n. 3
marzo 2010

 

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Sacerdoti e suore
Sulla stessa barca nella società liquida

di MARCELLA FARINA

 

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«Il popolo cristiano […] trova nel ministero ordinato i mezzi della salvezza, nella vita consacrata lo stimolo a una piena risposta d'amore in tutte le varie forme di diaconia» (Vita consecrata 34). Traggo da questo testo il motivo ispiratore di queste brevi note. Nella prospettiva conciliare della Chiesa comunione, sottolineata con insistenza da Giovanni Paolo II con la proposta della spiritualità di comunione (Novo millennio ineunte 42-45), mi fermo su due coordinate fondamentali: la dimensione relazionale e la condivisione di alte spinte ideali nel rapporto presbiteri e vita religiosa femminile. Facendo memoria del mio cammino vocazionale dalla fanciullezza al mio ingresso – adolescente - nell’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice ove, affidata alla fedeltà di Dio non alle mie forze, spero di perseverare fino alla fine, scorgo delle svolte fondamentali in tale rapporto, svolte legate a mutamenti socio-culturali e socio-religiosi complessi e molteplici che toccano i singoli e la collettività.

Modernità incerta

Ricordo due sfide in tali svolte: la società liquido-moderna con il primato delle relazioni virtuali e la democrazia “in basso”, quella libertà individualistica che si ferma all’opinione, rimuovendo il senso della verità e del bene. La società liquido-moderna proibisce a se stessa, come collettività, di pronunciarsi su ciò che è vero e ciò che è falso, ciò che è bene e ciò che è male, non favorendo, così, la condivisione dei valori che umanizzano la vita. Queste sfide incidono pure sul rapporto tra presbiteri e vita religiosa femminile, interpellando le due parti a relazioni di qualità e all’autorevolezza.

«L’identità è relazionale» - affermava p. Dalmazio Mongillo - richiamando l’antropologia biblico-cristiana.1  La Trinità è non solo Patria, ma Sorgente e anche Nutrimento nel cammino di comunione. La secolarizzazione, anzi il secolarismo, tende a cancellare tale riferimento, prediligendo fra le tre dimensioni relazionali sottolineate dalla Bibbia - la relazione con Dio che è a fondamento, quella tra le persone umane e quella con il cosmo che ne derivano: le relazioni umane io-tu, o, ancora più provocatoriamente, il rapporto degli uomini con il mondo animale.

Zygman Bauman dal punto di vista socio-culturale riflette spesso sull’identità-relazione-valori, segnalando che l’uomo senza identità è l’uomo senza relazione; il cittadino solitario nello sciame di consumatori è uno tra i tanti di corsa, senza una meta, attento a prendere il treno della velocità senza sapere per “dove”. Partendo dal romanzo di Musil, L'uomo senza qualità, conclude che questi è l'uomo senza relazioni. Con il suo ingegno e acume è alla conquista di qualunque qualità, di “qualunque legame” entri nel suo desiderio. L’esito è l’isolamento. Si connette e sconnette “liberamente” nei rapporti, perché «le “relazioni virtuali” sono facili da instaurare e altrettanto facili da troncare […]. Puoi sempre premere il pulsante “cancella”».3

La solidarietà umana ne è la prima vittima. «Il diritto del più forte, del più astuto, abile o scaltro nel fare tutto ciò che occorre per sopravvivere al più debole e sventurato è una delle lezioni più terrificanti della storia. È una lezione raccapricciante, spaventosa […]. Oggi il mondo sembra cospirare ai danni della fiducia».4 L’ansia e la paura fanno innalzare i muri tra individui, gruppi, popoli, scaricando su coloro che sono al di là i motivi del proprio malessere.

Democrazia in crisi

Un rilievo sulla crisi delle democrazie oggi. L’ideale dei grandi fondatori delle società democratiche, si pensi a De Gasperi, è stato elevare il popolo a livello morale, culturale, economico: una forma democratica “in alto”. La società liquido-moderna, enfatizzando la libertà individuale dell’uomo senza qualità, porta a una democrazia “in basso”, senza valori accolti collettivamente. Questo incide sul senso e valore dell’autorità, sulla sua autorevolezza, sulla sua dimensione educativa e formativa, sulla solidarietà. Il popolo – soggetto della democrazia -, come il singolo, laddove trova l’autorità autorevole testimone di un’alta spinta ideale, scorge un punto di riferimento per la propria crescita in umanità. In una società di pari sul tipo dello sciame di consumatori ciascuno decide per sé, becca  il mangime per terra, non alza lo sguardo verso i valori. Le relazioni sono virtuali o al più funzionali, non di reciprocità costruttiva. Manca l’autorevolezza, quel di “più” - magis da cui magister – che fa crescere.

In questo contesto il rapporto presbiteri-vita religiosa femminile è sottoposto a verifiche e domanda qualità, fedeltà, rispetto della propria e altrui dignità personale e vocazionale. Ciò è possibile anche nella società liquido-moderna, perché «credere nel Dio di Abramo, il Dio della Bibbia, è credere in colui del cui amore ci si può fidare. Ma è anche fonte di fede in noi stessi, nella nostra capacità di promettere e di mantenere fede alle nostre promesse, nonostante la coscienza della nostra fragilità, incostanza, vulnerabilità di esseri dipendenti dal trascorrere del tempo e dalle variazioni dei sentimenti […]. Grazie a Dio possiamo promettere e fidarci delle promesse altrui».5

Esperti di comunione

La fede fonda l’antropologia relazionale: la creatura è fatta a immagine di Dio amore, ne porta l’impronta nella vocazione all’amore, alla comunione; la Chiesa ne è sacramento, segno e strumento (cf Lumen gentium 1).

In essa oggi presbiteri e religiose sono interpellati dalle due sfide per una più esplicita qualità evangelica nell’identità e missione, crescendo e favorendo la crescita nella spiritualità di comunione.

I documenti e gli studi relativi a queste due forme vocazionali sottolineano la loro dimensione relazionale e l’alta spinta ideale, presupposti per un reciproco arricchimento nell’essere e nella missione nella Chiesa e nel mondo (cf Pastores dabo vobis; Direttorio per il ministero e la vita dei presbiteri; Vita consecrata). «È all'interno del mistero della Chiesa, come mistero di comunione trinitaria in tensione missionaria, che si rivela ogni identità cristiana, e quindi anche la specifica identità del sacerdote e del suo ministero». Di qui «la connotazione essenzialmente “relazionale” dell'identità del presbitero». Per cui non si può definire la sua natura e missione «se non in questa molteplice e ricca trama di rapporti, che sgorgano dalla Santissima Trinità e si prolungano nella comunione della Chiesa». Pertanto l'ecclesiologia di comunione è il contesto per «cogliere l'identità del presbitero, la sua originale dignità, la sua vocazione e missione nel Popolo di Dio e nel mondo» (Pastores dabo vobis 2).

Nella stessa prospettiva si collocano le persone consacrate, in particolare le donne che nella relazionalità hanno una peculiare competenza. Devono «essere davvero esperte di comunione e praticarne la spiritualità, come testimoni e artefici di quel “progetto di comunione” che sta al vertice della storia dell'uomo secondo Dio. Il senso della comunione ecclesiale, sviluppandosi in spiritualità di comunione, promuove un modo di pensare, parlare ed agire che fa crescere in profondità e in estensione la Chiesa».

Creatività ministeriale

La vita di comunione è un segno per il mondo e una forza che attira a Cristo. La comunione si apre, così, alla missione, si fa missione; la comunione genera comunione. «Dalla loro testimonianza trae forza ed incisività la loro azione apostolica che […] si qualifica in genere per compiti di speciale collaborazione con l'ordine gerarchico » (Vita consecrata 46). È una grazia e una scommessa per entrambe le forme vocazionali oggi interpellate a rinnovarsi.

Circa i presbiteri: «sul piano della vita quotidiana poche “strutture” sono state travolte dalla rivoluzione sociale degli ultimi decenni quanto il prete, in particolare il parroco dei centri medi e piccoli».6  Non da meno accade per la vita religiosa specie femminile, talvolta menzionata per segnalarne la riduzione numerica e l’anzianità, quindi il tramonto. A volte si parla delle suore per stereotipi, misconoscendone l’apporto non solo funzionale, ma spirituale, alla Chiesa e alla società.7

Riguardo ai presbiteri dal Concilio si è operato un notevole spostamento: «dalla loro ontologia (l'essere) si è passati prima al come essere, cioè alla configurazione della loro spiritualità; poi si è giunti alla natura del loro essere con, cioè alle condizioni di rapporto e di comunione con gli altri nella chiesa e poi nel mondo». Pertanto «occorre un ricupero a vari livelli, a cominciare da quello umano: precisando e consolidando le due relazioni fondamentali, verticale e orizzontale […]. Su questa piattaforma di relazionalità vissute in pienezza secondo la propria fisionomia spirituale e umana, è possibile costruire il servizio sacerdotale […]. La crisi pluridimensionale che ha travolto il prete è un invito a ridimensionare la sua funzione, qualificando altri ministeri e mettendo in luce diverse responsabilità ecclesiali, non necessariamente di tipo clericale […]. Di qui la necessità di sottolineare alcuni aspetti essenziali della vita del prete e di orientare conseguentemente la sua formazione ».8

Un apporto prezioso

Nel rinnovamento evangelico si può realizzare quella reciprocità che favorisce una più luminosa trasparenza della fede e un più ardente slancio missionario. Vita consecrata ai numeri 57 e 58 sottolinea l’apporto peculiare della donna consacrata nella Chiesa comunione, vivendo e comunicando i valori espressi nella triade simbolica della verginità sponsalità-maternità alla luce di Maria. Mentre si chiedono per essa nuovi spazi missionari, si sottolinea il bisogno di una formazione più adeguata «alle nuove urgenze [prevedendo] tempo sufficiente e valide opportunità istituzionali per un'educazione sistematica, estesa a tutti i campi, da quello teologico-pastorale a quello professionale» (Vita consacrata 58).

Già prima il messaggio profetico di Giovanni Paolo II sul genio femminile spingeva verso una presenza delle donne nella pastorale vocazionale e alla pertinente preparazione di precise figure educative.

«C'è urgenza di maestri di vita spirituale, di figure significative, capaci di evocare il mistero di Dio e disposte all'ascolto per aiutare le persone ad entrare in un serio dialogo con il Signore». Questi «non sono soltanto alcune persone particolarmente dotate di carisma», ma sono il frutto di una formazione attenta al primato assoluto dello Spirito. Al riguardo si pongono due attenzioni: «da una parte rendere esplicita e vigile la coscienza educativa vocazionale in tutte quelle persone che sono già chiamate ad operare nella comunità accanto ai ragazzi e ai giovani (sacerdoti, religiosi e laici); dall’altra va accuratamente incoraggiata e formata la ministerialità educativa della donna, perché sia soprattutto accanto alle giovani una figura di riferimento e una guida sapiente. Di fatto la donna è ampiamente presente nelle comunità cristiane e sono risapute le capacità intuitive del “genio femminile” e la grande esperienza della donna in campo educativo». L’apporto della donna è prezioso, anzi decisivo, «soprattutto nell'ambito del mondo giovanile femminile […], bisognoso di una riflessione più attenta e specifica, soprattutto sul versante vocazionale […]. Mentre in passato anche le vocazioni femminili scaturivano da figure significative di padri spirituali, autentiche guide di persone e di comunità, oggi le vocazioni al “femminile” hanno bisogno di riferimento a figure femminili, personali e comunitarie, capaci di dare concretezza alla proposta di modelli oltre che di valori».9

 

 1 D. MONGILLO, «Identità maschile femminile: rilievi teologici», in C. MILITIELLO (a cura di), Che

differenza c’è. Fondamenti antropologici del maschile e del femminile, SEI, Torino 1996, 239-248.

2 Cf Z. BAUMAN, Amore liquido, Laterza, Bari-Roma 2004, V-XIII.

3 Idem, XII.

4 Idem, 118, 127.

5 G. FERRETTI, «Nel futuro con speranza e coraggio», in P. CIARDELLA-M. GRONCHI (a cura di),

Le relazioni, Paoline, Milano 2007, 15-16.

6 B. BAROFFIO-V. VIOLA, «Sacerdozio», in D. SARTORE-A. M. TRIACCA-C. CIBIEN, Liturgia. Dizionari

San Paolo, Cinisello Balsamo (Milano) 2001, 1729.

7 Interessante la ricerca promossa da Cism-Usmi nel Nordest d’Italia: G. DAL PIAZ (a cura di),

Giovani e vita consacrata, Messaggero, Padova 2006.

8 B. BAROFFIO-V. VIOLA, «Sacerdozio», 1732.

9 PONTIFICIA OPERA DELLE VOCAZIONI ECCLESIASTICHE, Nuove vocazioni per una nuova Europa, in EV, 16, Bologna 1997, III, n. 29 d.

Marcella Farina fma
Pontificia Facoltà
Scienze dell’Educazione «Auxilium»
Via Cremolino, 141 - 00166 Roma

 

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