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Il
Decreto conciliare
Perfectae caritatis
sul rinnovamento della vita religiosa (28 ottobre 1965) dedica il n. 6 al
«primato
della vita spirituale».
In esso si raccomanda alle persone consacrate di coltivare con assiduo impegno
lo «spirito
di preghiera e la preghiera stessa»,
suggerendo di attingerli
«dalle
fonti genuine della spiritualità cristiana»,
con questa precisa indicazione:
«In
primo luogo abbiano quotidianamente fra le mani la sacra Scrittura, affinché
dalla lettura e dalla meditazione del libri sacri imparino “la sublime
conoscenza di Gesù Cristo” (Fil 3,8)».
Sono parole che hanno una forte densità spirituale, perennemente attuali.
«Dopo
secoli di esilio della Bibbia dal popolo di Dio, ma anche dalla vita religiosa –
ricordava Enzo Bianchi nel
1986 a
vent’anni dal Concilio – finalmente questa ha ripreso il posto centrale che le
compete nella preghiera, nella liturgia, nella vita [...]. Oggi la vita
religiosa ha la Bibbia
nelle sue mani, la preghiera si è fatta biblica, sia per la Liturgia
delle Ore, sia perché la lectio divina personale e comunitaria ha sostituito la
“meditazione” sulle vite dei santi o su testi di spiritualità depauperata».
Il priore di Bose ricorda: «Quando nel 1972
editavo Pregare la Parola, un
libro sulla lectio divina, molti tra i religiosi mi chiedevano che cosa
fosse la lectio divina, ma da allora: che rinnovamento! Addirittura la
lectio divina è normata e raccomandata nelle nuove Costituzioni di molte
famiglie di vita religiosa. Questo per me – continua Enzo Bianchi – è uno dei
segni più promettenti e ancora ben lontano dall’aver esaurito le sue
potenzialità. […] certamente la potenza della parola di Dio, il suo primato, la
sua signoria riconosciuta nella vita dei religiosi nutre di più la fede e la
vocazione di quanto potevano fare le devozioni della pietà preconciliare. Questa
per me è la più grande grazia che il Signore ha fatto alla Chiesa e che la vita
religiosa ha saputo accogliere».
Il Concilio inoltre nella costituzione
dogmatica Dei Verbum (18
novembre 1965) «esorta con
forza e insistenza tutti i fedeli, soprattutto i religiosi, a imparare “la
sublime conoscenza di Gesù Cristo” (Fil 3,8) con la frequente lettura delle
divine Scritture. “L’ignoranza delle Scritture infatti è ignoranza di Cristo”
(S. Girolamo). […] Si ricordino però - avverte il testo conciliare – che la
lettura della sacra Scrittura dev’essere accompagnata dalla preghiera» (n. 25).
L’assiduità nella preghiera e nell’ascolto della Scrittura sono assieme la madre
delle virtù, la via della santità, l’itinerario per la crescita spirituale di
ciascuno di noi e dell’intera Chiesa. La parola di Dio è esigente. Ha bisogno di
una lunga familiarità per essere compresa e vissuta.
La Bibbia, dunque, è il libro per eccellenza
della Chiesa che prega, è il libro del cristiano: ognuno può e deve prenderla
tra le mani per lasciarsi interpellare dalla Parola che Dio gli dona ogni
giorno. È necessario ravvivare l’abitudine a pregare ogni giorno con la Bibbia.
La cadenza quotidiana ha un valore tutto particolare: è un modo chiaro e
semplice per l’incontro a tu per tu con Dio, è sacramento continuo della sua
presenza. Avere tra le mani quotidianamente la Bibbia per la preghiera significa
obbedire all’esortazione di Gesù a pregare sempre, senza stancarsi (cf Lc 18,1).
Sempre, non vuol dire ogni momento, ma ogni giorno. Infatti, come ogni giorno
nutriamo il corpo con il pane, altrettanto siamo chiamati a fare per il cuore
con la Parola.
L’ascolto della Parola è un elemento
essenziale alla vita consacrata. Perché esso diventi un incontro vitale con Dio
è necessario cogliere nel testo biblico, con l’aiuto dello Spirito Santo, la
parola viva che interpella, orienta, plasma l’esistenza. Come Maria di Betania,
che stava ai piedi di Gesù per ascoltare la sua parola (Lc 10,39), così la
persona consacrata è costantemente china sul Vangelo, che conserva inalterati
gli insegnamenti del Maestro.
Il n. 94 dell’esortazione apostolica
Vita consecrata, riprendendo le
idee-forza di Dei Verbum 25 e Perfectae caritatis 6, è tutto
dedicato all’«ascolto della
Parola di Dio». Questa è presentata come «la prima sorgente di ogni spiritualità
cristiana». Se è vero che la vita eterna è conoscere Dio e colui che egli ha
mandato, Cristo Gesù (cf Gv 17,3), è ovvio che tutto l’itinerario della
conformazione a Cristo dei consacrati parte dalla conoscenza delle Scritture.
L’esortazione apostolica sottolinea l’importanza dell’assidua meditazione dei
testi evangelici che illustrano le parole e gli esempi di Cristo. Si raccomanda
anche la lectio divina, il cui
metodo porta non a studiare la
Bibbia, ma ad ascoltare la Parola
(lectio), a ruminarla (meditatio), a trasformarla in preghiera (oratio),
fino a centrare la propria attenzione nel Cristo, che è il senso ultimo della
Scrittura (contemplatio). Si arriverà così, quasi spontaneamente a
pensare e quindi a parlare e ad agire con
«gli stessi sentimenti che furono in Cristo
Gesù».
Ci domandiamo: come vivere con la Parola nel
quotidiano? In quel libretto succoso di Amedeo Cencini intitolato proprio:
La vita al ritmo della Parola,
si offre un itinerario di lectio divina a ritmo quotidiano, settimanale,
mensile, annuale, e si privilegia quello quotidiano ritenuto essenziale e
fondante. Su questo concentriamo la nostra riflessione. La lectio matutina
normalmente apre la giornata dei consacrati, i quali credono nella Parola, si
nutrono di essa, e solo di essa. L’approccio meditativo mattutino è bene che sia
rivolto alla Parola offerta dalla liturgia del giorno, intesa come Parola che il
Padre ha preparato oggi per tutti i suoi figli. Parola sempre nuova, stabilita
dalla Chiesa e non scelta dal singolo. Parola che in quel giorno si ascolta in
ogni comunità di credenti e in ogni parte della terra.
«Oggi» il Padre mi dona quella Parola perché
si compia nella mia storia, come quella volta che Gesù commentò il brano d’Isaia
nella sinagoga: «Oggi si è adempiuta questa scrittura» (Lc 4,21). Occorre
giungere alla libertà di lasciarsi educare, formare e trasformare dalla Parola
celebrata ogni giorno nell’Eucaristia e nella Liturgia delle Ore.
L’approccio mattutino alla Parola del giorno
non si esaurisce in quel momento, poiché la comprensione della Parola continua
lungo la giornata. È necessario che il consacrato esca dalla meditazione
portando con sé un’espressione, un versetto, una scena o immagine precisa e la
lasci penetrare nel proprio cuore, per esservi custodita e conservata. Questa
dovrà diventare, durante il giorno, la radice di ogni gesto, pensiero, affetto e
desiderio, in modo che tutto nell’essere e nell’agire della sua persona trovi in
essa la propria sorgente e forza. In questo modo nasce la familiarità profonda e
appassionata con la Scrittura, mentre la Parola rimane nel cuore e nella mente.
La Parola del giorno è come il filo rosso che lega tra loro tutti gli istanti
della giornata, dando unità alla vita e alla personalità del consacrato.
A sera, l’appuntamento con la Parola che ha
aperto la giornata, proseguito lungo il giorno stesso, non cessa ma continua
ancora. In altre parole, la lectio
prosegue con quella preghiera della sera che è posta al termine del giorno
della persona consacrata. È il momento in cui le voci tacciono e le tensioni
s’allentano, ed è un’altra la luce quieta che illumina gli occhi e rende mente e
cuore capaci di comprendere. Ora
la Parola ti guarda, ti fissa, ti rivolge uno
sguardo tenero e pure severo, ti accusa e ti ferisce, ti risana e ti salva, ti
chiama e t’accarezza, ti trafigge il cuore. In tal modo assume importanza
l’esame di coscienza a partire, anch’esso, dalla Parola del giorno, per cui non
sarà mai ripetitivo e scontato, anzi farà conoscere sempre aspetti nuovi della
mia povertà e debolezza, della mia dedizione e fedeltà. Così la conoscenza di
me, del mio mondo interiore, cresce assieme alla conoscenza di Dio mediante
l’accoglienza della sua Parola, L’intera giornata è come avvolta nella Parola
vivente di Dio che suscita e nutre la fede. Allora si può pregare con Simeone:
«Ora lascia, Signore che il tuo servo vada in pace, perché i miei occhi hanno
visto la tua salvezza» (Lc 2,29-30). La persona consacrata prega così al termine
della giornata, di ogni giornata, perché ogni giorno vissuto alla luce della
Parola è per lei giorno in cui si compie la salvezza. La giornata è proprio
finita, attraversata dalla Parola che si è compiuta in essa. E l’animo è pieno
di gioia, quella gioia serena e distesa che concilia il sonno, e prepara una
nuova giornata, in cui un’altra Parola si compirà.
Amiche lettrici e cari lettori, il
Dossier del presente numero di
Consacrazione e Servizio dal titolo:
«La parola di Dio è viva ed efficace»,
raccoglie vari e interessanti contributi. Essi aiuteranno a sintonizzarsi con la
tematica del prossimo sinodo dei vescovi (5-26 ottobre 2008), che vuole
riaffermare l’importanza della parola di Dio nella vita e nella missione della
Chiesa. Va inoltre segnalata la rubrica «Orizzonti»: essa presenta un argomento
di viva attualità: medicina e valori etici, e la testimonianza di un missionario
che ha fatto di tutta la sua vita «un dono». Continua la rubrica «Sapienza dei
Padri» che presenta la figura di san Basilio, la cui legislazione monastica ebbe
un enorme influsso sia in Oriente che in Occidente.
A tutte le lettrici e i lettori auguriamo,
con le parole di Pier Giordano Cabra, di essere «persone che abbiano incontrato
nella Parola non solo la mente del Maestro, ma anche il cuore dello Sposo, non
solo un insegnamento, ma anche un fuoco che riscalda».
Maria Marcellina Pedico
Serve di Maria Riparatrici
Via Monte Velino, 30 - 00141 ROMA
m.pedico@smr.it
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