n. 5
maggio 2010

 

Altri articoli disponibili

 

English

 

Il messaggio biblico sulla gratuità

di CRISTINA CARACCIOLO

 

trasp.gif (814 byte)

trasp.gif (814 byte)

trasp.gif (814 byte)

trasp.gif (814 byte)

Sin dalle prime pagine della Sacra Scrittura possiamo rintracciare la dinamica della gratuità che prende il suo avvio dall’atto totalmente gratuito del Signore Dio che crea.

La prima parola che Dio pronuncia è: "Sia la luce!". Il narratore a questa prima parola fa seguire una semplice e puntuale constatazione: "E la luce fu" (Gen 1,3).

Quando si tratta della creazione dell’uomo e della donna Dio cambia formula e intesse una sorta di dialogo con se stesso: "Facciamo l’uomo a nostra immagine, secondo la nostra somiglianza: dòmini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutti gli animali selvatici e su tutti i rettili che strisciano sulla terra" (Gen 1,26).

Da tale dialogo intradivino scaturisce un essere dialogico costituito dalla coppia "maschio e femmina" (Gen 1,27).

A questa coppia umana, oltre alla capacità di dominio su tutti gli esseri viventi che Dio ha creato (cf 1,26), questi dà in cibo "ogni erba che produce seme e che è su tutta la terra, e ogni albero fruttifero che produce seme" (1,29). Dio dunque si mette da parte, decide di non esercitare direttamente la sua signoria sugli animali, ma ne affida il dominio all’uomo, sua creatura, alla quale mette a disposizione come cibo ogni forma di vita vegetale.

Tale gratuità emerge con altrettanta chiarezza nel secondo racconto della creazione, in cui il Signore Dio pianta un lussureggiante giardino di delizie e vi colloca l’uomo plasmato dal suolo (cf Gen 2,8-15). Di fronte a questa creatura collocata in mezzo ad uno splendido giardino in cui non manca niente, Dio constata che tuttavia c’è una lacuna: "Non è bene che l’uomo sia solo" (2,18) e crea ogni sorta di animale. Ma - afferma il narratore - "per l’uomo non trovò un aiuto che gli corrispondesse" (2,20).

A questo punto Dio fa scendere un torpore sull’uomo e dal suo fianco trae la donna e gliela conduce. Davanti a tale creatura l’uomo apre per la prima volta la bocca per esplodere nell’esclamazione stupita ed estasiata: "Questa volta è osso dalle mie ossa, carne dalla mia carne" (2,23a). L’uomo, dopo aver ricevuto ogni sorta di dono, si trova davanti questo essere nel quale si riconosce e che costituisce il dono più sublime che il suo Creatore poteva fargli.

Una promessa gratuita

Così, come la storia del cosmo e dell’umanità scaturisce dall’atto gratuito del Creatore, anche la storia del popolo eletto, che è storia di salvezza a favore di tutta l’umanità, comincia con un atto gratuito del Signore che sceglie un uomo arrivato a un’età in cui non ci si aspetterebbe più niente dalla vita, per promettergli una terra tutta sua e una discendenza numerosa (cf Gen 12,1-4; 15,1-19; 17,6-8; 18,10-14).

Quando gli vengono fatte la prima volta tali promesse, quest’uomo non ha ancora compiuto assolutamente niente di meritevole, si tratta di doni che gli vengono promessi a motivo di una decisione libera, del tutto gratuita e incondizionata, come sottolineerà Paolo nella Lettera ai Romani 4,1-25: ad Abramo gli viene accreditata la giustizia "indipendentemente dalle opere" (Rm 4,6).

Tale promessa si realizzerà nella storia della discendenza di Abramo in modo progressivo, fino al momento in cui, di fronte alla condizione dei figli d’Israele in Egitto, il Signore dichiara: "Ho osservato la miseria del mio popolo in Egitto e ho udito il suo grido a causa dei suoi sovrintendenti: conosco le sue sofferenze. Sono sceso per liberarlo dal potere dell’Egitto e per farlo salire verso una terra bella e spaziosa, verso una terra dove scorrono latte e miele" (Es 3,7-8).

Quando il popolo si troverà sulla soglia della terra promessa, Mosè pronuncerà queste parole: "Il Signore si è legato a voi e vi ha scelti, non perché siete più numerosi di tutti gli altri popoli – siete infatti il più piccolo di tutti i popoli - ma perché il Signore vi ama e perché ha voluto mantenere il giuramento fatto ai vostri padri" (Dt 7,7-8).

La motivazione dell’elezione divina non risiede in qualche qualità peculiare del popolo d’Israele, ma unicamente nell’amore del suo Dio, e l’amore non ha altra motivazione se non in se stesso: "L’amore basta a se stesso; esso è a se stesso merito e ricompensa; io amo perché amo; amo al fine di amare" (Bernardo di Chiaravalle, Sermoni sul Cantico dei Cantici, - LXXXIII 4).

L’amore del Signore per Israele sarà sempre caratterizzato da tale gratuità, come viene costantemente ricordato dai profeti lungo il corso della sua storia tormentata.

Una presenza gratuita

Nella società umana il rapporto dotato di maggiore gratuità è quello del padre e della madre nei confronti dei figli. L’amore paterno- materno normalmente è incondizionato: si ama il proprio figlio perché è il proprio figlio e basta, e gli si dona tutto senza pretendere niente in cambio. Tale è la metafora che gli scrittori sacri utilizzano per parlare dell’amore di Dio verso Israele.

Il profeta Isaia parla dell’amore divino paragonandolo a quello di una madre ponendo la domanda: "Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere?" (Is 49,15a). Anche nell’ipotesi che esistesse tale madre snaturata, il Signore dichiara: "Io invece non ti dimenticherò mai" (49,15b).

Il profeta Geremia, dopo aver ricordato l’iniquità e i peccati del popolo (cf Ger 30,14) e il conseguente in patria e dichiara il motivo di tale gesto di misericordia: "Perché io sono un padre per Israele, Èfraim è il mio primogenito " (Ger 30,9). E nello stesso contesto, ribadisce: "Non è un figlio mio carissimo per me Èfraim, il mio bambino prediletto? Ogni volta che lo minaccio, me ne ricordo sempre con affetto. Per questo il mio cuore si commuove per lui e sento per lui profonda tenerezza " (Ger 31,20).

Lo stesso linguaggio ricorre nel profeta Osea: "Quando Israele era fanciullo, io l’ho amato e dall’Egitto ho chiamato mio figlio […]. A Èfraim io insegnavo a camminare tenendolo per mano, ma essi non compresero che avevo cura di loro. Io li traevo con legami di bontà, con vincoli d’amore, ero per loro come chi solleva un bimbo alla sua guancia, mi chinavo su di lui per dargli da mangiare" (Os 11,1.3-4). Tale amore paterno di Dio è ostinato e inalterabile, nonostante il popolo d’Israele non gli sia riconoscente. Si tratta di un amore dotato di quella gratuità che solo un padre e una madre possono comprendere.

L’agire gratuito verso il nemico

Ci fu un uomo, Davide figlio di Iesse, che venne scelto per diventare re d’Israele, perché ritenuto dal Signore "secondo il suo cuore" (1Sam 13,14). Davide agirà sempre in modo del tutto gratuito anche nei confronti dei suoi più acerrimi nemici. Ricordiamo l’episodio in cui a Saul, che lo inseguiva per ucciderlo, capitato nelle mani di Davide, viene risparmiata la vita: "Ecco, in questo giorno i tuoi occhi hanno visto che il Signore ti aveva messo nelle mie mani nella caverna; mi si diceva di ucciderti, ma ho avuto pietà di te e ho detto: "Non stenderò

le mani sul mio signore, perché egli è il consacrato del Signore". Guarda, padre mio, guarda il lembo del tuo mantello nella mia mano, quando ho staccato questo lembo dal tuo mantello nella caverna, non ti ho ucciso. Riconosci dunque e vedi che non c’è in me alcun male né ribellione, né ho peccato contro di te; invece tu vai insidiando la mia vita per sopprimerla " (1Sam 24,11-12).

Benché Saul agisca da nemico furioso nei confronti di Davide, questi continua a chiamarlo "padre mio" e "mio signore" e rifiuta di fargli del male, quando ha l’occasione di farlo, ritenendolo l’intoccabile "consacrato del Signore". In questo caso Davide agisce con spirito di totale gratuità verso il suo nemico e dimostra di essere veramente un uomo secondo il cuore di Dio.

Un altro episodio della vita del sovrano d’Israele è la rivolta del figlio Assalonne, che vuole diventare re al suo posto (cf 2Sam 15,10). Davide è costretto a fuggire davanti al figlio e ai suoi alleati (cf 2Sam 15,13-14). Quando però verranno a portargli la notizia della morte del ribelle invitandolo a gioire, perché il Signore lo ha liberato da quanti erano insorti contro di lui, Davide al contrario gridando a gran voce: "Figlio mio Assalonne, Assalonne, figlio mio, figlio mio!" (2Sam 19,1). Tale struggente scena ci apre uno squarcio sul cuore paterno del re, scelto perché "secondo il cuore del Signore".

Gesù educa alla gratuità

Si potrebbe dire che tutto il Nuovo Testamento altro non è che annuncio della Buona Notizia dell’amore totalmente gratuito del Padre, che manda il suo unico Figlio per salvare l’umanità. Per i limiti del nostro contributo dobbiamo tuttavia selezionare soltanto alcuni testi più significativi al riguardo.

Dopo aver istituito i dodici (cf Mt 10,1-4) Gesù li invia a predicare il Regno con i segni che ne accompagnano l’annuncio: "Guarite gli infermi, risuscitate i morti, purificate i lebbrosi, scacciate i demòni" (Mt 10,8), e aggiunge: "Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date" (10,8b). Tale frase può essere estesa a tutti i battezzati che hanno ricevuto la salvezza gratis e sono chiamati a comportarsi altrettanto gratuitamente nei confronti dei fratelli, soprattutto verso i più deboli, che hanno ricevuto meno dalla vita.

Gesù educa ancora i suoi alla gratuità raccomandando a colui che gli aveva offerto un banchetto, d’invitare "poveri, storpi, zoppi e ciechi" (Lc 14,13) dichiarando che costui sarà beato perché essi non hanno da ricambiarlo. Il Maestro istruisce i suoi dando per primo l’esempio, poiché "il Figlio dell’uomo non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti" (Mc 10,45).

C’è un episodio, prima dell’istituzione dell’eucaristia - in cui Gesù donerà gratuitamente il suo Corpo e il suo Sangue per tutti gli uomini - che mette in risalto il gesto totalmente gratuito di una donna, identificata da Giovanni con Maria, sorella di Lazzaro (cf Gv 12,3). Si narra che essa rompe un prezioso vasetto di alabastro e versa il profumo di puro nardo sul capo di Gesù (cf Mt 26,6-13; Mc 14,3-9) o sui suoi piedi (Gv 12,1-8). Come sappiamo, i discepoli s’indignano di fronte a ciò che ai loro occhi risulta uno "spreco" (Mc 14,4). Gesù invece apprezza il gesto della donna e pronuncia a suo riguardo delle parole che riecheggiano addirittura quelle che accompagneranno l’istituzione dell’eucarestia: "In verità io vi dico: dovunque sarà proclamato il vangelo, per il mondo intero, in memoria di lei si dirà anche quello che ha fatto" (Mc 14,9).

L’apostolo, segno di amore gratuito

Paolo di Tarso potrebbe essere definito l’"Apostolo della gratuità ". Nessuno come lui ha saputo mettere in evidenza la totale gratuità della salvezza offertaci da Dio in Cristo Gesù. In Romani 3,23-24 egli sottolinea che "tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio, ma sono giustificati gratuitamente per la sua grazia, mediante la redenzione che è in Cristo Gesù".

L’Apostolo ha talmente incisa nel suo cuore la totale gratuità dell’amore di Dio in Cristo Gesù, che dall’evento di Damasco in poi spenderà la sua vita a servizio del vangelo senza risparmio e senza mai attendersi qualcosa in cambio: "Qual è dunque la mia ricompensa? Questa: che annunciando il vangelo, io offra il vangelo gratuitamente, senza valermi del diritto che il vangelo mi dà" (1Cor 9,18). "Ho forse commesso peccato quando, abbassando me stesso perché voi foste innalzati, vi ho annunciato il vangelo di Dio gratuitamente?" (2Cor 11,7).

Alla fonte dell’acqua della vita

Nel nostro percorso siamo partiti dalle prime pagine della Bibbia in cui emerge la gratuità di Dio nel creare. Giungiamo ora alle ultime pagine in cui affiora per l’ultima volta la nozione di "gratuità" nella promessa di Colui che siede sul trono (cf Ap 21,5) il quale proclama: "A colui che ha sete io darò gratuitamente da bere alla fonte dell’acqua della vita" (Ap 21,6). Tale promessa risuona nei versetti conclusivi del libro come un invito: "Chi ha sete, venga; chi vuole, prenda gratuitamente l’acqua della vita" (Ap 22,17). In tal modo si realizza definitivamente e in modo perfetto l’invito di Isaia 55,1: "O voi tutti assetati, venite all’acqua, voi che non avete denaro, venite, comprate e mangiate; venite, comprate senza denaro, senza pagare, vino e latte". Il Signore Dio, che ha dato gratuitamente la vita all’uomo e a tutte le

creature (cf Gen 1-2) offre definitivamente la vita, simboleggiata dall’acqua, in modo sovrabbondante: "Ogni cosa è compiuta. Io sono l'Alfa e l'Omega, il Principio e la Fine. A colui che ha sete io darò gratuitamente da bere alla fonte dell'acqua della vita" (Ap 21,6).

Tra tutti i battezzati, la persona consacrata in modo particolare è chiamata ad essere nel mondo segno e strumento di amore gratuito di Dio verso ogni sua creatura, ridonando gratuitamente ciò che gratuitamente ha ricevuto.

Cristina Caracciolo smr
Biblista
Via Lagrange, 3 - 00197 Roma

 

Torna indietro