n. 6 giugno 2008

 

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Ogni giorno fra le mani la Sacra Scrittura

 

 

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Il Decreto conciliare Perfectae caritatis sul rinnovamento della vita religiosa (28 ottobre 1965) dedica il n. 6 al «primato della vita spirituale». In esso si raccomanda alle persone consacrate di coltivare con assiduo impegno lo  «spirito di preghiera e la preghiera stessa», suggerendo di attingerli «dalle fonti genuine della spiritualità cristiana», con questa precisa indicazione: «In primo luogo abbiano quotidianamente fra le mani la sacra Scrittura, affinché dalla lettura e dalla meditazione del libri sacri imparino “la sublime conoscenza di Gesù Cristo” (Fil 3,8)». Sono parole che hanno una forte densità spirituale, perennemente attuali. «Dopo secoli di esilio della Bibbia dal popolo di Dio, ma anche dalla vita religiosa – ricordava Enzo Bianchi nel 1986 a vent’anni dal Concilio – finalmente questa ha ripreso il posto centrale che le compete nella preghiera, nella liturgia, nella vita [...]. Oggi la vita religiosa ha la Bibbia nelle sue mani, la preghiera si è fatta biblica, sia per la Liturgia delle Ore, sia perché la lectio divina personale e comunitaria ha sostituito la “meditazione” sulle vite dei santi o su testi di spiritualità depauperata».

Il priore di Bose ricorda: «Quando nel 1972 editavo Pregare la Parola, un libro sulla lectio divina, molti tra i religiosi mi chiedevano che cosa fosse la lectio divina, ma da allora: che rinnovamento! Addirittura la lectio divina è normata e raccomandata nelle nuove Costituzioni di molte famiglie di vita religiosa. Questo per me – continua Enzo Bianchi – è uno dei segni più promettenti e ancora ben lontano dall’aver esaurito le sue potenzialità. […] certamente la potenza della parola di Dio, il suo primato, la sua signoria riconosciuta nella vita dei religiosi nutre di più la fede e la vocazione di quanto potevano fare le devozioni della pietà preconciliare. Questa per me è la più grande grazia che il Signore ha fatto alla Chiesa e che la vita religiosa ha saputo accogliere».

Il Concilio inoltre nella costituzione dogmatica Dei Verbum (18 novembre 1965) «esorta con forza e insistenza tutti i fedeli, soprattutto i religiosi, a imparare “la sublime conoscenza di Gesù Cristo” (Fil 3,8) con la frequente lettura delle divine Scritture. “L’ignoranza delle Scritture infatti è ignoranza di Cristo” (S. Girolamo). […] Si ricordino però - avverte il testo conciliare – che la lettura della sacra Scrittura dev’essere accompagnata dalla preghiera» (n. 25). L’assiduità nella preghiera e nell’ascolto della Scrittura sono assieme la madre delle virtù, la via della santità, l’itinerario per la crescita spirituale di ciascuno di noi e dell’intera Chiesa. La parola di Dio è esigente. Ha bisogno di una lunga familiarità per essere compresa e vissuta.

La Bibbia, dunque, è il libro per eccellenza della Chiesa che prega, è il libro del cristiano: ognuno può e deve prenderla tra le mani per lasciarsi interpellare dalla Parola che Dio gli dona ogni giorno. È necessario ravvivare l’abitudine a pregare ogni giorno con la Bibbia. La cadenza quotidiana ha un valore tutto particolare: è un modo chiaro e semplice per l’incontro a tu per tu con Dio, è sacramento continuo della sua presenza. Avere tra le mani quotidianamente la Bibbia per la preghiera significa obbedire all’esortazione di Gesù a pregare sempre, senza stancarsi (cf Lc 18,1). Sempre, non vuol dire ogni momento, ma ogni giorno. Infatti, come ogni giorno nutriamo il corpo con il pane, altrettanto siamo chiamati a fare per il cuore con la Parola.

L’ascolto della Parola è un elemento essenziale alla vita consacrata. Perché esso diventi un incontro vitale con Dio è necessario cogliere nel testo biblico, con l’aiuto dello Spirito Santo, la parola viva che interpella, orienta, plasma l’esistenza. Come Maria di Betania, che stava ai piedi di Gesù per ascoltare la sua parola (Lc 10,39), così la persona consacrata è costantemente china sul Vangelo, che conserva inalterati gli insegnamenti del Maestro.

Il n. 94 dell’esortazione apostolica Vita consecrata, riprendendo le idee-forza di Dei Verbum 25 e Perfectae caritatis 6, è tutto dedicato all’«ascolto della Parola di Dio». Questa è presentata come «la prima sorgente di ogni spiritualità cristiana». Se è vero che la vita eterna è conoscere Dio e colui che egli ha mandato, Cristo Gesù (cf Gv 17,3), è ovvio che tutto l’itinerario della conformazione a Cristo dei consacrati parte dalla conoscenza delle Scritture. L’esortazione apostolica sottolinea l’importanza dell’assidua meditazione dei testi evangelici che illustrano le parole e gli esempi di Cristo. Si raccomanda anche la lectio divina, il cui metodo porta non a studiare la Bibbia, ma ad ascoltare la Parola (lectio), a ruminarla (meditatio), a trasformarla in preghiera (oratio), fino a centrare la propria attenzione nel Cristo, che è il senso ultimo della Scrittura (contemplatio). Si arriverà così, quasi spontaneamente a pensare e quindi a parlare e ad agire con «gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù».

Ci domandiamo: come vivere con la Parola nel quotidiano? In quel libretto succoso di Amedeo Cencini intitolato proprio: La vita al ritmo della Parola, si offre un itinerario di lectio divina a ritmo quotidiano, settimanale, mensile, annuale, e si privilegia quello quotidiano ritenuto essenziale e fondante. Su questo concentriamo la nostra riflessione. La lectio matutina normalmente apre la giornata dei consacrati, i quali credono nella Parola, si nutrono di essa, e solo di essa. L’approccio meditativo mattutino è bene che sia rivolto alla Parola offerta dalla liturgia del giorno, intesa come Parola che il Padre ha preparato oggi per tutti i suoi figli. Parola sempre nuova, stabilita dalla Chiesa e non scelta dal singolo. Parola che in quel giorno si ascolta in ogni comunità di credenti e in ogni parte della terra. «Oggi» il Padre mi dona quella Parola perché si compia nella mia storia, come quella volta che Gesù commentò il brano d’Isaia nella sinagoga:  «Oggi si è adempiuta questa scrittura» (Lc 4,21). Occorre giungere alla libertà di lasciarsi educare, formare e trasformare dalla Parola celebrata ogni giorno nell’Eucaristia e nella Liturgia delle Ore.

L’approccio mattutino alla Parola del giorno non si esaurisce in quel momento, poiché la comprensione della Parola continua lungo la giornata. È necessario che il consacrato esca dalla meditazione portando con sé un’espressione, un versetto, una scena o immagine precisa e la lasci penetrare nel proprio cuore, per esservi custodita e conservata. Questa dovrà diventare, durante il giorno, la radice di ogni gesto, pensiero, affetto e desiderio, in modo che tutto nell’essere e nell’agire della sua persona trovi in essa la propria sorgente e forza. In questo modo nasce la familiarità profonda e appassionata con la Scrittura, mentre la Parola rimane nel cuore e nella mente. La Parola del giorno è come il filo rosso che lega tra loro tutti gli istanti della giornata, dando unità alla vita e alla personalità del consacrato.

A sera, l’appuntamento con la Parola che ha aperto la giornata, proseguito lungo il giorno stesso, non cessa ma continua ancora. In altre parole, la lectio prosegue con quella preghiera della sera che è posta al termine del giorno della persona consacrata. È il momento in cui le voci tacciono e le tensioni s’allentano, ed è un’altra la luce quieta che illumina gli occhi e rende mente e cuore capaci di comprendere. Ora la Parola ti guarda, ti fissa, ti rivolge uno sguardo tenero e pure severo, ti accusa e ti ferisce, ti risana e ti salva, ti chiama e t’accarezza, ti trafigge il cuore. In tal modo assume importanza l’esame di coscienza a partire, anch’esso, dalla Parola del giorno, per cui non sarà mai ripetitivo e scontato, anzi farà conoscere sempre aspetti nuovi della mia povertà e debolezza, della mia dedizione e fedeltà. Così la conoscenza di me, del mio mondo interiore, cresce assieme alla conoscenza di Dio mediante l’accoglienza della sua Parola, L’intera giornata è come avvolta nella Parola vivente di Dio che suscita e nutre la fede. Allora si può pregare con Simeone: «Ora lascia, Signore che il tuo servo vada in pace, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza» (Lc 2,29-30). La persona consacrata prega così al termine della giornata, di ogni giornata, perché ogni giorno vissuto alla luce della Parola è per lei giorno in cui si compie la salvezza. La giornata è proprio finita, attraversata dalla Parola che si è compiuta in essa. E l’animo è pieno di gioia, quella gioia serena e distesa che concilia il sonno, e prepara una nuova giornata, in cui un’altra Parola si compirà.

Amiche lettrici e cari lettori, il Dossier del presente numero di Consacrazione e Servizio dal titolo: «La parola di Dio è viva ed efficace», raccoglie vari e interessanti contributi. Essi aiuteranno a sintonizzarsi con la tematica del prossimo sinodo dei vescovi (5-26 ottobre 2008), che vuole riaffermare l’importanza della parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa. Va inoltre segnalata la rubrica «Orizzonti»: essa presenta un argomento di viva attualità: medicina e valori etici, e la testimonianza di un missionario che ha fatto di tutta la sua vita «un dono». Continua la rubrica «Sapienza dei Padri» che presenta la figura di san Basilio, la cui legislazione monastica ebbe un enorme influsso sia in Oriente che in Occidente.

A tutte le lettrici e i lettori auguriamo, con le parole di Pier Giordano Cabra, di essere «persone che abbiano incontrato nella Parola non solo la mente del Maestro, ma anche il cuore dello Sposo, non solo un insegnamento, ma anche un fuoco che riscalda».

Maria Marcellina Pedico
Serve di Maria Riparatrici
Via Monte Velino, 30 - 00141 ROMA
m.pedico@smr.it