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n.5
settembre/ottobre 2014

 

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Le fragilità, le speranze della pastorale familiare, oggi

 
di
RENZO BONETTI

 

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L'attuale situazione della pastorale familiare nel mondo occidentale ritengo sia stata generata dalla progressiva «separazione» avvenuta tra il matrimonio e la fede, tra il matrimonio come «dato naturale» e il matrimonio come «sacramento della fede». Viceversa il matrimonio naturale è comprensibile nella sua pienezza solo in Cristo ed è solo in Cristo che si spiega e si comprende la dimensione sacramentale del matrimonio stesso. La fede e la sacra mentalità del matrimonio sono conditio sine qua non per affrontare il nostro argomento.

Il Concilio Vaticano II ha dato una svolta enorme all'approfondimento della sacramentalità del matrimonio e alla santità della vita matrimoniale , cui hanno fatto seguito gli insegnamenti magisteriali dei successivi Papi. In particolare il testo di Familiaris consortio di san Giovanni Paolo II affronta in modo profetico tematiche teologiche e pastorali oggi impellenti, dalle gioie e dalle difficoltà nella vita di coppia fino alle problematiche più ardue, come quelle dell'indissolubilità e dei risposati. È un «tesoro magisteriale» che va continuamente riscoperto, ancor più in questo tempo in cui la Chiesa è costretta a confrontarsi con situazioni concrete sempre più complesse.

Di questa complessità Papa Francesco, nell'ultima parte della presentazione del Questionario offerto alla riflessione della Chiesa in preparazione al Sinodo Straordinario sulla famiglia, ha offerto una descrizione estremamente chiara ed efficace.

Le fragilità

Se, come detto, sono l'«assenza» della fede e della dimensione sacramentale ad aver generato l'attuale situazione di difficoltà, possiamo comprendere perché di fronte alla situazione descritta da Papa Francesco, la prassi pastorale della Chiesa continua ad essere in evidente affanno e, pur senza volerlo, di fatto rischia di facilitare o quanto meno non offrire valide alternative ai problemi suddetti.

Nei percorsi per fidanzati, salvo lodevoli eccezioni, non si accenna mai ad un «discernimento vocazionale», non si aiutano i due giovani a confrontarsi con un discernimento umano di reciproca idoneità. Analogamente non si offre un discernimento in ordine alla idoneità sacramentale, con il rischio di attenersi alle indicazioni circa la validità del sacramento senza riuscire a far maturare nei fidanzati le capacità per la fruttuosità del sacramento (sappiamo che la validità da sola può non bastare per vivere in pienezza nello stato di vita matrimoniale). Il risultato finale di questo percorso ci conduce ad affidare agli sposi il sacramento di «significare», di essere segno efficace di Cristo, a chi non conosce Cristo, non sa quale dono ha ricevuto né tanto meno lo può/sa vivere e ripresentare. Per gli stessi motivi nella pastorale post matrimoniale le offerte formative finiscono per riproporre percorsi che mirano alla pacifica convivenza (o addirittura al «sopravvivere al tempo») degli sposi.

Moltissimi operatori di pastorale si adoperano in tutti i modi per costruire percorsi più completi ma credo fermamente che la soluzione per superare l'attuale crisi sia recuperare la visione sacramentale delle nozze nell'ottica della fede. Un articolo del card. Muller (Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede) sull'Osservatore Romano del 23 ottobre 2013 ci offre un orientamento che rinforza questa convinzione: "Chi pensa secondo lo spirito del mondo, non può comprendere la sacramentalità del matrimonio. Alla crescente mancanza di comprensione del sacramento del matrimonio la Chiesa non può rispondere con un atteggiamento pragmatico a ciò che appare inevitabile, ma solo con la fiducia nello Spirito di Dio perché possiamo conoscere ciò che Dio ci ha donato. Il matrimonio sacramentale è una testimonianza della potenza della Grazia che trasforma l'uomo e prepara tutta la Chiesa per la Città santa, la nuova Gerusalemme".

Ecco perché per riuscire a cogliere il significato del matrimonio e intuire le prassi pastorali idonee a rispondere e superare le istanze e le problematiche odierne, siamo chiamati a muoverci nell'ottica della fede e nella riscoperta del dato sacramentale.

Le speranze

La prima speranza è che la Chiesa sappia ripensare i percorsi di preparazione e accompagnamento al sacramento del matrimonio. Come il Concilio di Trento segnò per la Chiesa una tappa fondamentale nella comprensione teologica del sacramento dell'Ordine e successivamente nella pastorale vocazionale, nella preparazione ai candidati al sacerdozio e nella loro successiva formazione, così speriamo avvenga per il sacramento del matrimonio. È un percorso che deve necessariamente partire dalla riscoperta della grazia del sacramento delle Nozze, perché solo dalla conoscenza del dono può nascere una nuova prassi pastorale.

Nell'attuale contesto culturale occorre innanzitutto approfondire e formare alla coscienza del dono creato, riflettendo e preparando a vivere in pienezza la struttura della relazione uomo–donna poiché essa è «struttura della grazia»: gratia perficit natura. Oggi il tema dell'educazione al maschile e al femminile è un tema ineludibile nella preparazione al matrimonio.

Su questo si può e si deve innestare la riflessione e la formazione sul dono compiuto, ovvero annunciare che solo nella relazione Cristo–Chiesa si può comprendere la pienezza della relazione nuziale per ogni uomo–donna. È la dimensione sacramentale da recuperare e offrire come formazione al sacramento delle nozze «mistero grande» (Ef 5,32), ovvero innestato dentro il mistero Cristo–Chiesa.

Un ulteriore passaggio consiste nel riscoprire come solo nello Spirito Santo sia donato e si realizzi questa pienezza di vita nelle nozze. L'Artefice di questo dono grande fa sì che l'amore continui ad ardere nella coppia, fa emergere la bellezza e la novità donata dal sacramento delle nozze, trasfigura questa realtà umana compenetrando la struttura della relazione uomo-donna e rendendola "simbolo reale della nuova ed eterna Alleanza, sancita nel sangue di Cristo" (Familiaris consortio, 13).

Dalla conoscenza del dono e dalla formazione delle coppie al sacramento del matrimonio scaturiscono due ambiti specifici da approfondire. Uno è quello della vita spirituale della coppia e della famiglia, poiché lo Spirito Santo donato agli sposi è sorgente di spiritualità trinitaria per la coppia e la famiglia e conduce gli sposi alla contemplazione del dono di essere «immagine vivente» di Dio Trinità. L'altro è quello circa l'identità e la missione specifica degli sposi, per cui lo Spirito che consacra e anima la coppia la costituisce famiglia chiesa domestica.

Su questi temi la pastorale familiare è chiamata ad essere «profezia». Non di coppie che devono essere perfette per accostarsi al sacramento ma di coppie che, lasciandosi plasmare dallo Spirito, possono camminare in ogni spazio/tempo come «carne di Cristo». Non di coppie chiuse, intente a cercare di salvare se stesse, ma di famiglie che, sapendosi comunità salvata dall'amore di Dio, divengono comunità salvanti nella missione. È tempo di liberare il fidanzamento e la vita di coppia dall'intimismo egoistico per educare gli sposi alla presenza permanente nella loro vita di Gesù in stato di donazione pasquale.

Nel riscoprire l'identità si riscopre la missione. Come il seminario non forma il giovane solo al giorno dell'ordinazione (in cui riceve la sua identità di prete) ma anche alla sua missione specifica (il resto della sua vita), così occorre che la formazione dei fidanzati punti a donare consapevolezza dell'identità che si riceve il giorno delle nozze (chiesa domestica per la presenza permanente di Gesù) e della missione specifica ecclesiale e sociale che ne scaturisce. «Allora la famiglia cristiana che nasce dal matrimonio, come immagine e partecipazione dell'alleanza d'amore del Cristo e della Chiesa renderà manifesta a tutti la viva presenza del Salvatore nel mondo e la genuina natura della Chiesa» (Gaudium et spes, 48).

Ancor più esplicitamente lo afferma san Giovanni Paolo II: "Nel disegno di Dio Creatore e Redentore la famiglia scopre non solo la sua «identità», ciò che essa «è», ma anche la sua «missione», ciò che essa può e deve «fare». I compiti, che la famiglia è chiamata da Dio a svolgere nella storia, scaturiscono dal suo stesso essere e ne rappresentano lo sviluppo dinamico ed esistenziale. Ogni famiglia scopre e trova in se stessa l'appello insopprimibile, che definisce ad un tempo la sua dignità e la sua responsabilità: famiglia, «diventa» ciò che «sei»!" (Familiaris consortio, 17).

La missione specifica degli sposi assume varie sfaccettature, riflesso dell'unico dono di grazia. Attraverso gli sposi Gesù non smette di dire alla sua Chiesa Sposa: ti amo, continuerò ad amarti, nonostante i tuoi difetti ti amerò per sempre. Questa capacità di essere «pontefici di Alleanza» gli sposi la vivono e realizzano nel loro essere testimoni dell'unità–distinzione del maschile–femminile e della Paternità– Maternità di Dio, nel loro edificare un popolo di fratelli, nel trasformare il dare la vita biologica in un generare alla vita eterna, in una comunione di fede e di amore con il ministero ordinato.

Il sacramento del matrimonio genera infine un modo specifico di essere e servire nella Chiesa e nella società, in una unità e relazione specifica degli sposi con il proprio Vescovo pastore e sposo della Chiesa, tra le coppie di sposi che partecipano all'identico mistero di Cristo che ama la Chiesa (cfr CCC 1537, 1631), con il proprio territorio ed ambiente di vita.

"Con l'effusione dello Spirito Santo gli sposi acquistano un nuovo modo di essere, sono assunti con la loro realtà umana dentro l'amore stesso che lega il Verbo di Dio all'umanità e Cristo alla Chiesa, e quindi partecipano della stessa missione" (Evangelizzazione e sacramento del matrimonio, 43). È tempo di attivare le risorse spirituali, le capacità immaginative, la passione d'amore che lo Sposo Gesù dona alla sua Sposa Chiesa perché il «mistero grande» generi nel mondo una «missione grande».

Renzo Bonetti

Presidente della Fondazione Famiglia Dono Grande

Via Filegari, 17 - 37056 Bionde (Verona)

renzo.bonetti@misterogrande.org

 

A solo titolo di esempio citiamo i testi fondamentali di Lumen gentium, 11e di Gaudium et spes, 48.

 

 

 

 

 
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