n. 9
settembre 2009

 

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«Si scrivono troppi libri
e non si finisce mai»
(Qo 12,12)

L’arte di leggere: dono e incanto

   

 

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Quando si entra nella sala di lettura di una biblioteca, dove tutti sono immersi nel lavoro, si coglie una dimensione nuova, insolita, di silenzio: un’atmosfera di raccoglimento, di impegno, di concentrazione, che ha un carattere - si direbbe - quasi religioso. «Questa esperienza - ha scritto di recente Antonio Spadaro su La Civiltà Cattolica - è come varcare una soglia tra il mondo dei rumori e quello del silenzio. Le persone che s’incontrano appaiono, in genere, concentrate su ciò che stanno leggendo con un atteggiamento del corpo che sembra esprimere una profonda attenzione. Gli ambienti, il silenzio, la concentrazione che si “respira” nell’aria sembrano richiamare, per certi aspetti, l’ingresso in una chiesa e la preghiera. L’uomo che studia e l’uomo che prega sembrano assumere atteggiamenti simili» (n. 3811, 4 aprile 2009, 23). Un lettore attento suscita impressione. Pittori e scultori sono stati spesso ispirati e attirati da quella forza intima che emana dai volti di persone immerse nella lettura. Tre esempi concreti di uomini e donne nell’atto di leggere mostrano quello che dobbiamo osservare noi stessi se vogliamo che la lettura abbia qualche possibilità di fiorire nella nostra vita quotidiana.

Chi non ricorda l’avvincente e limpida raffigurazione di san Domenico nel convento di San Marco a Firenze ad opera del Beato Angelico? L’immagine del Santo è l’emblema del frate predicatore chiamato a contemplare e a vivere la passione redentrice di Cristo, come la percorse sua Madre, seduta alla destra del Figlio; come la percorse san Domenico seduto tranquillo e rilassato dall’altra parte. Il Santo ha il libro aperto sulle ginocchia, due dita posate sul mento in segno di meditazione e una stella rossa sospesa appena sopra l’aureola, sta ad indicare la presenza unica dello Spirito che lo abita.

Richiamiamo poi la figura di Ambrogio, allorché Agostino, prima della conversione, giunto a Milano cerca di incontrarlo. Ecco quello che lo stesso Agostino riferisce nelle Confessioni: «Quando non era impegnato con la gente, e si trattava di pochissimo tempo, o ristorava il corpo con il necessario sostentamento o l'anima con la lettura. Nel leggere scorreva le pagine con gli occhi e la mente era intenta a penetrarne il senso, mentre la voce e la lingua riposavano. Spesso, entrando - a nessuno infatti si impediva l'ingresso e non si usava farsi annunciare - l’abbiamo visto leggere in silenzio, mai diversamente. Sedevamo stando a lungo zitti, perché chi avrebbe osato turbarne la concentrazione? Quindi ci allontanavamo, pensando che non avrebbe voluto essere distratto in quel poco tempo che aveva a disposizione per restituire alla mente ristoro e vacanza dallo strepito degli affari altrui» (Le Confessioni VI,3,3).

Agostino è sorpreso da questa lettura in silenzio, non crede ai propri occhi. Nell’antichità si leggeva di solito ad alta voce, spesso aiutandosi anche con l’espressione corporale. Ma lo stupore del Santo è indice anche di altro: egli resta comunque in silenzio davanti alla tensione interiore di un lettore così attento e alla forza che ne emana. Agostino stesso si fa silenzioso, va a sedersi, aspetta e, alla fine, se ne va. Non resta deluso per non aver potuto dialogare con Ambrogio, al contrario, è molto più colpito. Continuerà a lungo ad arrovellarsi lo spirito riguardo alle possibili motivazioni di questa lettura silenziosa. Anche quando metterà per iscritto le sue Confessioni questo silenzio continuerà a parlargli: a tal punto l’aveva impressionato l’atteggiamento raccolto del vescovo milanese.

Il terzo esempio si riferisce alla pala d’altare di Hans Memling, Le nozze di santa Caterina a Bruges. Se osserviamo bene il dipinto, la disposizione del pannello centrale assomiglia ad una solenne liturgia: la Vergine Maria segue l’evento leggendo un libro che le viene presentato da un angelo accolito; sulla destra della scena si distingue santa Barbara, raffigurata accanto al suo simbolo più noto, la torre. Sta leggendo, e l’espressione del suo portamento impressiona: è pura attenzione, sa concentrarsi, ma in assoluta distensione. I gomiti sono aperti e lo spazio tra il libro e il corpo è ampio, tale da consentire un respiro profondo. La pettinatura, graziosamente intrecciata e annodata alla sommità del capo, contribuisce all’impressione di forte concentrazione. L’atteggiamento di santa Barbara manifesta due espressioni latine in rapporto alla lettura: vacare lectioni («dedicarsi alla lettura») e insistere lectioni («perseverare nella lettura»), analogamente a quanto si dice della perseveranza nella preghiera (cf At 1,14). Leggere richiede una certa durata nella quale si insiste con pazienza, prima di ottenerne qualche frutto.

L’attenta osservazione di questi tre ritratti di persone in atteggiamento di lettura ci insegna molte cose su questa pratica particolare. Come afferma Enzo Bianchi, priore di Bose: «Chi legge diviene anche per chi lo osserva, un’icona di interiorità, un’immagine di raccoglimento, un’allusione al viaggio della mente». Quello che ammiriamo come esemplare negli altri diventa indirettamente un interrogativo sul nostro modo di fare. Siamo anche noi liberi e capaci di rallegrarci quando ci dedichiamo a questo esercizio della lettura? Viviamo la lettura della Scrittura come un evento, sentiamo che una parola eminentemente personale ci interpella in questo preciso momento, parola insostituibile, irrevocabile, assolutamente unica e santa? Leggere è per noi una porta che dà accesso al nostro intimo più recondito, a quelle profondità in cui si instaura con Dio un dialogo d’amore? Siamo consapevoli che l’atto della lettura svolge un ruolo privilegiato non solo sotto l’aspetto pratico della trasmissione delle conoscenze e dell’apprendimento, ma anche - dice per esempio Isidoro di Siviglia - le cose che non sappiamole impariamo con la lettura?

Leggere è un’arte, una pratica ben precisa che suppone una cultura della lettura e dell’ascolto. Oggi siamo chiamati a riscoprire il dono e l’incanto della lettura: essa è un dono a cui aprirsi e che profuma dell’infinita generosità del Creatore, di quel Dio che ama trovare in noi interlocutori e amici. Attività ricca di richiami interiori, sposata con il silenzio e la solitudine, la lettura dilata gli orizzonti cognitivi, arricchisce lessico e vocabolario, nutre fantasia e immaginazione, affina il senso estetico, educa la coscienza morale, orienta i comportamenti, suggerisce corrette gerarchie di valori, introduce al culto del bello e del vero, è occasione di crescita culturale e di affinamento spirituale. Nell’assordante clamore massmediatico, la lettura favorisce l’abitudine all’introspezione, il recupero della dimensione dell’interiorità e del valore pedagogico del silenzio. E nel silenzio e nella meditazione, sollecitato da esempi, suggestioni, riflessioni che letture adeguate suggeriscono, il lettore può ritrovare se stesso, scrutare nella propria coscienza le ragioni più autentiche delle proprie scelte, capire che cosa realmente muova i propri sentimenti e quali influssi possano avere le proprie emozioni. Per tutto questo, la lettura è uno dei doni più preziosi: attività formativa per eccellenza, spiritualmente rigenerante e interiormente arricchente.

La magia della lettura è anche incanto, parola che richiama quella sensazione di pace che si prova quando si assiste in riva al mare ad un’alba speciale o ad un tramonto spettacolare. L’incanto richiama pure lo stupore per qualche cosa di bello e inatteso e si riferisce ad esperienze che provocano meraviglia. È evidente il fascino che promana dalla lettura di biografie di uomini e donne illustri, figure straordinarie ed eroiche quali possono essere anime elette di santi o grandi protagonisti della storia dell’umanità. E questo in virtù dei meccanismi di identificazione che attivano e dell’aura di prestigio da cui il libro, percepito come depositario di verità e di sapienza, è stato sempre circondato, specie tra le persone illetterate. La lettura, come l’ascolto, è anche alla base di vocazioni religiose, riconduce a molte vocazioni pedagogiche e a vocazioni letterarie. Di qui l’urgenza da una parte, di conquistare o riconquistare le generazioni giovani ed adulte all’amore mai deludente per la narrativa, e dall’atra l’esigenza della diffusione di buone letture, che ispirino pensieri e sentimenti elevati e orientino comportamenti e stili di vita.

Amiche lettrici e cari lettori, il numero di Consacrazione e Servizio che avete tra mano - il nono dell’anno 2009 – si apre con la rubrica «Anno Sacerdotale». L’intervista di Paola Bignardi dà la parola al parroco don Angelo Piccinelli, che la sua esperienza pastorale rende un commentatore adatto della Lettera di Benedetto XVI dedicata al Curato d’Ars.

Continuano le rubriche: «L’uomo nascosto in fondo al cuore», a cura della prof.ssa Antonietta Augruso e «Orizzonti», che arricchisce il fascicolo con tre contributi. Il primo di Grazia Loparco, docente all’Auxilium, presenta la ricerca pionieristica sulle missionarie che operarono tra gli emigranti negli Stati Uniti. Il secondo di Giuseppina Alberghina descrive la ricca esperienza dell’Anno paolino vissuta da tutta la Famiglia del beato don Alberione. Nel terzo contributo, Salvatore Mazza, vaticanista di Avvenire, intervista mons. Bruno Forte su obiettivi e contenuti della Lettera ai cercatori di Dio della Commissione CEI per la dottrina della fede, pubblicata il 12 aprile 2009.

Una parola particolare per il «Dossier». Sotto il titolo accattivante: «Onora la tua intelligenza», sono raccolti sette studi su un argomento oggi emergente, come esplicita il sottotitolo: «Per una spiritualità dello studio». Affidati a vari specialisti in materia, gli articoli sottolineano da varie angolature che il cristiano è chiamato a comprendere meglio se e come il suo studio abbia realmente a che fare con la sua vita spirituale. L’uomo che studia e l’uomo che prega sembrano assumere atteggiamenti simili. Questa analogia spinge a pensare ad una spiritualità dello studio.Oltre alle consuete esplorazioni sui film (Teresa Braccio) e le segnalazioni di libri (Luciagnese Cedrone), la rubrica: «Sorelle in libreria», affidata alla teologa Cettina Militello, presenta il romanzo: «Sorella» dello scrittore Marco Lodoli.

Ad ogni lettrice e lettore l’invito a scoprire quanto sia profondamente ricco e arricchente il gesto quotidiano del chinarsi sui libri e immergersi nel mondo della conoscenza e come l’amore sia la forma suprema del conoscere e comunicare.

Maria Marcellina Pedico
Serve di Maria Riparatrici
Via Monte Velino, 30 - 00141 ROMA
m.pedico@smr.it