n. 5
maggio 2010

 

Altri articoli disponibili

 

English

 

La gratuità
Il segreto di una gestione innovativa

di ALESSANDRA SMERILLI

 

trasp.gif (814 byte)

trasp.gif (814 byte)

trasp.gif (814 byte)

trasp.gif (814 byte)

La storia è anche il risultato dell’azione di carismi, che hanno avuto ed hanno importanti effetti nell’ambito economico, non solo civile e religioso. Le persone portatrici di carismi hanno animato e animano anche la vita economica, dando vita ad opere di carità, di assistenza, di misericordia, e ad esperienze economiche, il cui peso nella storia, e nel  presente, è assolutamente sottovalutato.

La vita consacrata e i paletti dell’umano

Tutto ciò deriva da una visione in cui l'economia è un ambito separato dal civile, e dove i fattori extra-economici, soprattutto se  di natura spirituale o “religiosa” (come vengono percepiti i carismi in maniera riduttiva), sono considerati come un dettaglio, un contorno, se non addirittura il digestivo del piatto forte, e che quindi, in quanto tale, può anche mancare senza che il pranzo ne risenta. Non solo, per alcuni studiosi, la presenza di gratuità nel mercato è addirittura dannosa: «Non ho mai visto fare qualcosa di buono a chi pretendeva di commerciare per il bene comune », affermava Adam Smith, il fondatore della scienza economica (La ricchezza delle nazioni, Utet, Torino 1945).

L’enciclica Caritas in Veritate ci invita fortemente a sfatare questo mito, quando sottolinea l’importanza della gratuità, e quindi della carità, all’interno della vita economica (CV 36), anche come risposta all’attuale crisi. In un altro passo il Pontefice addita le opere che nascono dai religiosi come esempi in cui è possibile mettere insieme mercato e gratuità (CV 37).

Quando, infatti, i carismi entrano nelle dinamiche civili, con essi entra in scena una dimensione dell’amore di una forza straordinaria e rara: l’agape. La storia ci mostra che quando è all'opera un carisma in una persona e nella comunità, grazie a questo carisma si riesce a vedere “più lontano”. Il carisma è, infatti, quel dono di occhi nuovi, che riescono a vedere cose che altri non vedono, a scoprire ‘risorse’ laddove tutti constatano un ‘problema’ da gestire. L’azione dei carismi nella storia è stata e continua ad essere un’operazione di spostamento in avanti dei paletti dell’umano.

Alcune sfide

In questo particolare momento storico la vita consacrata si trova di fronte ad alcune sfide, legate alla diminuzione delle vocazioni, all’aumento dell’età media dei membri, alla realtà delle opere che diventa sempre più complessa, a un coinvolgimento sempre maggiore di collaboratori laici nella missione. La sfida più grande è quella di riuscire a portare avanti le opere, sapendole gestire bene, per assicurarne la continuità. Davanti a questa sfida si potrebbe correre il rischio di due errori, entrambi mortali.

Il primo è quello di cercare l’efficienza e la professionalità a tutti i costi (asservendosi alle tecniche aziendali), con il rischio di perdere il carisma per strada, e con esso il di più della gratuità che è l’unica cosa che il mondo, anche quello economico, oggi domanda con forza. E, un’opera carismatica che perde il carisma è destinata alla morte. 

Oggi c’è una tendenza, molto forte soprattutto in ambiente anglosassone (dove però si scrivono i libri di testo che poi si usano in tutto il mondo e formano manager e consulenti), a trattare tutte le forme organizzative come realtà sostanzialmente simili. La scuola e l’ospedale, la multinazionale e l’impresa cooperativa, l’università e l’ordine religioso, sono tutte organizzazioni, quindi per capirle e curarle i metodi sono sempre gli stessi.

Ovviamente, ci sono molte cose in comune tra un’impresa commerciale, una cooperativa e una comunità religiosa, ma una buona teoria organizzativa deve concentrarsi soprattutto sulle differenze. Se non si dà importanza alle piccole differenze, non riusciamo più a vedere in ogni organizzazione gli elementi decisivi che si chiamano cultura, identità, valori, missione.

Il secondo errore è credere che basti la buona volontà per rivitalizzare le opere, assicurare continuità e vitalità al carisma. Dietro questa visione si nasconde la paura che occuparsi di gestione sia un po’ come soffocare il carisma. Ma questa paura potrebbe portare a chiudere progressivamente le case e le opere proprio perché le forze diminuiscono.

Se i carismi che irrompono nella storia rappresentano un processo di cambiamento spirituale, umano, economico e civile, va notato che tale processo avviene attraverso le realtà che ogni carisma emana. Desideriamo quindi, individuare alcune caratteristiche delle opere che nascono dai carismi, caratteristiche che vanno tenute ben presenti quando si parla di gestione, un tema che oggi sta richiamando l’attenzione di tanti istituti religiosi, proprio per rispondere alle sfide attuali.

Caratteristiche delle realtà nate da un carisma

Una prima caratteristica di tutte le opere che nascono dai carismi è che esse hanno origine non da un movente economico, ma da un movente che potremmo chiamare “ideale”. L’opera nasce solo come espressione di questa idealità, e a volte anche in modo non intenzionale (ad esempio, nel caso dei francescani: intenzionale era aiutare i poveri, non far nascere banche dai «Monti di pietà »). Quindi un’espressione fondamentale di queste esperienze è il principio di gratuità: sono esperienze che danno spazio al tocco umano gratuito, anche quando sono pienamente inserite nei mercati, una gratuità che non vuol dire far le cose “gratis”.

Quando c’è gratuità una data azione si compie perché è buona e non perché porta buoni frutti (anche se poi, ex post, li porta). Tutte le esperienze che nascono dai carismi hanno il profumo, la fragranza della gratuità: e la si sente forte e sempre.

Le espressioni di economia carismatica, inoltre, nascono per rispondere a bisogni di persone concrete, e non da disegni astratti, dietro consigli di esperti o di professionisti. Non si “implementano” progetti, ma si resta in ascolto attento della vita, dalla quale nascono le intuizioni, e che ha sempre una sua carica di verità.

Quindi, la discordanza tra quanto si vive e quanto si dovrebbe vivere secondo una buona teoria, non si risolve mai consigliando semplicemente di cambiare la prassi, perché l’esperienza vitale incorpora di per sé elementi di verità imprescindibili, che si rivelano poi essenziali per il successo e l’autenticità del progetto stesso nel tempo.

Le esperienze di opere che nascono da un carisma - la terza caratteristica - sono fortemente legate alla persona del fondatore. Sono quindi sempre esperienze con forti identità. Per questa ragione, esse non sono mai anonime né replicabili semplicemente insegnando tecniche o know-how; possono invece essere replicate e trasmesse ad altri solo trasmettendo lo stesso carisma ad altre persone, suscitando nuove “vocazioni”.

La quarta caratteristica. La dimensione fondativa delle esperienze di tipo carismatico è la reciprocità. Bisogna prestare attenzione però a non confondere reciprocità con altruismo. A volte, infatti, si tende ad associare l’opera che nasce da carismi con l’altruismo o con la filantropia. La regola di tali esperienze è invece la reciprocità: i soggetti coinvolti in questo tipo di esperienze donano, ma anche ricevono, secondo il paradigma trinitario dell’amore scambievole.

Infine, quinta caratteristica, le esperienze che nascono dal carisma e dalla gratuità attribuiscono naturalmente un ruolo importante alla bellezza: interessa anche il bello non solo il buono (o il vero). In tali esperienze non ci si ac70 contenta di fare le cose bene, si vuole farle anche “belle”. A volte, ad esempio, in ospedali statali (che nascono da istituzioni, “non carismatiche”) si può avere l’impressione che la bellezza non sia di casa. Nelle case di cura che nascono da carismi, si nota subito che c’è più bellezza: nel modo di trattare le persone, gli ambienti, nella pulizia che non è solo “igiene”. I carismi ricordano che si muore anche di bruttezza, e se una persona malata, dopo la malattia, non si sente di nuovo bella, difficilmente potrà guarire. La dimensione della bellezza, quando è presente, dice che la persona ha un valore in sé, e va rispettata perché persona, e non solo perché cliente. Ecco perché esiste un legame forte tra bellezza e gratuità, tra bellezza e carisma.

Tenere presenti le caratteristiche delle opere che nascono da un carisma è l’unico modo per saperle gestire bene. Se la gestione, infatti, non è il riflesso dei valori, della cultura e della missione peculiari dell’organizzazione, quest’ultima può degenerare. In particolare, la gratuità è l’elemento essenziale, e deve essere il perno di una rinnovata gestione delle opere. Essa infatti, se non tenuta in debita considerazione, soprattutto nelle realtà carismatiche mature e consolidate, può scomparire un po’ alla volta, senza che se ne sia coscienti. Si può andare avanti a lungo senza gratuità, sentendosi perfettamente a posto, per esempio perché ci si sente efficienti. Ma cosa resta poi del carisma nelle opere?

Se la gratuità diventerà il perno per una nuova gestione, e se sapremo inventare forme organizzative nuove, dove la persona è davvero al centro, allora le pratiche che ne seguiranno serviranno, ancora una volta, a spostare in avanti i paletti dell’umano.

Alessandra Smerilli fma
Docente aggiunto di economia politica
presso l’Auxilium
Piazza S. Maria Ausiliatrice 60
00181 Roma

 

Torna indietro