n. 5
maggio 2010

 

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Maria di Nazaret, segno di gratuità e riconoscenza

di MARIAMARCELLINA PEDICO

 

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Le lettrici e i lettori che prendono in mano questo numero di Consacrazione e Servizio sicuramente sono attirati dall’illustrazione riprodotta in copertina, opera dell’artista I. M. Rupnik, che raffigura la scena narrata da Giovanni nel Vangelo all’inizio del cap. 12. Siamo a Betania dopo la risurrezione di Lazzaro. Un particolare ci sorprende e colpisce la nostra attenzione: Maria, sorella di Lazzaro, con un gesto di squisita delicatezza asciuga con i suoi capelli i piedi del Maestro, dopo averli unti con una libbra di unguento profumato di nardo puro molto prezioso. Il gesto, spiegano i biblisti, è segno di gratitudine riconoscente per il dono della vita fatta al fratello. Maria ama senza calcolare e senza valutare, non bada allo spreco o all’utilità del dono, guarda invece all’Amato e alla sua bontà. Chi ama è totale nel dono, ama, semplicemente ama, non misura. Se misurasse, il suo non sarebbe più amore,ma interesse, utilizzazione e strumentalizzazione dell’altro, in una parola sarebbe egoismo. L’amore se non è gratuito, se non nasce, non vive e non si conclude nella gratuità, non ha diritto di essere chiamato amore. Il gesto di Maria di Betania è tutto nella linea della gratuità.

Come ci ricorda Benedetto XVI nella Caritas in Veritate (n. 5), la gratuità rimanda a charis, grazia. La gratuità è grazia, è dono di Dio, non solo per chi riceve atti di gratuità, ma anche per chi li compie, poiché la capacità di amare gratuitamente è qualcosa che accade in noi sorprendendoci sempre. La chiamata alla gratuità, - che dovrebbe riempirci di stupore ogni mattina - è una vocazione: la vocazione fondamentale iscritta nel cuore umano ad essere immagine di ciò che in Dio è infinito: l’amore gratuito. Questa chiamata, questa vocazione che porta ad imitare e a corrispondere al dono di Dio, ad essere come lui, l’ha compresa e l’ha accolta subito Maria di Nazaret, aderendovi totalmente col suo cuore senza ombre e senza calcolo. "All’annuncio dell’angelo, è proprio la gratuità eterna della Trinità che investe la Vergine. "Rallegrati, o piena di grazia!" (Lc 1,28), rallegrati, tu che sei stata e rimani colmata dalla gratuità di Dio. E quando Maria capisce che quello che è in gioco è solo la grazia, la gratuità senza misura di Dio, non fa altro che aderire a questa gratuità, ai suoi disegni incomprensibili, alla sua onnipotenza senza limiti. La gratuità di Dio che dona alla sua parente Elisabetta una fecondità impossibile,la gratuità che si esprime nel miracolo, è veramente la ragione che non ammette misura o calcolo" (M. G. Lepori, Sorpresi dalla gratuità, Siena 2007, 19).

Maria di Nazaret, la "Vergine della gratuità e della gratitudine", come ama invocarla la badessa Anna Maria Cànopi, non si oppone e neppure rifiuta il dono di Dio, ma vi acconsente in modo totale. Quando pronuncia la sua risposta non dice all’angelo: "Eccomi, avvenga quello che hai detto", ma: "Eccomi, avvenga di me quello che hai detto". Vale a dire: se la ragione è la gratuità totale di Dio, allora che mi prenda tutta, che non mi riservi nulla, perché sarebbe irragionevole sottrarre anche una mia minuzia all’Amore infinito di Dio, senza il quale io non sarei nulla. La Chiesa mette costantemente di fronte ai nostri occhi e nella memoria quel: "Avvenga di me", "Eccomi, prendimi", perché lì è l’ideale, il modello, il compimento di ogni vocazione, di ogni corrispondenza al disegno gratuito di Dio. Maria si trova arricchita di un dono che non può essere oggetto di pretesa né di conquista umana. Noi non potremmo offrire a Dio nulla se non avessimo ricevuto tutto da lui. Nella Vergine, ricolma di grazia, alla cui scuola siamo invitati ad apprendere l’arte della vita interiore, riconosciamo che l’atteggiamento fondamentale che fa da supporto a tutte le virtù da lei esercitate - umiltà, ascolto, obbedienza, preghiera, fede, speranza, carità - è la gratuità. Nata sotto tale distintivo, ella esprime in tutta la sua esistenza - dall’annuncio dell’angelo fino ai piedi della croce e nel cenacolo - proprio ciò che è la grazia: l’essere segno trasparente dell’amore di Dio.

Nella pienezza dei tempi il primo segno della gratuità di Dio nei confronti di Maria è quello di averla preservata dal peccato originale. Maria non ha mai vissuto lontano da Dio fin dall’istante stesso del suo concepimento,perché destinata ad essere la Madre di Gesù per la cui grazia saremmo stati salvati (cf At 15,11). Ma anche Maria diviene segno di gratuità per ogni fedele. Al dono gratuito ella risponde con il segno della riconoscenza, atteggiamento strettamente legato a quello della gratuità. Varie pagine della Scrittura lasciano trasparire questa attitudine umana nei confronti di Dio, dai primi imperativi: "Ricordati…" (Es 13,3), "guardati dal dimenticare…" (Dt 4,9; 6,12; 8.1-20), al messaggio di molti salmi, fino all’esortazione di Paolo: "E siate riconoscenti!" (Col 3,15).L’espressione più alta di questo atteggiamento di gratitudine è il Magnificat,l’inno alla generosità di Dio e, quindi, un solenne rendimento di grazie. La Chiesa ogni giorno lo ripete con Maria per riconoscere i prodigi che il Signore continua a operare nella sua Chiesa.

Come per Maria, anche per noi il primo passo del pellegrinaggio della fede è la gratitudine: riconoscere che siamo stati scelti, benedetti, chiamati; renderci conto con cuore grato e ammirato di essere stati amati prima di ogni nostro merito. Dice Giovanni: "Non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi" e "ci ha amati per primo" (1Gv 4,10.19). Di conseguenza, se tutto è donato tutto deve essere ridonato. Se mi è stato fatto il dono è perché a mia volta diventi dono, ricordando che non si dà nulla finché non si dona tutto. Se la mia esistenza si è lasciata trasfigurare dalla grazia del Signore, non posso trattenere per me la luce che viene dal suo volto, ma la lascerò passare perché illumini altri. "Guardate a lui e sarete raggianti", ci ricorda il salmista. Maria di Nazaret ha tenuto costantemente lo sguardo fisso sul Figlio e il suo volto è diventato "la faccia che a Cristo più si somiglia" (Dante).

In una delle collette, aggiunte alla sezione del "Comune della beata Vergine Maria" del Messale per la chiesa italiana, così si prega: "O Dio, Padre del Signore Gesù Cristo, guarda alla Vergine Maria, la cui esistenza terrena fu tutta sotto il segno della gratuità e della riconoscenza…". Nella supplica s’invoca prima di tutto lo sguardo del Padre sulla Vergine:l’attenzione del Signore è rivolta a Maria, alla sua persona. Ella vive sotto lo sguardo di Dio che l’ha rivestita di grazia. La frase che accompagna questa richiesta ne evidenzia gli effetti: l’"esistenza terrena (di Maria) fu tutta sotto il segno della gratuità e della riconoscenza…". Nello sguardo di Dio, che posa i suoi occhi sulle sue creature umili, piccole, povere, sta la grandezza di Maria. In quegli occhi posati su di lei - commenta l’abate Giovanni di Ford - ella trova una grazia infinita (cf Est 7,3), non solo per sé, ma anche per tutte le generazioni future (cf Sal 70,18). Nel guardare di Dio e nelle sue scelte - realizzate nella più assoluta libertà - è anche la nostra grandezza. Come a Maria, così anche a noi il Signore rivolge il suo sguardo pieno di amore e anche il nostro primo atteggiamento non può che essere di riconoscenza e gratitudine.

Amiche lettrici e cari lettori, il quinto numero del 2010 di Consacrazione e Servizio che avete tra mano si apre con la consueta rubrica: "Figlie della promessa", affidata al biblista Tiziano Lorenzin, in sintonia con il tema annuale indicato dalla Presidenza Usmi. Nel percorrere il cammino di fede di Abramo con il Signore, prosegue la scoperta di ogni più piccolo segno delle sue orme nella nostra storia. "Anno Sacerdotale" e "Orizzonti". Nella prima rubrica Paola Bignardi intervista il monfortano padre Stefano De Fiores, teologo e mariologo di fama internazionale, ma che sa unire alla vasta cultura mariologica la vicinanza cordiale al popolo di Dio. La seconda rubrica arricchisce il numero con tre contributi. I primi due continuano la riflessione sulla Vergine già presente nella precedente intervista. In questo mese di maggio, tradizionalmente dedicato alla Madre di Dio, viene proposta una sosta spirituale sul mistero di Maria contemplata come "una di noi, più di noi, tutta per noi" (Francesco Lambiasi); nell’altro contributo, il direttore della rivista Theotokos, il professor Alfonso Langella, informa sull’opera oggi di maggiore spicco nel panorama delle pubblicazioni mariologiche: il dizionario Mariologia delle Edizioni San Paolo. evidenziando la via relazionale quale orientamento attuale degli studi mariologici. Infine, il terzo approfondimento di madre Orsola Bertolotto, superiora generale delle Murialdine di S. Giuseppe, propone una lectio divina sull’episodio dei discepoli di Emmaus tramandatoci da Luca (Lc 24,13-35).

Una parola particolare per il "Dossier". Sotto il titolo: "Che cosa possiedi tu che non abbia ricevuto?", espressione tratta dalla Prima lettera ai Corinti 4,7, sono raccolti sei studi sintetizzati nel sottotitolo con la frase: "La sfida della gratuità". Si tratta di un tema che si fa sempre più urgente nell’odierna cultura dell’avidità, del disprezzo della vita e del tornaconto.

L’argomento viene svolto in prospettiva interdisciplinare: ambito biblico (Cristina Caracciolo), antropologico-psicologico (Samuela Rigon), profetico (Bruno Secondin), spirituale (Armando Matteo), economico (Alessandra Smerilli).

Oltre alle consuete esplorazioni sui film (Teresa Braccio) e le segnalazioni di libri su Maria (M. M. Pedico) e in generale (Rita Bonfrate), un accenno va alla rubrica: "Facce di preti", affidata alla teologa Cettina Militello, che rilegge in maniera critica romanzi classici che vedono protagonisti i preti: in questo numero viene presentato il romanzo Per queste strade familiari e feroci (io risorgerò), dello scrittore romano Ferruccio Parazzoli. Ci giungono da più parti apprezzamenti e incoraggiamenti a continuare nella linea intrapresa dalla rivista sia a livello grafico sia a livello contenutistico. Mentre ringraziamo di cuore per la stima, a tutti chiediamo di accompagnare questo lavoro di responsabilità con la preghiera allo Spirito Santo: con la sua guida e docili alla sua azione anche la nostra voce contribuirà all’edificazione del Regno di Dio.

Maria Marcellina Pedico
Serve di Maria Riparatrici
Via Monte Velino, 30 - 00141 ROMA
m.pedico@smr.it