n. 3
marzo 2011

 

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Come leggere la Bibbia
Prospettiva ortodossa

di KALLISTOS WARE

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"se un re terreno, il nostro imperatore – scriveva san Tikhom du Zadonsk (1724-1783) – ti scrivesse una lettera, non la leggeresti con gioia? Certamente con grande esultanza, cura e attenzione” Ma qual è egli chiede, la nostra attitudine verso la lettera che ci è stata spedita niente meno che da Dio Stesso? Ti è stata spedita una lettera, non da qualche imperatore terreno, ma dal Re dei Cieli. Eppure, quasi disprezzi un tale dono, un tesoro senza prezzo”. Aprire e leggere questa lettera, dice san Tokhon, vuol dire entrare in una conversazione personale faccia a  faccia con il Dio vivente. “Tutte le volte che leggi il Vangelo, Cristo stesso ti sta parlando. E mentre leggi, tu sei in preghiera e in conversazione con lui”.

Esattamente questa è la nostra attitudine ortodossa verso la lettura delle Scritture. Devo vedere la Bibbia come la lettera personale di Dio inviata in modo specifico a me. Le parola non sono intese solo per altri, vissuti lontano e molto tempo fa, ma sono scritte particolarmente per me e rivolte direttamente a me, qui e ora. Ogni volta che apriamo la Bibbia, entriamo in un dialogo creativo con il Salvatore: “Parla, perché il tuo servo ti ascolta”, rispondiamo a Dio (1 Sam 3,10), “Eccomi”  (Is 6,8).

Dopo due secoli da San Yikhon, alla Conferenza tenuta a Mosca nel 1976 tra gli ortodossi e gli anglicani, l’accostarsi alle Scritture viene espresso in modo differente, ma in termini ugualmente validi. La dichiarazione congiunta, firmata da delegati di entrambe le tradizioni, forma un eccellente riassunto del punto di vista ortodosso. Combinando le parole di san Tikhon e la dichiarazione di Mosca, si possono distinguere le quattro caratteristiche che contrassegnano la “mente scritturale” ortodossa: la lettura delle Scritture è obbediente, ecclesiale, cristocentrica, personale.

 

Leggere la Bibbia con obbedienza

Prima di tutto noi consideriamo le Scritture come ispirate da Dio e ci accostiamo ad esse in spirito di obbedienza. Divinamente ispirata, la Bibbia possiede un'unità fondamentale, una coerenza totale: lo stesso Spirito parla in ogni pagina. Ci riferiamo ad essa non al plurale: “i libri”, ma chiamiamo la Bibbia “il libro” al singolare. Si tratta di un libro con lo stesso messaggio generale: una storia composita e allo stesso tempo singola, dalla Genesi all'Apocalisse.

La Bibbia viene anche espressa in modo umano. È un'intera biblioteca di scritti distinti, composti in vari tempi, da persone differenti, in situazioni ampiamente diverse e ogni libro riflette il carattere dell'epoca in cui fu scritto e il particolare punto di vista dell'autore. Vi troviamo Dio che parla «in molti tempi e in molti modi» (Eb 1,1). Dio infatti non abolisce la nostra individualità, ma la esalta. La grazia divina coopera con la libertà umana: noi siamo “collaboratori”, cooperatori di Dio (1Cor 3,9). L'autore di ogni libro non solo registra un messaggio, ma vi contribuisce con i propri doni. Accanto all'aspetto umano, tuttavia, dobbiamo sempre considerare l'aspetto divino. Quello che ascoltiamo nelle Scritture non sono semplici parole umane, caratterizzate da una maggiore o minore abilità e percezione, m l'eterna, increata parola di Dio stesso: il Verbo del Padre che «esce dal silenzio», per usare la frase di sant'Ignazio di Antiochia. Ci accostiamo alla Bibbia, dunque, non con una posizione di mera curiosità, o per ottenere informazioni storiche, ma con una domanda specifica: «Come posso essere salvato?».

 

Senso di meraviglia e attitudine all’ascolto

La ricettività obbediente alla parola di Dio significa soprattutto due cose: sperimentare un senso di meraviglia e avere un'attitudine di ascolto. La meraviglia si estingue facilmente. Spesso, leggendo la Bibbia, ci accorgiamo che è divenuta troppo familiare. Da qui la necessità di rileggerla con timore reverenziale e stupore, soprattutto con occhi nuovi, per vedere il miracolo che le sue pagine ci propongono. Con ragione faceva notare Platone: «L'inizio della verità è la meraviglia di fronte alle cose».

Se l'obbedienza significa meraviglia, significa anche ascolto. Tale è il significato della parola “obbedire” in greco e in latino: ascoltare. Tuttavia, la maggior parte di noi è più incline a parlare che ad ascoltare. Se vogliamo acquisire una “mente scritturistica”, uno dei primi requisiti è quello di smettere di parlare e iniziare ad ascoltare. Quando entriamo in una chiesa bizantina, notiamo nell'abside la figura della Madre di Dio con le mani levate al cielo: l'antico modo scritturale di pregare usato da molti ancora oggi. Tale deve essere la nostra attitudine verso le Scritture: apertura e attenta ricettività, con le mani protese verso il cielo.

Leggendo la Bibbia siamo chiamati a imitare la Vergine Maria, colei che ascolta in modo supremo. All'Annunciazione, dopo aver ascoltato l'angelo, dà la sua risposta obbediente: «Sia fatto di me secondo la tua parola» (Lc1,38). Se non avesse prima ascoltato la parola di Dio, ricevendola spiritualmente nel suo cuore, non avrebbe mai potuto accogliere nel grembo i Verbo della vita.

L'ascolto ricettivo continua a essere l’attitudine della Vergine lungo tutta la sua vita, come registrano i Vangeli. Alla natività di Cristo, dopo l'adorazione da parte dei pastori: «Maria custodiva tutte queste cose meditandole nel suo cuore» (Lc 2,19). Dopo la visita a Gerusalemme, quando Gesù aveva dodici anni: «Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore» (Lc 2,51). L'importanza vitale dell'ascolto è pure indicata nelle ultime parole pronunciate da lei alla festa di nozze a Cana di Galilea. Maria dice ai servi, e a tutti noi: «Fate tutto quello che Egli vi dirà» (Gv 2,5). In tutto ciò la Vergine è specchio e icona vivente del cristiano biblico. Ascoltando la parola di Dio, come lei siamo chiamati a meditare, custodire nel cuore, fare tutto quello che il Figlio ci dice.

 

Comprendere la Bibbia attraverso la Chiesa

Come afferma la Conferenza di Mosca: «Noi conosciamo, riceviamo e interpretiamo le Scritture attraverso la Chiesa e nella Chiesa ». Il nostro approccio alla Bibbia non è solo obbediente, ma anche ecclesiale. Le parole delle Scritture ci sono rivolte a titolo personale e allo stesso tempo in quanto membri di una comunità. Libro e Chiesa non vanno separati. L'interdipendenza tra Chiesa e Bibbia è evidente almeno in due modi.

Anzitutto, noi riceviamo le Scritture attraverso la Chiesa e nella Chiesa. La Chiesa ci dice che cosa fa parte delle Scritture. Nei primi tre secoli di storia cristiana, dopo un lungo processo, si è giunti a stabilire quali erano le Scritture “canoniche” e quelle “apocrife”, quest’ultime forse utili per l'insegnamento, ma non come fonte normativa di dottrina.

In secondo luogo, noi interpretiamo le Scritture attraverso la Chiesa e nella Chiesa. La Chiesa ci dice come le Scritture vanno comprese. All'Etiope che leggeva l'Antico Testamento nel suo carro, l'apostolo Filippo chiese: «Comprendi ciò che stai leggendo?». «E come potrei» rispose, «se qualcuno non mi guida?» (At 8,30-31).

La sua difficoltà è anche la nostra. Le parole delle Scritture non si spiegano sempre da sole La Bibbia ha un filo conduttore di meravigliosa semplicità, ma quando è studiata in dettaglio può risultare un libro difficile. Invero, Dio parla direttamente al cuore di ciascuno di noi mentre leggiamo la Bibbia, ma abbiamo bisogno anche di una guida. E la nostra guida è la Chiesa. Possiamo usare la nostra comprensione personale, assistita dallo Spirito; possiamo usare i commentari biblici e le scoperte della moderna ricerca, ma occorre sottomettere le opinioni individuali - le nostre o degli studiosi - al giudizio della Chiesa.

 Leggiamo la Bibbia in modo personale, ma non come individui isolati, bensí in comunione con tutti gli altri membri del Corpo di Cristo sparsi in ogni parte del mondo e con tutte le generazioni. Il criterio decisivo per comprendere il significato delle Scritture è la “mente della Chiesa”. Per scoprire “questa mente” dobbiamo in primo luogo conoscere come le Scritture sono utilizzate nel culto. In particolare, come si scelgono i passi biblici da leggere nelle diverse feste. Un secondo passo consiste nel consultare gli scritti dei Padri della Chiesa, soprattutto san Giovanni Crisostomo, e vedere come essi analizzano e applicano il testo delle Scritture. Il nostro modo ecclesiale di leggere la Bibbia diviene così liturgico e patristico.

. Come sviluppare questo modo ecclesiale di leggere le Scritture nei gruppi di studio biblico, all'interno delle nostre parrocchie? Ad una persona si può dare il compito di notare quando un passo particolare è usato per una festività o per la memoria di un santo, e il gruppo può quindi cercare e scoprire le ragioni per cui quel brano è stato scelto. Ad altri possono essere assegnati i compiti di ricerca tra i Padri. All'inizio possiamo rimanere delusi: il modo di pensare e di parlare dei Padri è spesso differente dal nostro. Ma c'è molto “oro” nei testi patristici: occorre pazienza e immaginazione per scoprirlo.

 

Cristo, il cuore della Bibbia

In terzo luogo la lettura delle Scritture è cristocentrica. Nella persona di Cristo troviamo il motivo unificante che passa attraverso l'intera Bibbia, dalla prima all'ultima frase. Gesù s’incontra con noi in ogni pagina. Tutto ha un senso a causa sua. «Tutte le cose sussistono in lui» (Col 1,17).

Molte ricerche sulle Scritture da parte degli studiosi occidentali moderni hanno adottato un approccio analitico, scomponendo ogni libro in quelle che vengono viste come le sue fonti originarie. I legami di connessione vengono sciolti, e la Bibbia è ridotta a una serie di unità isolate. Recentemente vi è stata una reazione a questo approccio, e i critici biblici in occidente hanno dato maggiore attenzione al modo in cui le unità primarie sono state unite assieme.

Come ortodossi, possiamo sicuramente essere favorevoli a questo. Dobbiamo vedere l'unità delle Scritture tanto quanto la diversità, la coesione globale della fine così come le dispersioni degli inizi. La maggior parte dell'Ortodossia preferisce uno stile di ermeneutica “sintetico” a quello analitico, dato che vede la Bibbia come un insieme integrato, e Cristo, ovunque, come suo legame d'unione.

Interpretando l'Antico Testamento alla luce del Nuovo, e il Nuovo alla luce dell'Antico – come il lezionario della Chiesa ci incoraggia a fare - scopriamo che tutta la Scrittura trova il suo punto di convergenza nel Salvatore. Al riguardo sono illuminanti le parole di padre Alexander Schmemann: «Un cristiano è colui che, ovunque guarda, trova Cristo e si rallegra in lui». Ciò è vero in particolare del cristiano biblico. Dovunque guarda, in ogni pagina, dappertutto trova Cristo.

 

La Bibbia come lettura personale

Secondo san Marco il Monaco(“Marco l'Asceta”, del V/VI secolo): «Colui che è umile nei suoi pensieri e attivo nel lavoro spirituale, quando legge le Sacre Scritture, applicherà tutto a se stesso e non al suo prossimo». Dobbiamo guardare tutte le Scritture per un'applicazione personale. La nostra domanda non è semplicemente: «Che cosa significa questa pagina?», ma «Che cosa significa per me?». Come insiste san Tikhon, Cristo stesso sta parlando a te. Le Scritture sono un dialogo diretto, intimo tra me e il Salvatore. Cristo si rivolge a me e il mio cuore gli risponde. Questa è la quarta caratteristica nella nostra lettura della Bibbia.

Devo leggere le narrazioni delle Scritture come parte della mia storia personale. La descrizione della caduta di Adamo, ad es., è un resoconto di qualcosa che rientra nella mia stessa esperienza. Chi è Adamo? Il suo nome vuol dire semplicemente “uomo”, “umano”: Adamo sono io. A me Dio chiede: «Dove sei?» (Gen 3,9). Noi spesso chiediamo «Dov'è Dio?». Ma la vera domanda è quella che Dio pone all'Adamo che è in ognuno di noi: «Dove sei tu?» Chi è Caino, l'assassino del proprio fratello? Sono io. La sfida di Dio: «Dov'è Abele, tuo fratello?» (Gen 4:9), è rivolta al Caino che è in ognuno di noi.

Ci sono tre passi da fare nel leggere le Sacre Scritture. Per prima cosa occorre riflettere sul fatto che sono storia sacra: la storia del mondo dalla Creazione, la storia del popolo eletto di Dio, la storia di Dio stesso incarnato in Palestina, la storia delle “grandi opere” (At 2,11) dopo Pentecoste.

Quindi, osserviamo la particolarità di questa storia sacra. Nella Bibbia troviamo che Dio interviene in tempi specifici e in luoghi particolari ed entra in dialogo con Abramo, Mosè e Davide, Rebecca e Rut, Isaia e i profeti. Dio s’incarna in un particolare angolo della terra, i un momento particolare e da una Madre particolare. Questa particolarità la dobbiamo considerare come una benedizione.

Questa specificità della Bibbia è un elemento vitale nella “mente scritturistica” ortodossa. Se amiamo davvero la Bibbia, ameremo le genealogie e i dettagli nella datazione e nella geografia. Uno dei modi per accostare le Scritture è andare in pellegrinaggio in Terra Santa. Camminare dove ha camminato Cristo. Scendere presso il Mar Morto, salire sul monte delle Tentazioni osservare le terre desolate, provare ciò che deve avere provato Cristo durante i suoi quaranta giorni di solitudine nel deserto. Bere dal pozzo, presso il quale Gesù ha parlato con la samaritana. Andare di notte al Giardino del Getsemani, sedersi al buio sotto gli antichi ulivi, e guardare attraverso la valle le luci della città. Questo gustare appieno il “sapore” caratteristico dell’ambientazione storica, dobbiamo rievocarlo nella lettura quotidiana delle Scritture.

Il terzo passo consiste nell’applicarle direttamente a noi stessi. In altre parole dobbiamo dire a noi stessi: «Questi non sono solo luoghi distanti, eventi di un remoto passato, appartengono al mio incontro con il Signore. Le storie includono me».

In questa lettura personale della Bibbia non siamo semplicemente osservatori distaccati e obiettivi, che assorbono informazioni e prendono nota di fatti. La Bibbia non è un'opera letteraria o una collezione di documenti storici, ma un libro sacro, rivolto a credenti, d leggere con fede e amore.

Leggendo le Scritture secondo le quattro caratteristiche indicate: - con obbedienza, come membri della Chiesa, trovando ovunque Cristo, vedendo ogni pagina come storia personale- sapremo percepire qualcosa della forza e della guarigione che si trovano nella Bibbia.

Al culmine della sua crisi spirituale, mentre era in lotta con se stesso in un giardino, sant'Agostino udì una voce che diceva: «Prendi e leggi». Prese la Bibbia e lesse, e ciò che lesse gli cambiò la vita. Anche noi prendiamo e leggiamo: «Lampada per i miei passi è la tua parola, luce sul mio cammino » (Sal 118 [119],105).

 

Kallistos Ware
Vescovo Metropolita di Diokleia
[Traduzione di Maria Campatelli]

 

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