere e a discernere i segni dei tempi in questa nuova stagione della storia.

Ringrazio le sorelle del Consiglio di Presidenza per essere state in tutto e per tutto partecipi delle scelte e delle iniziative, dei problemi e delle fatiche di questi anni, per aver espresso con puntualità, assiduità, sacrificio e vero senso ecclesiale il loro servizio, sì da consentire un’esperienza intercongregazionale fruttuosa e serena, un vero cammino di comunione.

 

 1. Gli obiettivi del quinquennio: direzione e meta di un cammino

 All’inizio del mandato, il nuovo Consiglio di Presidenza ha assunto le consegne del Consiglio uscente e si è dato del tempo per individuare l’obiettivo generale del nuovo quinquennio, il metodo e il programma.

L’obiettivo generale e gli obiettivi operativi hanno costituito l’orizzonte e l’ispirazione delle linee di azione annuali della Presidenza e delle rispettive Aree; ossia sono stati le linee guida, il filo rosso di tutta l’animazione dell’USMI, a livello nazionale e regionale.

Il quinquennio che sta per concludersi ci ha portato a rivisitare la nostra spiritualità e il fondamento della vita consacrata nella triplice espressione della consacrazione, della comunione e della missione (cf VC 13).

Ci siamo proposte di accostare la dimensione più bella e più profonda della nostra vita, quella di discepole del Signore; di tessere una rete di maggiore comunicazione e solidarietà tra gli Istituti, proprio per sostenerci nel delicato passaggio che stiamo vivendo (Ob. op.1-2).

Abbiamo cercato di aver presente l’orizzonte del nuovo millennio in questo preciso momento socio-ecclesiale, guardando alle problematiche del nostro tempo e all’evolversi della stessa vita religiosa in Italia.

Un evolversi che ci pone davanti alla fisionomia sempre più plurietnica degli Istituti, all’invecchiamento e alla diminuzione del personale all’interno di essi e, di conseguenza, al possibile-graduale estinguersi di diverse Congregazioni (Ob.op. 2-3).

Tali aspetti domandano a noi Superiore Maggiori un costante atteggiamento di discernimento spirituale, personale e comunitario; un’adesione realistica alle situazioni, in termini di accoglienza e, nello stesso tempo, di fedeltà nel custodire con ogni sorella, fino alla fine, il dono della chiamata; inoltre, una conoscenza e accoglienza attiva delle nuove forme di vita consacrata che stanno nascendo.

Abbiamo riflettuto sul senso e sulla funzione dell’USMI ai vari livelli, di fronte al mutare del panorama della vita religiosa in Italia e alla sfida dell’intercongregazionalità (Ob. op. 4).

La risposta a questi obiettivi ci ha orientato a delle scelte consequenziali e ad alcuni interventi mirati, quali:

 

1. Qualificare gli incontri e le proposte sugli aspetti fondanti la vita religiosa:

- centralità della Parola e cura della vita nello Spirito;

- attenzione alla vita religiosa come itinerario di discepolato; (assemblee annuali; laboratori sul discernimento personale e comunitario);

- formazione e recupero di una solida spiritualità teologale; formazione come trasmissione di un’esperienza di vita, come mistagogia (trimestre sabbatico; triennio per formatrici; triennio per animatrici vocazionali; convegni per categorie).

 

Il Papa nella lettera apostolica, al termine del grande Giubileo dell’anno 2000, così ci esorta:

«Prima di programmare iniziative concrete occorre promuovere una spiritualità di comunione, facendola emergere come principio educativo in tutti i luoghi dove si plasma l’uomo, il cristiano, dove si educano i ministri dell’altare, i consacrati, gli operatori pastorali, dove si costruiscono le famiglie e le comunità. Spiritualità di comunione significa innanzitutto sguardo del cuore portato sul mistero della Trinità che abita in noi, e la cui luce va colta anche sul volto dei fratelli che ci stanno accanto» (NMI 43).

 

2. Mantenere un’attenzione vigile e cordiale di fronte al cambiamento assai rapido della vita religiosa femminile in Italia; un cambiamento che ha dei segnali precisi:

- una geografia di presenze sul territorio italiano sempre più ridotta numericamente;

- una trasmigrazione di servizi e presenze su altri fronti (meno opere, più presenza e prossimità);

- un volto plurietnico e pluriculturale degli Istituti, anche di quelli numericamente più piccoli;

- Congregazioni che per numero e per età media non bastano più a loro stesse o non sono più in grado di rispondere al senso per cui sono state fondate, o non possono sostenere adeguatamente le loro opere;

- gruppi di religiose che si distaccano dalle proprie Congregazioni nel tentativo di riprendere vita, ma che spesso finiscono col restare chiusi in loro stessi;

- una consistente presenza numerica, in Italia, di giovani religiose, provenienti dal Sud del mondo e dall’Est europeo, con la conseguente difficoltà di offrire, da parte degli Istituti, una formazione adeguata e alla persona e all’inculturazione del carisma;

- il nascere di nuove forme di vita consacrata, a cui guardare con interesse e con discernimento.

 

Siamo di fronte a una situazione che ha del complesso, del problematico, ma anche segnali di futuro.

Credo sia possibile assumerla e sostenerla, insieme, se ci aiuteremo a coniugare interventi concreti di ristrutturazione con una lettura sapienziale degli eventi e l’impegno di un discernimento spirituale comunitario in ogni scelta importante delle nostre Congregazioni.

 

3. Ripensare e coscientizzare ad una più chiara funzione dell’USMI ai vari livelli, per una rappresentatività efficace che risponda alle sollecitazioni della Chiesa e a una precisa esigenza dei membri dell’Unione, evitando di sostenere strutture vuote o modalità non rispondenti alla realtà e ai bisogni delle persone.

Le Delegazioni regionali e diocesane hanno chiesto e richiedono all’USMI nazionale una serie di attenzioni: sostegno alla formazione iniziale, aggiornamenti professionali (per suore insegnanti, suore ospedaliere, addette ai servizi socio-assistenziali), indicazioni per alcune scelte operative e amministrative.

Fino ad oggi si è cercato di rispondere alle varie richieste attraverso incontri, convegni, con un consistente impiego di personale sempre insufficiente rispetto al moltiplicarsi delle esigenze. Nello stesso tempo a livello di Consiglio di Presidenza e nel Consiglio nazionale si è riflettuto sull’effettiva funzione della nostra Conferenza.

Ci sembra, infatti, giunto il tempo di riconoscere all’USMI, anzitutto la sua propria identità ecclesiale e comunionale prima e al di là di ogni compito formativo e di coordinamento. Identità espressa

* in una qualificata rappresentatività delle Congregazioni religiose, a livello ecclesiale e sociale;

* nella costante attenzione alle problematiche inerenti alla vita religiosa e ai suoi membri, per uno scambio e un orientamento su questioni di comune interesse;

* nella cooperazione e collaborazione con le Conferenze episcopali e con la Chiesa locale;

* nella sua realtà diorganismo di comunione” dei diversi Istituti, nella Chiesa.

 

«Un notevole contributo alla comunione può essere dato dalle Conferenze dei Superiori e delle Superiore maggiori e dalle Conferenze degli Istituti secolari.

Incoraggiati e regolamentati dal Concilio Vaticano II e da documenti successivi, questi Organismi hanno per scopo principale la promozione della vita consacrata inserita nella compagine della missione ecclesiale.

Per loro tramite, gli Istituti esprimono la comunione tra loro e cercano i mezzi per rafforzarla, nel rispetto e nella valorizzazione delle specificità dei vari carismi, nei quali si rispecchiano il mistero della Chiesa e la multiforme sapienza di Dio. Incoraggio gli Istituti di vita consacrata a collaborare tra di loro, specie in quei Paesi dove, per particolari difficoltà, può essere forte la tentazione di ripiegarsi su di sé, a danno della stessa vita consacrata e della Chiesa. Occorre invece che si aiutino a vicenda nel cercare di capire il disegno di Dio nell’attuale travaglio della storia, per meglio rispondervi con iniziative apostoliche adeguate» (VC 53).

 

Il nostro operare insieme non è pertanto un’optional, bensì un preciso invito della Chiesa a porre come segno in questa società ogni forma di collaborazione nella comunione, non solo per una solidarietà ad intra, ma per aiutarci a capire il disegno di Dio nell’attuale travaglio della storia e rispondervi con iniziative adeguate.

«Si ricorda inoltre che un compito nell’oggi delle comunità di vita consacrata è quello di far crescere la spiritualità della comunione, prima di tutto al proprio interno e poi nella stessa comunità ecclesiale, e oltre i suoi confini, aprendo o riaprendo costantemente il dialogo della carità, soprattutto dove il mondo di oggi è lacerato da odio etnico o da follie omicide» (Ripartire da Cristo, 28).

 

 2. L’USMI all’interno di un cammino di Chiesa, in questo momento storico: eventi ecclesiali e sociali

 E’ stato significativo e, vorrei dire, determinante nelle scelte del quinquennio, il fatto di iniziare il mandato in prossimità dell’evento giubilare e di respirare un clima ancora vibrante delle risonanze e delle sollecitazioni suscitate dal Sinodo sulla vita consacrata (1994).

 Le Celebrazioni del Sinodo e dell’Anno giubilare hanno profondamente inciso, a mio avviso, nella cultura della vita consacrata, riportandola al suo centro: a Cristo, il volto del Padre e promessa del Paraclito.

Mentre la Chiesa riproponeva Cristo Gesù come principio e fondamento di ogni persona e della storia, la vita religiosa in Italia sentiva rivolto a lei stessa il forte richiamo di ritornare a contemplare il volto del Padre, per poter amare il mondo con i sentimenti del Figlio, introdotta in questa intimità e somiglianza dall’azione dello Spirito.

 Il grande Giubileo ha particolarmente segnato la vita religiosa; profondi sono stati i momenti di riflessione teologico-spirituale, feconda la memoria dei numerosi martiri di questi ultimi tempi, fratelli e sorelle che hanno versato il loro sangue, associando più intimamente al mistero di Cristo e della sua sequela le nostre stesse Congregazioni; coraggiose sono state alcune scelte apostoliche sulle frontiere delle nuove povertà e sui nuovi areopaghi dell’evangelizzazione.

La proclamazione (1° ottobre 1999) delle tre sante co-patrone d’Europa: Brigida di Svezia, Caterina da Siena, e Teresa Benedetta della Croce (Edith Stein). Questo evento ci invita a guardare all’Europa non solo in prospettiva politica ed economica, bensì a riconoscere in questo continente la profondità delle radici cristiane; a lasciarci trascinare dalla forza di una santità che, proprio perché radicata su Cristo, supera ogni nazionalismo e si riconosce in ogni frontiera.

Attraverso l’impegno di queste sante possiamo scoprire le coordinate di una missione, ancora attuale ai nostri giorni.

La presenza viva nella Chiesa di Caterina da Siena manifesta una intraprendenza filiale, al di là di ogni ruolo o pertinenza, verso il Papa che ella chiama «il dolce Cristo in terra».

L’esempio ecumenico di S. Brigida, punto di riferimento per l’unità cristiana tra Chiesa luterana scandinava e Chiesa cattolica, ci richiama a quella strategia apostolica per la nuova evangelizzazione che non può più trascurare la passione per l’unità dei credenti in Cristo.

Il martirio di Edith Stein, suor Teresa Benedetta della Croce, esalta la forza e la dignità del cristianesimo contro ogni insensato nazionalismo. Alla luce della memoria di Auschwitz siamo spinti a superare lo spirito di tolleranza per aprirci a un vero dialogo e accoglienza degli altri.

In un tempo in cui la donna sta ancora cercando il suo posto nella società e nella Chiesa, l’esempio e il pubblico riconoscimento di queste sante è più eloquente e indicativo di qualsiasi teoria sul ruolo e la situazione della donna, oggi.

La loro “opera” ci porta ad assumere la nostra presenza nella Chiesa con una forza propositiva che ci deriva da un amore forte per ciò che essa rappresenta, e a tornare ad un sano senso ecclesiale al di là degli spazi avuti o che ancora ci spettano.

Crescere nella comunione ecclesiale, nell’amore e nel gusto di costruire Chiesa, ritengo sia una spinta di futuro, tra le più forti, per la vita religiosa femminile.

Su questo orizzonte potranno essere maggiormente visibili le “mutue relazioni” tra Vescovi e Religiosi, sollecitate e auspicate nel documento Note direttive per i vicendevoli rapporti tra i Vescovi e i Religiosi nella Chiesa, pubblicato congiuntamente dalle due Congregazioni, quella dei Vescovi e quella per i Religiosi e gli Istituti secolari, nel maggio 1978, di cui quest’anno ricorre il 25° della pubblicazione.

La vita religiosa in Italia desidera collaborare con questo spirito e con sano senso ecclesiale, nella linea degli Orientamenti pastorali dell’Episcopato italiano, per il primo decennio del Duemila: Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia.

Effettivamente il mondo sta cambiando, come risucchiato dal vorticoso processo della globalizzazione.

Gli eventi di questo inizio di millennio ne portano già l’impronta, poiché nella loro parzialità coinvolgono il tutto, nella loro specificità incidono a livello generale. Cito fatti a noi vicini.

Il ridefinirsi dell’Unione Europea (UE), creata con il trattato di Maastricht nel 1992, modificata nel trattato di Amsterdam 1997 ed in vigore dal 1999. Oggi l’UE dopo la firma della «Dichiarazione di Atene» (aprile 2003) si è allargata ad altri dieci Paesi; si parlerà quindi dell’Europa dei “venticinque”, non più dei “quindici”.

Noi guardiamo con soddisfazione a questi processi di interazione, ma avvertiamo come sia importante non ridurre l’unità ad omologazione, soprattutto a livello culturale e religioso.

Guardiamo a un’Europa in cui la Chiesa possa «respirare pienamente con i “due polmoni” delle tradizioni diverse e complementari in cui si esprime la ricchezza dell’unico mistero cristiano» (dal Discorso di Giovanni Paolo II agli Eminentissimi Signori Cardinali e Membri della Curia romana, per gli auguri natalizi 21.12.1999).

  

L’incremento delle immigrazioni e ciò che ne consegue.

 E’ necessario che noi per prime sappiamo guardare a questo fenomeno come a una risorsa e non a un pericolo. Una risorsa per la ricchezza culturale e spirituale che lo scambio tra i popoli comporta. La Conferenza episcopale italiana ci sollecita più volte a considerare il problema dei flussi migratori nell’ottica cristiana e non solo di mercato.

Oggi con la globalizzazione i “migranti” sono destinati ad aumentare, anche se si tende a favorire la circolazione delle merci e a limitare quella delle persone. C’è anche chi afferma che il successo della globalizzazione dipenderà non solo dagli scambi commerciali, ma soprattutto dagli cambi culturali, professionali, relazionali (Amartya Sen, Nobel per l’economia).

Con la positività dell’incrocio delle culture e delle religioni, viviamo anche le problematiche che conseguono al processo dei flussi migratori di massa: l’emarginazione, lo sfruttamento delle persone, in particolare della donna, l’integralismo e altri fenomeni connessi all’integrazione dei popoli.

Queste realtà sociali costituiscono una sfida per la vita religiosa di oggi, la quale anticipa già al suo interno una certa interculturalità e può offrire luoghi di dialogo onde evitare una “guerra delle culture e delle religioni” (cf P. Vanzan, Oltre la multiculturalità, in Civiltà Cattolica, 2002, 4, p. 377).

E’ ancora attuale quanto scriveva il card. C.M. Martini nel 1992:

«La Chiesa si volge all’Europa - un’Europa che marcia verso l’unità sociale, economica e politica - con un estremo interesse e con l’impegno di offrire il proprio contributo, che è quello di infondere nel cuore della comunità umana i valori del Regno. E proprio perché rimane fedele alla causa di Dio, rimane fedele anche alla causa dell’uomo, e potrebbe dire che si sente gelosa di questo».

Nel momento attuale tale missione sembra avere un’importanza particolare; sono molti i problemi nuovi che esigono risposte particolari e qualificate: la manipolazione genetica, l’abuso delle risorse ambientali, l’emarginazione, le sacche di povertà, la disoccupazione, l’immigrazione. Sono tutte realtà di cui bisogna occuparsi con coraggio e solidarietà: lo dice anche il messaggio evangelico». (C. Corral Salvador, Le relazioni tra la Chiesa Cattolica e l’Europa, in Civiltà Cattolica, 2002, 14, pp. 140-150).

In questo clima e contesto la vita religiosa in Italia e le Conferenze dei religiosi/e sono chiamate a mettere a fuoco il loro orizzonte non solo in dimensione nazionale, ma anche sovranazionale ossia continentale, europea. Qui si scontreranno i paradossi del regionalismo e dell’europeismo; le frontiere facilmente superate saranno quelle dell’economia e del libero mercato; non così quelle culturali, politiche e religiose. Ci si potrà pertanto trovare di fronte “all’imbarazzo dell’evangelizzazione” o a delle frontiere ritornate barriere.

 

 3. Il programma

 Una risposta intercongregazionale alle sfide poste alla vita religiosa.

 Gli obiettivi quinquennali sopra descritti e il contesto socio-ecclesiale che abbiamo rapidissimamente visitato, hanno orientato le scelte operative dell’USMI, i cui interlocutori primi sono le Superiore maggiori e, attraverso la sua struttura regionale e diocesana, tutte le religiose.

Riferirò in sintesi, il programma della Presidenza, mentre le Consigliere vi comunicheranno le iniziative delle diverse Aree che costituiscono parte integrante di questa mia relazione e che troverete in allegato.

 

Il binomio vita religiosa e discepolato è stata la rotta del quinquennio, il filo rosso che ha caratterizzato le scelte ideali e operative del Consiglio di Presidenza e orientato gli altri settori.

E’ prematuro dire come e se ci siamo riuscite; è più facile riconoscere l’avvio di un percorso e una certa sua continuità.

Abbiamo considerato le Assemblee nazionali un momento forte e qualificante la vita dell’USMI, attraverso le quali ridare alla vita religiosa femminile la consapevolezza e la responsabilità di una propria riflessione e di un proprio orientamento. Si è dato pertanto maggiore attenzione e cura:

 * alla scelta delle tematiche per puntare sulle dimensioni fondanti la vita religiosa; basta ricordare i titoli e la loro costante apertura in ampiezza e profondità;

 * alla preparazione da parte del Consiglio di Presidenza, scandita dallo studio e dallo scambio con alcuni religiosi/e esperti;

 * al tentativo di un maggior coinvolgimento di tutte le partecipanti, reso possibile dallo strumento di lavoro inviato prima dell’Assemblea a tutte le Superiore maggiori;

 * al creare nelle Assemblee uno spazio esclusivamente formativo, interrelazionale, senza elementi altri o di rappresentanze tecniche, pure utili, ma certamente non favorevoli all’approfondimento e a un certo clima di discernimento, scelto anche come stile.

 

I temi delle Assemblee del quinquennio

 1999. «Rivolti al Padre per amare il mondo: la vita religiosa femminile verso nuove solidarietà». - P. M.I. Rupnik, prof. E. Barbieri Masini

 «La vita consacrata femminile: memoria della compassione di Dio per il mondo». Madre Teresa Simionato, presidente USMI Nazionale

 

2000. «Quello che abbiamo visto e udito… noi lo annunziamo a voi…» (1GV 1-3)

«Qualità e futuro della Vita Religiosa». Fr. Hermann Shalück, presidente CE Tedesca

 «Vita religiosa femminile. La sfida della spiritualità, oggi». Madre Teresa Simionato, presidente USMI nazionale

 2001. «Le religiose in un mondo dalle molte religioni». Madre Teresa Simionato, presidente USMI Nazionale

 «Dalla religione alla fede». Padre Innocenzo Gargano, osb Tavola rotonda sulle diverse religioni

 2002. «In ascolto della sapienza: la via dei discepoli» Perché ne seguiate le orme (1Pt, 21b). Madre Giuseppina Alberghina, Vice-presidente USMI Nazionale

 «Il discepolato nel Nuovo Testamento». Mons. Luciano Monari, Vescovo di Piacenza-Bobbio

 «Formazione umana e cristiana nella vita religiosa». Fr. Enzo Bianchi, priore della comunità monastica di Bose. Tavola rotonda sulla formazione alla vita religiosa

 2003. «La vita religiosa nella ‘nuova’ Europa». P. Innocenzo Gargano; don Giancarlo Rocca, p. M.J. Rupnik. Relazione quinquennale a conclusione del mandato. Assemblea elettiva.

 Sono state individuate e proposte alcune esperienze che offrissero lo possibilità di scambio e condivisione non solo sul piano operativo, ma anche relativamente al nostro prenderci cura della vita nello Spirito:

- gli Esercizi spirituali proposti alle Madri generali e provinciali;

- il laboratorio sul discernimento spirituale per Consigli interi (offerto per tre anni consecutivi);

- il mese formativo per le juniores (in tre momenti) guidato da un’equipe scelta, con un programma accordato insieme.

Si è cercato di porci in ascolto della vita religiosa e delle diverse Congregazioni, attraverso:

- il dialogo con le Congregazioni per offrire indicazioni e collegamenti circa l’unione di alcuni piccoli Istituti con altri simili per carisma (le richieste sono poche, ma in aumento); uno scambio di fronte a problemi legali particolari; la condivisione di esperienze di ristrutturazione degli Istituti, di sostegno alle molte sorelle anziane, presenti in ogni nostra famiglia religiosa. Per queste problematiche si è offerto la possibilità di un Punto Ascolto, che ha avuto un’evoluzione diversa da quella prevista;

- lo scambio aperto con le Superiore Maggiori e le Maestre, sulla formazione delle giovani, in Italia, provenienti da altri Paesi (novizie e postulanti). Si ritiene che il cammino della formazione iniziale fuori dai Paesi di origine debba rimanere un fatto provvisorio o di emergenza e non una prassi ordinaria.

E’ stata costante l’attenzione alle indicazioni dei Vescovi e ai loro appelli di nuove presenze e di solidarietà. Attraverso gli incontri con la Commissione Mista, Vescovi-Religiosi-Istituti Secolari, ci è stata data la possibilità di continuare un dialogo positivo anche se non sempre facile, sulla realtà della vita consacrata nella nostra Chiesa italiana.

Se la donna nella Chiesa e nella società deve recuperare spazio, riteniamo sia importante vivere quello che già abbiamo con un impegno serio a livello di presenza e competenza, senza alcuna delega.

Le iniziative sono state molte, i passi piccoli… per crescere… insieme nella trasparenza e testimonianza della vita religiosa.

 

La Presidenza, inoltre, ha portato a termine alcune consegne:

 - la revisione dello Statuto che ha ottenuto alcuni giorni fa il decreto di riconoscimento dalla Congregazione degli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica. Il testo sarà pubblicato insieme al Regolamento che verrà approvato dal Consiglio nazionale;

- la riapertura della FIRAS. Nell’Assemblea del 2001 era stata riproposta alle Superiore generali la questione FIRAS: ossia se sciogliere la federazione o rivederne gli Statuti.

Le Superiore generali aderenti hanno optato per la revisione dello Statuto, che è stato approvato dall’Assemblea competente; pertanto la Firas rappresenta, oggi, le religiose che operano nei servizi socio-educativo-assistenziali e, con il rinnovo degli incarichi, ha ripreso la sua attività.

La sede legale è in via Zanardelli, presso l’USMI nazionale.

- E’ stato realizzato il sito USMI ed è iniziato l’informatizzazione della segreteria, anche se non è stata ancora completata.

 

4. In rete

 Il dialogo e l’interazione con i diversi Organismi ecclesiali e sociali

 La Conferenza è costantemente in relazione con i vari organismi ecclesiali e sociali; essa, infatti, viene spesso interpellata come organo rappresentativo delle religiose in Italia e come mediazione con le religiose.

Non è irrilevante il fatto che l’USMI è, tra le Conferenze d’Europa, quella che ha il maggior numero di membri e quindi una maggiore disponibilità di risorse.

Questo non ci può lasciare indifferenti di fronte al tema e al compito che stiamo affrontando in questa assemblea.

Nel dialogo con i diversi organismi avvertiamo con urgenza la necessità che la vita religiosa diventi sempre più soggetto critico e consapevole e meno bacino d’utenza per programmi e iniziative delle agenzie più disparate. Noi religiose abbiamo qualcosa di specifico da offrire: uno spazio dove la disponibilità, l’amore culturale, il discernimento, può diventare accoglienza e “profezia” in questa nostra società.

 

Richiamo alcuni rapporti tra i più significativi

 Il rapporto USMI-CISM che per l’identità stessa delle Conferenze ci accomuna in diversi aspetti, problematiche, interventi.

Il rapporto è fatto di scambi occasionali, di incontri programmati, di scelte condivise e partecipate.

Comune è l’attenzione e l’impegno per il recupero di una solida spiritualità e formazione alla vita religiosa; attiva e in dialogo la collaborazione nei diversi ambiti apostolici e nel rappresentare unitariamente la vita religiosa presso i diversi organismi ecclesiali e civili.

C’è piena intesa, nel presiedere a turno il Comitato di Coordinamento dei diversi Enti (AGIDAE, ARIS, CNEC, FIDAE, FISM, FIRAS, UNEBA) che operano a servizio quasi esclusivo delle Congregazioni religiose; nell’affrontare i problemi della scuola, nella formazione degli operatori dei nostri servizi socio-educativo-assistenziali.

La collaborazione CISM-USMI prende tono e colore anche da tutte le interazioni a livello locale, tra religiosi e religiose.

Ho la percezione che la vita religiosa femminile debba maturare un rapporto più adulto e paritario con il mondo religioso maschile, per attivare una collaborazione sempre più libera da una dipendenza o arrivismo immaturo; un rapporto nel quale distinguere sempre meglio i compiti del ministero da quelli organizzativi, per offrire ciascuno il proprium con libertà, fraternità evangelica e competenza.

In questo momento di purificazione e di passaggio per la vita religiosa femminile, avverto positivo e necessario un dialogo franco e aperto con la CIIS, dove la visione delle nostre identità si completa e si illumina attraverso l’approfondimento antropo-teologico, la maturazione di una giusta e proficua cooperazione nei campi della cultura, della comunicazione, il riconoscimento delle diversità e una coraggiosa promozione fraterna; il recupero dei Voti come linguaggio e testimonianza comune di rinuncia e di dono che ci fa solidali con l’uomo del nostro tempo, “prossimi” di ogni persona, di e in qualsiasi parte del mondo, in qualsiasi situazione.

 

Sta diventando sempre più necessaria anche la presenza e la collaborazione con l’UCESM (Unione Conferenze Europee Superiori Maggiori), come luogo di conoscenza, di scambio e di collaborazione della vita religiosa in Europa, per rispondere alla sfida di far respirare a due polmoni l’uomo dell’Oriente e dell’Occidente, instaurando rapporti di vera fratellanza e non di sopraffazione e concorrenza.

L’USMI è inoltre aperta alla collaborazione con l’UISG, l’USG e le singole Conferenze delle religiose di altri Continenti, quando si tratta di riflettere su tematiche di fondo o di renderci solidali con le Conferenze in difficoltà di vario genere.

Spesso inoltre è richiesta la partecipazione dell’USMI alle iniziative di enti ecclesiali e civili, quali il Cum, la Caritas, l’Oim, o altri rapporti, limitati a una presenza o patrocinio dell’USMI, qualora i destinatari degli interventi siano le religiose.

Questa rete è davvero costruttiva non solo quando veniamo individuate come utenti o esecutrici di un’iniziativa e proposta, ma quando siamo riconosciute anche interlocutrici dei diversi organismi.

 

 5. Il futuro non può attendere

 Dall’osservatorio dell’USMI uno sguardo alla vita religiosa femminile in Italia

 Dall’osservatorio dell’USMI si può cogliere l’importanza del momento che la vita religiosa sta vivendo.

Un millennio di fioriture di opere sembra chiudersi per far fiorire segni di umanizzazione e di prossimità senza strutture per affiancarci di più e più direttamente all’uomo di oggi, in modi certamente diversi da quelli passati; cercando tra i volti di questa nostra umanità i tratti del volto di Colui che è venuto ad abitare in mezzo noi.

Molte religiose, oggi, sono chiamate

- a tessere relazioni umanizzanti all’interno di quelle opere che da tempo molte Congregazioni hanno dovuto lasciare: ospedali, case per anziani, carceri, ma che ora cercano qualcuno che dia un’anima;

- ad accorgersi della solitudine e del non senso che opprime tante vite, di ogni età e condizione sociale;

- a gridare contro la violazione dei diritti della persona, le ingiustizie, le guerre.

Ma spesso l’impegno nella gestione di tante nostre strutture complesse e inceppate nei problemi sembra non favorire questa testimonianza.

Scriveva Sr. Joan Chittister, riferendosi all’impegno serio di un cambiamento interno della vita religiosa:

«Uscito dalla situazione in cui si trovava, Israele, divenne nella diaspora una nazione di testimoni. Se mai la vita religiosa continui ad essere ancora se stessa, è imperativo capire che il primo tempio della vita religiosa è crollato e che il secondo tempio è scosso nelle profondità.

E’ imperativo capire che siamo chiamati a un impegno più rinnovato, più profondo di quello precedente; siamo chiamati ad uscire dal nostro nascondiglio per entrare completamente nella casa di Dio; siamo invitati ad abbandonare le pratiche di pietà e la devozione personale per entrare nella preghiera profonda; ad uscire dallo stato clericale per assumere l’impegno di cristiani, a lasciare la sala superiore e ritornare ai piedi della croce.

Non diventeremo mai coraggiose fino a che non andremo noi là, ai piedi della croce, delle croci dell’umanità.

Noi non abbiamo crisi di vocazione, dice ancora la Chittister, ma crisi di spiritualità e di significato.

Ci è chiesto di optare coralmente come vita religiosa per il “principio religioso”, inteso come ritorno alla radicalità della fede.

Il mutare delle nostre presenze, della realtà delle nostre Congregazioni, domanda di porci in serio discernimento spirituale per non ricorrere a interventi riparatori o difendere ad oltranza alcune posizioni.

L’USMI, come espressione di nuova solidarietà, fra le Congregazioni religiose, può diventare il luogo in cui poter discernere insieme che cosa lo Spirito dice alla vita religiosa che è in Italia, perché il nostro servizio sia una risposta e apertura alla profezia.

 Tra gli obiettivi del quinquennio ci eravamo proposte, di richiamare l’attenzione delle Congregazioni sulla realtà del dialogo interreligioso, ma ci interroghiamo come mai questo tema non abbia suscitato molto interesse.

Un altro fronte che ci pare disatteso è l’attenzione alla difesa dei diritti dell’uomo, della giustizia, della pace e della salvaguardia del creato (JPIC Giustizia, Pace e Integrità della Creazione). Non ci è chiesto di seguire la moda ambientalista, ma è l’interesse per i poveri a immetterci nelle problematiche del loro contesto di vita.

Le religiose italiane sono, in questo tempo, particolarmente attente al problema della tratta e della prostituzione e cercano di collaborare con le religiose dei Paesi di provenienza della maggior parte delle donne straniere coinvolte: Nigeria, Albania, Romania. Cresce anche la richiesta di farci più presenti nell’ambito del carcere, con l’impegno dell’ascolto, della vicinanza e di una catechesi alle persone.

 

Queste sono le spinte e le sfide con le quali la vita religiosa in Italia si trova a fare i conti. Una vita religiosa che per quanto ci siamo dette ha la possibilità di continuare la sua testimonianza, solo entrando nel cammino di discepolato, dove il Maestro e il suo Regno costituiscono il senso della sequela e della missione.

Cammino che accetta di fare i conti anche con il calo numerico delle vocazioni, non con il calo del tono e dell’identità vocazionale; con il cambio di opere e di strutture, non con la genericità dei carismi; con i diversi passaggi della storia senza ridurre il senso di ogni personale vocazione.

 

 6. Alcune consegne

 a. Continuare la formazione al “discepolato” per dare spessore e fondamento alla nostra consacrazione e riesprimere la sequela come una relazione vitale;

b. ricollocare il nostro apostolato all’interno delle coordinate della salvezza, dare voce a ciò che è il senso di tutto: l’incarnazione – la redenzione – il mistero pasquale - la volontà di Dio – Provvidenza – il Regno di Dio;

c. apprendere a rileggere gli eventi del mondo, la storia, il territorio in chiave cristiana ed ecclesiale. Il nostro Paese è inserito nell’Europa, un’Europa ospite e ospitale di un mondo in movimento. La vita religiosa può ridestare in questa società un’anima cristiana, in un’offensiva di creatività, di bontà, di trascendenza, di gratuità, di contemplazione;

d. cambiare cultura e linguaggio: verso un amore culturale; non solo assistenziale o solidale, ma di crescita, di apertura e accoglienza del diverso;

e. vincere l’imbarazzo dell’evangelizzazione. Soffriamo infatti una certa afasia che nasce dalla difficoltà di esprimere la fede come parresia, di dire la parola dello Spirito anche nelle situazioni più difficili;

f. sospendere per un certo tempo i corsi di formazione intercongregazionale per novizie, a livello di USMI, per ripensarli e reimpostarli, al fine di offrire un servizio migliore e più adeguato.

Questo ci riposiziona, ci apre al futuro delle nostre Congregazioni e al futuro della vita religiosa in se stessa; i due futuri non sempre potranno coincidere.

Se davvero la realtà è complessa ed è in continuo cambiamento, allora è più facile comprendere come sia necessario che nascano anche nuovi carismi.

 

7. Conclusioni

 Completeranno questa mia relazione le comunicazioni delle Consigliere sull’attività delle rispettive Aree.

Come conclusione sento importante rinnovare il mio atto di fede nella vita religiosa, posta nelle mani e nel cuore di un Dio fedele, che ha bisogno di altre mani aperte per continuare ad accogliere il dono e di cuori docili per custodirlo.

Grazie.

 

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