n. 1
gennaio 2002

 

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di Biancarosa Magliano
 

Se le piccole cose...

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Ho sulla scrivania un biglietto. Viene dal Belgio ed è breve. Poche parole, scritte a mano e – si percepisce – con l’armonia di un cuore placato, si direbbe rispettoso e grato. Fa gustare la bellezza, quasi la simbologia delle cose semplici. E’ giunto con un indirizzo che tecnicamente osserva tutte le regole di un “buon” indirizzo, questo sì, digitato a macchina o al computer. Ma è bello anch’esso. In tempo di computer, di relazioni virtuali, di e-mail, in cui si clicca, si digita, si chatta senza fermarsi, ritrovarsi con un breve biglietto scritto con penna stilografica suscita un certo stupore, ridesta attenzione, ricordi e nostalgie. Ridesta il gusto delle cose semplici, quelle della quotidianità, quelle in cui ti imbatti ogni giorno e delle quali forse non t’accorgi più, che forse non vedi più, quindi non gusti più, perché sei preso dalle “molte cose”.

Invita al ragionamento. E’ uno stimolo non forzato, pacifico, alla riflessione e torna alla memoria la raccomandazione evangelica: guardate - alcune traduzioni dicono: osservate - i gigli del campo… Essi sono lì, nella loro deliziosa bellezza e nella loro semplicità, con l’esilità delle cose fragili, giovani fiori che non potranno mai diventare forti e resistenti, che oggi sono e domani potrebbero non essere più. Ma l’invito è: “guardate”, “osservate”, perché anch’essi hanno un messaggio ben pregnante. Non vi lasciate sfuggire l’occasione.

Bruno Secondin, in un libro di recente pubblicazione sulla vita consacrata, scrive: «La nostra generazione è sottoposta a una accelerazione di scenari e di valori che non lasciano tempo all’assimilazione e al discernimento. Tutto è consumato in fretta, e non ci sono passi graduali…. L’accelerazione ci porta ad accontentarci di guardare vivere gli altri, piuttosto che vivere noi stessi».

E’ la vita… E’ la vita di oggi; anche di chi è chiamato, vorremmo dire per forza, ma non è così, a integrare azione e contemplazione, perché l’azione sola diventa cembalo sonante che ha la stessa incidenza del suonare di quei fanciulli del vangelo: «abbiamo suonato il flauto e non avete ballato, vi abbiamo cantato un lamento e non avete pianto».

Le cose semplici in tanto attuale turbinio di voci, in tanto incalzare di eventi, in tanto incrociarsi di tragedie, di speranze e di sgomento, possono avere un significato altro, una rilevanza nuova. Riscoperte e valorizzate, favoriscono la concentrazione. A mano a mano che si scoprono e si gustano aumenta il desiderio di vederne e di gustarne altre. Abituarsi all’attenzione alle piccole bellezze potrebbe anche esigere un’ascesi impegnativa. Allo stesso tempo godere delle piccole cose tanto da giungere a innamorarsi della realtà può sprigionare forze, capacità di godimento insospettato. Può esigere in un primo momento l’ascesi del dominio di sé, quasi della circospezione saggia, dell’attenzione minuta, perché nulla di quello che la vita offre vada perduto.

Allora si diventa capaci di ammirare e di godere della fedeltà dell’alba che è lì ogni mattina e di scoprire nei gesti altrui dei sussurri d’amore. «Parresía, franchezza, e philocalía, amore del bello non dovrebbero mai mancare nella vita cristiana», sostiene Enzo Bianchi.

A un certo punto anche quello che a prima vista potrebbe sembrare non bello, addirittura scostante, o spiacevole, o fastidioso, come la nebbia, può diventare causa e occasione di godimento e di estasi. Si torna a essere capaci di assaporare la realtà.

Mantenere desta questa attenzione esige un dinamismo incessante. Richiede l’effettiva messa in atto di tutte le dimensioni percettive e intenzionali, conoscitive e operative della personalità. Poco a poco, in un crescendo che potrebbe anche produrre un decrescere della fatica, si diventa facilmente recettivi e così capaci di provocare a se stessi delle gioie prima disattese o non sospettate.

Bernanos con un’osservazione acuta poneva una domanda: «Il destino ordinario dell’uomo non è forse quello di cercare molto lontano e spesso a rischio della propria vita ciò che senza saperlo ha a portata di mano?».

Franco Stano in un suo libro recente fa osservare che Gesù quando si allontanò solo nell’orto degli ulivi, lasciando gli apostoli a un tiro di pietra, lo fece senz’altro per pregare, ma forse sostò anche «per ascoltare, in silenzio, la dolce storia degli antichi ulivi». Il dolore infinito, - «il suo sudore divenne come gocce di sangue che cadevano a terra», scrive il narratore Luca - la nostalgia struggente per una vita che gli veniva iniquamente carpita, forse gli facevano sentire più intensa la bellezza di un tronco vetusto.

Certo dovremo continuare a cliccare e a digitare perché il mondo cammina e noi non possiamo vivere ai margini, è proibito anche quello; dovremo continuare la docenza e l’assistenza; il servizio e lo studio; la presenza attiva fatta di gesti d’amore, ma quel cliccare e quel digitare, quell’insegnamento, qual lavoro di routine, quel voler giocare davvero la propria vita in tutto e per tutto e soltanto a gloria di Dio Padre, per il Figlio, nello Spirito, quella donazione piena delle risorse di intuizione e di intelligenza, potranno avere una intensità diversa perché l’abitudine alle piccole cose, a porre attenzione sulle semplici bellezze aiuta a compiere ogni gesto quasi con maggior senso di appartenenza alla vita stessa. Soprattutto l’appartenenza al Datore di ogni vita, all’Originante di ogni bellezza.

San Paolo, nella Lettera ai Romani, afferma che le opere della creazione rendono visibile colui che le ha create. In altri termini dalle creature al Creatore. «Ciò che di Dio si può conoscere è loro (i pagani) manifesto». E aggiunge: «Dio stesso lo ha loro manifestato. Infatti, dalla creazione del mondo in poi, le sue perfezioni invisibili possono essere contemplate con l’intelletto nelle opere da lui compiute». E va oltre e lancia una sentenza: «Essi sono dunque inescusabili, perché pur avendo conosciuto Dio, non gli hanno reso gloria». Questa affermazione è giudicata dagli esegeti di grande portata storica e teologica, in quanto ammette che ogni uomo e ogni donna è abilitato a conoscere Dio, a fare il passaggio dalla bellezza con lettera minuscola a quella con lettera maiuscola. Affermazione resa esplicita anche dal Vaticano II: «Dio, il quale crea e conserva tutte le cose per mezzo del Verbo, offre agli uomini nelle cose create una perenne testimonianza di sé».

Celano nella Vita seconda di san Francesco scrive che questi «attraverso la visione letificante - delle opere di Dio intuisce la causa e la ragione che le vivifica».

Molto più vicina a noi nel tempo, Susanna Tamaro in Va dove ti porta il cuore scriveva: «Le cose che ci accadono non sono mai fine a se stesse, gratuite; ogni incontro, ogni piccolo evento racchiude in sé un significato…».

 

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Il giorno 8 novembre u. s., nella sede dell’USMI nazionale, si è tenuta una tavola rotonda dal tema: «Sarà un giubileo, per voi, il cinquantesimo anno» (Lv 25,11). La vita religiosa femminile tra storia e progetto a ricordo dell’anno giubilare della nostra rivista. Vedremo come far giungere alle nostre lettrici e lettori le varie comunicazioni.

Diamo ora inizio al nuovo anno, il secondo del secolo, il secondo del terzo millennio. La rivista persegue il suo intento di offrire stimoli per la formazione verso una vita nell’ambito umano, cristiano, religioso, sempre più intensa, sempre più vissuta in pienezza. Seguiremo alcune piste di temi non ancora trattati. Avremo alcuni autori nuovi. Altri ormai noti e apprezzati.

Inizieremo ogni mese con un breve commento di Mariapia Bonanate su ognuno dei primi versetti del capitolo 3 del Qoelet: «C'è un tempo per...». Può essere come uno 'svegliarino' all'insegna della novità e della ricchezza dell'evolversi del tempo. Continueremo con la solita rubrica STUDI E RIFLESSIONI in cui verranno affrontati temi specifici della vita consacrata o altri circostanziati dalle ricorrenze varie o dal Magistero. Concluderà questa parte un breve commento a un versetto del profeta Michea. Passeremo quindi all'lNTERVISTA che verrà fatta a una persona nota su temi di attualità. Seguirà la rubrica I TESTIMONI, perché crediamo fermamente nel valore della testimonianza. La rubrica LIBRI E AUDIOVISIVI verrà introdotta dalla presentazione di un libro di particolare interesse.

Il supplemento annuale di primavera uscirà con il numero di marzo e parlerà della “speranza" soprattutto nella sua relazione con la vita consacrata. Stanno già scrivendo per noi autori di alto profilo e capacità.

Facciamo il nostro lavoro con un forte senso dei nostri limiti, ma con una altrettanto forte fiducia nel Signore che ci avvisa: voi siete luce, voi siete sale. E lo vogliamo fare in un gesto che sia un sussurro d’amore, certe che Dio continua a viaggiare sulle strade della storia.

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