n. 1
gennaio 2004

 

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di Tiziana De Rosa
 

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Il tema della XXXVII giornata mondiale per la pace 2004, con la quale è iniziato questo nuovo anno, è: «Il diritto internazionale, una via per la pace».

Questo tema vuole sottolineare la grande importanza che il diritto pubblico internazionale ha per garantire relazioni orientate a promuovere la pace e la giustizia, in particolare per quanto attiene al buon funzionamento delle Nazioni Unite.

Giovanni Paolo II è convinto che per molti, troppi anni, il diritto internazionale sia stato un diritto della guerra e della pace. Oggi, però, è giunto il tempo in cui tutti gli uomini di buona volontà si impegnino perché questo diritto a “due punte” diventi sempre più un diritto orientato alla pace, una pace «concepita in funzione della giustizia e della solidarietà».

I principi basilari che ispirano questa convinzione sono gli stessi principi che animano anche l’impegno della Chiesa in favore della pace, ossia l’uguaglianza in dignità di ogni persona e di ogni comunità, l’unità della famiglia umana, il primato del diritto sulla forza, il rischio sempre più imminente di una vera e propria implosione di civiltà…

L’umanità intera, infatti, si trova di fronte a un pericolo cruciale: se non riuscirà a dotarsi di istituzioni realmente efficaci per scongiurare il flagello della guerra e della violenza globale, si esporrà sempre più al rischio che «il diritto della forza prevalga sulla forza del diritto», con conseguenze catastrofiche inimmaginabili.

Ecco perché è ormai tempo che il diritto internazionale diventi uno strumento di giustizia capace di produrre frutti di pace nel mondo intero. E’ il diritto, infatti, che deve regolare armoniosamente la realtà internazionale, senza prevaricazioni e senza misconoscimenti, in modo che si possano prevenire i vari conflitti, tramite meccanismi e strutture in grado di assicurare la giustizia, rimuovendo le cause di potenziali scontri, senza ricorrere alle armi, se non a quelle della ragione e della convivenza pacifica dei popoli.

Come ha ben sottolineato la Gaudium et spes, la pace «non è la semplice assenza di guerra, né può ridursi unicamente a rendere stabile l’equilibrio delle forze contrastanti, né è l’effetto di una dispotica dominazione, ma essa viene con tutta esattezza definita “opera della giustizia”» (Is 32,17).

La vera pace proviene da Dio come dal suo fondamento, ma è anche frutto del dinamismo di volontà libere, guidate dalla ragione verso il bene comune da raggiungere nella verità, nella giustizia e nell’amore. E’ nella propria coscienza, infatti, che la persona, raggiunta da Dio, può decidersi di ricercare l’armonia nel rapporto con gli altri, nel rispetto della giustizia per tutti, riconoscendo i diritti umani fondamentali di ogni persona, con la quale è chiamata a sentirsi solidale nella buona e nella cattiva sorte. Se è vero, quindi, che la pace è un dono di Dio, è altrettanto vero che essa richiede anche il contributo quotidiano libero di ogni persona; contributo che inizia col migliorare la conoscenza reciproca, la conoscenza tra i gruppi, le istituzioni, le culture, le religioni, le razze, ecc. Una conoscenza che è connessa con una informazione sana, reale, veritiera, il più possibile completa e senza pregiudizi, che faccia crescere una stima vicendevole e una solidarietà di popoli e istituzioni, che sfoci, poi, in un’equa politica sociale, mondiale, europea, nazionale.

Ognuno, ed ognuna, è chiamato, quindi, a impegnarsi in prima persona per costruire la pace vera, sapendo che opera la pace chi nel rispetto del prossimo ricerca e proclama la verità, a qualsiasi titolo.

Fanno opera di pace, infatti, tutti coloro che si studiano di richiamare l’attenzione intorno ai valori delle diverse culture, alle specifiche caratteristiche delle varie società con le quali veniamo a contatto, alle ricchezze e positività di ciascun popolo e nazione.

Opera per la pace chi per mezzo della comunicazione sociale cerca di eliminare lo schermo delle distanze, in modo che ciascuno/a si senta coinvolto nella sorte delle persone e dei vari popoli che, vicini o lontani da noi, sono vittime della discriminazione, della povertà, della violenza, della guerra o di qualsiasi altra ingiustizia.

Fa opera di pace chi si impegna a rispettare la giustizia nelle piccole situazioni quotidiane, chi non prevarica sull’altro/a, chi rispetta la dignità di ogni persona, animale, cosa, ecc.

Fa opera di pace chi si impegna nell’aiutare gli altri a qualsiasi titolo: materialmente, spiritualmente, moralmente…

In altre parole, impegnarsi a favore della giustizia, della solidarietà e della pace riguarda tutti, nessuno, o nessuna, può dire non mi riguarda, perché o ci salviamo tutti o periamo tutti allo stesso modo.

 

«Così dice il Signore:
“Osservate il diritto e la giustizia,
perché prossima a venire è la mia salvezza;
la mia giustizia sta per rivelarsi.
Beato l’uomo che così agisce
e il figlio dell’uomo che a questo si attiene”» (Is 56,1-2).

 

E Gesù nel Vangelo ci assicura che sono «beati i costruttori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio».

Costruiamo ogni giorno la pace anche noi?, come?, dove?, quando?

 

La  pace  è...

La pace è un raggio di sole
che scalda la terra.
La pace è un sorriso cordiale
che illumina il giorno
e abbatte le distanze...
La pace è una mano protesa
che aiuta e sorregge
chi è nel bisogno.
La pace è un cuore che accoglie
con uno sguardo benevolo;
un orecchio che ascolta senza diaframmi;
un corpo che si china sul fango
per estrarre la perla!...
La pace è l’armonia di note diverse
suonate sulla corda
dell’Amore infinito.

                           A.D.

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